Le mie fanfiction sono divise fra Flashfic con scene di sesso tagliate (che ho scritto anni fa) e One Shot con ampie scene intime e dettagliate: questa rientra nella prima categoria.. Spero comunque che vi piaccia ^__^

Entrai nella camera dei signori Wiston che avevano alloggiato nell'albergo per quattro notti: era compito mio verificare che fosse tutto in ordine e, in caso contrario, ripulire. Mi trovavo davanti ad una costosa suit, all'undicesimo piano di uno degli alberghi più lussuosi di Londra. Sulla sinistra appeso alla parete c'era un lungo specchio con rifiniture e bordi in oro e vicino c'era una stanza armadio. A destra invece, illuminata da una lampada di vimini si sollevava una scrivania con quattro gambi in oro. Sopra notai un foglio, con su scritto qualcosa: forse giudizi positivi sulla permanenza diretti al direttore. Accanto, il bagno, in cui predominava il colore dell'oceano e, vicino, una finestra dalla quale si poteva ammirare Londra in tutta la sua maestosità. Infine di fronte a me, un letto. La cosa che non mi aspettai di trovare, era un uomo ammanettato alle sbarre di esso, con le braccia in alto. Lo sconosciuto era seduto e completamente nudo, l'unico "ostacolo" era un cuscino, posizionato proprio davanti alle parti intime. Rimasi come ipnotizzata da quello sguardo, che mi persuadeva ad avvicinarmi, ma rimasi dov'ero. Andava fiero della sua poca, ma virile barba e dei suoi capelli scuri tirati indietro.
"Madame, deve mantenere la calma." Disse, senza tradire nessuna emozione "Si fidi, sono un professionista". Dopo una pausa continuò "Se desiderate potete liberarmi... Ma a vostro rischio e pericolo" e detto ciò si morse il labbro inferiore. Quel sorriso maledettamente bastardo impediva ogni mia resistenza e quegli occhi scuri mi avevano catturata. Cauta mi avvicinai al letto, senza distogliere i miei occhi dai suoi. Su un comodino lì vicino c'erano un mazzo di chiavi, che usai per liberare l'uomo: come liberare un leone dalla sua gabbia. Ancora prima di accorgermene mi ritrovai al suo posto, ammanettata al letto. Per qualche momento mi sentii turbata: se fosse stato un criminale? Magari qualcuno era finalmente riuscito ad acciuffarlo ed io incauta, lo avevo liberato e in quel momento avrebbe potuto benissimo scpappare, visto che l'unica testimone aveva le mani legate, nel vero senso della parola. Lo scrutai con aria di sfida, mentre lui non intendeva disfarsi di quel sorriso da bastardo. Dopo aver gettato via la chiave della mia salvezza, si avvicinò a quattro zampe mentre io stavo seduta. Con le mani mi aprì le gambe, accorciando quindi la distanza che ci divideva. Con la bocca afferrò il fiocco nero della mia divisa e lo tirò lentamente, sciogliendolo. Poi, si disfece delle calze nere, mentre mi baciava con foga, con la sua barba che mi graffiava la pelle. Le mani, desiderose e impazienti arrivarono alla cerniera della mia divisa: la preda non potè più fuggire dalle fauci del predatore.

"La stanza numero 2405 è in ordine signore" confermai al proprietario dell'albergo.
"Ottimo lavoro signorina!" sorrise lui. Feci per allontanarmi, ma mi voltai quasi subito "Ah! Quasi dimenticavo... Hanno lasciato questo" ed estrassi il foglietto trovato nella stanza, ripiegato a quattro, porgendoglielo. Uscii da lavoro, avevo appena finito il mio turno, soddisfatta. Così me ne andai, notando senza imbarazzo, anzi con malizia, di aver dimenticato di riallacciare il nastro nero.