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Autore: Nonna Minerva    01/02/2008    17 recensioni
Durante l'estate dopo la morte di Sirius, Remus si trova a fare i conti con una nuova legge che lo costringe a nascondersi mentre Tonks ha problemi sul lavoro. Silente sembra avere una soluzione adeguata per entrambi.
Quella che all'inizio appare come una situazione scomoda e imbarazzante si trasformerà nella perfetta occasione per fare pace con i fantasmi del passato, portandoli ad affrontare insieme e ad accettare la morte di Sirius, facendo trovare loro un'intesa che forse porterà alla nascita di qualcosa di più...
RATING ROSSO per l'ULTIMO CAPITOLO!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non voi, ma io qui ho bisogno di un attimo di raccoglimento

Non so voi, ma io qui ho bisogno di un attimo di raccoglimento.

E’ passato quasi un anno da quando ho iniziato a lavorare a questo progetto e mi sembra incredibile di essere arrivata fin qui.

Mai avrei creduto che sarebbe andata così.

Vorrei ringraziarvi tutti, davvero, ma siete tantissimi, quindi spero vi accontenterete di un grandissimo GRAZIE collettivo.

 

Inoltre, e adesso so anche cosa penserete, ma devo insistere... il fatto è che non ho mai scritto una NC17, finora ne avevo solo tradotta una e non è la stessa cosa. Quello che intendo dire è che ho visto quante aspettative si sono create per questo capitolo e non vorrei che rimaneste delusi.

Lo so, lo so, molti di voi sono convinti che vi piacerà a prescindere, ma voi non avete idea di quanta insicurezza provi l’autore quando deve dimostrarsi all’altezza di una aspettativa; aggiungeteci che è il capitolo conclusivo di una saga che è piaciuta molto e ci siete.

Quindi sentitevi liberi di scrivere quello che pensate, se vorrete commentare.

 

 

 

EPILOGO

 

Fluttuava in una dimensione senza spazio e senza tempo, dove nulla esisteva se non l’immagine di lui steso su un fianco, un braccio piegato sotto la testa, l’altro che le solleticava un fianco e l’intensità disarmate di due iridi ambrate che la guardavano come fosse la cosa più bella che avessero mai visto.

Avrebbe voluto dire qualcosa, davvero, le sarebbe piaciuto tanto, ma come poteva parlare, quando le maliziose dita del Licantropo scivolavano sulla sua pelle con estenuante lentezza, indugiando in una carezza tanto innocente, ma allo stesso tempo talmente sensuale, da ridurla a poco più di una massa di gelatina sospirante?

 

Sottraendosi per un attimo al suo tocco inebriante, Tonks gli si avvicinò, appoggiandosi a lui, posando la testa sul suo petto nudo, mettendosi ad ascoltare i battiti cadenzati del suo cuore.

Quando si fu sistemata, Remus sollevò il lenzuolo, coprendola un po’ meglio e prese a sfiorarle distrattamente la schiena, risalendo lentamente fino alle spalle, per fermarsi poi a giocherellare con un ciuffo di capelli ribelle.

Tonks alzò lievemente il capo e scoprì Remus che la guardava con in faccia uno strano sorriso, a metà fra l’estasiato e il compiaciuto.

“Cosa c’è?” volle sapere Tonks.

Lui continuò a sorridere.

“Dai, dimmelo!”

“Adoro i tuoi capelli, lo sai?” confessò, accarezzandole pigramente le ciocche spettinate. “Che siano castano spento come negli ultimi mesi, rosso fuoco come pochi minuti fa, oppure del particolarissimo rosa confetto che stai sfoggiando ora.”

“I miei capelli sono rosa?” chiese lei, allibita. Lui sorrise.

“Adesso sì, fino a poco fa, come ho già detto, erano di una bellissima sfumatura scarlatta.”

“Che aspettavi a dirmelo?”

“Ti chiedo scusa, ma noi uomini tendiamo leggermente a perdere lucidità, durante...”

“Ma tu guarda!” esclamò la giovane, dandogli un colpetto scherzoso sul braccio. “Da quando siamo così maliziosi, eh?”

 

Remus finse di rifletterci su.

“Da quando erano settimane che sognavo di averti fra le mie grinfie.”

“Mmh,” borbottò lei sospettosa, ma in realtà anche lei non aveva desiderato altro, ultimamente. “Te la farò pagare, lo sai?”

“Mi chiedo quale sarà la mia punizione.”

Tonks alzò la testa e si spostò fino a portare lo sguardo all’altezza di quello di lui.

“Ho in mente un paio di cosette...” gli sussurrò vaga all’orecchio, iniziando poi a posargli una serie di baci lungo il collo e la spalla.

“E, dimmi, per caso queste cosette comprenderebbero seguire i consigli di una vicina un po’ invadente?” chiese, con un tono fintamente speranzoso.

“Non è quello che abbiamo appena fatto?” domandò la ragazza, senza però accennare a voler staccare le labbra dal corpo del mago, scendendo sempre più in basso.

“Certo, ma ritengo che, ecco, ripetere la terapia possa rivelarsi salutare,” affermò deciso, ma il suo contegno fu minato dall’improvviso brontolio del suo stomaco.

 

Tonks rise e alzò lo sguardo, cercando gli occhi di Remus.

“Fine dei giochi.”

“Credo voglia ricordarti che non abbiamo cenato,” mormorò lei, appoggiando la testa sulla sua pancia, accarezzandogli lievemente i fianchi.

“Lo penso anch’io, ma non credere che finisca così. Riprenderemo il discorso più tardi,” la ammonì, alzandosi.

“Che stai facendo?” gli chiese, vedendolo frugare fra la pila dei loro vestiti, che avevano seminato qua e là per la stanza, senza prestare troppa attenzione a dove andavano a finire.

“Mi sto rivestendo, così possiamo andare a mangiare qualcosa, hai visto dove sono finiti i miei pantaloni?”

La ragazza piegò leggermente la testa di lato, mettendosi a fissarlo con un sorriso assorto.

“Non è un po’ contro produttivo, visto che poi te li toglierò di nuovo?” chiese infine.

“Sarà, ma non posso certo girare nudo per casa! So che saresti contenta, ti ricordo, però, che abbiamo una vicina che non si fa tanti problemi a presentarsi da noi, e in quel caso, sarei io a non essere molto felice.”

Con una risatina, Tonks saltò giù dal letto e aprì uno scatolone.

“Tieni, questo andrà benissimo,” disse, lanciandogli il suo accappatoio rosa.

Remus guardò scettico l’indumento ed inarcò un sopracciglio in direzione della giovane, ma se lo infilò ugualmente e, imbronciato, sparì in cucina, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte di Ginger.

 

Come on, come on
Spin a little tighter

 

***

Un quarto d’ora più tardi era seduto sul tappeto insieme a Tonks, che l’aveva raggiunto avvolta in una coperta.

Mangiarono un panino imbottito con quel poco che ancora avevano in casa e quando la ragazza non riuscì più a resistere, gli tolse di mano il suo bicchiere di succo di zucca e si accoccolò fra le sue braccia.

Remus la strinse a sé, baciandole delicatamente la fronte, sentendosi invadere da un appagante senso di completezza.

Avrebbero potuto rimanere abbracciati per altri duemila anni e ancora lui non sarebbe stato stanco di lei.

“Remus,” sussurrò la giovane ad un certo punto, dando voce ai pensieri del mago, “Possiamo restare così per sempre?”

“Credevo avessi altri progetti,” la prese in giro, facendo scorrere le dita lungo il braccio scoperto della ragazza, sentendola rabbrividire.

“Forse più tardi,” affermò decisa, “Sto troppo bene qui.”

 

Lo sguardo di Remus cadde a quel punto sulle loro dita intrecciate e sul lieve bagliore dorato delle fedi che portavano all’anulare.

“Dora,” sussurrò, colto da una improvvisa illuminazione.

“Sì?”

“Eri seria, quando dicevi che volevi restare così per sempre?”

Lei si voltò, appoggiandogli il mento sulla spalla.

“Certo.”

“Forse un modo c’è,” se ne saltò fuori Remus, misterioso.

“E sarebbe?”

Le rotelle nella testa del Licantropo giravano a velocità vertiginosa mentre cercava di dare una forma all’idea che gli era appena venuta in mente.

“Restiamo qui.”

“Vuoi rimanere in eterno seduto qui per terra?” fece lei sarcastica.

“No, intendo qui, in questa casa.”

“Ma è di Silente!”

“Lui non la usa, non credo avrà obiezioni, e poi mi sembra un ottimo punto di partenza, se un giorno decideremo di rendere ufficiale il nostro rapporto.”

Lo fissò allibita.

“Mi stai davvero chiedendo quello che credo?”

“Se credi che io ti stia chiedendo di sposarmi, hai ragione, è così; quello che provo per te lo sai, e vorrei che fosse chiaro a tutti che quello che c’è tra noi non è una copertura; forse non lo è mai stata. Tuttavia non voglio farti pressione, né pretendo che tu scelga già una data, potrei aspettarti anche tutta la vita se tu me lo chiedessi, solo vorrei che tu iniziassi a prendere in considerazione l’idea.”

“Non ho bisogno di pensarci, sarei disposta a farlo anche domani.”

“Sul serio?”

Tonks si sedette dritta, per poterlo guardare in faccia.

“E’ davvero quello che vuoi?” gli chiese, seria.

“E io, sono davvero quello che tu vuoi?” replicò lui, altrettanto serio.

La ragazza inarcò un sopracciglio.

“Mai avuto dubbi, a riguardo,” replicò, quasi sfidandolo ad affermare il contrario.

“Allora sì, è davvero quello che voglio.”

 

Dagli occhi lucidi di Tonks scappò una piccola lacrima di gioia, che lui si apprestò ad asciugare con le dita, avvicinando il viso a quello della ragazza.

“Se questo è un sogno,” sussurrò Remus, a un millimetro dalle labbra di lei, senza staccare gli occhi dai suoi, “Non ti azzardare a svegliarmi.”

“Lo stesso vale per te,” fece appena in tempo a mormorare lei, prima che il Licantropo le chiudesse la bocca con un bacio.

 

Come on, come on
And the world's a little brighter

 

Rimettendosi seduta, si mise ad osservarlo con un’espressione assorta.

“Che c’è?” chiese Remus.

“Niente, pensavo.”

“A cosa?”

“Pensavo che gli stomaci sono stati sedati, abbiamo parlato, ci siamo chiariti... direi che è giunto il momento di riprendere da dove eravamo stati interrotti, non trovi?” spiegò serafica.

Prima che lui avesse il tempo di rispondere, una mano birichina si infilò sotto un lembo del suo accappatoio, iniziando a scostarlo lentamente scoprendo porzioni di pelle candida, togliendogli il respiro.

Dita determinate bloccarono il braccio di lui, che automaticamente si era alzato per andare a coprire la costellazione di cicatrici che gli coprivano il petto.

Di nuovo, come aveva fatto un paio d’ore prima, quando con mano tremante gli aveva sbottonato la camicia e aveva finto di non sentire le sue flebili proteste, Tonks iniziò a percorrere con un dito i segni che anni di pleniluni avevano lasciato sul suo corpo.

Uno per uno, con riverenza e adorazione infinite, come se volesse imparare a memoria ogni centimetro che sfiorava e per la prima volta si sentì nudo, veramente nudo, davanti a qualcuno.

Non si trattava di una nudità fisica, ma del fatto che Tonks aveva questa straordinaria capacità di leggergli l’anima.

Conosceva ogni particolare, anche quelli di cui si vergognava di più.

L’aveva visto nei suoi momenti peggiori, era presente quando Sirius era morto, aveva dovuto sorbirsi le sue sfuriate e i suoi sbalzi di umore, e quando aveva tentato di affogare il suo dolore nell’alcool, lei c’era, e non l’aveva abbandonato o disprezzato, anzi, si era impegnata moltissimo per fare in modo che lui lo superasse.

Conosceva tutti i suoi difetti, eppure si era innamorata ugualmente di lui, non aveva timore di toccarlo, voleva lo stesso fare l’amore con lui.

Era una consapevolezza a dir poco inebriante.

 

Senza che se ne rendesse conto, si ritrovò con la ragazza seduta a cavalcioni sulle sue gambe, ora concentrata a sciogliere il laccio del suo accappatoio.

Decise che potevano giocare in due allo stesso gioco. Le fece alzare le braccia, lasciando cadere la coperta che le avvolgeva il corpo perfetto.

La prima volta si erano lasciati trasportare dal sentimento, da quel desiderio che si era insidiato nei loro animi e che solo ora riuscivano a riconoscere per quello che era, si erano lasciati stordire da sensazioni conosciute ma allo stesso tempo nuove, emozioni che non avevano mai provato prima d’allora, e non c’era altro se non labbra insaziabili, mani mai stanche, pelle contro pelle, cuore su cuore.

 

Non si erano presi il tempo per scoprire, esplorare quel territorio nuovo che era il corpo dell’altro, e Remus aveva tutte le intenzioni di recuperare adesso.

Adorava il modo in cui la schiena di Tonks si inarcava sotto il suo tocco leggero, mentre le sue mani le accarezzavano i fianchi, fermandosi esitanti all’altezza del seno.

Come aveva fatto prima, la ragazza gli rivolse un sorriso rassicurante e, afferrandogli gentilmente i polsi, lo guidò un po’ più in alto, incitandolo a non fermarsi. Il mago sorrise quando i suoi gesti le strapparono un mormorio di approvazione e i capezzoli di lei si irrigidirono sotto le sue dita.

Sporgendosi in avanti, Remus catturò le labbra di Tonks in un lungo bacio, facendola stendere lentamente sul tappeto, lasciando che gli sfilasse l’accappatoio dalle spalle, sistemandosi con cautela sopra di lei.

 

Tonks non si era mai sentita così.

Le mani di Remus esploravano il suo corpo come se non ne avessero mai abbastanza, con un tocco insistente e deciso, ma allo stesso tempo esitante, quasi temesse che lei potesse rompersi sotto le sue dita.

Era una sensazione stupenda. Non era la sua prima esperienza, certo si era già trovata nuda di fronte ad un uomo in passato, ma mai si era sentita amata come in quel momento, pari quasi ad una pietra preziosa, un dono che non va sciupato, ma adorato e contemplato.

 

Le labbra umide e screpolate di Remus iniziarono a seguire un lento percorso lungo il collo di lei, spingendosi sempre più in giù, le spalle, il seno, lo stomaco, mandando una serie di brividi per il corpo della ragazza che la fecero fremere dalla radice dei capelli fino alla punta dei piedi.

Prese a sfiorargli distrattamente la schiena, incitando ogni bacio, ogni carezza e sentì il desiderio di Remus crescere di nuovo contro le sue gambe.

Capì che non avrebbe resistito ancora per molto a questa lenta, piacevole tortura, ancora un po’ e avrebbe rischiato di esplodere, per cui passò piano una mano fra i capelli del Licantropo.

“Remus...” sussurrò.

Lui alzò la testa ed incrociò il suo sguardo, leggendo negli occhi della ragazza lo stesso cieco bisogno che stava pervadendo il suo animo.

Scivolò lentamente, fino a riportarsi all’altezza del volto di lei.

Posò  le labbra su quelle di Tonks, catturandole in un bacio profondo, le sue dita stringevano ciocche di capelli, di quel rosa intenso che tanto amava.

“Remus.” Ripeté Tonks, quando si separarono per riprendere fiato.

Lui annuì e fece scorrere le mani lungo i fianchi della ragazza, posandole sulla sua vita, sistemandosi con attenzione.

 

Come on, come on
Just get yourself inside her

 

Entrò in lei con dolcezza, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.

Per un attimo il tempo parve fermarsi e Remus si sentì quasi sopraffatto dall’intensità di tutto quello; e certamente si sarebbe perso, se non fosse stato per due iridi splendidamente azzurre, che lo guidarono per tutto il tempo, trasmettendogli sicurezza e spronandolo a continuare senza timore.

 

Love…

 

Iniziò a muoversi con cautela, studiando attento ogni reazione, alla ricerca del giusto ritmo che si adattasse ad entrambi.

Quella di qualche ora prima non era stata la sua prima volta, aveva avuto altre esperienze, in passato. Eppure, se c’era un cosa di cui era certo, era che non si era mai sentito così.

Questi erano i pensieri di Remus, mentre ascoltava il battere furioso del cuore di Tonks sotto di lui e nascondendo il capo nell’incavo del suo collo, lasciandosi stordire dal suo profumo, cercando di controllare il respiro affrettato, incapace di pronunciare parola che non fossero mormorii scomposti.

Questi e la consapevolezza che le sensazioni che gli faceva provare, non avrebbe potuto trovarle in nessun’altra e la certezza che in futuro non avrebbe sentito nemmeno l’esigenza di cercarle altrove.

 

Tonks gli sorrise, alzando appena il bacino, assecondando ogni suo movimento con un entusiasmo che non poteva fare a meno di lasciarlo senza fiato.

Accelerò il ritmo, fino a portare entrambi sul limite del precipizio, pronti a saltare.

Esitarono emozionati sul bordo e Remus cercò la mano di Tonks, poi il suo sguardo, e capì che il momento era arrivato.

Qualche secondo ancora e poi fu come se qualcosa dentro di lui fosse esploso; un brivido lo attraversò da capo a piedi, lo stesso che avverti quando impugni per la prima volta un manico di scopa e provi a volare.

Chiuse gli occhi e si lasciò invadere da quel turbinio di sensazioni, aggrappandosi a lei, quasi temesse che si sarebbero smarrito se solo avesse allentato la presa.

Tonks lo strinse forte mentre perdeva a sua volta il controllo, abbandonandosi contro di lui.

 

Rimasero in quella posizione a lungo, aspettando che i loro cuori la smettessero di correre la maratona e il loro respiro si normalizzasse, poi Remus si sollevò delicatamente da lei, stendendosi al suo fianco.

Un attimo dopo Tonks recuperava la coperta e si accoccolava nel caldo abbraccio di lui con un lieve mormorio soddisfatto.

Il Licantropo le baciò dolcemente la testa, sorridendo quando lei in risposta gli strofinò appena il naso contro il collo, cercando una posizione comoda.

“..’iamo,” biascicò la ragazza, già mezza addormentata.

“Ti amo anch’io,” sussurrò il mago, carezzandole piano i capelli.

 

In quel momento, con la luce della luna crescente che illuminava la stanza, mentre teneva fra le braccia la donna che amava, lasciando che la stanchezza prendesse il controllo del suo corpo, Remus Lupin aveva due certezze.

La prima, era che da quando erano arrivati in quella casa, quel piccolo diavoletto rosa aveva tirato fuori un lato di lui che non sapeva esistesse, e la cosa gli piaceva assai.

La seconda, era che con Tonks al suo fianco avrebbe potuto sopportare tutte le signore Pinch del mondo.

 

***

 

Quando il tiepido sole primaverile iniziò lentamente ad allungare il passo e a tendersi verso le ore più calde della giornata, una preoccupata vecchietta lasciò il suo appartamento, diretta verso la porta di fronte alla sua, dall’altra parte del pianerottolo.

Le avevano promesso che sarebbero passati, prima di andarsene, ma non si era presentato nessuno, possibile che se ne fossero dimenticati?

No, non loro, pensò, mentre usava la sua chiave per entrare nell’appartamento numero 18 del terzo piano,decisa a controllare che non fosse successo niente di grave.

 

Regnava una strana atmosfera nell’abitazione, le stanze erano immerse in una silenziosa penombra: nessuno si era preso la briga di aprire le imposte, quella mattina.

Schivò le pile di scatoloni riposte nell’ingresso e si avventurò lungo il corridoio, provando a chiamarli.

Nessuna risposta.

Tentò di nuovo, ma ancora una volta l’unico segnale di vita che ricevette, fu il rumoroso ticchettio del suo pendolo, nell’appartamento adiacente.

Non credeva facesse tanto baccano, avrebbe dovuto decidersi a cambiarlo.

 

La cucina era ancora tutta da riordinare, eppure il giorno prima quando se n’era andata erano a buon punto, come mai non avevano ancora finito?

Suppose che fossero rimasti senza scatoloni e che fossero usciti per procurarsene altri, non trovava altre spiegazioni alla loro assenza.

 

Li avrebbe aspettati di là, sarebbero certamente venuti.

Passando davanti al soggiorno, notò un indumento abbandonato senza tante cerimonie sul pavimento. Entrò nella stanza con l’intenzione di piegarlo e appoggiarlo sul divano, ma fu solo dopo essersi chinata per raccogliere quello che scoprì essere un accappatoio, che si accorse di ciò che, l’opportuna collocazione del divano le aveva nascosto.

Allora non erano usciti!

Si alzò di scatto e rimase a fissarli sorpresa.

 

I suoi vicini dormivano pacificamente sul tappeto, accoccolati l’uno contro l’altra, un’espressione serena dipinta in volto.

Dalla coperta che li teneva caldi non spuntavano che le loro spalle nude, ma non ci voleva molto ad intuire che non dovevano avere addosso molti vestiti.

Le labbra della vecchia signora si arricciarono in un sorriso compiaciuto e, facendo attenzione a non disturbarli, lasciò l’appartamento, chiudendo con cautela la porta dietro di sé.

 

Sul pianerottolo incontrò una signora dai capelli rossi e l’andatura decisa. Aveva un’aria familiare ma non ricordava dove e quando si fossero viste.

“Salve,” la salutò questa.

“Buongiorno,” replicò cortese la signora Pinch, continuando a fissarla incuriosita.

“Oh,” mormorò la nuova arrivata, comprendendo la  perplessità dell’altra. “Molly Weasley,” si presentò, tendendo la mano, “Sono un’amica di Remus e Tonks, sono venuta ad aiutarli a sistemare un po’.”

Il trasloco! Ecco dove si erano già incontrate, faceva parte del gruppo di persone che aveva dato una mano ai suoi vicini quando erano arrivati.

“Henrietta Pinch,” fece a sua volta la donna più anziana, stringendole la mano. “E fossi in lei, io non entrerei là dentro, hanno praticamente finito, possono sicuramente fare a meno del suo prezioso aiuto. Le va una tazza di tè?”

Indicò con un cenno l’appartamento di fianco.

“Ma...” esitò Molly.

“Venga, sono certa che non avranno niente da ridire.”

“Sì, ma magari hanno bisogno...”

“Si fidi di me, in questo momento, l’unica cosa di cui hanno bisogno, è che lei non entri in quell’appartamento.”

“Ma cosa... perché?”

La signora Pinch lanciò un’occhiata al numero 18, rivolgendo un sorriso complice alla porta chiusa, voltandosi poi di nuovo verso la signora Weasley, accompagnandola verso la sua abitazione.

“Perché, finalmente, quei due si sono decisi a seguire il consiglio di una vecchia amica.”

 

 

 

…I'm in love.

 

 

 

 

FINE

( davvero )

 

 

 

 

 

 

Curiosità:

 

In questo capitolo mi sono divertita con un piccolo giochetto linguistico.

Ci scherzavo con Rainsoul e a lei piaceva, così l’ho tenuto.

Non so, magari l’avevate notato, altrimenti... buon divertimento!

( la soluzione, se richiesta, prossimamente sul blog )

 

 

SPOILER:

 

Dal 12 febbraio ( data del mio ultimo esame ), inizierò a lavorare al sequel.

Credo che ci vorrà un po’ di tempo, spero di postare il prologo per aprile, ma vi terrò aggiornati.

 

Se un giorno, curiosando, vi imbatterete in una storia dal titolo “Fate – Destino” ... fermatevi, è quella.

 

NONNA

 

  
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