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Autore: Edenya404    22/07/2013    5 recensioni
C’era stato un tempo in cui Jared era stato la sua luce e il suo tutto, l’essenza stessa di quella sua vita sgangherata e irresponsabile. Lo aveva salvato da se stesso, dalla droga e dalla consapevolezza di non essere capace di amare. Tuttavia quella pallida e perfetta utopia in cui si erano immersi durante le riprese aveva cominciato a svanire la sera della premiére e Colin si era accorto, in un istante che lo aveva ucciso, che la luce di Jared si era inevitabilmente spenta.
Sono la vecchia Mione14^^
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due anni sono passati da quando ho pubblicato la mia ultima ff su Colin e Jared ("I promise you"); al tempo ero ancora Mione14, adesso sono Edenya. Tante cose sono cambiate in questi due anni ma loro due sono sempre rimasti in fondo al mio cuore, perché è da loro che tutto è cominciato ed è a loro che tutto sempre porterà. Ci voleva Jared e la sua amara rassegnazione che fuoriesce da questo ultimo cd, ci volevano "Up in the air", "Do or die", "End of all days" per ricordarmelo.

Questo è il Jared che io ho visto nei testi delle sue ultime canzoni, in cui gli anni  hanno portato ad una pacata e dolorosa accettazione di un amore che, se c'è stato, non è destinato a tornare.

Enjoy!

Con affetto, Edenya

Take no more

 

-

 

Sa di sangue e sale quel respiro che gli sfugge dalla bocca, arrotolandosi stanco sulla patina di rughe che gli incorniciano gli occhi. Come se una sfilza di pugni avesse mescolato i due umori sul suo viso, come se non ce ne fosse più e quello fosse l’ultimo residuo d’un dolore sbriciolato e morto.
Il mento alto e l’orgoglio in punta di naso a testimonianza della forza che ancora si cela, dopo dieci anni di menzogne, tra le costole e sotto la pelle marchiata di simboli. Orgoglio perché,  mentre il tempio di un amore masochisticamente mistificato  si disfa al suolo sporcandogli di polvere i capelli, lui è riuscito a rialzarsi ancora una volta, camminando sulle macerie brillanti che lo invitano, come sempre, a rimetterle insieme. Ma oggi non è il giorno per i nuovi tentativi e Jared lo sa, lo ha giurato a un cd con la rassegnazione a imburrargli le corde vocali.

-  Non sono qui per quello che pensi.

Lo sguardo fugge ai granelli di pulviscolo che ondeggiano su uno squarcio di luce.

-  Neanche io.

Risponde e a Jared viene quasi da crederci, ma poi ricorda che Colin non ha mai perso un attimo del loro tempo senza un qualche contatto e indietreggia, mettendo tra i loro corpi un muro d’aria così spesso e palese che l’altro si sente stringere alla gola. Perché dopo due anni di silenzio ancora desidera il suo corpo come la prima volta, eppure c’è troppo marcio in quella ferita che non hanno mai voluto richiudere.
Colin osserva le ossa sporgenti disegnare una mappa di rabbia e rassegnazione sotto la maglia sottile e si chiede quando hanno iniziato a farsi del male, quando hanno permesso che il retrogusto dell’insoddisfazione si sostituisse all’odore pungente delle loro pelli.

-  Ho ascoltato il tuo nuovo cd, presumo sia superfluo farti i complimenti.

Jared si accosta alla finestra, poggiando il fianco a una vecchia libreria, e lo osserva lasciarsi cadere sul divano con quella pesantezza così maledettamente sua da scaldargli il petto.

 

-  Dieci mesi.

La voce di Colin si spezza non appena Jared si posiziona sulle sue cosce, guidando il suo membro dentro di sé e  inarcando contemporaneamente la schiena per liberare quanta più aria possibile. Lo avverte respirare affannosamente e piega le ginocchia afferrandogli i fianchi alla ricerca di una sincronizzazione dei movimenti che la passione del momento rende pressoché impossibile.

-  Dieci. Fottutissimi. Mesi.

Ogni parola una spinta e un soffio umido sul collo bianco  scoperto di fronte ai suoi occhi in una piega tanto innaturale quanto meravigliosa.

- Sono stato… molto impegnato.

Jared libera un gemito in risposta a un morso più deciso all’altezza della giugulare e il pugno di Colin che si chiude sul suo desiderio è l’ultima cosa che avverte prima di gettarsi su quella bocca che ha sognato ogni notte e che adesso sembra l’effimera soddisfazione di un bicchier d’acqua dopo giorni di sete.

 

- Due anni.

Il sibilo è tanto basso che si chiede se non gli sia uscito direttamente dai polmoni, perforando la pleura con minuzia chirurgica e liberando in un soffio tutte le lacrime mai piante che gli gorgogliano tra le coste.

- Due anni di silenzio e adesso questa telefonata. Presumo sia superfluo ricordarti che non mi bevo la storia dei complimenti.

Colin si sfrega gli occhi, soffocando un sospiro. È sempre stato tremendamente difficile parlare con Jared, soprattutto quando si nasconde dietro una trincea di sospetti; ricorda ancora le mille e più discussioni che avevano costellato l’anno successivo alla fine delle riprese di “Alexander”, prima che entrambi decidessero che per le loro carriere sarebbe stato meglio porre la parola “fine” a quella storia che sembrava avere solo il dolore come epilogo possibile.

 

- Tu hai deciso da solo, a me non hai chiesto niente. Non si tratta solo della tua vita, Colin.
- Io non sono capace di vivere una bugia come fai tu. Ci ho provato, per te, non addossarmi tutte le responsabilità di questo fallimento.

 

C’era stato un tempo in cui Jared era stato la sua luce e il suo tutto, l’essenza stessa di quella sua vita sgangherata e irresponsabile. Lo aveva salvato da se stesso, dalla droga e dalla consapevolezza di non essere capace di amare. Tuttavia quella pallida e perfetta utopia in cui si erano immersi durante le riprese aveva cominciato a svanire la sera della premiére e Colin si era accorto, in un istante che lo aveva ucciso, che la luce di Jared si era inevitabilmente spenta.

 

- Hai fatto un sacco di foto con Angelina, stasera.

La mano di Colin si era fermata sulla sua schiena nuda, interrompendo quel lascivo sfiorare di pelli, il pollice che accarezzava la settima vertebra con movimenti circolari. Lo aveva trovato così, quando era entrato furtivamente nella sua stanza, con solo i pantaloni addosso e i palmi delle mani poggiati al davanzale; lo sguardo immerso nel caotico viavai notturno della città. Lo aveva trovato così e aveva pensato che fosse bellissimo. Come la prima volta che una scena li aveva portati abbastanza vicini da distinguere la fine del vortice ipnotizzante dei suoi occhi; quella volta in cui la prima crepa aveva scalfito la sua convinta eterosessualità.

- Che c’è Jared? Non sarai mica geloso?

Ma il sorriso sornione si era spento sul lobo del suo orecchio quando l’americano, divincolandosi con un “ho sonno”, lo aveva mollato in mezzo alla stanza ad oscillare tra un’erezione e la spiacevole sensazione di cambiamento.

 

Il resto era stata solo una lenta scivolata verso una routine di gelosia, possesso, insicurezza e sensi di colpa. Si erano infilati in una spirale da cui uscire sarebbe stato tanto semplice quando crogiolarsi nell’autocommiserazione. Colin sa che se avessero scelto di avere coraggio adesso non si troverebbero a fingere di non avere delle ferite profonde a marcire ogni respiro, tuttavia dare la colpa a Jared per la sua soffocante gelosia era parsa la scelta più giusta al tempo e ignorare la sofferenza che la sua mancanza di certezze provocava nell’altro, invece, semplicemente quella più vigliacca.
Il sesso occasionale aveva poi sfilacciato i brandelli di quella relazione per gli anni a venire, ricordandogli ogni volta quanto fossero patetici a fingere di farsi bastare qualche grido soffocato tra i cuscini di un hotel, nascondendosi invece la palese realtà di un amore viscerale e maledettamente indistruttibile. Non si era neppure stupito quando due anni prima, dopo un orgasmo che aveva strappato via ogni forza, Jared lo aveva stretto tra le braccia e gli aveva pianto tra i capelli.

 

- Io non la sopporto più questa vita di insicurezze, Colin. Ho bisogno di un obiettivo per cui lottare.

Il silenzio che era seguito lo avrebbero ricordato per tutta la vita.

 

- Avevo bisogno di vederti – una mano si solleva a zittire la replica che ha già visto affiorare sulle labbra dell’americano – e non per ciò che pensi. Non sono così bastardo, lo dovresti sapere.

Jared abbassa le palpebre impercettibilmente sotto al peso amaro di un sorriso che non vuole far nascere e lo lascia continuare perché sa che non ha finito. Perché la sua voce massaggia le cicatrici con la delicatezza d’un infermiere inesperto e la ruvidità di un amante crudele.

- Sono io?

Ma la domanda inaspettata lo costringe a sollevare di nuovo il volto verso di lui. Colin si è raddrizzato contro la spalliera e si sta torcendo le mani in grembo, sul volto un’espressione che un tempo lo avrebbe costretto a capitolare di fronte a ogni sua richiesta ma che adesso risveglia solo un lieve senso di dolorosa nausea alla base dello stomaco.

- Che cosa?
- Nella tua canzone, sono io?

You were the love of my life.

La domanda che ha assillato le sue notti da quando ha sentito per la prima volta il cd esce dalle sue labbra con una delicatezza tale che, se gli occhi sgranati di Jared non lo smentissero, crederebbe di non aver neppure parlato.

- Che importanza ha?

La maschera di freddezza che l’altro ha appena indossato è talmente palese che è praticamente inutile da mantenere; ma Colin sa che Jared ne ha bisogno perché sta camminando in mezzo al suo incubo più grande ed è stato lui a gettarcelo senza alcuna pietà. Gli deve almeno il beneficio della finzione.
Si alza dal divano e gli si avvicina.

- Per me ne ha. Devo sapere se ti ho ferito fino a tal punto. Devo sapere se posso rimediare.

Jared sente una morsa schiacciargli il petto e il peso degli anni farsi immensamente rovente in fondo ai polmoni, tutti gli sforzi di lasciarsi quel sentimento alle spalle implodono simultaneamente portando al collasso i suoi alveoli, uno dopo l’altro. 
Sa di sangue e sale quel respiro che gli sfugge dalla bocca, mentre si sforza di guardare Colin per l’ultima volta. Come se una sfilza di pugni avesse mescolato i due umori sul suo viso, come se non ce ne fosse più e quello fosse l’ultimo residuo d’un dolore sbriciolato e morto.  Un sibilo che a malapena sillaba una risposta ma che riesce comunque a dissanguare il silenzio.

- No.

E mentre gli volta le spalle Jared li sente aprirsi, quei pugni, e scendere inesorabili a stringergli la gola. Sangue e sale giù nei polmoni.

I’ll wrap my hands around your neck so tight with…

... love?

Come al solito, i pareri sono sempre graditissimi.

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