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Autore: Fanelia    21/07/2013    11 recensioni
Un salto fra le emozioni di una persona che ha perso una cosa a lei cara ...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi una mattina ti alzi.
No, non è una mattina come tante.
Perché l’aria profuma di quel dolce aroma che ti ricorda il tuo sogno infranto, andato in mille pezzi, frantumi portati via dal vento.
Per quanto siano passati quanti, cinque anni? Continui a sognarla, a riviverla, e la detesti.
Sì, la detesti perché non riesci a smettere di amarla, non riesci a smettere di guardarti indietro e chiederti se la tua sia stata la scelta giusta.
E poi, come non scegliere di fare ciò che ho fatto?
Potevo scegliere di restare e rinnegare tutti i valori che mi sono stati tramandati, oppure di tornare ed essere colei che tutti si aspettavano io fossi.
E intanto mi trascino per le vie del mio dolore personale, con un falso sorriso dipinto sulle labbra.
Una vita piena di insoddisfazioni perché era solo lei a darmi la forza di andare avanti. Era solo la speranza, seppure infinitesimale, di potercela fare, di poter stare con lei per sempre, a farmi proseguire, senza mai spezzarmi.
E dire che di difficoltà ne ho incontrate, e non poche, nei quasi quattro anni in cui l’ho vissuta ma non mi sono scoraggiata, non ho mai mollato. Eh no, perché lei era il mio sogno, la cosa che più volevo e la cosa per cui mi sono sacrificata, ho lottato ed aspettato.
E poi finalmente ecco, ce l’ho fatta, l’ho avuta, anche se non come avrei voluto, anche se sono dovuta scendere a compromessi, anche se ho dovuto rinunciare a tante altre cose.
Ma ero felice, felice perché rinunciare, per lei, non mi pesava.
Tuttora la sogno la notte, lo sai?
E’ sempre nei miei pensieri e non appena abbasso la guardia ne approfitta, spunta fuori e mi ferisce come solo lei sa fare.
Ricordo il suo profumo, anzi i suoi profumi, i suoi suoni, ogni singolo centimetro di lei …
Perché è bella, affascinante, perché mi dava quella scarica di adrenalina che solo lei …
E come mi sento quando mi sveglio?
Distrutta, prosciugata, svuotata, affranta, mi manca il respiro, percepisco una fitta martellante nel petto e quel dolore si riacutizza, quel dolore sordo, fisso e costante che mi accompagna in ogni istante della mia vita, ebbene sì, si riacutizza.
Perché non la cerco?
Non posso, non potrei mai. Mi rifiuto di rivederla, persino le sue foto mi causano un dolore intollerabile.
Sono debole, lo so, chiamami codarda se vuoi, ma mi rifiuto di avere nuovamente contatti con lei.
Rappresenta la mia sconfitta personale, il mio demone con cui probabilmente non riuscirò mai a scendere a compromessi.
A volte mi chiedo cosa ho fatto di male per aver meritato questa punizione, e poi rido ripensando a quella sensitiva e alle chiacchiere che mi raccontò.
“Sai perché l’ami tanto? Perché sei stata sua in quasi tutte le tue vite precedenti, è per questo che ti senti così legata a lei.”
E forse chissà, potrebbe essere davvero così, chi sono io per darle della mentitrice?
L’ho sempre saputo che lei ha la mia anima, le appartiene e ne sono certa, così come so che le apparterrà per sempre.
No che non ne parlo con nessuno, a chi potrei cercare di spiegare ciò che provo senza essere presa per matta?
Vuoi dirmi che, mentre leggi questo mio delirio, non stai pensando che io debba avere qualche rotella fuori posto?
Posso darti torto? No, non posso, perché forse la mia ossessione non mi rende poi così normale.
No, non preoccuparti, non voglio fare un trattato sulla normalità con te.
Sto solo cercando di dirti come mi sento.
Scusami, stavo ridendo.
Mi sono resa conto di aver scritto, di aver parlato e di non averti spiegato di chi sto parlando.
Eh sì, perché persino pronunciare il suo nome mi arreca dolore, dispiacere.
Persino ora, mentre ne scrivo, si riacutizza quell’orrendo dolore che mi attanaglia il cuore e  mi rende quasi impossibile proseguire.
Ma voglio farcela, voglio dirti di chi parlo, voglio parlarti di lei ancora.
Quelle giornate uggiose, pazze, durante le quali il sole spunta all’improvviso e ti regala i suoi tiepidi raggi … quelle sono le giornate peggiori, le giornate in cui penso a lei senza sosta.
Un po’ come le giornate in cui l’aria “profuma”, non saprei nemmeno spiegarti che profumo sento, ma mi ricorda lei.
A volte, quando chiudo gli occhi mi sembra di essere ancora lì, con lei, mentre passeggio per le strade affollate alla ricerca di un nuovo posto da scoprire, mentre cerco un angolo di mondo che possa essere solo mio e suo.
E poi l’ho trovato, perché dicono che chi cerca trova ed è stato così.
Un fiume, una ruota panoramica, delle luci che danno vita al “mio posto” ed è sbocciato l’amore.
Perché mai e poi mai potrò dimenticare cosa ho provato quando l’ho vista.
Grande e forte, fiera ed orgogliosa, pazza e caotica ma di classe e regale quando necessario.
Mi ha vista piangere, mi ha vista sorridere, ha attraversato con me il periodo buio attraverso il quale ho brancolato, e non mi ha mai tradita, non mi ha mai lasciata andare. Sì, perché forse anche lei è legata a me indissolubilmente, chissà.
Mi ha vista crescere e mi ha aiutata, mi ha fatto incontrare difficoltà così che potessi mettermi alla prova e mi ha dato diverse ragioni per sfidare me stessa e per cercare di dare sempre il meglio.
Come potrei non amarla?
E come potrei non odiarla?
Perché non mi lasci andare?
Perché non sleghi quel filo invisibile che ti lega al mio cuore, o forse, con cui hai legato il mio cuore.
Lo stringi in una morsa senza speranza, l’hai catturato famelica ed egoista, ed ora non puoi e non vuoi lasciarlo andare.
Eh sì, perché ti cibi dei cuori sognatori come il mio, sono la tua linfa, la tua ragione d’essere.
Ti pavoneggi davanti a persone come me, che non possono fare a meno di ammirarti ed adorarti, che, nonostante lottino tutti i giorni contro sé stesse, non riescono a darti l’ultimo saluto.
Sarebbe facile condurre un’esistenza senza di te, voltare pagina ed andare avanti e forse sono io stessa a non volerlo, sono proprio io a scegliere di rimanere a giocare con te, sono io a scegliere di lasciarti condurre questo perverso gioco il cui tu sei la carnefice ed io la vittima.
Che sciocca, perché non tagliare di netto questo assurdo legame?
Perché non lasciare che le mie ali si spieghino e non volare lontano, lontanissimo da te, così lontano che nemmeno il tuo ricordo possa ferirmi, che nemmeno la tua eco possa giungermi.
Ed ora sono qui, che mi prostro ai tuoi piedi e ti chiedo pietà.
Londra, città di sogni e cuori infranti, lasciami andare, te ne prego.
Lasciami tornare alla mia normalità.
Mi hai dato la vita per poi togliermela.
Restituiscimela.
E’ tutto ciò che ti chiedo.
   
 
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