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Autore: DBJ_Hippie    27/07/2013    2 recensioni
1970. Finito un periodo, ne inizia un altro.
Hippies, Fanatici dei Beatles, rockabillys, teddy boys e altro ancora.
"Hey... dici che ho esagerato?"
"Nah, quello è niente... il massimo che può capitarti è un bad trip"
"Tranquillo, io non ho paura di niente."
Genere: Guerra, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I grilli cantavano.
Una folata di aria calda scostò leggermente i secchi e lunghi ricci dell'ormai diciottenne Walter.
Era appoggiato stancamente al lato del furgoncino, fissando assorto l'orizzonte.
Dentro il furgone, la radio cominciò ad avere interferenze. Un notiziario a caso interrompeva la canzone che prima era trasmessa, e Walter agrottò le sopracciglia cercando di afferrare il senso del discorso.
"Suicidio di gruppo... ... tre i morti, uno è in coma... (canzone) ...separazione dei Beatles. (canzone) ...le parole di Lennon: ' ..uscito let it be, ed è stato un boom di... Wow! Penso che... da solista.' E ora vi salutiamo, alla..."
La radio perse il segnale.
Walter girò la vettura e scostò le tendine dell'entrata.
"Vince?"
"Sì, sono qui, entra."
Walter entrò e vide lo zio sul letto in fondo al furgone sapientemente arredato come un camper.
"Come stai, Vince?"
Azzardò il giovane.
Scorse stanchezza e rassegnatezza nello sguardo dello zio, prima che egli cominciasse a parlare.
"Ascolta, Walter... volevo aspettare che tu raggiungessi la maggiore età per lasciarti tutto e ritirarmi, ma sento che non è possibile."
Qui si interruppe, e trattenne il fiato, addolorato e triste.
"Non so se durerò ancora per molto."
Walter ebbe un fremito nervoso, a quelle parole.
"Ma come...!?"
"Sssh."
Lo interruppe lo zio, ora sorridendo,
"Sai che mi fido di te."
Rimasero a fissarsi.
Walter fece uno scatto e uscì.
Sentì lo zio chiamarlo, gridare "aspetta!" ma non si fermò.
Corse per un po', fino al laghetto.
Si sentiva confuso e, sì, triste, non voleva più piangere, non dopo... non dopo quella volta.
Pensò ai suoi genitori, che uno dopo l'altro l'avevano abbandonato, e ora toccava allo zio andarsene.
Solo. Di nuovo solo.
Si morse le labbra e immerse una mano nell'acqua, muovendola avanti e indietro per provocare piccole onde.
Guardò malinconico il cielo, caldo e silenzioso, e lentamente cadde in un sonno profondo.
Si risvegliò che era sera, sudato per il caldo. Vide poco distante il furgoncino, vivacemente dipinto, e decise di farsi un bagno prima di rientrare.
Si tolse la camicia di daino -ricordo del padre- e si tuffò, i pantaloni corti ancora indosso.
Il fondo era melmoso e ne evitava il contatto, l'acqua non sembrava molto pulita ma poteva andare.
Quando uscì era ormai buio, e si affrettò a raccogliere la camicia e tornare al furgone.
Avvicinandosi, sentì lo zio suonare l'armonica.
"Riesci ancora a suonarla?"
Entrò gocciolante.
"Pare di sì"
Gli fece l'occhiolino, prese fiato e continuò,
"Walter, com'era l'acqua?"
"Fresca... e un po' sporca."
Lo zio annuì e rimise l'armonica nella custodia. La spinse distrattamente nelle mani del ragazzo che intanto si era avvicinato al letto ed ora fissava l'oggetto nelle sue mani, sconvolto.
Lo zio tossì e indicò imprecisamente l'insieme, il ragazzo con l'armonica, e tossì nuovamente.
"Tienila... ora è tua. Stanotte guido fino in città e vedrò di trovare un posto dove stabilirci. Forse torneremo da tua zia... sì, abbiamo divorziato, ma sai che non siamo in cattivi rapporti".
La notte trascorse lentamente.
Walter aiutò lo zio a guidare sulla strada sconnessa, anche se verso l'alba si addormentò sul sedile come un bambino.
L'anziano guidò fino alla casa che ricordava fosse quella della ex moglie, parcheggiò, suonò il campanello.
Il ragazzo si svegliò e stette a guardare.
Uscì correndo una bambina, lo vide, si bloccò e lo guardò, torva. Subito la zia la raggiunse e la afferrò per le spalle.
Vide Vince e rimase sbalordita, il suo sguardo sembrava perso nei fantasmi del passato che probabilmente aveva lasciato alle spalle, e ora si presentavano alla porta. Ebbe un momento di esitazione, gesticolò persa, quando trovò le parole.
"Vince! En... entra pure, come stai?"
Lo zio annuì, salutò con la mano -un gesto che era solito fare, e l'ex moglie ebbe un flashback di ricordi, il suo saluto, i suoi modi di fare, la sera di quel party in cui si erano conosciuti e innamorati- ed entrò con fare educato, interrompendo la folla di ricordi che si andava ad accalcare nella donna.
Prima di seguirlo, scrutò il furgoncino parcheggiato.
"Vince, e il bambino?"
"È là dentro che dorme."
"No, eccolo che esce..."
La donna trattenne il fiato vedendo scendere non il bambino- okay, ragazzino- di tredici anni che ricordava, ma un ragazzo ben formato e cresciuto, i lineamenti ora decisi ed eleganti. Il ragazzo la guardó e salutò non troppo entusiasta,
"Ciao zia",
Mentre la zia fece passettini veloci per poi abbracciarlo ed esclamare, "Walter! Come sei cresciuto! Quanto tempo..."
"Quattro anni"
Rispose il ragazzo seccato.
La donna si separó da lui e lo guardò negli occhi, insicura e sorpresa.
"Forza, entrate, fa caldo qua fuori."
Entrarono in casa.
C'era fresco, un vecchio ventilatore ostentava una desiderevole brezza.
La bambina di prima era seduta sul divano e ora guardava gli ospiti con attenzione.
"Mary, sai chi sono loro?"
Disse la zia apprensiva. La bambina scosse la testa e la donna continuò,
"Sono mio nipote e... un mio vecchio amico."
Si girò verso l'ex marito, il quale sorrise nonostante la censura del loro vecchio rapporto- dopotutto la bambina aveva all'incirca tre anni.
"Finalmente la vedo. Proprio una bella bimba. Ma ora, lui..."
Lo zio fece una pausa,
"...Dov'é?"
La donna allargò le braccia,
"Ah, è al lavoro. Lavora dall'alba fino al tardo pomeriggio. Volete qualcosa da bere? Torno subito!"
Scomparve nella cucina.
Walter guardò distrattemente la bambina che giocava coi capelli biondi- di certo non aveva preso dalla zia- e si voltò verso lo zio.
"Zio! ...Non mi avevi detto che la zia... aspettava una bambina da un altro!"
Vince rimuginò,
"Quando quattro anni fa le facemmo visita, era al secondo mese. Voleva che te lo tenessi nascosto perché temeva ci saresti rimasto male."
Walter fissò il pavimento, confuso.
"Eccomi!"
La zia attraversò la stanza con una brocca di limonata col ghiaccio ed una di acqua fresca. Aprì uno sportello e mise in tavola tre bicchieri.
"Mary, tesoro, vai in camera tua"
La bambina guardò con i suoi occhioni azzurri la madre e corse di là.
Ci fu un momento di silenzio, quando la zia guardò l'ex marito con eloquenza, preoccupata. Come mai qui? Il messaggio era chiaro.
Lo zio si schiarì la gola e spiegò la situazione, compresa la richiesta di rimanere lì- per il resto dei suoi giorni. E di prendersi cura del ragazzo, e, siccome l'ex moglie annuiva, se poteva mettere le sue valigie nella camera degli ospiti, comprese quelle di Walter.
Quest'ultimo vide i due ex coniugi svuotare il furgone degli effetti personali, e provó una sensazione angosciante.
"Walter,"
Disse lo zio,
"Aiuta anche tu. Prendi le tue cose e portale in casa."
Walter fissò il furgone.
No. No. No!
"No."
Lo zio lo guardò confuso,
"No?"
Il giovane scosse la testa con convinzione,
"Io non abbandono il furgone."
"Stai scherzando, spero!"
"No, zio, non scherzo. Ho quasi diciott'anni, so badare a me stesso. Tu hai la zia, il furgone è la mia casa."
Il giovane guardò quello che per lui era il ricordo più importante dei suoi genitori, della sua infanzia.
Era determinato, Walter, e lo zio lo poteva percepire attraverso gli occhi del ragazzo.
"D'accordo."
E così scaricò dal mezzo l'ultima sua valigia e tornò in casa.
Inaspettatamente, senza dire nulla, né un saluto, una raccomandazione o qualsiasi cosa, lo zio chiuse la porta alle sue spalle, lasciando il ragazzo solo, con il furgone e le chiavi nel cruscotto.
Walter ebbe paura, si chiese cosa gli fosse saltato in testa: abbandonare lo zio!?
Sospirò.
Non aveva mai guidato. Non aveva mai badato a se stesso, non era abituato.
Era solo, Walter.
Era solo e con lui c'era il furgone vivacemente dipinto di giallo, azzurro, arancione, rosso, verde e ruggine.


••• N.d.A •••
Salve a tutti, questa è la mia prima storia su EFP, vogliate perdonarmi eventuali errori. L'inizio di questa è, lo riconosco, leggermente noioso, ma vi prometto che con lo svolgersi degli eventi la trama diverrà molto più dinamica. Questo era solo un assaggio della malinconia e del rimpianto che ho per quegli anni, che mai ho potuto vivere.
Grazie a tutti, accetto critiche e recensioni!
  
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