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Autore: onlyyou_beba    21/07/2013    2 recensioni
“Honey Malik” disse
Mi paralizzai, conosceva il mio nome. Mi voltai e vidi che aveva la mia carta di identità in mano. Ecco il perché. Afferrai quella stupida carta e me la rimisi in tasca.
“non puoi rubarmi la carta d’identità!” ringhiai
“calma Honey ti era solamente caduta” disse “piacere Niall Horan” mi porse la mano ma non la strinsi. Misi lo skate a terra e salii per poi darmi una spinta e allontanarmi da lui.
“ci vediamo presto!” disse
“scordatelo” risposi mentre mi allontanavo per dirigermi a casa.
(chapter 1)
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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♦ ♦  DANGER  ♦ 


 

"Se la vita fosse facile
non ci sarebbe alcun divertimento
nel cercarti pur di averti tutta per me”.


 



« Chapter 1 –  If I’m louder, would you see me? »

 

Holmes Chapel,Londra.
Ore 04.30 am

 
Seduta sul solito marciapiede giocherellavo con una ciocca dei miei capelli facendola roteare attorno all’indice e al medio. Fissavo la strada solitaria che verso quell’ora era sempre stata così. Il vento mi scompigliava i capelli che faticavo ad aggiustare. Mi alzai e presi il mio skateboard, ci salii e mi diedi una spinta abbastanza forte che mi permise di imboccare la discesa che la strada mi offriva. Proseguii fino ad imboccare la seconda strada alla mia sinistra doveva essere desolata anch’essa, ma invece non lo era. C’era un ragazzo che camminava con le mani nelle tasche dei jeans e indossava un maglione abbastanza pesante , data l’aria gelida di stamani, mentre io indossavo una canotta leggera con dei pantaloncini e le ginocchiere. Gli passai accanto e lui si voltò per guardarmi. Occhi freddi come il ghiaccio incontrarono i miei verdi. Lo sorpassai per poi voltarmi notando che il giovane continuava ad avere un contatto visivo con me. Sbuffai per poi imboccare la prima via alla mia destra che mi riconduceva a casa.
Salii i cinque scalini che mi separavano dalla porta e presi le chiavi dalla tasca posteriore dei miei pantaloncini, ma mi caddero. Imprecai per poi abbassarmi a riprenderle, appena rialzai lo sguardo rividi il giovane che mi guardava. Sobbalzai indietreggiando fino a toccare con la schiena la porta di legno, mi scrutò per bene per poi andarsene. Che tipo.
 
Mi alzai e infilai le chiavi nella serratura per poi entrare in camera silenziosamente per non far svegliare mia madre o mio fratello. Salii al secondo piano ,dove si trovava la mia camera proprio di fronte a quella di mio frarello. Proseguii per il corridoio per poi aprire la porta della mia camera e chiuderla dietro di me. Appena mi voltai vidi mio fratello seduto sul mio letto a braccia conserte con la mascella serrata e gli occhi puntati su di me. Sbuffai sapendo che mi avrebbe fatto un’altra sceneggiata, posai lo skate accanto al comodino e sentii la voce di mio fratello dirmi “sai bene che non devi uscire a quest’ora”. Nella stanza risuonava la sua voce roca, sbuffai e dissi secca:”non sei mio padre”
“infatti non lo sono, ma sai bene che lui non c’è più e io devo badare a te” rispose freddo afferrandomi per l’avambraccio.  Era più alto di me e sentivo il suo sguardo ferirmi come tanti coltelli e mi sentivo ancora più piccola sentendomi leggermente sollevare dalle sue braccia possenti finchè non mi spinse sul letto infuriato dicendomi mentre se ne andava “te l’ho sempre detto che è pericoloso ma tu proprio non vuoi capire” e poi uscii.
Mi massaggiai il braccio dolorante a causa della stretta e afferrai il cuscino urlando contro di esso. Dovevo sbollire la rabbia, mi sentivo in prigione. Al comando. Impotente.
Sapevo che faceva tutto ciò per il mio bene, ma ancora non capivo del perché diceva che era pericoloso. Questo posto era il più tranquillo, nessuno era mai morto. Era sicuro.
 
Mi legai i capelli rossi in una treccia che scendeva morbida sulla spalla sinistra e poi scesi in cucina per fare colazione. Entrai e vidi mia madre che preparava i soliti cupcakes, sapendo che amavo mangiarli, mise la crema e lo decorò con scaglie di cioccolata per poi posarlo sul vassoio dove già ce ne erano una dozzina. Lo presi e gli diedi un morso sporcandomi le labbra con la crema al burro.
“hey buon giorno Honey mi sorrise “affamata come sempre vedo”
“ovvio” risposi ingoiando il boccone per poi dare un bacio sulla guancia moribida di lei.
“tuo fratello mi ha detto che eri fuori stamattina…Honey sai che è pericoloso” disse
“non è vero, non c’è anima viva a quell’ora!” risposi “ero da sola” mentii
Presi lo skate accanto alla porta e mi infilai le converse nere, ma vidi mio fratello che mi guardava seduto sul tavolino in legno: braccia conserte,occhi nocciola che mi fissavano e i capelli neri arruffati.
“dove vai?” chiede con tono calmo come una bomba pronta ad esplodere
“a fare un giro sullo skateboard” dissi senza guardarlo sul ciglio della porta
“torna a ora di pranzo e se fai tardi ti vengo a cercare disse
“non serve, sono grande e torno quando mi pare. Non ho bisogno del babysitter sbuffai
“fa come vuoi ma attenta ai clan rispose guardandomi.
 
Mi voltai e lo fissai confusa, dissi soltanto “clan?”. Lui fece un sorrisetto e vide la mia figura respirare rapidamente,avevo paura. Chi erano? Cosa erano?
 
“i clan cara sorellina sono delle associazioni di persone che fanno rapine o meglio contrabbando” mi spiegò
“droga?”chiesi
“si, Honey, contrabbando di droga…” salii in camera sua e capii che voleva essere seguito così salii con lui.
“spiegami” dissi seccata
“che cosa?” rispose sistemandosi i capelli
“cosa è questa storia? Da quando è iniziata questa storia?” chiesi osservando i suoi movimenti
“Honey non voglio dirti nulla, non devo darti spiegazioni ti chiedo solo di stare attenta” nascose rapidamente qualcosa nel cassetto della scrivania e si poggio contro di esso
“prima mi dici di stare attenta e poi non mi dai spiegazioni.” Sbuffai e scesi di nuovo per poi uscire per fare un giro in skate.
 
Scesi ripercorrendo la stessa via ma alla seconda svolta colpii un ragazzo e caddi dallo skate finendo sull’asfalto. Mi sbucciai un ginocchio e diedi un urletto dal dolore.
“stai bene?” chiese una voce porgendomi una mano
“non ho bisogno di aiuto” gli allontanai quest’ultima e cercai di alzarmi, ma persi l’equilibrio e sentii delle mani caldi e soffici afferrarmi appena in tempo.
“sei testarda” rise il giovane.
Lo guardai e riconobbi subito quello sguardo. Il ragazzo di stamattina!
Mi allontanai immediatamente dalla sua stretta e afferrai lo skate e mi voltai, ma lui mi afferrò per un polso.
“che fai? Non mi dici nemmeno il tuo nome?” mi chiese
“non serve conoscerlo” mi liberai dalla presa
“Honey Malik” disse
Mi paralizzai, conosceva il mio nome. Mi voltai e vidi che aveva la mia carta di identità in mano. Ecco il perché. Afferrai quella stupida carta e me la rimisi in tasca.
“non puoi rubarmi la carta d’identità!” ringhiai
“calma Honey ti era solamente caduta” disse “piacere Niall Horan” mi porse la mano ma non la strinsi. Misi lo skate a terra e salii per poi darmi una spinta e allontanarmi da lui.
“ci vediamo presto!” disse
“scordatelo” risposi mentre mi allontanavo per dirigermi a casa.
  
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