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Autore: aris_no_nami    21/07/2013    4 recensioni
Una ragazza dall'infanzia non poco difficile, dei ragazzi ben poco normali, una scuola orrenda, la scomparsa di un caro, una cioccolateria in eredità...
Un mondo che non si aveva la minima idea che potesse esistere...
Di chi si potrà fidare veramente la nostra protagonista...
Dovrà decidere...
Una decisione veramente difficile...
E con tutte queste informazioni ne faremo un cioccolato amaro dal retrogusto dolce...
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-C-cosa s-siete …
Sussurrai balbettando.
Lui appoggiò le sue labbra sul mio orecchio e sussurrò.
-Sanguisughe. O meglio conosciuti come … VAMPIRI.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta chiesi ad una mia amica:"Perchè nelle tue storie fai sempre morire tutti?". lei mirispose:"Perchè altrimenti non saprei come far finire la storia."
Qui, cercherò di trovare un modo per farla finire.




Erano le tre del mattino quando mi svegliai per colpa di un raggio di sole che mi aveva ferito l’occhio.
Alzatami dal letto andai verso il bagno per lavarmi.
Uscita dalla doccia mi asciugai e mi vestii, come ogni mattina.
Solo che quel giorno erano le TRE DEL MATTINO.
Dopo essermi vestita tornai a letto. Guardai il cellulare. Sette chiamate perse, Michael.
Quello stronzo!
Non l’avrei più chiamato, no. Mai più.
E poi, adesso ero a Seoul da tre giorni, non sarebbe potuto venire fin la.
È già … Seoul … una bella città. Mi ero trasferita la per il lavoro di mio padre.
Mentre la seconda moglie di mio padre era rimasta a New York nella casa di cure. A badare a lei era rimasta mia sorella maggiore …
“padre”
“madre”
“sorella”
Tutti tra parentesi.
Si, perché non ero loro figlia. Ero stata adottata a l’età di cinque anni.
La mia vera madre era morta durante il parto e il mio vero padre era un dottore che faceva volontariato in africa. Purtroppo lo colpì una malattia e morì nel giro di due settimane. Quindi, io, fino a quattro anni vissi in africa, in Etiopia, nella parte più povera …
Ma questa storia verrà fuori più avanti …
Comunque, loro credevano che io non mi ricordassi niente, ma non era così.
Padre adottivo: George, avvocato molto famoso e pieno di soldi. Divorziato.
Seconda moglie: Ruby, alcolizzata  perenne, attualmente sta nella migliore casa di cure di tutta l’America a New York.
Sorellastra: Clare, avvocato pure lei e si prende cura a New York di sua madre. Sposata con un figlio pestifero di tre anni.
Prima moglie, madre adottiva: Sandy, aveva una cioccolateria la a Seoul. Divorziata. L’unica persone a cui ho voluto bene in quella famiglia.
Io: intrusa, così detta Tod. Nome completo … impronunciabile … comunque Todalinda … età, 15. Depressa, autolesionista.
Nel vero senso della parola.
Comunque. Mi distesi nuovamente a letto, con la divisa scolastica addosso.
La divisa consisteva in, una minigonna a scacchi blu e verdi, una camicetta bianca e una cravatta con la stessa “fantasia” della gonna … che poi, chiamarla fantasia, era una gran cosa.
 
Stetti la distesa per una mezz’oretta, finche non sentii un freddo cane.
Mi alzai e cominciai a buttare per aria tutta la mia valigia.
-FINALMENTE!
Esultai quando, dopo una ventina di minuti, trovai quei dannati leggins blu che tanto odiavo.
Me li misi e mi diedi un’occhiata nello specchio.
-Si … può andare!
Dissi, abbastanza soddisfatta del risultato ottenuto.
Guardai il cellulare.
Le  3.50.
Che palle!
Cercai di riprendere sonno, ma invano.
4.05.
Va be, ormai ero sveglia.
Scesi con l’intenzione di fare colazione. Attaccato al frigo trovai un biglietto:
“ Piccola, mi dispiace tanto ma sono già uscito. Questa sera tornerò a casa tanto tardi, perdonami.
Ti prometto che uno di questi giorni andiamo a fare shopping, che ne dici?
La casa e il frigo sono già apposto.
Buona giornata,
il tuo papi”
 
Quel …
Me ne tornai in camera e mi buttai sul letto.
1: a che cavolo di ora si alzava quello?
2: fanculo!
3: secondo lui, con una giornata di shopping sarebbe riuscito a farsi perdonare?! Va be, gli svuoterò la carta di credito.
4: e adesso mi spiegava quando cavolo l’ha messa apposto.
5: quando mai l’avevo chiamato papi?!
6: …
-TRANQUILLO! –cominciai ad urlare camminando avanti e indietro davanti la finestra –TANTO STO BENISSIMO DA SOLA! GUARDA! STO BENISSIMO! NON HO BISONGO DI TE, LURIDO BASTARDO! STO BENISSIO COSì! COSA CREDI, CHE LA TUA FIGLIASTRA ABBIA BISOGNO DI QUALCOSA?! NO! DI NIENTE! LURIDO VERME! CREPA MUORI BRUCIA! BRUCIA!
E scoppiai a piangere.
In quel periodo ero sempre più stanca … mangiavo sempre di meno e, cosa forse più grave, avevo cominciato a … tagliarmi.
In verità avevo iniziato a 12 anni. Ma poi, quella sottospecie di famiglia, mi aveva cominciato a portare da uno psicologo. Ero un po’ migliorata e non mi tagliavo più con la stessa frequenza iniziale. Ma da un po’ di tempo era tutto tornato come prima. Quasi ogni giorno …
 
Stavo continuando a piangere e non riuscivo più a smettere.
Così, mi presi una sigaretta e l’accesi.
Poco alla volta mi stavo calmando …
Aprii la finestra e mi affacciai.
Nonostante tutti i soldi che avevamo, eravamo andati a vivere in uno dei posti peggiori di Seoul. Era un vecchio quartiere. Tutti i palazzi erano fatti di mattoni rossi. “Per sentirsi di più a casa!”, aveva detto mio padre. Tz! Come se non lo sapessi che era solo per tenersi i soldi per i suoi viaggetti qua e la. Viaggetti di “lavoro”.
 
Stavo guardando la strada, quando vidi due tipi passarsi una busta con dentro del contenuto banco. Anche se mi trovavo all’ottavo piano riuscii comunque a vedere il contenuto della busta e a vedere il tipo che l’aveva presa …
O CAZZO!
Mi stava fissando dritto negli occhi.
Prontamente mi abbassai. Avevo il cuore a mille. Avevo visto mille volte, a New York, persone che si passavano la roba e che mi vedevano pure, ma quel ragazzo …       quel ragazzo … aveva qualcosa di strano nello sguardo … qualcosa che mi aveva fatto una paura assurda …
Aspettai una decina di minuti, per poi sporgere solo la testa, per vedere se era ancora la. Tirai un sospiro di sollievo quando vidi la strada vuota. Alzai lo sguardo e …
-WAAAAAAH!
Strillai quando me lo ritrovai seduto sulla finestra di camera mia.
Come cavolo c’era arrivato?!
In due secondi netti era dentro la mia stanza …
-ESCI SUBITO!
Strillai puntandogli il dito contro.
Vidi sul suo volto comparire un sorrisino malizioso.
Mi prese la mano e mi tirò a se. La distanza che ci separava ormai era zero.
Ero completamente attaccata a quel petto d’acciaio.
Mi prese il mento tra due dita e mi alzò il viso. Ce l’avevamo a pochi centimetri di distanza.
D’un tratto sentii qualcosa di freddo dietro il collo …
-Hey biondina, come va?
-BOLLAMI.
Dissi a denti stretti.
Il braccio col quale mi teneva stretta a lui si strinse ancora di più, quasi, senza lasciarmi respirare.
-Biondina, stattene zitta!
Io deglutii … che cavolo voleva farmi quell’enorme scimmione …
-Senti biondina, prima mi sono accorto che ci hai visti!
-N-non è vero! Io n-non ho v-visto niente …
-TI HO DETTO DI STARE ZITTA!
Urlò lui.
In quel momento mi accorsi che la cosa fredda che sentivo puntata sul collo era … una pistola.
Lui avvicinò il suo viso ancora di più al mio e io chiusi gli occhi, più forte che potevo.
Sentivo il suo respiro caldo sul mio viso …
-Non sei mica brutta biondina, anzi, tutt’altro …
Aveva quella voce profonda e sensuale che ti invitava in una maniera impressionante …
-Ma … mi dispiace …
Sentii il rumore della pistola che veniva caricata.
Chiusi gli occhi ancora più forte.
-Tu hai visto e quindi non posso lasciarti libera …
Sentii qualcosa di morbido passarmi sulle labbra …
Le sue di labbra …
-Bye bye biondina …
Era ora … me ne stavo andando … me ne sarei andata …
Una lacrima mi solcò la guancia sinistra.
Lo sentii sospirare, poi qualcosa di pesante cadde a terra.
Che stava succedendo?!
Non volevo aprire gli occhi.
Sentii due grandi braccia avvolgermi in un caldo abbraccio.
Aprii gli occhi e mi ritrovai con la viso su qualcosa di caldo e grande …
Mi stava abbracciando?!
Perché?!
-Ah … non riuscirò mai ad ammazzare una ragazza!
Disse a bassa voce.
Io alzai lo sguardo e lo guardai seria, dritto negli occhi.
Lui mi guardò. Serio.
-Fanculo.
Gli dissi.
Non gli lasciai un attimo per realizzare che gli tirai una ginocchiata sui gioiellini.
Lui si accasciò a terra imprecando.
Io incrociai le braccia e lo osservai divertita.
Poco meno di dieci secondi e si stava fiondando sulla pistola.
Velocemente gli tirai un calcio e lui, al posto di quella, prese il mio piede.
-Sei lento scimmione!
Gli dissi io, cercando di staccare il piede da quella morsa che era la sua mano.
Lui mi guardò con uno sguardo assassino e mi fece cadere a terra con lui.
Sentii un dolore lancinante alla schiena e me lo ritrovai sopra con uno sguardo malizioso.
-Chi sarebbe lento?!
-Fanculo!
Lui mi accarezzò i capelli.
Ma che cavolo di problemi aveva?!
-Biondina … sei una gran stronza!
Detto questo me li strinse talmente tanto forte che sembrava me li stesse staccando.
-Ho detto che le donne non le ammazzo, mica che non le picchio!
Me li stava tirando sempre di più.
-MOLLAMI! MOLLAMI!
Mi stava facendo troppo male!
-Pregami!
-C-cosa?!
-Pregami! Pregami di mollarti!
-Va bene va bene! Ti prego! Ti prego mollami!
Lui mi mollò i capelli e si ralzò.
Cazzo, che male!
-E brava la mia biondina!
-Non sono tua …
Dissi a denti stretti.
Ero incazzata nera e avevo un male tremendo alla cute.
Lui si accucciò e avvicinò il suo viso al mio.
-Come?!
Io lo guardai dritto negli occhi, con sguardo da sfida.
-NON. SONO. TUA.
Scoppiò in una fragorosa risata.
-Che cavolo ridi!
Urlai io, alzandomi in piedi.
-Io non sono di nessuno, chiaro?!
Lui piegò la testa di lato e fece un’espressione buffa.
O cavolo … quant’era bello …
Non me n’ero accorta prima … era molto alto, sul metro e 80, capelli tinti biondi alla base mori, un fisico bestiale, quei bellissimi occhio a mandorla profondi e ipnotizzanti … era semplicemente bellissimo!
Scossi la testa. Non potevo mica pensare questo di uno che non conoscevo neppure e che per poco mi ammazzava.
-Tu non sei di nessuno …
Si alzò e mi venne davanti
-… ma tu sei mia.
-Cosa?!
Chiesi io.
Speravo con tutta me stessa di aver capito veramente male.
Sfoderò un bellissimo sorriso malizioso.
-Hai capito bene, biondina.
-Non mi chiamo biondina! Razza di scimmione!
Mi stavo veramente incazzando. Questo qui neanche lo conoscevo!
-Be, e io non mi chiamo scimmione.
-E come cavolo ti chiami, sentiamo un po’!
-Yong Guk.
Io alzai un sopracciglio e mi misi le mani sui fianchi.
-Tod.
Lui mi copiò
-Non è un nome maschile?!
-Sarebbe già tanto se il tuo fosse un nome.
Lui si mise a ridere e poi si avviò verso la finestra.
-Ehy Tod.
-Che vuoi?!
Chiesi acida.
-Sai che non te la caverai tanto facilmente, vero?!
-Non mi fai paura, sottospecie di bulletto! E poi, te lo ripeto, io non sono ne tuo ne di nessun altro, chiaro?!
-Questo si vedrà, stronzetta!
Ok, questo mi stava proprio in culo!
-Be, ci si vede biondina!
-TI HO DETTO CHE NON MI CHIAMO BIONDINA!
-Già … stronzetta!
Detto questo uscì dallo finestra …
O cazzo! ERA USCITO DALLA FINESTRA! DA UNA FIONESTRA ALL’OTTAVO PIANO!
Corsi subito alla finestra e mi affacciai.
Dove cavolo era finito?!
Si era ammazzato?!
No, ci sarebbe stato il corpo.
Ma allora, dove cavolo era finito?!
-Va be, tanto che te ne importa Tod? Ti a quasi ammazzato.
Mi dissi. Anche se non ero del tutto convinta.
E poi ero piena di domande!
Come cavolo aveva fatto ad entrare e ad uscire dalla finestra?
Perché mi aveva abbracciato?
Perché sarei stata sua?
Che voleva farmi?
Che voleva da me?
Chi era?
Avevo la testa che mi esplodeva!
Mi sedetti sul letto e me la presi tra le mani.
Non volevo più uscire da li. Volevo stare rinchiusa li dentro. Per sempre.
Guardai l’ora.
Quasi le 6 … o cavolo! Quanto c’era stato quello?!
Aspetta … come si chiamava … Yo … Yong … Guk …
Si, Yong Guk.
Yong Guk.
Ma che cavolo di nome era?


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certi di voi si chiederanno perchè ho cominciato una nuova ff sullo stesso gruppo del quale ne sto facndo già un'altra.....
semplice: se non la scrivevo mi esplodeva la testa.
bene! eccomi qua con una nuova ff! che ne pensate?????
mi farebbe molto piacere se me lo diceste!
spero di avervi incuriosito almeno un pò.
alla prossima!
bye bye
il panda della felicità
Aris*Chan

  
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