Libri > Hyperversum
Segui la storia  |       
Autore: Neal C_    23/07/2013    2 recensioni
Jean Marc de Ponthieu o Ian Maayrkas?
Più che mai questo interrogativo assilla la mente di Ian quando si vede costretto ad onorare i suoi obblighi di vassallaggio, “condannando” un figlio ad un matrimonio di interesse.
Il feudatario deve rassegnarsi ma può farlo l’americano che fa della libertà il suo stendardo?
Nel desiderio di schiarirsi le idee, Ian tornerà nel ventunesimo secolo da Daniel sfruttando ancora una volta la tecnologia di Hyperversum.
Ma gli eventi precipitano e il diabolico Hyperversum strapperà a Ian la sua famiglia, trascinando con se anche Geoffrey Martewall, da sempre propenso a credere che Ian non è mai stato il cadetto dei Ponthieu.
Il Falco e il Leone, in lotta fra loro, ancora una volta.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Freeland, Geoffrey Martewall, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Ian/Isabeau
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

TITOLO: In girum imus nocte et consumimur igni *
NOME: Neal C.
FANDOM: Hyperversum
RATING: giallo
PAIRING : Ian/Isabeau, Martewall/Nuovo Personaggio, Daniel/Jodie
AVVENTIMENTI: linguaggio forte, het
GENERE: generale, drammatico, storico, introspettivo, avventuroso
TITOLO CAPITOLO : Omnes homines liberi aequique  dignitate  atque iuribus nascuntur*



In girum imus nocte et consumimur igni







1. Omnes homines liberi aequique  dignitate  atque iuribus nascuntur



All’imbrunire di una tranquilla giornata estiva un messaggero si presentò alle guardie di Chatel-Argent con un messaggio urgente per il Signore di Montmayeur, Jean Marc de Ponthieu.
Ian dovette abbandonare a malincuore il suo posto accanto al figlio Marc, immerso nei suoi studi di “latinorum”, e il ragazzino tirò un sospiro di sollievo guardando con simpatia una giovane guardia imbarazzata, forse al suo primo giorno di servizio, rigida e con il volto in fiamme davanti all’espressione seccata del Conte.
“Monsieur, mi dispiace disturbarvi ma è urgente”
La sua frase cadde nel vuoto mentre il Signore del castello fulminava con uno sguardo il figlio minacciosamente, affinchè non si sentisse dispensato dagli studi, ma alla fine si rassegnò a seguire il soldato, di buon passo.
Tutte le volte che qualcuno si faceva annunciare con un messaggio urgente in genere c’erano guai in arrivo.
Ian pregò con tutte le sue forze che niente rovinasse, quest’anno, il compleanno del suo secondogenito, Michel. Era una data importante, il suo decimo compleanno e Ian aveva pensato ad un piccolo ricevimento per pochi intimi. Ma il solo pensiero del messaggero che lo attendeva nel cortile dell’ “alta corte” lo innervosiva profondamente.
Era quasi un anno che si era ritirato dalla corte di Francia e dalle politiche spietate che inseguivano le lotte sanguinarie dei baroni in Inghilterra, sulla quale la presa francese si faceva sempre più debole ogni giorno che passava e la Regina Bianca di Castiglia, da due anni reggente al trono di Francia per il figlio Luigi IX, aveva dovuto affrontare anche l’ostilità dei baroni francesi del sud e trovava sempre più difficile controllare la situazione oltre Manica.
Ian aveva temuto più volte di essere strappato alla sua pace e invece quei mesi erano trascorsi fra i rapporti di Monsieur Thibald de Chailly, i registri dell’attività agricola-mercantile del feudo, i colloqui e le mille richieste dei suoi sudditi, il cantiere per quel nuovo mulino, a poche miglia da Arras, e un secondo cantiere per  restaurare la torre del monastero di Saint Michel di cui aveva promesso di occuparsi in uno slancio di generosità “aristocratico-feudale”. Se non ci fosse stata sua moglie a soccorrerlo con la sua esperienza e la sua grande conoscenza dei terreni Ian avrebbe avuto un esaurimento nervoso.
Il momento che preferiva arrivava nel pomeriggio tardo, in cui raggiungeva Marc e Michel e li assisteva nello studio del latino, della geografia, del francese e dell’inglese.
Con grande disappunto di Marc, Michel, pochi mesi prima era stato invitato dal barone di Dunchester, Geoffrey Martewall a passare da lui il mese di agosto e il bambino aveva pregato il padre di accettare l’invito.
Ian era restio all’idea di mandare suo figlio in Inghilterra da solo e aveva risposto che ci avrebbe pensato su.
Fortunatamente Dunchester e Glevehen erano al riparo dalle guerre intestine e Martewall si manteneva neutrale nonostante le sue collaborazioni segrete con Bianca di Castiglia e la sua fedeltà alla corona francese.
Ci avrebbe pensato su ancora un po’. In fondo non c’era fretta.
Dopo il compleanno di Michel ne avrebbe parlato con Isabeau e poi avrebbe scritto a Geoffrey la sua risposta. Questo si ripeteva fra se e se Ian quando finalmente si trovò davanti il messaggero.
In abiti scuri da viaggio e mantello con il cappuccio in testa, nonostante la calura estiva di pieno luglio, questi si guardava intorno frettolosamente e ciò rese Ian ancora più nervoso e maldisposto di quanto non fosse già.
“Monsieur Comte, J'ai un message pour vous” annunciò, inchinandosi profondamente, quasi tirando un sospiro di sollievo “de l'Angleterre”
“Dovete aver fatto un lungo viaggio, sarete stanco.” Esordì Ian pazientemente, annuendo, in tono serio.
“I miei uomini si occuperanno di voi affinchè vi rimettiate in forze prima di partire. Siete mio ospite.”
“Grazie, Monsieur.”
Seguì un attimo di silenzio, attesa da parte di Ian mente l’uomo raccoglieva le idee.
“Mi manda il barone di Dunchester. ” a quelle parole Ian ebbe un brivido, come un cattivo presentimento;
che fosse successo qualcosa? Cattive notizie da Londra?
“vi avverte che egli sarà vostro ospite in occasione del compleanno di vostro figlio che sarà festeggiato presso la dimora di vostro fratello, in Piccardia.
E”” aggiunse davanti allo stupore del Conte “Monsieur de Ponthieu vi fa sapere che saranno presenti anche Sua Altezza la Regina Bianca di Castiglia e Monsieur Tebaldo IV, Conte di Champagne.”
Ian rimase sconvolto a fissare il portone d’ingresso presidiato da un manipolo di soldati, tutti sull’attenti nel momento in cui il conte era sceso in cortile.
Gli uomini dovettero sentirsi addosso lo sguardo del loro signore poiché gonfiarono il petto e si fecero più dritti e attenti, osservando concentrati il portone come se questo potesse spalancarsi da un momento all’altro.
Ma Ian non vedeva niente di tutto questo e sentiva la mente in subbuglio, assediata da una valanga di domande.
Perché questa riunione urgente? Si sarebbe parlato della questione inglese? E perché proprio il giorno del compleanno di Michel?
“Monsieur, vi sentite bene?” Ian dovette tranquillizzare l’uomo che lo osservava preoccupato ma anche conscio di non aver portato esattamente delle buone notizie.
Sicuramente questo significava tornare alla vita di intrighi politici nello stagno degli squali, dove Guillaume avrebbe approfittato del suo “occhio di falco” ,come lo chiamava lui, per tessere nuove strategie e formare nuove alleanze a corte.
Dopo aver congedato il messaggero nelle mani delle guardie, Ian si riavviò pensieroso, non verso la biblioteca dove il figlio lo attendeva, ancora intento nella lettura di San Tommaso ma bensì per raggiungere Isabeau e schiarirsi le idee.

**********


Daniel Freeland si disse che quello era proprio un buon giorno per fuggire, indietro di ottocento anni.
Il lavoro in laboratorio era stato massacrante, per poco non aveva fatto fallire l’esperimento di elettromagnetismo che avrebbe dovuto presentare alla conferenza di quel liceo tecnico-linguistico, la settimana successiva e aveva dovuto completare in fretta e furia la presentazione power point per l’occasione. Reclutare nuove matricole era fra i compiti affidati a Ricardo che però in quel  momento era spaparanzato su una spiaggia della Florida a spassarsela e gli aveva affibbiato per e-mail questo sgradito onere.  Grazie al cielo aveva ancora il week-end per poter respirare e poi, dopo quel dannato progetto si era ripromesso di prendersi una bella vacanza con Jodie.
 Anche lei prima di Agosto non avrebbe avuto le ferie e mancava ancora poco.
Ma quel giorno era il 25 luglio, il compleanno di Michel e Daniel non sarebbe mancato per niente al mondo.
Fu semplice programmare Hyperversum e caricare la partita salvata, controllare il backup dei dati che era solito fare, persino quello su memoria esterna e, dopo aver lasciato un biglietto di spiegazioni a Jodie, immergersi nel mondo virtuale, e ritrovarsi a camminare al confine con il monastero di Saint Michel, al limitare del boschetto.
Quando fu vicino alla cinta esterna delle mura di Chatel-Argent vide che c’era troppo movimento al di fuori delle mura, anche per un semplice compleanno. Ian doveva essere vicino poiché Daniel sentì per un attimo le sue percezioni amplificarsi mentre la magia della macchina del tempo lo catapultava nel medioevo.
Con suo sollievo accanto a lui c’era il suo cavallo, con una sacca da viaggio che prometteva di contenere le fantomatiche provviste che lo avevano accompagnato fin dalla sua partenza dalle isole della Scozia.
Al posto della sua T-shirt nera da casa, sformata, aveva addosso camicia e calzoni e stivali, mantelllo da viaggio e un fresco cappello per proteggersi dal sole estivo. Con sé aveva il suo arco e la spada nel cinturone, simbolo della sua posizione di cavaliere, sebbene quest’ultima fosse molto meno amata da Sir Freeland.
Si riscosse, tornando a concentrarsi sul convoglio da viaggio che stava uscendo dalle porte del castello diretto a est,  verso Bearne a quanto ricordava.
Salito in sella, lo inseguì al trotto per stargli dietro e man mano che si avvicinava riconobbe le divise dei soldati di scorta, bianche e azzurre dei Ponthieu.
Alcuni subito lo identificarono e Daniel su annunciato ancor prima di dire A.
Il convoglio si fermo per un attimo mentre Ian scendeva da cavallo per andare a salutare il suo più caro amico di sempre, anche se un po’ in ritardo all’appuntamento.
“Ehi, signor conte, dove te ne vai di bello?”
Ian gli sorrise dandogli una pacca sulla spalla e invitandolo a cavalcare accanto a lui mentre dava ordine di riprendere il cammino. Si giustificò dicendo che aveva cercato di ritardare la partenza il più possibile per non dover perdere il loro appuntamento mensile.
“Ma non dovevamo festeggiare quel farabutto del tuo figlioletto?” scherzò Daniel, cercando con lo sguardo Isabeau che però era nascosta dalle tende di una rudimentale carrozza. Infatti Ian aveva preferito rinchiudere li moglie e figli per non far sforzare Isabeau e non costringere i bambini a cavalcare tutto il tempo.  
“Ma non è un po’ anacronistico un carrozzone alla cenerentola?” motteggiò l’inglese e ricevette un’occhiataccia dall’amico.
“Non me ne importa niente.  Diciamo che in genere si usa per il trasporto dei malati. Ma è meglio così. Se dovessi controllare quella furia di Marc che va a cavallo avrei un esaurimento nervoso dopo il primo chilometro.”
“Allora signor conte, che si dice? In che guaio mi stai cacciando?”
“Sono stato richiamato a corte praticamente” brontolò Ian e Daniel quasi carpì una punta di preoccupazione e infelicità che lo misero sull’attenti. Forse che veramente sarebbero andati incontro a qualche guaio?
“Temo che dovremo festeggiare Michel alla presenza della Regina Bianca e del suo alleato prediletto Monsieur de Champagne”
“Wow, l’importante è che il vino lo garantisce de Champagne” tentò di mostrarsi spiritoso Daniel ma Ian si rabbuiò al pensiero della folla che lo aspettava presso il fratello.
“Ma non eri tu il preferito di Bianca di Castiglia?”
“Ho felicemente ceduto il primato al Conte Henri Grandpré. E adesso la Regina ha trovato un solido alleato, ancor più potente di Grandpré.”
“Quindi Champagne è uno che conta?”
“Teobaldo IV è figlio di Bianca di Navarra e di Teobaldo III di Champagne, un fedelissimo della corona francese e anche un uomo del Papa. Ha partecipato alla IV crociata al primo appello di Innocenzo III e il figlio è stato un protetto del Re Filippo Augusto. ” recitò quasi a memoria Ian sempre più scontento della caterva di personaggi storici che si affacciavano all’orizzonte e con cui, presto o tardi avrebbe avuto a che fare.
Daniel fischiò scherzosamente per esprimere tutto il suo stupore e aggiunse quasi malizioso:
“E così la Regina si è sistemata ben bene con questo qui”
Ian lo guardò curioso mentre abbassava la voce per non farsi sentire da Monsieur de Chally che cavalcava poco dietro di lui. L’uomo gli aveva fatto un cenno amichevole di saluto che voleva essere una sorta di inchino  a cui Daniel aveva risposto chinando il capo con rispetto.
Ma quando Ian lo aveva preso in disparte Chally aveva distolto lo sguardo tornando ad osservare gli alberi che incorniciavano la strada di pietra, sobbalzando sul suo cavallo.
“Cosa ne sai? Hai letto qualcosa sull’atlante storico?”
“No, ho tirato a indovinare” aggiunse Daniel inarcando il sopracciglio perplesso “vuoi dire che fra i due c’è veramente qualcosa?”
“Chi può dirlo? ” commento con un tocco amaro Ian “alcuni dicono che si tratta solo di una decina di lettere al mese,  un amore platonico e passeggero, altri pensano ancora peggio, che la regina stia tradendo la sua vedovanza. E tutto ciò ovviamente non aiuta quando sei una donna avversata da almeno una decina di baroni che ti vorrebbe quieta come una casalinga del Massachuttes.”
“Ehi, vedo che ogni tanto rispolveri un po’ il vocabolario del ventunesimo secolo. Allora non sei diventato un vecchio conte medievale obsoleto.”
Ian gli scoccò un’occhiataccia quasi offesa e ribatté minaccioso: “dovrei sfidarvi a duello per quest’offesa Messere…”
“Come non detto” ridacchiò Daniel restituendo al compagno il sorriso.

**************  

Daniel non aveva mai visto Ian così teso e attento mentre salutava con un finto sorriso Teobaldo di Champagne e la sua consorte Agnese di Beaujeu.
Ma non appena ne ebbe l’occasione, si appartò poco lontano, all’uscita del giardino verso cui sciamavano molti degli ospiti oppressi dalla calura della sala e invitò Daniel a raggiungerlo.
Aveva un’aria talmente afflitta e pensierosa che l’amico attese spiegazioni al suo fianco con il sopracciglio inarcato e un’ombra di curiosità negli occhi chiari.
“Non posso credere che Guillaume abbia invitato mezzo mondo per il compleanno di Michel”
Il biondo avvertì irritazione e risentimento del giovane nei confronti del fratello e lanciò un’altra occhiata alla sala, annoiato. C’erano parecchi personaggi a lui conosciuti, in primis l’energico Etienne che parlava a voce altissima attirando l’attenzione della famiglia de Bearne al gran completo, e persino i Courtenay.
Daniel riconobbe Pierre de Courtenay *che Ian aveva battuto in torneo almeno quindici anni prima.
Era parecchio invecchiato, la capigliatura si era ingrigita e schiarita del tutto ma sembrava in salute e si accompagnava ad una dama che doveva essere sua moglie da come lei gli dava il braccio.
La dama era parecchio più giovane di lui ma sembrava comunque piuttosto affettuosa con il suo consorte.
“Il conte si è risposato da poco. La sua storica consorte è morta almeno un anno e mezzo fa.”
“Beh, non sono poi una coppia così male assortita.”
Ian scosse il capo funereo mentre volgeva la schiena al gruppetto per non dover essere costretto a incrociarne lo sguardo e il saluto.
“Io non potrei mai risposarmi dopo Isabeau”
“A Isabeau non capiterà mai nulla.” Asserì serissimo Daniel cercando di cancellare i pensieri che ronzavano in testa dell’amico. Tentò quindi di cambiare argomento e soddisfare la sua curiosità:
“Embè, a parte Ponthieu che ha trasformato il compleanno di tuo figlio in un nido di intrighi politici qual è il problema?”
Ian sgranò gli occhi e ribattè truce:
“E ti pare poco?!” guadagnandosi un’occhiata paziente e un sospiro da parte del fisico.
“Senti, Io non conosco neanche la metà della gente in questa sala. Si può sapere cos’è che ti rende così… nero? ”
“Vedi quei due?” indicando due gentiluomini uno in nero,  all’apparenza molto giovane in abiti ecclesiastici impreziositi da una  lunga sottile catena che culminava con una croce d’argento e l’altro invece vestiva i colori di un casato a Daniel sconosciuto, in giallo e nero, e aveva tutta l’aria di essere “duca di qualche cosa”.
“Quelli sono Hugues de Lusignan e Pierre de Dreux*.
Il giovane Lusignan è uno che promette di fare carriera. È invischiato fino al collo nelle beghe fra  il Papa e il Patriarca di Gerusalemme, per non parlare dell’appoggio del padre Jacques I de Lusignan che in futuro diventerà il re di Cipro, di Armenia e di Gerusalemme.”
“E l’altro?”
“L’altro è il figlio del Duca di Britannia, Robert II de Dreux,  e secondo cugino del Re.”
“Filippo Augusto?” azzardò Daniel ma ricevette un’occhiata di fuoco.
Ecco che in qualche secondo rinasceva il professore di storia anche se più intollerante che mai davanti all’ignoranza altrui.
“Daniel, attualmente è re di Francia e Conte di Artois Sua Maestà Luigi IX detto ‘il Santo’ ”
“Scusa tanto se non sono aggiornato sull’ultimo pettegolezzo fra i feudatari di Francia.
Tu mica sai chi è stato eletto ultimamente alla presidenza degli Stati Uniti d’America?”  rimbeccò arrabbiato il fisico, incrociando le braccia per rimarcare il concetto.
“Lo so benissimo, invece. Quell’Obama, il senatore junior dello stato dell’Illinois.” Ribattè Ian esasperato
“non smettevi di ripetere che non ti pareva vero di vivere il primo presidente afroamericano della storia.”
 “Ok, ok, grazie tante, professore. Allora cos’hanno quei due che non va?” tagliò corto Daniel, indispettito.
Ian  gli fece segno di uscire in giardino. In effetti sembrava proprio che Etienne e De Bar si erano accorti della sua scomparsa e lo cercavano ansiosamente.
“Quei due hanno entrambi cospirato contro la Regina Bianca di Castiglia quando ella era ancora reggente”
rivelò Ian lasciando l’amico stupefatto e allarmato.
“E cosa diavolo ci fanno due traditori della corona in casa tua e di Ponthieu?!” si pronunciò indignato.
“Pare che si siano pentiti. Li ha scagionati proprio Teobaldo de Champagne.”
Alla domanda muta dell’amico Ian aggiunse, per completezza di dettagli, con tono pensoso:
“D’altra parte anche de Champagne era un traditore prima di invaghirsi della Regina Bianca.”
“Ma che tormentata storia d’amore” commentò il fisico sarcastico.
“C’è solo un tassello di questo intricato puzzle che non riesco a posizionare;” confessò Ian, a mezza voce, lo sguardo perso verso l’aiuola del giardino che era stata potata di fresco probabilmente proprio in occasione di quel giorno. “cosa c’entriamo noi? Io , la mia famiglia e soprattutto Michel?”
“Beh, magari tuo fratello voleva fare le cose in grande” disse Daniel per poi stupirsi lui stesso dell’appellativo con cui aveva definito Guillaume de Ponthieu.
Non era stato facile accettare l’idea che il suo migliore amico di sempre viveva nel medioevo, gareggiando ai tornei, ballando qualche strana Carola medievale, andando a caccia con il Re di Francia e i suoi più fedeli feudatari e rischiando ogni giorno di essere spedito in qualche insensata crociata da cui avrebbe potuto non uscirne vivo. Si era abituato all’idea ormai, accettando che Jean Marc de Ponthieu prendesse il posto di Ian Maayrkas, consapevole che qualunque vita lontano dalla sua famiglia e soprattutto da Isabeau lo avrebbe distrutto.
Ma chiamare Guillaume de Ponthieu fratello era qualcosa che andava aldilà delle sue forze.
Anche Ian doveva essersene accorto perché per un attimo lo osservò con gli occhi spalancati e poi si sciolse in un sorriso, il primo di quella mattinata.
“perché non glielo chiedi?” suggerì Daniel e stava per aggiungere qualcosa ma apri la bocca e la richiuse senza emettere suono.
Ad un cenno di Daniel, Ian si girò per accogliere Sua Maestà la Regina Bianca di Castiglia, accompagnata da Guillaume de Ponthieu e Teobaldo de Champagne.
La donna avanzava regale in uno splendido vestito bianco con un intreccio di fili d’argento fra i capelli e sulla gonna un motivo di gigli d’oro si rincorrevano sull’azzurro mare del raso, simbolo della monarchia francese. A Daniel apparve molto più severa,  appena un po’ invecchiata, come testimoniavano sottili rughe intorno agli occhi e sulla fronte e soprattutto gli occhi stanchi e un po’ infossati di chi non dorme sonni tranquilli da molto tempo.
Al suo fianco il Conte di Champagne la seguiva con lo sguardo, quasi adorante, incapace di nascondere la sua ammirazione per la sua regina; non sembrava rendersi conto di Ponthieu che  osservava la scena divertito.
“Vostra Maestà” fece un profondo inchino Ian, seguito da Daniel  “spero che la nostra ospitalità sia di vostro gradimento. È un onore per noi avervi qui.”
“E voi siete un cavaliere come vostro solito, Monsieur Jean” gli sorrise amichevole Bianca di Castiglia mentre incrociava, per un istante, lo sguardo di Daniel.
“Monsieur Freeland, siete tornato a farci visita. Presso la corte di Francia sarete sempre il benvenuto. Speriamo di avervi al più presto, voi e il vostro signore.”
Ian si sentì in dovere di rettificare, forse troppo precipitosamente
“Mia Signora, Daniel per me è un amico e un fratello. Non ci lega alcun vincolo di vassallaggio.”
La Regina accettò la cosa con un cenno e un sorriso.
“Siete un uomo libero dunque Monsieur Freeland. Di nome e di fatto.”  Aggiunse amara
“Sono in pochi ad essere uomini liberi di fare le proprie scelte. Non è così Monsieur de Ponthieu?” chiamò in causa Guillaume che acconsentì chinando lievemente il capo ma rimanendo silenzioso.
“Ciascuno di noi è nato perché il suo destino si compia così e non altrimenti. Nessuno di noi ha potuto scegliere. Neppure adesso che reggiamo le fila del potere possiamo donare la libertà ai nostri cari.” Concluse la dama con un sospiro.
Ian non sapeva come interpretare quel discorso eppure sentiva che avrebbe finalmente scoperto il perché di quella strana, urgente e misteriosa convocazione.
Cercò aiuto presso il fratello, gettandogli uno sguardo smarrito che denunciava tutta la sua confusione ma il conte rimase impassibile come un busto di marmo.
“Maestà, vi prego di spiegarvi. ” confessò con voce supplichevole Ian mentre i cattivi presentimenti aumentavano.
“Monsieur, voi siete al corrente della situazione in Inghilterra. Ormai siamo in una situazione di stallo e io ho bisogno più che mai che i baroni, sia inglesi che francesi mi siano fedeli. Eppure prevedo che molto presto mio figlio riuscirà a portare dalla sua parte quei Signori ancora titubanti che non osano schierarsi apertamente con la Francia perché guidata da una donna” parlò con voce ferma e con freddezza facendo quasi rabbrividire Daniel che, fino all’ultimo trattenne il fiato.
“So bene cosa si dice di me a corte. Che sono una strega, che dovrei starmene buona e lasciare la politica nelle mani degli uomini come sempre è accaduto e sempre accadrà. D’altra parte sono anche stanca di combattere e accetto con piacere la prospettiva che mio figlio finalmente diventi l’unico sovrano di Francia. Non sono certo un avvoltoio assetato di potere” con un sorriso e uno sbuffo  il suo volto sembrò rischiararsi e la sua espressione si fece quasi divertita “alle mie spalle già mi chiamano tiranna e mi paragonano ad Agrippina”.
Daniel rimase un attimo perplesso. Come al solito la sua ignoranza in storia non lo aiutava e in questo momento avrebbe voluto almeno ricordare vagamente chi fosse Agrippina e Ian sembrò intuirlo poiché gli gettò un’occhiata di rimprovero senza però osare interrompere la Regina.
“Proprio per questo mi rivolgo a voi, Jean de Ponthieu. Ho bisogno della vostra fedeltà, di tutto ciò che potete darmi perché il progetto di mio marito, di mio figlio e dei nostri antenati si compia.”
Ian ascoltava emozionato e turbato. Sapeva che la Regina gli avrebbe chiesto qualcosa, qualcosa che lui avrebbe voluto poter rifiutare e invece avrebbe dovuto accettare. Forse qualcosa di terribile.
Si sentiva in trappola, come un pesce all’amo mentre lo sguardo freddo del fratello lo trafiggeva quasi minaccioso.
“Mia signora, avete la mia stima e avrete per sempre la mia fedeltà, in nome di Dio, di San Michele e San Giorgio.”  Fu costretto a giurare, con la voce fioca come un prigioniero che pronuncia le sue ultime volontà e attende la sua condanna.
La donna annuì soddisfatta e addolcì il tono, quasi materna: “So quanto vi costa farmi questo giuramento e so quanto vi costerà prendere in considerazione la mia proposta. Non vorrei mai essere costretta ad ordinarvelo con l’autorità che Dio e gli uomini mi hanno concesso.”
Dopo un minuto di silenzio Guillaume de Ponthieu, rimasto in silenzio fino a quel momento si pronunciò cercando di suonare il più freddo e asettico possibile.
“Jean, con Sua Maesta la Regina Bianca abbiamo concordato che è necessario rinsaldare i legami con l’Inghilterra. È necessario che Sua Altezza Luigi IX possa contare sui domini di Dunchester e Glevenhel e da lì cominciare la riconquista di ciò che è sempre appartenuto alla Francia, fin dai tempi dei normanni.”
Ian avrebbe voluto urlargli contro, di farla finita, di dirgli cosa veramente pretendessero da lui, cosa sarebbe stato costretto a sopportare per i suoi giuramenti e i suoi vincoli feudali.
“Per questo pensiamo che sia necessario, per il bene delle nostre nazioni, annunciare il fidanzamento fra Madmoiselle Leowyn Martewall, figlia di Monsieur Geoffrey Martewall e Michel de Ponthieu, mio nipote”
Mio figlio.
Ian sentì il grido strozzarsi in gola. Gli tremavano i denti e le labbra come se improvvisamente avesse avuto un colpo di freddo. Fu costretto a voltarsi, di tre quarti, per non dare le spalle alla regina e per nascondere lo sgomento.
Suo figlio quel giorno festeggiava il suo decimo compleanno ignaro di ciò che era già stato deciso dalle alte sfere della politica francese.
Era promesso.  Avrebbe contratto un matrimonio di interesse. Sarebbe stato obbligato a sposare la figlia di Martewall. Ma perché Michel?  Perché non il giovane figlio di Guillaume?
La risposta affiorò fulminea e maligna, come un veleno.
Michael era il secondo di un ramo cadetto. Il suo destino era già segnato dalla nascita.
Non avrebbe ereditato nulla secondo i codici medievali. Tutto ciò che poteva chiedere al fratello era una lettera di raccomandazione per il convento semmai avesse avuto la vocazione di farsi prete oppure una piccola somma di denaro con cui procurarsi le armi e vendersi al miglior offerente.
Era orribile. Un orribile incubo.
Fu richiamato all’ordine da Teobaldo di Champagne che commentò, con voce profonda
“Questo è un giorno importante per la Francia Monsieur. Apprezziamo la vostra fedeltà e ne terremo sempre conto” come se Ian avesse già accettato.
Daniel era profondamente indignato. Il suo istinto di uomo moderno si ribellava a quella barbarie e fu tentato di rispondere sarcasticamente davanti al ringraziamento affettato di de Champagne.
La Regina Bianca, saggiamente, alla fine si pronunciò in una sorta di congedo  “attenderò con ansia la vostra risposta Monsieur. Prima di partire vorrò vedervi. ” fece prima di allontanarsi silenziosamente con Teobaldo al seguito.
“Isabeau ne è già al corrente?” chiese infine con voce strozzata al fratello che non accennava ad allontanarsi studiando le sue reazioni.
“Si e approva.”
L’ennesimo macigno si abbattè sulla schiena di Ian Maayrkas che scoppiò in singhiozzi come un bambino.
Ormai la tensione si era rotta. Adesso desiderava solo sfogarsi.
“Come hai potuto farmi questo Guillaume?! È mio figlio! Ed è tuo nipote! Tu…” non riusciva a trovare le parole, balbettava istericamente “tu non capisci quanto è pericoloso! E fra sei anni non sarà diverso! L’INGHILTERRA NON SARA’ MAI FRANCESE!” ruggì fuori.
Con grande stupore e costernazione, Daniel si accorse che il suo amico bestemmiava a voce bassa, in francese. Ormai era così radicata in lui quella lingua, quell’identità non sua che il francese gli appariva la lingua più naturale, la sua lingua madre. Non aveva potuto ignorare in quelle ore in cui si era intrattenuto solo ed esclusivamente con lui che il suo inglese era sempre più musicale, sempre più venato di un accento francese che anche in quel momento lo inquietavano, mentre il suo migliore amico soffriva le pene dell’inferno.
“Dovresti essere orgoglioso del ruolo che Michel avrà in tutto questo.  Deve considerarsi molto fortunato di godere del favore della regina. Così avrà l’occasione che a tanti secondogeniti è stata negata. Avrà un nome rispettabile, avrà suoi terreni da amministrare e per di più servirà il suo re imparentandosi con una nobile famiglia che ci è cara e amica. Cosa potrebbe desiderare di più un padre per il proprio figlio?”
La Libertà.
Questo avrebbe voluto gridargli ancora e ancora Ian eppure, ad ogni secondo che passava si sentiva raggelare sempre di più poiché la logica medievale a cui si appellava Ponthieu era stringente.
Il suo ragionamento non faceva una grinza, anzi, l’americano stesso sembrò avvertire l’orgoglio del francese e la sua delusione nei confronti del giovane.
“Speravo che con il tempo, vivendo al nostro fianco, mio e di Isabeau avresti compreso anche ciò che al tuo paese deve apparire estraneo e incivile. Alcune volte è necessario fare sacrifici per un bene superiore.”
 Replicò duramente Ponthieu prima di allontanarsi con passo pesante.


***************


Note

* Famoso palindromo latino  – tr.  “Andiamo in giro di notte e siamo consumati dal fuoco.”
Detto delle falene che, attratte dalla fiamma, finiscono per bruciarsi.  
Famosa frase attribuita a Virgilio  e considerata, nel medioevo, una formula magica [WIKI]

* Universalis de iure hominum declaratio  –  Art. I
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo  –  “Tutti gli uomini nascono liberi e pari per dignità e diritto.”  

*Pierre de Courtenay , primo sfidante di Ian al torneo contro Derengale (Hyperversum vol.1)

*Hugues de Lusignan [WIKI] , Pierre de Dreux  [WIKI]




Angolo dell’autrice

Questo titolo ha un suo perché. Anzi ne ha ben due.
Intanto quello del destino per Ian (come per gli uomini in generale) è una sorta di chiodo fisso e la possibilità di conoscere la sorte propria e dei propri cari è un tarlo che erode continuamente la mente del protagonista e di ciascuno di noi.  Insomma Ian è in tutto e per tutto una falena attratta dalla fiamma.
Se poi finirà per bruciarsi lo vedremo insieme.
E poi non si può negare che Hyperversum è un fantasy e il catapultarsi nel medioevo è magia.
Dunque direi che anche come formula magica, cade a fagiolo.
Non ho stesso delle vere e proprie note storiche, ma vi ho lasciato, come indirizzo orientativo i link di wikipedia, sempre utile e efficiente per ogni curiosità.
Ad ogni modo in genere cerco di essere piuttosto precisa con l’ambientazione storico-fantastica (della Storia e del libro insomma) qualunque errore, imprecisione, incoerenza, non chiarezza, dimenticanza, vi prego, fatemelo notare.
Mi scuso in anticipo ma sono piuttosto lenta negli aggiornamenti.   Uomo avvisato mezzo salvato.
Ed è la prima volta che scrivo in questo fandom ma i suoi personaggi hanno spesso popolato le mie fantasie, dunque spero di non essere OOC (altrimenti, tell me please).
Grazie a chi vorrà leggere, commentare, e soprattutto criticare (nel bene e nel male, anche spietatamente),

Neal C.

P.s inutile dire che non ho alcun diritto su nessun personaggio (tranne quelli inventati da me, tipo la figlia di Martewall)  e ogni cosa che scrivo è pura fantasia
Ebbene si, chiamasi  disclaimer.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hyperversum / Vai alla pagina dell'autore: Neal C_