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Autore: MadLucy    27/07/2013    4 recensioni
Le nozze rosse. (spoiler 09x3)
Non avere paura, vorrebbe dire Robb Stark, perchè anche se tutto questo sembra spaventoso, non lo è.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Catelyn Tully, Robb Stark, Talisa Maegyr
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Nozze rosse
Hospes sacer esto.


Non avere paura
, vorrebbe dire Robb Stark, non avere paura.
Talisa non ha avuto nemmeno il tempo di piangere. Il suo viso è disteso, i suoi occhi aperti, limpidi -così limpidi che se Robb s'impegna può intravedere il lucore d'una candela, una candela sul terzo o quarto tavolo, chissà- e nitidi come il giorno in cui ha incontrato il suo futuro marito. Non c'è dolore, soltanto il presentimento di quella paura che dovrebbe provare, ma no, non ne ha avuto il tempo, non c'è più tempo nemmeno per urlare. In mezzo al macello di lupi, la voce tace sulle labbra schiuse di Talisa Stark. Sembra che stesse pronunciando una parola, come amore, oppure morte, che si fosse interrotta proprio al ciglio, quando la conclusione dell'ultima sillaba era attesa con l'inevitabilità d'un respiro sospeso -però è stata mozzata da una lama traditrice.
Non avere paura, vorrebbe dire Robb Stark, perchè anche se tutto questo sembra spaventoso, non lo è.
Ma Talisa è già troppo lontana per udirlo, è già nelle lande felici dei suoi ricordi, a correre ridendo, ancora bambina, nei prati fioriti di Volantis, a sposarsi di nascosto, in un sussurro. La sua mano preme sul ventre squarciato, in un gesto istintivo, spasmodico e disperato, che sbraita più del suo silenzio -l'estremo gesto di ogni madre- quasi tentasse di frenare l'emorragia, mentre il flebile lume d'una vita impercettibile gocciola sul pavimento, defluendo dal caldo riparo del grembo in cui cresceva- mentre suo figlio sgorga via attraverso quelle dita impotenti.
Robb allunga la sua mano forte e salda, la sua mano di guerriero su quella minuscola ed inerme della sposa, per imbrattarsi dello stesso sangue caro, il loro sangue. Vuole rasserenare Talisa, mostrarle che non c'è niente da temere. Ci sono io qui, vorrebbe dire ancora, ci sono io qui con voi, però la sua gola promette solo rantoli luttuosi ed inarticolati, le braci d'un ringhio soppresso.
Sua madre sta urlando qualcosa, forte, ad alta voce. Il suo viso è distorto nello specchio deforme delle pupille di Robb, ma è ben dritto e definito nella sua mente, il viso dal sorriso più caldo del mondo; il sorriso di una Tully, non di una Stark, un sorriso che Grande Inverno non è riuscito a raggelare.
Perchè urli? vorrebbe chiedere Robb. Ci siamo noi, noi tutti, siamo insieme. Nessuno ci ha separati.
Sfrigolano sotto le luci crude, le viscere della moglie di Robb Stark, matrimonio che avrebbe dovuto generare una vita e invece ne dilania a profusione.
I morti concludono in fretta i loro respiri per non accettare l'accaduto, che un massacro lordi le pareti a causa dell'onore punzecchiato d'un vecchio che trucida un lupo imprigionato, un vecchio che l'onore non lo conosce. Lo conosceva l'onore Catelyn Stark, che si strappa gli occhi per non guardare, che ulula infranta per l'ultima volta; lo conosceva l'onore Robb Stark. Conosceva, sì, perchè anche se un soffio d'aria colma ancora le narici dilatate, loro sono fantasmi.
Il ruggito dei leoni risuona come un canto d'esultante trionfo, perchè quella carneficina non è solo blu e grigia, è oro e porpora. In quel salone dalle porte sbarrate, gli dèi non hanno potuto nè voluto guardare; sono troppo lontani, al Nord, dove non è rimasto niente, solo ricordi.
Che ne è stato di noi, che ne è stato degli Stark, che ne è stato della giustizia di Ned, dell'infanzia di Rickon, dell'ingenuità di Bran, della civetteria di Sansa, della spavalderia di Arya, che ne è stato di te, mio primogenito, e che ne è stato di me, geme Catelyn con la spada in pugno, alla quale la volontà d'un fato cinico non spegne ancora la coscienza, la mente frammentata dal dolore.
Invece per Robb quella non è l'ultima battaglia, Robb non c'è, aspetta solo di scappare, d'imboccare il sentiero per andare altrove. È finito il tempo delle spade per il re ragazzo, il re che mai perse finchè l'amore non fece scacco matto.
Da qualsiasi parte stiamo andando, ci stiamo andando insieme. Tali le ultime parole dello sguardo di Robb Stark, fisso su quello della madre come il giorno della sua nascita, fisso ed intenso, fisso e terso come il cielo di un'estate irraggiungibile; e poi qualcosa esplode nel petto di lui, finalmente egli ha trovato uno spiraglio per evadere, e la sua anima fugge sdegnata da quella fine abominevole, inorridita dal sangue fumante ed innocente di Eddard Stark, colui al quale la luce fu sottratta prima ch'egli potesse vederla una sola volta. Inseguendo il figlio a precipizio, Catelyn Stark schizza pretese di vendetta dalla gola lacerata.
Si allunga famelica ed implacabile la lista insanguinata di Arya; non c'è più nessuno per cui Sansa voglia essere bella e brava, adesso; si contorce di raccapriccio Jojen Reed davanti alla mostruosa visione ch'egli stesso dovrà descrivere a Bran; trema di solitudine Rickon, al sicuro dai nemici fuori dalla fortezza ma non da quelli sotto il suo letto: i superstiti, coloro che con la spada dovranno salvare la propria vita e riscattare l'orrore d'una famiglia vituperata nei princìpi e punta al cuore.
L'inverno è arrivato.



































Note dell'Autrice: C'è qualcos'altro da aggiungere? La storia parla per me.
Vi prego, comprendetemi, ma non riesco a battere una parola originale riguardo all'episodio nove della terza stagione di questo maledetto telefilm che non avrei dovuto guardare. Game of Thrones fa male alla salute, questo non te lo dicono quando inizi a vederti il primo episodio, "ohmacchelupetticarini, ohmaRobbèpropriounognoccomiseriaccia!"
Che Martin vada a farsi un esame di coscienza, se non per i suoi maltrattati personaggi, almeno per noi.
Passo e chiudo. Chi volesse recensire è liberissimo di farlo.
Lucy
ps: ovviamente, questa è la versione telefilm. Nel libro ci sono delle differenze.
  
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