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Autore: Dominil    21/07/2013    0 recensioni
“Ti sei tagliato i capelli.” hai esordito, facendo una smorfia che non riesco tutt'ora a decifrare. Sembrava quasi che fossi dispiaciuto, come se ti avesse dato fastidio il mio nuovo taglio.
Io non ho detto niente, mi sono solo accarezzato la nuca col palmo della mano e ho rabbrividito quando non ho sentito i miei improponibili capelli lunghi sotto le dita. Magari anche tu ti sei ricordato di tutte quelle volte che, distesi in due in una cuccetta del tour bus, annodavi ciocche intere facendomi borbottare per ore.
La verità è che mi piaceva quando lo facevi, sembravamo una schifosa coppietta di maritini felici; era bello sentirsi parte di qualcosa di speciale.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: My Chemical Romance, The Used | Coppie: Gerard.W/Bert.McC
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come quella volta, quando catturai le fiamme





Quando ti ho rivisto per la prima volta dopo tutto quel tempo, quando ti ho rincontrato seduto al tavolino di un bar con in mano il tuo bicchiere di caffe fumante, ho deglutito.

Sì, ho deglutito forte, mi sono fermato in mezzo al marcipiede esattamente di fronte a te – ero solo troppo lontano perché tu avessi potuto vedermi – e poi mi sono guardato intorno. Non c'era nessuno in quel momento che mi impediva di guardarti mentre puntavi i tuoi occhi oltre il semaforo poco lontano, mentre ti grattavi il naso per la centesima volta nell'ultimo minuto e quando poi infine hai tirato fuori il telefono dalla tasca dei pantaloni e sei scoppiato a  ridere.
Mi dispiaceva non riuscire a vedere bene i tuoi occhi, da quella posizione, poterli solo immaginare sorridere anche loro insieme alle tue labbra. È stato questo a spingermi ad avvicinarmi, a sedermi al tuo tavolo e a salutarti come se tutti quegli anni di silenzi in realtà non c'erano mai stati rivelandosi solo un fottuto incubo nella mia testa.
E per un attimo ci ho sperato, ho sperato davvero che fosse andata così; ma tu non mi hai sorriso, quando mi hai visto prendere posto al tuo fianco anzi, sei sobbalzato e i tuoi capelli hanno seguito il fremito del tuo corpo e alcuni ciuffi ti hanno coperto il viso.
Forse per un attimo non mi avevi riconosciuto, poi però hai capito.
Il fatto che tu non abbia detto niente per i primi minuti mi ha permesso di rilassarmi, significava che avessi intuito che volevo solo vederti più da vicino, ricordare i tratti somatici del tuo viso che avevano iniziato a scemare; mi sono spaventato la prima volta che mi sono reso conto di non ricordare più bene quale fosse la forma delle tue sopracciglia e delle tue labbra. Avevi capito e mi hai lasciato fare, come d'altronde avevi sempre fatto, così mi sono sistemato meglio sulla sedia ed ordinato anch'io un caffè, sperando nel frattempo di trovare le parole giuste per iniziare una conversazione.
Forse non ce n'era bisogno, forse sarebbe stato meglio rimanere in silenzio a guardarci.
“Ti sei tagliato i capelli.” hai esordito, facendo una smorfia che non riesco tutt'ora a decifrare. Sembrava quasi che fossi dispiaciuto, come se ti avesse dato fastidio il mio nuovo taglio.
Io non ho detto niente, mi sono solo accarezzato la nuca col palmo della mano e ho rabbrividito quando non ho sentito i miei improponibili capelli lunghi sotto le dita. Magari anche tu ti sei ricordato di tutte quelle volte che, distesi in due in una cuccetta del tour bus, annodavi ciocche intere facendomi borbottare per ore.
La verità è che mi piaceva quando lo facevi, sembravamo una schifosa coppietta di maritini felici; era bello sentirsi parte di qualcosa di speciale.
Non te l'ho detto neanche adesso, non aveva senso dirtelo dopo tutto quel tempo e alla fine me lo sono tenuto per me, tanto ormai i capelli lunghi non li ho nemmeno più.
“Io sono qui per l'uscita del mio fumetto. Tu?”
L'hai detto come se io sapessi il motivo della tua permanenza in quella città, e infatti sapevo; sapevo e speravo di non incontrarti, desideravo passarti accanto senza accorgermene così da non sentire questo fastidioso vortice nello stomaco che rischiava di inghiottirmi, e forse avrebbe inghiottito anche te se ti fossi sporto un po' a guardare.
“Concerto...” ho risposto, senza guardarti in faccia, anch'io osservavo il semaforo adesso nonostante il sole che, colpendomi gli occhi, mi impediva di vedere bene.
Erano cambiate tante cose dall'ultima volta in cui ci eravamo visti, ma i nostri silenzi erano rimasti esattamente gli stessi; è stato bello saperlo, era come se fosse rimasto qualcosa di noi due, in fondo a tutte quelle macerie.
Ad un certo punto, direi quasi senza motivo, hai sghignazzato con le labbra strette, ti si vedevano a malapena i denti, il tuo viso era basso e il tuo sguardo pure. Hai scosso la testa ed io ho avuto paura,  temevo che avessi detto qualcosa di ingiusto, di scomodo; d'altronde sei un bambino viziato Gerard, ti piace fare la parte dell'infantile.
Ecco, non lo sei, lo fai e basta perché ti diverte vedere la gente che ti rincorre e desidera esserti amico, nonostante lo schifo, nonostante i palazzi distrutti che avevi nel petto, nonostante i fantasmi che ti portavi dietro la notte.
Ti sei strofinato un occhio con una mano chiusa a pugno, io ti ho guardato un'ultima volta in viso e poi mi sono alzato; ti ho guardato così a lungo che quasi mi girava la testa, ho stentato a riconoscerti, riflesso nelle tue iridi chiare, ed ho avuto paura di sostituire la vecchia immagine che avevo di te con quella di adesso. Per questo mi sono alzato, tu non lo sai, ma me ne sono andato perché odio il fatto che tu non sia lo stesso, che non lo sia nemmeno io, che solo i nostri silenzi non siano cambiati.
Avevo fatto il pieno per quel giorno, mi era improvvisamente venuta voglia di piangere, con i miei capelli corti e i miei rimpianti, volevo correre via perché non riuscivo a sopportare più chi eri diventato.
Per di più, era una tortura per me vedere l'uomo che avevo amato nascosto da quello sconosciuto che in quel momento stava indossando gli occhiali da sole.
Non so se e quando ci saremmo rivisti, probabilmente ci saremmo affidati al caso, come al solito, a volte fingendo di non vederci, a volte amandoci da lontano; perché Bert e Gerard erano ancora lì, nascosti da qualche parte, tra foto sbiadite e rimasugli di sigarette.


"Hear your voice again

Can we dim the sun
And wonder where we've been."

(I Caught Fire, The Used)





   
 
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