#prontoacorrere
Ora questa casa mi sembra più grande
Illumino ogni angolo
Dipingo la noia, rivesto la stanza
Di quel che d'ora in poi sarò
Non mi fermerai
Né adesso, né mai
Perché per troppe volte ho scelto te
Non sono immobile
Grazie per avermi fatto male,
Non lo dimenticherò
Grazie io riparto
Solo controvento ricomincerò
Harry guardava il paesaggio che si allontanava fuori dal
finestrino, gli alberi di Holmes Chapel che diventavano piccoli puntini in
lontananza. Era arrivato il suo momento, finalmente poteva cambiare vita, era
quella famosa “seconda chance”. Ne aveva letto sui libri, l’aveva vista nei
film, ma lui non aveva mai avuto la possibilità di buttarsi il passato alle
spalle; era sempre stato costretto a portarselo dietro, come un vuoto tra lo
stomaco e la gola che gli impediva persino di respirare. Finalmente poteva
essere felice: dopotutto, per un ragazzo di 19 anni era stato difficile
superare gli ostacoli che quella vita bastarda gli aveva messo davanti. Era
pronto a ricominciare, era pronto a ripartire e a ricostruirsi un futuro.
Quel college era la sua unica possibilità di ricominciare:
Anne lo sapeva. Sapeva bene che era l’unica opportunità che poteva offrire a
suo figlio, però, ad appena un’ora dalla sua partenza, quella casa le sembrava
troppo grande, troppo per lei, che era sempre stata abituata a vivere con la
semplicità delle cose piccole. Eppure aveva un cuore troppo grande: aveva avuto
il cuore così grande da perdonare il marito dopo che l’aveva tradita, e a
vederselo sfuggire dalle mani di nuovo, aveva il cuore così grande da aver
affrontato con forza la malattia della figlia. Harry era il pezzo più grande
del suo cuore: era quel figlio che aveva tanto desiderato per dimostrare ai
medici che lei poteva farcela, era quel figlio che si era preso cura di lei e
di Gemma appena il padre se n’era andato, era quel figlio che aveva permesso di
mandare avanti la famiglia mentre lei cercava di aprirsi quello studio. E alla
fine, anche quando se ne stava andando, Anne sapeva che Harry era in ogni
parete di quella casa, affacciato alla finestra quando a otto anni salutava il
papà che andava a lavorare, intento a infornare la pizza per farle una festa di
compleanno, seduto su divano ad aspettare che Gemma venisse dimessa
dall’ospedale. Harry era l’unica ragione che l’aveva spinta a non arrendersi.
Harry sapeva che sua mamma l’avrebbe accompagnato: sentiva
il suo profumo nella sciarpa che aveva al collo, le sue mani che per un’ultima
volta gli accarezzavano il viso. Anne era lì con lui, in fondo. la cosa che più
desiderava era vedere sua mamma fiera di lui, quando quattro anni dopo sarebbe
tornato a casa con quella laurea in mano; sapeva quanta fatica aveva fatto per
poterlo mandare a studiare lontano da casa, e sapeva quanto era difficile per
lei rimanere a casa da sola, mentre Gemma era a fare quello stage in Cina.
Sentiva nelle vene la vita che scorreva più forte di prima, la voglia di
ricominciare, di correre verso la meta, anche se controvento. Perché alla fine
era sempre stato diverso da tutti, era sempre stato più silenzioso, più
solitario. Non era uno di quei ragazzi che pensavano solo a portarsi a letto
qualcuna o a ubriacarsi. Lui ci credeva. Credeva che alla fine tutto potesse
cambiare. E alla fine quando qualcuno gli chiedeva: «Perché sei triste?», lui
rispondeva semplicemente: «In questo momento la cosa che più adoro al mondo è
essere triste». Era stanco delle scuse e di tutte quelle favole che dicevano che
tutto sarebbe andato bene e che la vita finiva con il solito “felici e
contenti”. Sapeva che non era vero, e non voleva dire bugie. Non credeva alle
apparenze, gli piaceva andare a fondo a scoprire le cose, a conoscere le
persone: il suo migliore amico lo compensava completamente.
Niall Horan era una persona chiassosa, a cui piaceva far
ridere la gente, che non pensava ai problemi. Una di quelle persone che
volevano solo essere felici. E quando stava con Harry, il suo mondo si fermava
per un attimo. Sapeva delle insicurezze dell’amico, sapeva quanto era difficile
per lui la vita. Ma quei suoi silenzi gli dicevano tutto quello che voleva
sapere, e alla fine non si preoccupava.
Harry accese la radio, sentendo qualcuno che parlava: parole e solo parole. Lui non era un chiacchierone: era un sognatore, che non sarebbe mai diventato vecchio per fermare la sua immaginazione. Provava ancora a crederci. Non aveva paura di quello che sarebbe successo al college. Aveva paura solo di se stesso.
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Parto dicendo che questa FF mi ronzava in testa da parecchio tempo,
ma oggi piove e sono in casa e ho deciso di scriverla e pubblicarla.
Allora, intanto come avrete capito è una Fan Fiction Larry,
quindi non attaccate se non siete Larry Shippers.
Questo capitolo è solo un capitolo di passaggio,
però mi piaceva evidenziare il rapporto di Harry e Anne,
perché sarà importante nel resto della storia.
Perfavore, lasciate una recensione anche se breve, per dirmi cosa ne pensate.
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Se non aggiorno, è perchè sono in campeggio,
ma appena riesco pubblico il seguito.
Grazie a tutti
Chiara