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Autore: Fraraphernelia    21/07/2013    2 recensioni
Flashfic ispirata dalla ciccia di Tom.
***
-Sei ingrassato, Thomas.- Disse Mark ridacchiando sotto ai baffi.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mark Hoppus, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're Fat, Tom.
 

Tom aveva aperto gli occhi accompagnato dal cinguettio degli uccelli.
Era davvero esausto. Non è che la sera prima avesse fatto qualche festa o si fosse ubriacato, era soltanto stanco.
Si strofinò gli occhi per poi guardare il soffitto bianco della sua camera da letto.
Sbadigliò e girà lo sguardo sulla parte destra del letto, dove dormiva Jen, sua moglie.
Era ancora addormentata, probabilmente anche lei era esausta.
Tom guardò la sveglia sul comodino in parte al letto: le 06:15 del mattino.
Si svegliava sempre presto, non riusciva mai a farsi una bella dormita.
Sbuffò  silenziosamente e si alzò dal letto, dirigendosi in salotto.
Arrivato nella grande sala si buttò sul divano bianco e comodo. Tom amava quel divano.
Prese il telecomando e accese la TV.
Non dava molta attenzione ai programmi, piuttosto aveva fame, ma non aveva voglia di raggiungere il frigorifero.
Penò rapidamente a quella che sarebbe stata la sua giornata: Lavare la macchina, Portare Ava e Jonas al parco, tornare a casa, cenare e andare a dormire.
Nulla di particolarmente interessante prevedeva il programma del giorno.
Il telefono di casa Delonge squillò.
Tom sbuffò infastidito. Chi diamine chiamerebbe mai a quest'ora!?
-Pronto?- Rispose Tom, scocciato ed arrabbiato.
-Tom, sei tu?- Una voce flebile mormorò delle parole dall'altra parte della cornetta.
Non poteva crederci. Dopo tutti questi anni.
Tom deglutì pesantemente: -Mark.- Rispose secco, come se avesse paura di cadere in qualche frase compromettente.
-Tom, vieni all'ospedale di San Diego, ora.- Rispose Mark piuttosto preoccupato.
Tom sgranò gli occhi stupito.
-Cosa?- Chiese, pregando che non fosse successo nulla di grave.
-Vieni e basta, Thomas!- Rispose velocemente Mark, per poi concludere la chiamata.
Tom rimase con la cornetta attaccata all’orecchio. Non si spiegava la richiesta del suo vecchio amico:
ricevere una chiamata da una persona con cui non ci parlava da anni non era nei suoi piani.
Dopo qualche minuto di riflessione, si avviò velocemente in camera da letto. Aprì l’armadio violentemente, così tanto da svegliare sua moglie.
-Tom, sei impazzito!? Dove stai andando!?- Disse scocciata Jen, mettendosi a sedere sul letto.
-Vado all’ospedale.- Disse Tom, infilandosi un paio di jeans.
Jen sgranò gli occhi: -All’ospedale?- Disse preoccupata.
-Sì.- Disse poi, uscendo dalla stanza.
Entrò nella sua macchina e partì alla volta dell’ospedale.
Si chiedeva perché mai Mark, dopo così tanto tempo aveva deciso di chiamarlo alle sei di mattina.
In poco tempo raggiunse l’ospedale. Fuori dalle grandi vetrate dell’entrata c’era Mark.
Non ci poteva credere.
Scese dalla macchina e si avvio con passo lento verso Mark.
-Tom, vieni.- Prima che Thomas potesse aprire bocca, Mark lo prese per il braccio e lo trascinò all’interno della struttura.
Mark lo trascinò in ascensore. Una volta entrati, premette il tasto per raggiungere il terzo piano.
Tom voleva delle spiegazioni, ma Mark gli fece capire di stare zitto, di non fare domande.
Arrivati al terzo piano Mark si avviò velocemente lungo il corridoio e Tom lo seguì esitando.
A dire la verità era un po’ scocciato dal comportamento di Mark.
Camminava con lo sguardo basso.
Mark si fermò davanti ad una vetrata che dava sulla camera numero 65.
Tom si bloccò a pochi centimetri da Mark, che era intento a fissare la vetrata.
Thomas voltò lo sguardo sulla vetrata. Vide un letto con una persona, tutta fasciata, che era stesa su di esso.
Quella faccia gli era famigliare, davvero molto famigliare.
Tom deglutì, sperando che non fosse chi pensava che fosse.
-Mark, non è…- Mark lo interruppe annuendo con la testa.
Non ci poteva credere, non ci voleva credere.
Uno dei suoi migliori amici, quello con cui, probabilmente, aveva passato gli anni migliori della sua vita, steso su un letto d’ospedale in fin di vita.
-Cosa… Cosa è successo?- Balbettò Tom. Era sconvolto, non riusciva a respirare, quasi.
-Un incidente aereo.- Rispose Mark secco, passandosi una mano sugli occhi.
A Tom si fermò il cuore per un attimo. No, non poteva andarsene così presto.
-E si rimetterà?- Disse Tom, cercando di nascondere la sua agitazione.
-Il dottore dice che non è in pericolo di vita.- Rispose Mark, sollevato.
Tom tirò un respiro di sollievo, facendo attenzione a non farsi sentire da Mark, non voleva che il suo vecchio migliore amico pensasse che gli importasse così tanto di Travis.
Si diressero lungo il corridoio in silenzio.
Trovarono delle poltroncine vicino ad un’enorme finestra e decisero di sedersi.
Mark fissava continuamente Tom.
-Sei ingrassato, Thomas.- Disse Mark ridacchiando sotto ai baffi.
Tom squadrò il vecchio amico: -Ti sembra il momento per fare battute sul mio peso?- Disse poi, piuttosto indignato.
-Andiamo, sei una specie di palla di lardo!- Disse poi Mark, non riuscendo a trattenere le risate.
Tom alzò un sopracciglio, stupito dal comportamento del suo vecchio compagno di band.
-Anche tu sei molto in forma vedo!- Disse Tom, avvicinandosi a Mark per dargli un pizzicotto sulla pancia.
I due si misero a ridere, come quando i blink-182 esistevano ancora. Come quando Tom, Mark e Travis passavano le giornate a suonare in un garage. Come quando facevano i concerti in giro per il mondo. Come quando erano ancora un famiglia.
  
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