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Autore: Aagainst    25/07/2013    2 recensioni
A volte ci sentiamo soli, abbandonati. Ci sentiamo morire dentro, vorremmo che il nostro cuore smettesse di battere. Ed è allora che arriverà l'ultima, grande speranza.
Titolo preso da "Last Hope" dei Paramore.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Mi sveglio all'alba, a causa del caldo infernale. In estate qui fa davvero troppo caldo. Non che abbia dormito molto, in realtà: i miei genitori non fanno nient'altro che urlare sempre, ogni sera. Ormai è diventata una routine: al posto di guardare un film, osservo i miei che litigano. La cosa assurda è che non si preoccupano minimamente di nascondere la loro crisi agli occhi della figlia. Anzi, mi usano o come capro espiatorio o come scusa. E io, intanto, divento un automa che fa ogni cosa per abitudine. Perdo la cognizione del tempo, non riesco più nemmeno a stare con gli amici. Tutto mi sembra insipido, rivoltante. Il mondo io lo vedo grigio e brutto. E, lentamente, sono sprofondata in un'apatia pericolosa. Di giorno sembro normale: provo a scherzare, mangio, vado a scuola, vado in piscina. Ma è la notte che i fantasmi si risvegliano. È la notte che vorrei morire. È la notte che mi sveglio e, in bagno, compio il mio rituale. Sì, perché per me è un rito, un modo per stare meglio con me stessa. Mi sento costantemente in colpa. E allora mi punisco. Ogni notte, quel dannato taglierino si ricongiunge alla mia pelle, la incide, la brama, chiama il mio sangue che sgorga dalla ferita. Ogni notte io vado in bagno e mi faccio del male per stare bene. Ultimamente non riesco più a guardarmi allo specchio. Mi faccio troppo schifo, mi sento inutile. Mi sento una stupida schiava di un destino maledetto, per il quale io non ho diritto alla felicità. Mi alzo e mi dirigo, di nuovo, in bagno. Prendo il taglierino e faccio pressione sul mio povero polso, ormai martoriato. Sto per incidere, quando il mio cellulare vibra. "Chi può essere?" penso, sorpresa. Leggo il nome sul display: Anna, la mia compagna di classe. Quella più sfigata, quella che non si fila nessuno. Ascolta musica metal e ama i film d'azione, mentre in classe mia prediligono le canzoni commerciali e i film stupidi. Leggo il messaggio: "Ciao, so che cosa fai. Ma fidati, non ne vale la pena. A volte ci sentiamo soli, oppressi. A volte non abbiamo più voglia di lottare. Ma tu, sappilo, tu vali. E sei più grande di tutto il male che senti. Ti voglio bene.". Poso il cellulare sul bordo del lavandino, fissando il taglierino. Le parole del messaggio mi risuonano nel cervello, così chiaramente che mi sembra di udirle direttamente dalla sua bocca. Mi avvicino alla finestra e scaravento fuori l'oggetto che tenevo sul polso. E, finalmente, mi guardo allo specchio. Anna era quello che mi serviva. Lei mi aveva dato l'ultima speranza.

Angolo dell'Autrice

Ciao, spero che la storia vi sia piaciuta. Ho modificato l'editor, quando l'ho scritta ero al cellulare, ma avevo bisogno di pubblicare. Spero recensiate, solo per farmi sapere com'è :)
Alla prossima!
   
 
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