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Autore: _RockEver_    21/07/2013    4 recensioni
-Sai, ieri ti ho vista con un bambino al parco. Ti ha chiamata mamma. Tu sei..cioè lui è davvero tuo figlio?-
disse Bill cercando di guardare negli occhi Lucy,che repentinamente abbassò lo sguardo.
-Si, Thomas è mio figlio-.
C'era qualcosa di strano nei suoi occhi. Erano limpidi,quasi quelli di una bambina,ma erano impenetrabili,non lasciavano trasparire alcuna emozione se non assoluta diffidenza.
Lucy si avvicinò al tavolino di un bar e lasciò cadere lo zaino per terra.
-Però se non ti dispiace preferirei non parlartene-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Saaalve :3 vi prego di leggere le note a fine capitolo :-). Buona lettura!


 
 
                         EPILOGO - parte seconda


 
 
 
 - Allora ci vediamo domani - disse il ragazzo sorridendo alla bionda davanti a sé.
  - O-Ok.. Ciao - rispose Sophia imbarazzata, abbassando lo sguardo per non mostrare il rossore delle sue guance.
  Dopo che Timothy, il ragazzo per cui aveva una cotta dal primo giorno di scuola, se ne fu andato, decise di uscire in anticipo e andare incontro a suo fratello invece di aspettarlo come accadeva di solito. 
Non sapeva se mettersi a saltare per la felicità o comportarsi in modo più o meno normale. Percorse alcune dozzine di metri, scorse Thomas che veniva nella sua direzione. Stava ascoltando la musica, camminava a testa alta, emettendo piccole nuvole di fumo dalla bocca ogni volta che allontanava la sigaretta dal viso. Questo suo portamento e il fatto che giocasse nella squadra di basket del paese faceva perdere la testa a tutte le amiche di Sophia. 
La ragazza gli saltellò incontro e lo abbracciò, osservando la faccia confusa del fratello.
  - Siamo allegri, eh? - chiese Thomas dandole un bacio sui capelli.
  - Mi ha chiesto di uscire! A me! Lui! Domani pomeriggio! - farfugliò felice la bionda, mettendosi a battere le mani con un'espressione ebete che il fratello notava solo in certe occasioni.
  - Visto? Te l'avevo detto che sarebbe andata bene! - fece lui, tirando un'altra boccata di fumo dalla sua sigaretta.
 Solo allora Sophia parve accorgersene. Quindi incrociò le braccia al petto e lo guardò severa.
  - Non avevi detto che avevi smesso di fumare? -
  - Io non ho mai iniziato. Sai che fumo solo quando sono nervoso -
  - Beh, allora sei parecchio nervoso in questo periodo... Cosa c'è? -
  Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma decise di tacere, così si limitò a sorriderle e a scompigliarle i capelli con la mano, avviandosi verso casa seguito da lei.
Dopo qualche minuto di silenzio la ragazza si bloccò, facendo voltare Thomas.
  - Tommy... Come la prenderà papà per l'appuntamento? -
 
 
 
                                                                                                                              ***
 
 
 
Nonostante Lucy amasse insegnare, c'erano momenti in cui preferiva fare tutt'altro piuttosto che spiegare Salvador Dalì a dei liceali annoiati. 
Così, appena entrò in casa, togliendosi le scarpe e gettando la borsa sul pavimento, si buttò con poca grazia sul divano di pelle del soggiorno. Sorrise, sapendo di potersi godere un po' di tranquillità. 
Chiamò Bill un paio di volte, ricevendo di tutta risposta un rilassante silenzio. Afferrò il libro dal tavolino accanto a sé e lo aprì nel punto dove prima c'era un segnalibro, cominciando a leggere.
Era talmente assorta nella lettura che lanciò un urlo quando due mani le si posarono sulle gambe. 
Lucy ritrasse le gambe e sollevò il libro, per capite cosa fosse successo. Bill, davanti a lei, si stava con torcendo dalle risate, e si era gettato sul divano per non cadere a terra.
  - Ah ah ah, come sei divertente - sbuffò Lucy incrociando le braccia al petto.
  - Scusa, è stato più forte di me. Dovevo vendicarmi  per stamattina - rispose il biondo cercando di soffocare le risate.
 La mora, dal canto suo, chiuse il libro sul tavolo e girò la testa dall'altra parte, facendo finta di essere arrabbiata. Sentì Bill togliersi le scarpe e allungarsi sul suo corpo, avvicinandosi al suo viso. Le prese il mento con due dita e le diede un bacio a fior di pelle. Lucy sorrise, e incrociò le mani dietro la nuca di Bill, attirandolo verso di sé. Si baciarono per qualche minuto, finché Bill non si staccò e la fissò.
  - I ragazzi saranno qui a momenti. Non dovresti preparare il pranzo? -
  - Non ne ho voglia, ordiniamo una pizza oggi - disse, riprendendo ciò che avevano interrotto. 
 
 
 
                                                                                                                            ***
 
 
 
Thomas aveva passato gli ultimi dieci minuti prima di arrivare a casa a pensare a un modo per salvarsi la pelle da suo padre. Non era certo di come Bill avrebbe preso l'appuntamento del suo "teneropiccoloangioletto" Sophia. Era praticamente ovvio che avrebbe fatto di tutto per impedirlo, solo che non era sicuro del modo in cui l'avrebbe fatto. Probabilmente recandosi da Timothy e uccidendolo. 
Così si fermarono davanti alla soglia, trassero un profondo respiro ed entrarono.
Bill e Lucy, rendendosi conto di non essere più soli, si affrettarono a staccarsi ad alzarsi dal divano.
Thomas roteò gli occhi, accennando un leggero sorriso. Era questo che gli piaceva dei suoi genitori: non sembravano affatto una coppia sposata da più di dieci anni, bensì due adolescenti innamorati che approfittano di ogni momento di intimità per scambiarsi coccole. Infatti non sarebbe rimasto affatto sorpreso se un giorno li avesse beccati a farlo sul divano o sul tappeto. Ma, fortunatamente, non era ancora accaduto.
  - Ciao ragazzi! Com'è andata a scuola? - chiese Lucy dando un bacio sulle guance di entrambi i figli.
  - Oggi mangiamo tutti la pizza! - si intromise Bill con un sorriso.
 Sophia sorrise contenta, mentre Thomas, a testa bassa, si allontanò diretto in camera sua.
  - Non ho fame - si limitò a dire.
 Tutti si guardarono perplessi, e, successivamente, gli sguardi caddero sulla ragazza, in cerca di risposte. La bionda fece spallucce, anche se una vaga idea se l'era fatta da tempo...
  -  Credo sia nervoso per la partita... - ipotizzò Lucy.
  - Io vado a parlargli, tu ordina le pizze - propose Bill, scomparendo al piano di sopra.
 
Thomas chiuse con forza la porta alle sue spalle e gettò lo zaino accanto alla scrivania. Si gettò sul letto e uscì il pacco di sigarette dalla tasca dei jeans, uscendone una. La accese e inspirò profondamente, liberando uno sbuffo di fumo.
Poco dopo sentì bussare a alla porta, sentendo la voce di suo padre che gli chiedeva di entrare. In tutta fretta aprì la finestra e gettò via il mozzicone, agitando le braccia per fare uscire un po' di fumo.
Bill aprì lentamente la porta, facendo sbucare la testa nella stanza. Dopo essersi guardato un po' intorno la aprì completamente.
  - Wow, c'è proprio un bel casino qua dentro - disse, mentre per poco non inciampava su un maglione buttato alla bene e meglio sul pavimento. Sbuffò, e si sedette sul letto accanto al ragazzo.
  - Allora, mi dici che hai? -
  - Niente -
  - Non è "niente" questo comportamento - asserì indicandolo con un dito. Dopo un po' che non ebbe risposta sospirò, fissando il vuoto.
  - È per la partita di domani, vero? -
 "Colpito e affondato" pensò il moro.
  - Tommy, tu non devi dimostrare nulla a nessuno. Già il semplice fatto di essere il capitano della squadra ti rende fenomenale -
  - Ma io non posso deludere i miei compagni, papà! Tutti contano su di me! -
  - I tuoi amici non rimarranno mai delusi da te! Se doveste vincere sarebbe fantastico, in caso contrario non preoccuparti, nella vita le sconfitte ti fortificano. Tu sei eccezionale, Tommy, non te lo dimenticare - concluse accarezzandogli la piccola cresta di capelli neri.
 Il ragazzo poggiò la testa sulla spalla del padre, sospirando rumorosamente.
  - Fosse solo questo... - aggiunse sottovoce.
  - Cos'altro ti turba? Scommetto che c'entra Barbara - 
 Thomas si limitò ad annuire.
  - Sai, Tommy, nemmeno tra me e tua madre sono state tutte rose e fiori. Anzi, più guardo indietro e più mi domando come abbiamo fatto ad affrontare tutti gli ostacoli che abbiamo avuto. Le incomprensioni succedono. So che lei ci tiene a te, e vedrai che tutto si sistemerà - lo rassicurò Bill con un caldo sorriso. 
 Thomas era consapevole del fatto che Bill non fosse il suo vero padre, anzi, ricordava esattamente il loro primo incontro. Però lo aveva considerato da subito come un padre, e Bill come suo figlio. E dopo che aveva scoperto la verità sul suo padre biologico aveva capito quale fosse il vero significato della parola "padre".
Gli tornò in mente un episodio di parecchi anni addietro, quando Bill uscì dall'ospedale dopo l'incontro con Nathan...
 
 
Era impegnato a far scontrare un SUV fatto di lego con un aeroplano, quando sentì la porta d'ingresso aprirsi e delle voci familiari al piano di sotto. 
Udì distintamente la voce di sua madre che diceva qualcosa tipo: "Vedrai come sarà felice di vederti!"
Intuendo chi fosse il suo interlocutore si era precipitato giù, rimanendo immobile davanti alla persona con i capelli strani che aveva davanti. Bill era accanto a sua madre gli aveva sorriso, alzando la mano sinistra in segno di saluto. Aveva una fasciatura bianca sull'addome ed era poggiato ad una stampella. Il bambino sentì le gambe cedere e gli occhi offuscarsi per le lacrime. Così corse a braccia spalancate verso il ragazzo e gli strinse forte le gambe con le braccia, scoppiando a piangere per la felicità.
Bill si inginocchiò lentamente, guardandolo negli occhi sorridendo.
  - Ehi piccolo, sei contento che sono a casa? - chiese teneramente, asciugandogli le lacrime dalle guanciotte.
  - Sì! Tono contento che sei qui! Mi tei mancato, ti vojo bene papà! - rispose Thomas ricominciando a piangere e salendo in braccio a Bill, il quale lo strinse forte, sentendo qualche lacrima scivolargli sul viso.
  - Anche io ti voglio tanto bene, Tommy -

 
Ripensando a quest'episodio capì che aveva tutti i migliori motivi del mondo per fidarsi di suo padre, e che non doveva dubitare.
  - Grazie dei consigli, papà. Ora va molto meglio - 
  - Figurati! Ci vogliono ogni tanto queste chiacchierate padre e figlio, non credi? - affermò il biondo alzandosi e facendo per andarsene - Ah, quasi dimenticavo - tornò indietro e aprì il palmo della mano davanti a lui.
  - Cosa c'è? - domandò Thomas facendo il finto tonto. Bill però rimase immobile e inarcò un sopracciglio.
 Thomas roteò gli occhi e tirò fuori scocciato il pacco di sigarette dalla tasca dei jeans porgendolo al padre.
  - Così va meglio. Per stavolta non ne farò parola con tua madre, ma la prossima volta tu non esci di casa fino a quando non avrai quarant'anni, siamo intesi? - lo minacciò Bill.
  - Ma io fumo solo quando sono nervoso! - 
  - Lo so -
 Thomas sgranò gli occhi sorpreso: - Come fai a saperlo? -
Bill si fermò sulla soglia e si girò un'ultima volta, sorridendo furbetto: - Perché alla tua età io facevo la stessa cosa -
 
 
 
                                                                                                                              ***
 
 
 
Intanto, in soggiorno, Lucy aveva appena ordinato le pizze, mentre Sophia era seduta di fronte a lei, intenta a osservare un vaso di cristallo sul tavolino.
Notando le sue guance ancora rosse e il sorrisino stampatole in volto, decise di approfondire.
  - Cos'è quel sorriso? E per il ragazzo che ti piace? - chiese curiosa, andandosi a sedere sul divano accanto a lei.
  La ragazza arrossì ancora di più e fissò la madre, leggermente imbarazzata.
  - Sì. Mi ha chiesto di uscire domani dopo la scuola -
  - Che bello tesoro! Mi ricordi me, sai? Anche tuo padre mi chiese la prima volta di uscire dopo la scuola! Ehi, ma domani c'è la partita di Thomas. Verrai vero? - chiese speranzosa.
  - Perché non dovrebbe venire? - si intromise Bill, piombando nella stanza come un fantasma.
 Sophia avrebbe voluto sotterrarsi con le sue mani piuttosto che raccontare a suo padre del suo appuntamento.
  - Ehm... Timothy... Ecco... Mi ha invitata a fare un giro domani - disse tutto d'un fiato la biondina. 
  -  ... OK - disse semplicemente Bill contro ogni aspettativa.
  -  Ok?? - ripeterono le due sgranando gli occhi.
  - Certo. Ma devi mandarmi messaggi ogni mezz'ora e dirmi dove sei! - ordinò perentorio l'uomo, incrociando le braccia al petto.
  - OK! Grazie papà!!! - urlò Sophia correndo ad abbracciare suo padre, dopodiché corse allegra in camera sua. Lucy era rimasta ancora a bocca aperta sul divano, fin quando Bill non occupò il posto della bionda accanto a lei.
  - Davvero tutto ciò ti va bene? - chiese la mora in tono inquisitorio.
  - Ovvio -. Lucy inarcò pericolosamente un sopracciglio.
  - E va bene, no. Mi dà tremendamente fastidio che un moccioso qualunque possa slinguazzarsi mia figlia! Appena lo vedo gli spacco il culo -
 Lucy in un primo momento si sforzò di rimanere seria, ma subito dopo si era stesa sul divano reggendosi la pancia per le risate. 
  - Ehi! - esclamò Bill imbronciato.
La donna si sollevò con fatica, cercando di smettere di ridere: - Scusa, è solo che sei troppo dolce quando ti ingelosisci. Che sia per me o per Sophia -
  - Semplicemente io ho sudato sette camicie per raggiungere anche solo la prima base con te, quindi pretendo che anche gli altri se le guadagnino -
Lucy sorrise e si fece più vicina al biondo, baciandogli leggermente le labbra.
  - Ora però è diventato tutto molto più semplice per te, non credi? - gli sussurò nell'orecchio, mettendosi a cavalcioni su di lui e baciandolo più intensamente. Bill sorrise maliziosamente e la lasciò fare per alcuni minuti, fin quando il suono del campanello non ruppe l'atmosfera che si era venuta a creare. La mora, con la disapprovazione del marito, smise di baciarlo e con un sorriso si alzò per andare a prendere le pizze dal fattorino.
" È evidente che qualcuno ce l'ha con me oggi" pensò Bill alzando gli occhi al cielo.
 
 
 
                                                                                                                             ***
 
 
 
Il giorno dopo
 
Thomas stava sudando freddo per la paura. 
Aveva fatto alcuni giri di campo con i suoi per riscaldarsi, ma non era servito a scaricare la tensione. 
Si guardava attentamente intorno, mentre i primi genitori, allenatori e persino giornalisti iniziavano ad affollare gli spalti. Aveva intravisto da parecchi minuti gli allenatori di alcune importanti squadre nazionali che lo stavano osservando da parecchio tempo, mentre parlottavano tra loro di solo Dio sa cosa. 
  - Ehi capitano! - lo chiamò Matisse avvicinandosi all'amico - Pronto a spaccare qualche culo? -
  - Matisse, per l'amor Dio, sono il tuo migliore amico, sai che non mi devi mai chiamare capitano - lo rimproverò Tommy mentre si sistemava la cresta dentro una fascia a righe bianche e blu.
  - Scusa, amico - disse il moro dandogli una pacca sulla spalla.
  - Tu credi davvero che riusciremo a farcela? -
  - Se lo credo? Noi siamo i migliori! E tu giochi in modo eccezionale, ovvio che vinceremo! -
  Thomas parve calmarsi un po'. Prese un profondo respiro e raggiunse il resto della squadra.
Circa mezz'ora dopo la partita stava per iniziare. 
Bill e Lucy si fecero largo tra la gente, occupando due posti liberi accanto a Tom ed Elizabeth, Georg e Gustav. Per non parlare dei genitori di Bill, o di Warren e Nina, la fidanzata del padre di Lucy. Eh già, dopo tanti anni di solitudine, Warren era riuscito a rifarsi una vita, spronato anche da sua figlia e dalle ultime parole di Anne. Aveva sempre pensato che, cercando di innamorarsi di nuovo, avrebbe fatto un torto a sua moglie. Solo anni dopo si era reso conto che questo era proprio ciò che lei avrebbe voluto per lui...
Appena seduti cercarono con lo sguardo Tommy, riconoscendo la maglia con il suo numero. Agitarono entrambi le mani per salutarlo, e lui fece lo stesso. 
  - I tuoi genitori sono così carini insieme... - osservò il miglior amico di Thomas.
  - Già, sono proprio  i miei genitori - sussurrò tra sé il ragazzo, sorridendo teneramente. Il suo sguardo si spostò poco lontano, dove una ragazza con dei capelli neri riccissimi scrutava con imbarazzo il campo alla ricerca di qualcuno.
 "Barbara..."
Cosa era venuta a fare lì?  Non aveva detto di volersi prendere una pausa? Non era stata lei a mollarlo?
Cercò di togliersela dalla testa e si diresse con la squadra al centro del campo, evitando di fissarla. Con la cosa dell'occhio notò però che le labbra le si erano increspate in un sorriso... 
 
Bill era intento ad incoraggiare con gli altri i giocatori, urlando a squarciagola il motto della squadra. A un tratto vide entrare Sophia, con un'espressione afflitta stampata in volto. Fece presente a Lucy la cosa, la quale si alzò e si fece largo tra la gente per raggiungere la ragazza.
  - Ehi, piccola, cosa c'è? - le chiese una volta che l'ebbe raggiunta.
  - Mamma... Niente, sto bene - disse solo, abbassando lo sguardo.
  - Sei sicura? È per Timothy? Ti ha fatto qualcosa? - domandò leggermente intimorita.
  - No! No, solo che... Pensavo fosse... diverso. Non è come pensavo -
  - Oh, a volte capita do prendere fischi per fiaschi, tesoro. Sei ancora una bambina, un giorno troverai la persona giusta. Questo è stato solo un abbaglio - le disse, accarazzandole i capelli.
  - Hai ragione, mamma -
  - Dai, vieni su a sederti, la partita sta per iniziare - concluse, conducendola ai loro posti -E poi, non so perché, ma credo che tuo padre prenderà bene la cosa... - aggiunse sottovoce con un sorriso.
 La partita proseguì tra momenti di vittoria e sconfitta, suspense e gioia.
Gli ultimi dieci minuti, quelli decisivo, in cui gli allenatori si erano già fatti un'idea delle due squadre, furono i peggiori. 
Fu in quel momento, quando Thomas saltò e segnò il punto della vittoria, che tutti sugli spalti si alzarono contemporaneamente, sollevando le braccia e urlando dalla felicità.
Quando i 40 minuti finirono, Thomas rimase immobile, ancora incapace di rendersi conto di aver vinto. I suoi amici gli corsero incontro abbracciandolo, e fu solo allora che fece anche lui i salti di gioia.
I suoi genitori si precipitarono in campo per abbracciarlo. Bill lo strinse forte e gli disse di essere fiero di lui, mentre Lucy si mise a piangere e lo riempì di baci come se avesse avuto ancora 4 anni. Sophia lo abbracciò e lui si chinò per baciarle i capelli. Poco dopo lo raggiunsero anche gli altri. 
Ad un tratto sentì una mano che gli picchiettava sulla spalla, così si girò, trovandosi davanti, con sua immensa sorpresa, Barbara.
  - Ciao, Tommy - lo salutò la ragazza, estremamente in imbarazzo. Era proprio la sua timidezza che aveva rubato il cuore del ragazzo, e non poté fare a meno di sentirsi sciogliere nel vederla davanti a sé.
  - Ciao, Barbara -  
Intanto tutti avevano deciso di allontanarsi per lasciarli un po' da soli.
  - È stata proprio una bella partita, complimenti. Sono convinta che adesso verrete scelti dagli allenatori della nazionale - gli disse sorridendo.
  - Lo spero... Perché sei venuta qui? -
  - Perché volevo vederti -
  - Ma non sei stata tu a dire che era meglio finirla -
  - E-Era quello che volevi tu - balbettò, vedendo che il ragazzo cominciava ad agitarsi.
  - Quello che volevo io?! Io ho sempre voluto stare con te! Non ho mai voluto che tu mi lasciassi! - disse Thomas arrabbiato, non riuscendo a capire a pieno la situazione.
  - Tu mi avevi detto che sarebbe stato meglio concertrarti di più sullo sport. So quanto ci tieni, così ho pensato che senza di me saresti stato meglio... E ora, beh, eccoti qua - disse malinconica indicandolo con la mano.
  - Come posso stare meglio senza di te? Io ti amo, Barbara, e l'ho sempre fatto, anche  quando non te ne ho dato l'impressione. E mi dispiace - concluse con un sorriso, avvicinandosi alla ragazza e dandole un lungo e tenero bacio.
 Mentre questo accadeva, e Sophia stava raccontando qualcosa ai nonni, Lucy prese per mano Bill e lo condusse fuori nel cortile del palazzetto dello sport, lontano dal chiasso e dalla folla.
  - Ehi amore, cosa c'è? Ti sentivi male là dentro? - chiese premuroso, sedendosi su una panchina.
  - No, non è questo - sussurò dolcemente la mora, spostando una ciocca bionda dal viso di Bill - È solo che... Sono felice. È bello ciò che abbiamo creato insieme, non credi? -
  - Certo, è meraviglioso - disse lui stringendola forte a sè. Lucy si accoccolò al petto del marito, lasciandosi cullare dal suo respiro e dal suo profumo.
  - Tu mi hai cambiato la vita, Bill. Non so cosa sarei senza di te adesso, e non so cosa sarebbe Thomas. Sicuramente non sarei me stessa, perché solo se ci sei tu riesco ad essere tutto quello che sono. Ne abbiamo passate così tante di avventure! Ricordo come se fosse ieri il nostro primo appuntamento, il nostro primo bacio, la nostra prima volta... Sono successi così tanti momenti difficili tra noi, e ognuno di essi è servito solo a farmi capire ancora di più quanto ti ammassi. Perciò, amore mio, grazie dell'avventura. Ne dobbiamo vivere ancora molte altre insieme. Ti amo - 
 
 
 
 
 
                                                         THE END (?)
 
 
 
OK, non devo piangere. Mi trattengo.
Bene, ehm, eccoci qua, questo momento è arrivato... 
Prima dei ringraziamenti vorrei precisare una cosa. Immagino che molti si siano chiesti il perchè del punto interrogativo accanto a "THE END", ebbene il motivo è semplice: si può mettere la parola fine a un'avventura che, in fondo, è appena iniziata? Come dice Lucy alla fine, ne hanno di cose da fare insieme! :D devono vedere i loro figli crescere, diventare nonni eccetera. Non mi sembra corretto chiamarla fine u.u
Beh, cara Debby, ti è piaciuta la storia? :-) spero di averla resa come tu avresti desiderato e spero che il finale ti soddisfi! Per quel poco che ci sei stata voglio ringraziarti, perché tu mi davi una voglia di scrivere e un'allegria nelle tue recensioni che mi dava la forza di andare avanti ;') grazie piccola stella.
Grazie a Heilig_, la ragazza con cui, stranamente ho un rapporto d'oro (perchè, stranamente, anche senza esserci mai viste siamo diventate unitissime <3).
Grazie a memy883, che ha recensito puntualmente ogni capitolo dandomi ottimi suggerimenti per alcuni capitoli (lei sa quali) e mostrando di sapere quasi più lei della storia che io stessa XD grazie!
Un grazie alla mia ANNALISACULLEN che, nonostante per forza di cose non sia riuscita a leggere tutta la storia, ha creduto nelle mie potenzialità :-) 
E infine, ultimo ma non per importanza, un ringraziamento a voi tutti, miei lettori! Grazie per aver seguito, recensito, o solo letto questa storia, grazie per l'importanza che le avete dato, davvero :') Vi chiedo scusa se qualche volta posso avervi deluso in qualche modo, ma non l'ho fatto in cattiva fede. Chiedo scusa per gli errori grammaticali che posso aver fatto, so di essere molto distratta LOL!
Grazie per tutto a tutti, un bacione enorme!
La vostra Valentina, in arte _RockEver_ <3
  
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