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Autore: germangirl    22/07/2013    11 recensioni
Rick e Kate a Washington.
Un incontro inaspettato.
Una domanda impertinente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Non sta più nella pelle. L’aereo è atterrato da nemmeno trenta secondi e lui si è già slacciato la cintura di sicurezza, nonostante il segnale sia ancora acceso e il velivolo stia ancora rullando sulla pista del Washington Dulles. Oggi finalmente la incontrerà dopo tanto tempo. Stasera riuscirà a tenerla di nuovo fra le sue braccia. Dio, quando le è mancata!

Aspettando che gli altri passeggeri finiscano di raccogliere i propri effetti personali dalle cappelliere e si incamminino verso l’uscita e imprecando fra sé per la loro inspiegabile lentezza (ma nessuno di loro ha un posto dove andare? Nessuno che li aspetti e verso cui affrettarsi?), si mette a pensare a quanto la sua vita sia cambiata nelle ultime settimane.

Adesso è un uomo fidanzato, sissignore. D’accordo, si è già sposato due volte, quindi in teoria non è una condizione nuova per lui. Ma questa volta è speciale. Third time is a charm, gli ha detto proprio lei in occasione del matrimonio di Kevin e Jenny. E infatti lo è. Richard Alexander Rodgers non è fidanzato con una qualunque, bensì con lei, la sua musa, la sua ragione di vita. Kate. E’ entrata prepotentemente nella sua vita qualche anno fa e gliela ha rivoluzionata. Lo ha trasformato in un uomo diverso, migliore. Oh, all’inizio si è dovuto scontrare con un muro solido e invalicabile, ma piano piano, mattone dopo mattone, quel muro è crollato e la loro profonda amicizia, dietro la quale si sono nascosti per anni, è finalmente sbocciata in una storia d’amore.

Le ha chiesto di sposarlo alle altalene, in un luogo che per loro ha sempre significato un nuovo inizio.

Proprio alle altalene hanno fatto pace dopo che Kate era sparita per mesi in seguito al suo ferimento al funerale di Montgomery.

Proprio alle altalene Kate ha deciso di dare una svolta alla loro relazione, glielo ha confessato fra un round e l’altro durante la loro prima notte insieme.

E proprio alle altalene ha accolto con gioia la prospettiva di diventare sua moglie.

Certo, le cose per loro non saranno semplici, ma quando mai lo sono state? Giusto poco prima della proposta di matrimonio Kate ha ricevuto un’offerta di lavoro dall’FBI e l’ha accettata. Del resto, i Signori del Governo non potevano certo farsi scappare una persona con le sue straordinarie capacità investigative ed empatiche. E Rick è orgoglioso di lei. Quindi, si è trasferita a Washington. Ci sono andati insieme, hanno scelto insieme un appartamento e hanno deciso che Castle farà avanti e indietro da New York, per quanto i suoi impegni con la casa editrice glielo permettano. E anche Kate cercherà di ritagliarsi qualche fine settimana durante il quale tornare nella Grande Mela e incontrare suo padre e i suoi amici del Dodicesimo, che per tanti anni sono stati la sua famiglia elettiva e a cui non ha nessuna intenzione di rinunciare. Per ora faranno i pendolari e appena le cose si calmeranno, penseranno a organizzare il loro matrimonio.

Tutto questo in teoria.

In realtà, sono quasi tre settimane che non si vedono. Dapprima Castle è stato occupato con Alexis, che stava per partire per un lungo viaggio in Costarica. Entrambi avevano bisogno di un po’ di tempo padre-figlia, dedicato solo ed esclusivamente a loro due. Kate è stata felice di lasciare che Rick facesse il papà, del resto lo straordinario rapporto che ha con la sua pumpkin è una delle cose che l’hanno fatta innamorare di lui. Poi Kate è stata coinvolta in un addestramento piuttosto faticoso che l’ha tenuta occupata per diversi giorni. Infine c’è stato un impegno con la casa editrice cui Castle non ha proprio potuto dire di no, pena l’ira funesta al quadrato di Gina e Paula, due tornado ai quali difficilmente sarebbe sopravvissuto.

Ma adesso niente lo potrà separare da lei. Le ha detto che sarebbe arrivato con il volo del primo pomeriggio e l’avrebbe aspettata a casa, ma poi gli è venuto in mente di andarla a prendere al lavoro. Pensa che sia una trovata davvero romantica. Certo, sa che tutte le sue amicizie potenti di New York non hanno giurisdizione a DC e non gli possono aprire alcuna porta, ma niente gli vieta di farsi trovare fuori dall’edificio al 601 4th Street NW, magari con un mazzo di fiori. No, un momento, è pur sempre uno scrittore famoso, meglio passare un po’ più inosservato, mantenere un profilo un po’ più basso, tanto più che Kate non è ancora a suo agio con il suo lato pubblico. I fiori glieli regalerà in un’altra occasione.

Si è fatto accompagnare dal taxi proprio davanti all’edificio dell’FBI, ha pagato la corsa e ora se ne sta lì, in piedi sul marciapiede, incerto sul da farsi. Un’occhiata all’orologio gli fa capire che deve aspettare ancora un po’ prima che Kate possa uscire. Si guarda intorno e scorge un bar non lontano. Bene, si rifugerà lì in attesa della sua fidanzata. Al solo pensiero di poter definire così Kate, un sorriso si apre spontaneamente sul suo volto.

In quel momento, all’interno dell’edificio, l’agente Beckett è impegnata a compilare un rapporto relativo al caso che ha concluso poche ore prima. Non lo sta facendo con carta e penna come sarebbe successo al Dodicesimo. Qui è all’FBI e ha a disposizione una serie infinita di aggeggi elettronici che farebbero la gioia di Rick. Del suo fidanzato. Al solo pensiero di poterlo definire in quel modo, un sorriso si apre spontaneamente sul suo volto e lo sguardo le vola al suo anulare sinistro. Quando lavora non porta l’anello che lui le ha regalato ma, nel suo cuore, quel bellissimo solitario è sempre lì, a brillare al suo dito e a ricordarle quanto sia fortunata ad essere amata da un uomo del genere.

Una voce di donna interrompe le sue fantasie romantiche: “Agente Beckett, vedo che ha accettato di essere dei nostri.”

Riconosce immediatamente la voce e ne ha conferma sollevando lo sguardo: “Agente Shaw, che piacere rivederla!”

Le donne si stringono cordialmente la mano. Da quell’episodio con Scott Dunn, avvenuto diversi anni prima, le due hanno sviluppato una forte stima reciproca, riconoscendo l’una nell’altra grandi capacità professionali.

“Allora, Kate, che ne dici di darci del tu adesso che siamo colleghe?” propone Jordan.

“Ben volentieri!” replica Kate, felice di avere una scusa per sollevare il naso da quel rapporto.

“Come ti trovi? Ho sentito che sei entrata subito nel vivo di un’operazione e che ti sei fatta valere.” L’agente Shaw va dritta al punto come sempre.

“Beh, sì, diciamo che ero al posto giusto al momento giusto… Sono stata fortunata.”

“Non esiste la fortuna in questi casi, Kate. Sei stata brava e ti meriti di festeggiare. Anzi, perché non scendiamo a prenderci un caffè al bar qui di sotto?” Le suggerisce Jordan.

Beckett getta una veloce occhiata all’orologio di suo padre dal quale non si separa mai. A quest’ora Castle la sta probabilmente già aspettando nel loro appartamento e Dio solo sa quanto preferirebbe fiondarsi da lui piuttosto che prendere un caffè con una collega. Ma si rende conto che, politicamente, non può sottrarsi all’invito dell’agente Shaw di scendere al bar, tanto più che non saprebbe come giustificare un rifiuto. Non potrebbe certo dirle “Scusa Jordan, ma il mio fidanzato mi aspetta a casa, non ci vediamo da tre settimane, e al momento l’unico mio pensiero è se strapazzarlo direttamente sul tavolo di cucina o se arrivare fino in camera da letto.” No, decisamente non sarebbe un bel modo per riallacciare i rapporti con l’agente speciale Shaw.

“Mi sembra un’ottima idea, un buon caffè è proprio quello che mi ci vuole.” Sono invece le parole che escono dalla bocca di Kate.

Le due donne si avviano verso l’ascensore, continuando a chiacchierare dell’operazione appena conclusa con successo da Beckett.

Nel frattempo, Rick se ne sta seduto a un tavolo del bar. Si è messo a lavorare con il suo portatile e si sente molto JK Rowling. Ha promesso – giurin giurello – alle due arpie, pardon, a Gina e a Paula di continuare a scrivere anche durante la sua temporanea trasferta a Washington e così ha deciso di approfittare dell’attesa per rileggere la bozza dell’ultimo capitolo e apporre qualche correzione qua e là. Completamente concentrato su quello che sta facendo, non presta attenzione all’apertura della porta del bar né tantomeno all’ingresso delle due donne.

Kate invece lo vede subito. Le parole le muoiono in gola e sbatte gli occhi un paio di volte, pensando di avere le visioni. Accidenti, quell’uomo le manca così tanto che il suo subconscio ne proietta l’immagine ovunque. No, un momento, è davvero lui!

All’agente Shaw, da ottima osservatrice quale è, non sfugge l’improvviso silenzio di Beckett e i movimenti dei suoi occhi. Ne segue lo sguardo e individua il responsabile di quella reazione. “Signor Castle?”

Rick a sua volta solleva gli occhi e se le trova davanti. Si alza e va loro incontro.

“Agente Shaw?! Kate?! Cosa… come… perché…” Addio, la sua carriera di scrittore può dirsi conclusa se non è nemmeno in grado di articolare una domanda. Ma la felicità di ritrovarsi davanti alla sua Kate gli ha mandato completamente in corto circuito il sistema cerebrale. Kate non è certo messa meglio: una parte di sé vorrebbe sbaciucchiarsi Rick stendendolo direttamente sul tavolino del bar, mentre il suo raziocinio le dice di tenere a bada i bollenti spiriti, ricordandole che

1)    non sono da soli

2)    non sono nell’intimità della propria casa

3)    il bar è pieno di agenti dell’FBI.

Visto il totale imbambolamento degli altri due, Jordan prende in mano la situazione e chiede – alquanto retoricamente:

“Signor Castle, cosa la porta a Washington?”

“Sono venuto a trovare la mia fida…ta musa” – uno sguardo inceneritore di Beckett lo ferma giusto in tempo. “Sa, sto scrivendo un nuovo libro su Nikki Heat, questa volta il titolo sarà Federal Heat e si svolgerà nell’ambiente dell’FBI.” Pfffffiiiiiiiiiiuuuuuuuuu salvato in extremis.

Il viso di Kate è diventato una specie di cartina di tornasole, variando dal bianco pallido al rosso porpora acceso. Soffre all’idea di avere Rick tanto vicino e di non poterlo sfiorare, abbracciare né tantomeno baciare. Il suo sguardo vaga dai suoi bellissimi occhi azzurri alle sue labbra, che tanto le sono mancate in quelle settimane di lontananza.

All’agente Shaw la situazione diventa ancora più chiara. So how long have you two been sleeping together? Meno di quattro anni, deduco… l’ultima volta che ci siamo visti avevate negato e penso che allora potesse anche essere vero. Ma adesso?”

“Ecco… no… vede…” comincia Castle.

“Beh… noi… insomma…Jordan…” interviene Beckett.

L’agente Shaw solleva la mano sinistra per fermare il loro balbettare. “I’ve been profiling people for a long time. I’m hardly ever wrong. Posso aver sbagliato qualche anno fa, ma come vedete era solo una questione di tempo. Allora?”

“Da un anno” rispondono all’unisono, guardandosi e scoppiando a ridere. La loro proverbiale sintonia è ancora lì, intatta, nonostante non lavorino più fianco a fianco tutti i giorni, nonostante non si siano visti per quasi tre settimane.

“Jordan” riprende Beckett, che, riservata come è, si sente sempre a disagio quando qualcuno fa qualche riferimento alla sua vita personale. “Potresti tenere questa informazione solo per te? Sai, sono appena arrivata e non mi va di essere etichettata come l’ultima conquista dello scrittore famoso o di finire su qualche rivista di gossip…”

“Certo, Kate, nessun problema. Piuttosto, devo rientrare in ufficio per verificare alcuni documenti. Signor Castle, è stato un piacere rivederla.”

“Grazie, agente Shaw, anche io sono stato felice di incontrarla di nuovo.” Si congeda Rick, stringendole affettuosamente la mano.

“Jordan, aspetta, rientro con te.” Dice Beckett, poi, rivolgendosi a Rick con uno sguardo che è tutto un programma, gli sussurra: “Aspettami a casa, arrivo il prima possibile!”

Le due donne ritornano nel grande edificio e, appena entrate in ascensore, Jordan esclama: “Beh, era ora. Era così palese già quattro anni fa, ce ne avete messo di tempo!”

“Già, beh, vedi, la situazione è ancora…”

“No, Kate, ti prego. Non usare di nuovo quell’aggettivo. Non ripetere che è complicato. Se sono riuscita io a gestire un marito e una figlia, sono sicura che anche tu sarai in grado di farlo. Basta volerlo. Sei una donna in gamba, Kate. Ed è chiaro che tu e Castle vi amate molto. Santo cielo, era chiaro già quando ci siamo incontrati a New York, ricordi? A quel tempo probabilmente non eri pronta ad accettare quanto in effetti Castle tenesse a te, ho ragione?”

“Sei proprio brava, sai?” riconosce Kate con un sorriso.

Un paio d’ore dopo, Rick sta preparando la cena nel loro appartamento. Si è fatto una doccia e ha disfatto la valigia, sistemando le sue cose nell’armadio accanto a quelle di Kate. Ha messo su un CD di musica jazz ed è intento a tagliuzzare la verdura che ha trovato nel frigorifero della sua fidanzata. Finalmente è riuscito a farla passare dallo stadio cavernicolo del take-away a quello più evoluto della frutta e verdura fresche. Appena sente il rumore della chiave infilata nella serratura, si lava le mani e si prepara ad accogliere degnamente Beckett.

Non fa in tempo ad entrare in casa che Rick la prende fra le braccia e la bacia con un trasporto emotivo quasi violento. Si staccano solo per la mancanza di ossigeno e Kate riesce a dire: “Tesoro, non sai quanto avrei voluto baciarti così quando ci siamo visti oggi pomeriggio! Solo il cielo sa come sia riuscita a trattenermi. Mi sei mancato da morire…”

“Shh, non parlare. Non ho voglia di chiacchiere adesso…” La interrompe Rick, con un tono di voce carico di desiderio.

“Ah no? What do you want?” Gli sussurra Beckett, ben sapendo di porgli una domanda retorica visto l’effetto che la sua vicinanza ha provocato nel corpo di lui.

You.”

 

Nota dell’autrice.

Dopo aver rivisto la puntata con l’agente Shaw ho pensato che sarebbe stato bello farli rincontrare tutti e tre a Washington, così è nata questa FF. La pubblico con il mio account ma è stata praticamente scritta a quattro mani con Monica, il cui supporto mi è ormai irrinunciabile e a cui va tutta la mia gratitudine.

Grazie per aver letto la storia e per avermi regalato un po’ del vostro tempo arrivando fino qui.

Baci,

Germangirl

  
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