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Autore: Mezzo_E_Mezzo    02/02/2008    2 recensioni
Cento rosai s'avvinghiano
al biancore delle ossa,
fioriscono boccioli d'avorio su
paure di morte, che non m'addentano
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[poesia inviata ad un concorso, in cui non ho vinto nulla. Ma che ancora rotola dentro me - produce energia, bofonchia oltraggio.]


Chi ha? Chi è re?

Ecco, è qua l'ignea e lignea me,
sotto questa pioggia bianca e scarlatta,
come in un grembo in fiamme.

Sotto il primo imbrunire
coli il buio in me come nebbia lavica
e mi ricolmi intera.
Renda nera la grazia.
Il suo olezzo spira,
e brucia acre, e mi fagocita, e spazia.
Vortica il cielo truce,
e lo scompiglio ride.

Si sbigottisce il mare.
Sì, lo so che un giorno se ne andrà.
Si alzerà, prenderà il cappello, andrà a
ghiacciarsi nel cosmo, cometa, andrà a
smorzare l'astro dell'angoscia mia
[scontro fatale di fuoco e di freddo].

Giungo ora, notte in resta
alle porte del bosco,
regno verde di oscuri
satiri, che suonano poesie.
Driadi partoriscono bisbigli,
il vento odora di terra e di muffa,
sento pulsare ogni singola bacca
e le spine, ed i gigli!
La foresta rimbomba
di me, cupa per questo pianto acceso.
Cento rosai s'avvinghiano
al biancore delle ossa,
fioriscono boccioli d'avorio su
paure di morte, che non m'addentano,

perché la lingua affettuosa del nulla
mi trova, m'assaggia e imbocca e trastulla,
si scopre terra fiorita, pur brulla,

del cuore mio è guglia.
  
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