Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Buggyjo    22/07/2013    9 recensioni
Ascoltate sempre, poi potrebbe esser tardi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'THINK. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Io:" Si, una soluzione si trova sempre. " 
Le parole sono come la frutta, la verdura, il pane, il pesce, la carne: si pesano e si valutano.
E le mie parole erano più un autoconvincimento per far si che ciò che mi pesa sul cuore sia leggermente più leggero al pensiero che vi è una soluzione, che vi è un modo per poterlo far dileguare.
Scriviamo, su EFP, di grandi amori, grandi emozioni, grandi dolori e sofferenze, ma nessuno, e dico nessuno si sofferma a leggere tra le righe di chi scrive. 
Leggiamo solamente la storia, l'intreccio, le belle parole, la grandi gesta e i piccoli sentimenti che maturano per accecarci, ma non guardiamo mai dalla prospettiva di chi scrive.
A volte può essere una richiesta disperata di ascolto, di aiuto, di bisogno di essere capiti e apprezzati.
A volte ci si può voler sfogare con una storia di 45 pagine, voi vedete il protagonista famoso nelle vesti di un ragazzo normale in preda agli ormoni, alle situazioni della vita ma non contemplate mai il fatto che in quel personaggio chi scrive ci vede qualcuno al suo fianco, ci immedesima la storia di questo e di se stesso.
Non soppesiamo mai abbastanza le parole di scrive, ce le facciamo scivolare addosso finché non rispecchiano noi stessi.
Non vogliamo mai entrare nei panni di un altro, solamente rimanere a distruggerci nei nostri.
Anche quando recensiamo. 
Non mi è mai capitato credo di scrivere una recensione di una sola frase, o di poche parole solo perché cerco di prendere più dettagli possibili e li scrivo per far capire che io ci ho provato, ho provato ad ascoltare quello che aveva da dire, ho provato a mettermi nei suoi panni e di ascoltarla e magari anche capirla.
E quando capita a me mi sento magnificamente felice, felice che qualcuno abbia almeno provato a capire me, o solo i personaggi della mia storia che mi rispecchiano, perché nessuno scrive storie su personaggi che non rappresentano se stessi.
Ma non è solo nelle storie di EFP, anche nei libri stessi.
Guardate la grande Jane Austen, scriveva di amore, di romanticismo ma lei non lo provò mai. 
Lei non provò mai l'amore che descrive ma voleva sognarlo, e lo trascriveva per far si che qualcuno capisse cosa realmente voleva.
Guardate invece personaggi come Dorian Grey
La paura di invecchiare e di morire. 
Non è del personaggio stesso ma è di chi scrive, la paura di non aver mai abbastanza tempo, la paura di invecchiare troppo velocemente e non bearsi delle situazioni giovani della vita.
Oppure ancora guardate Primo Levi che ha scritto per far conoscere la bestialità dell'essere umano con una descrizione oggettiva dei campi di sterminio della seconda guerra mondiale ma nessuno di noi soppesa le sue parole traendone ciò che lui stesso prova.
Dolore, rimpianto di essere uno dei pochi sopravvissuti. 
E poi ci sei tu che speri che quando scrivi le persone riescano a leggere tra le righe perché hai troppa paura di spiattellarglielo in faccia.
Io non ho paura.
La paura di fotte.
La paura ti annebbia il cervello e ti confonde fregandoti e non dandoti il lascia passare per avere il coraggio.
Non ho paura di dirvi che ho paura di rimanere sola, mi lasciano appena hanno tutto ciò che potevo dargli. 
Ho paura di amare, perché quando ho amato sono solo stata delusa, e nemmeno mi hanno mai veramente amato, hanno amato il mio corpo e quello che poteva offrirgli.
Ma non il mio sorriso, non le mie lacrime, non i miei occhi spenti da sin troppo tempo.
Ho paura di perdere la mia libertà.
Ho paura di non essere mai abbastanza per il mondo e per me stessa.
Ho paura di morire.
Ho paura di morire soffrendo.
Ho paura di non riuscirmi mai più a rialzare.
Ho paura di perdere i denti. 
Ho paura di perdere la vista e di peggiorare il mio udito.
Ho paura di non saper fare nemmeno quello che sapevo di saper fare.
Ho paura di perdere mio fratello troppo presto.
Ho paura di non riuscire ad aiutare chi sta male, chi soffre, e chi ha paura.
Ho paura di non riuscire ad aiutarmi.
Ho paura di perdere la mia migliore amica.
Ho paura di perdere la mia metà.
Ho paura di perdere e basta contro la vita.
Come se fosse una partita a Poker, anche se io a poker vinco sempre. 
Ho paura che voi non leggiate tra le mie righe solo per aver paura di annegarci, di non poter far nulla.
Oppure perché non volete davvero ascoltare ciò che ho da dire. 
Eppure eccomi a svegliarmi tutte le mattine, nel mio letto, da sola, con la luce che entra dalle finestra ad affogare le mie paure e ad andare avanti.
A continuare a camminare, anche se devo arrancare.
A sentire i miei 19 anni così pesante e poco spensierati.
A sentire quello che doveva essere la più bella vita sfuggirmi dalle mani.
A volte pensi di aver fatto la cosa più giusta e invece poi ti ritrovi a fare i conti con qualcosa che sembra completamente fuori dalla tua portata.
Troppo grande per le tue piccole mani e troppo grande per la tua mente stanca per trovare la soluzione a un qualcosa che forse.. Soluzione non ha.
Eppure sempre li a dirti 'Si, una soluzione si trova sempre.' 
Le parole a volte pesano più di quanto si pensi. 
Che sia un ti voglio bene, un ti amo, un ti odio, un non mi frega un cazzo di te e della tua stupidissima vita, di ciò che pensi e fai, che sia un semplicissimo 'come stai?'
Perché dietro un come stai può esserci un 'ti prego chiedimi come sto, accorgiti che non ce la faccio più da solo. Ti prego salvami. Ascoltami.'.
Perché dietro a una risposta 'sto bene' può esserci 'ti prego accorgiti che non va niente bene, accorgiti che sto sprofondando in un burrone da dove nemmeno una corda lunga una eternità può tirarmi fuori'.
x:" Come stai? " 
Oh in questo preciso istante alle ore 10:37 del 22 luglio 2013 sto una merda. 
Si decisamente uno schifo, ho male ai piedi, ho i calli perché ieri sera ho lavorato fino all'una del mattino in piedi avanti e indietro per il locale, perché poi sono dovuta andare a cercare il mio amico perso nei meandri del quartiere dove vivo e stava senza macchina, perché il cameriere che lavora con me non fa un cazzo, perché quando sono arrivata a casa era deserta, buia e mi sentivo sola, tremendamente sola, ma ho abbracciato il cuscino e mi sono detta 'lui ti ama', il cuscino ovviamente.
Va una merda perché non riesco a far felice le persone che amo e loro cominciano a sfuggirmi via, velocemente, senza che io abbia il tempo di mettere il cervello al massimo della sua potenza per trovare un modo soddisfacente per non perderle e farle soffrire ulteriormente.
Va una merda perché non riesco a fare un regalo a mio fratello nonostante io lavori, perché non riesco a consolarlo per papà, per la vita che fa, per la mia mamma che si ammazza di lavoro.
Va una merda perché non riesco nemmeno a mangiare come vorrei, come facevo, ho sempre lo stomaco chiuso che grida 'ti prego sfamami'.
Va una merda perché chi credevo amico se n'è andato, senza magari nemmeno avvisarmi.
Va una merda perché non posso dimostrare a qualcuno chi sono.
Va una merda perché vorrei riavere l'infanzia che avrei voluto ma che non posso avere.
Va una merda perché non riesco a salvare chi vorrebbe esser salvato.
Va una merda perché non ho una tuta blu con il mantello rosso e una S gigante sul petto per salvare tutte voi dal vostro baratro nero e profondo più del mio.
Eppure cazzo sto qui e sopravvivo e non perché sono forte come si pensa ma perché ho paura di cadere più a fondo.
Io:" Sto bene grazie. " 
Ma non glielo dici tutto quello che hai dentro semplicemente perché sai che lui stesso ha dei problemi.
Io:" Tu invece? " 
E li sai che forse, lo stai aiutando, prendendoti il suo peso e facendolo tuo. 
E pensiamo sempre e comunque di non aver mai fatto abbastanza, pensiamo sempre che forse avremmo potuto fare di più, potevamo metterci un pò più di impegno nel capire le parole di un altro.
Ma è anche vero che la cosa più difficile per l'uomo è proprio comunicare, nonostante noi siamo dotati di parola, di un linguaggio molto comprensibile, di più lingue e di una ragione.
A volte quello che noi voliamo ci acceca e non ci fa comprendere ciò che un altro vuole.
x:" Perché canti? " 
Perché mi rende libera, felice, perché qualcuno si bea della mia voce, che si sente confortata dalle mie parole, che mi ami per quello che faccio, oltre che per quello che magari sono, mi fa sentire avvolta e protetta.
Eppure lo sai.
Lo sai che quella domanda non è per saperlo realmente ma è perché è una domanda che magari deve fare, solo per sostenere un discorso per non rimanere isolato e annoiato dalla situazione, magari alla fermata del bus.
E lo capisci dagli occhi.
Da come ti guarda, da com'è il suo sguardo mentre ti parla e mentre tu cerchi una risposta.
Canto perché mi fa sentire in grado di poter fare qualsiasi cosa.
Ma sai che a lui non importa.
Io:" Mi piace " 
E lui li capirà che non vuole intraprendere un discorso e a mente ti dirà 'bastarda non vuoi parlare con me' e invece tu non vuoi aprirti con una persona non realmente interessata e che ti darà solo della patetica perché non soppeserebbe le tue parole.
Perché ti rende libera? Perché sono come chiusa in una gabbia da cui non riesco ad uscire.
Perché felice? Perché qualcuno sarà felice grazie a me e perché a quel punto mi sentirei maledettamente libera.
Perché ti fa sentire avvolta e protetta? Perché a quel punto mi comprendo io stessa attraverso me.
Ma tu non glielo dirai, perché lui non lo capirà e non te lo chiederà affatto. 
 
x:" Hai trovato la soluzione allora principessa? " 
Mi guarda con gli occhi castani che mi scrutano realmente curiosi e vogliosi di sapere.
Sorrido a me stessa.
Sorridi e vai avanti no? 
Io:" SI. " 
La soluzione c'è sempre.
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Buggyjo