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Autore: BlueWhatsername    28/07/2013    5 recensioni
" Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna − a sopportare la solitudine. "
Friedrich Nietzsche, Aurora, 1881.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liam corse con quanto più fiato aveva in corpo, spalancando la porta di casa con somma enfasi, sbattendosela cordialmente alle spalle.
<< Bentornato, tesoro! >> la madre gli sorrise, indaffarata ai fornelli << Come è andata a scuola? >> gli chiese subito, vedendolo sedersi e cominciare ad abbuffarsi col pranzo che gli aveva lasciato caldo in tavola.
Il ragazzo deglutì, quasi strozzandosi, per poi sollevare un pollice in segno di vittoria.
La donna sorrise, accarezzandogli i lisci capelli biondo cenere, tendenti al castano.
Le piaceva passare le dita tra le ciocche folte ma sempre in ordine del figlio, del suo piccolo ometto che quello stesso giorno compiva esattamente sedici anni.
Sembrava ieri che lo aveva messo nella culla, avvolto dalla sua copertina azzurra preferita – quella che ancora conservava gelosamente, e che sapeva del bagnoschiuma che utilizzava per lavarlo da neonato – e che gli aveva cantato la prima ninna nanna.
Ed ora era lì, sedicenne, dolce e riflessivo, ma anche tanto tenace e intimamente forte.
Così forte che nemmeno ancora se ne rendeva conto.
<< Come procede la cosa? >> le chiese ad un certo punto, alzando lo sguardo su di lei, indagandola con quei suoi immensi occhi castani, liquidi e speranzosi, immensi e drasticamente espressivi.
La donna parve rifletterci qualche istante prima di rispondere, poi gli sorrise, come sapeva che lui avrebbe apprezzato.
<< Bene… Manca solo da sistemare qualche tavolo e… Credo che tuo padre abbia anche sistemato i palloncini! Ah, sai cosa? Devo decorare la tua torta! >> e strizzò un occhio, allontanandosi verso i fornelli, per controllare una pentola un po’ troppo rumorosa.
Spense il fuoco, trovandolo a fissarla intensamente, mentre masticava il pranzo in tutta calma.
<< Qualcosa non va, tesoro? >> gli domandò, aprendo la credenza e tirando fuori quanto le fosse necessario per la torta: Liam la osservò attentamente mentre prendeva mestoli e vaschette, tirava fuori strani tubicini colorati, scatolette e quant’altro, sembrava più una sala operatoria, quella, che non il ripiano di una normale cucina.
<< Liam? >>
Il ragazzo rimase con lo sguardo fisso, sembrava quasi non stesse respirando, aveva anche smesso di respirare.
<< Liam James Payne, devo chiamare un esorcista per toglierti quella faccia da pesce lesso, eh?! >>
Si riscosse di colpo, deglutendo il boccone che aveva in bocca da circa mezz’ora, per poi sorridere, le guance magre ed il ciuffo di capelli sulla fronte che combaciavano perfettamente con quella sua espressione mite ed insicura.
Annuì, mandando giù un intero bicchiere d’acqua in poche sorsate.
La madre scosse il capo, voltandosi verso il suo piano da lavoro, ma dovette bloccarsi quando due braccia la circondarono da dietro, quasi facendola barcollare.
<< Liam! Fai piano… >> ridacchiò, sentendo la faccia del figlio premere contro la sua spalla.
Il ragazzo sghignazzò, tenendola stretta, soffermandosi sul suo profumo, sul calore che quell’abbraccio gli procurava ogni santa volta.
Si accoccolò contro la madre, canticchiando piano, com’era solito fare da bambino, poco prima di addormentarsi.
<< Canterai anche oggi, vero? >> gli chiese lei, il sorrisino che aveva messo su non sfuggiva a nessuno, pure se era di spalle.
Liam annuì contro di lei, scoppiando poi a ridere.
<< Che c’è? >>
<< Pensavo… E se sfidassi qualcuno al karaoke? Sai, così per… >>
<< Liam… Nessuno può tenerti testa al karaoke! >> sbuffò la donna, divertita << E sai perché? >>
<< No… >> borbottò lui, stranito.
La risata piena della madre lo riscosse, facendolo sobbalzare, specie quando lei si volse, soffocandolo in un vero abbraccio, stavolta.
Poggiò la guancia sulla sua testa, il contatto con i suoi capelli lisci e profumati le costò un colpo al petto non indifferente, sentire il suo cuore di sedicenne contro il petto le ricordò che era passato del tempo, forse troppo, quando quel piccolo cuore non era altro che un pugnetto da tenere stretto in una morsa gentile.
Ora quel cuore era cresciuto, pompava in maniera impressionante, era pieno di energie e vita, respirava aria, era anche più sviluppato del normale, e bastavano i sorrisi di Liam a dare la misura di quanto quel cuore fosse immenso e più propenso dei normali a dare più che a ricevere.
Gli accarezzò una guancia, sentendo la pelle tendersi quando le sue labbra si piegarono in una delle naturali curvature meravigliose che sapevano assumere.
<< … Beh, perché praticamente lo monopolizzi, il karaoke! >> sbottò dopo un po’, sentendolo ridacchiare << È quasi impossibile toglierti il microfono della mani senza rischiare di morire! >>
E risero, stringendosi ancora più forte l’uno contro l’altra.
<< Canterai la mia canzone preferita, mmh? >> gli chiese dopo un po’, discostandosi e guardandolo fisso.
Lo sguardo castano del figlio gli restituì un’occhiata divertita.
<< Certo… >> rispose, allontanandosi con fare divertito << … Sempre se mi riserverai la fetta più grande di torta! >>
E la sentì ridere forte, prima di sparire di sopra, in mente l’intenzione di rendere quella festa di compleanno indimenticabile.
E lo sarebbe stata.
Altroché.
 
**
 
Starsene seduto da solo, con una torta enorme davanti e centinaia di palloncini intorno, non era proprio il massimo.
Come non era il massimo guardarla, quella torta, e contare i granelli di zucchero che la madre ci aveva messo sopra.
Come non era certo il massimo ascoltare il rumore ovattato che proveniva dalla cucina e che preannunciava che stavano mettendo a posto tutto.
Intatto.
Inutilizzato.
Praticamente come se quella festa fosse stata organizzata per se stesso.
Che poi così era stato.
Liam perseverò nel guardare la torta che aveva davanti, il numero ‘16’ troneggiava, luminoso e allettante, a ricordargli che era proprio il suo compleanno, quel giorno.
Senza pensarci si poggiò su un gomito, perdendosi con lo sguardo verso gli altri tavoli, vuoti, verso le sedie, che non erano state spostate di mezzo millimetro da come il padre le aveva sistemate per gli ospiti, vagò con gli occhi sui palloncini, sulle casse dello stereo, sull’attrezzatura da karaoke.
Un groppo gli si formò in gola, sentì gli occhi pungere maledettamente, mentre il nodo ormai familiare al suo corpo stringeva, possessivo, impedendogli di respirare.
<< Tesoro? >> volse di scatto la testa, la madre che lo fissava a qualche metro, una macchina fotografica in mano.
<< Sì? >> domandò, fingendosi tranquillo.
La donna lo squadrò, inespressiva, per poi abbozzare il classico sorriso che riparava sempre ogni cosa.
Ma quel buco nero in testa, nello stomaco, quella sensazione devastante e martellante al posto del suo cuore, non l’avrebbe mai riparata nessuno.
Sollevò quello che aveva in mano, allusiva.
Ed il pizzicore agli occhi si fece più intenso, così devastante da togliergli davvero il fiato.
Deglutì, scuotendo il capo.
<< Nemmeno per me? >> azzardò la donna, sentendo il cuore restringersi nel vedere gli occhi del figlio così lucidi, ma così tenaci a trattenere tutto.
Liam parve rifletterci, il ciuffo davanti alla fronte gli cadde sugli occhi, mentre chinava la testa e si mordeva il labbro, con apprensione.
Sollevò il capo, annuendo mestamente.
Si poggiò per bene allo schienale della sedia, sorridendo, tentando con tutto se stesso di celare ogni cosa per dopo.
In camera sua chi sarebbe potuto entrare quando tutti fossero stati a dormire e avrebbe permesso al suo dolore di uscire ed evadere, divorandolo come sempre?
La madre lo osservò attentamente, prima di alzare la macchina fotografica e scattare.
Semplice, un semplice foto di Liam con la sua torta di compleanno per i suoi sedici anni.
Niente di meglio.
Gli sorrise, vedendolo alzarsi e stropicciarsi le mani con fare impacciato.
<< Liam, magari… >> tentò, senza successo.
Il ragazzo la superò, spedito verso casa.
Solo quando salì il primo gradino, lui si volse finalmente a guardarla, uno strano sorriso ad increspargli le labbra.
<< Non importa, mamma. >> disse soltanto, facendo spallucce.
Rimasero a guardarsi così, in silenzio, l’arietta fresca della sera che condensava attorno a loro, l’immobilità di quella scena era quasi surreale.
<< Sì che imp… >> rimarcò la donna, vedendolo scuotere le spalle, con una rassegnazione che le fece venire i brividi.
Liam le sorrise ancora, e gli occhi brillarono, distintamente, alla luce della sera.
<< No, non importa. Non è mai importato, giusto? >>
La donna stette in silenzio, il cuore che le si sgretolava in schegge così minuscole da graffiarla prepotentemente, avrebbe voluto mettersi ad urlare per la rabbia che quella cosa le procurava.
<< Non canti? >> disse ancora, accennando al karaoke, poco più in là << Sto ancora aspettando di sentire la mia canzone preferita, sai? >>
Lui la osservò attentamente, osservò il microfono, quello che rispondeva al tocco delle sue dita come un’amante affezionata, poi si volse, chiudendosi la porta di casa alle spalle.
E poi quella della sua camera, a doppia mandata.
Solo il rumore, quello non riusciva a chiudere, e da nessuna parte.
Non ce l’avrebbe mai fatta, probabilmente, era più forte di qualsiasi cosa.
Di chiunque, lui per primo.
 
 
Liam si riscosse di colpo, la faccia di qualcuno a pochi centimetri dalla sua.
E quando vide delle ciglia lunghissime e scure, così folte da sembrare disegnate al carboncino sorrise, sollevandosi a sedere sul divano: si era addormentato, ed in uno studio di registrazione, per di più.
Zayn lo squadrava, sorridendo, come se non credesse ai suoi occhi.
<< Come fai ad addormentarti mentre stiamo per girare il nuovo video, me lo spieghi? >>
E parlava proprio lui, che si addormentava praticamente ovunque.
Liam scosse il capo, le immagini del sogno che gli attraversavano la mente, maligne.
Tentò di mandarle indietro, prendendosi la testa tra le mani e massaggiandosi le tempie.
<< Tutto ok? >> si sentì chiedere dall’altro, un sopracciglio inarcato come sempre, quando il suo cervello analitico cominciava a ragionare.
Annuì, tirandosi in piedi, seguendolo attraverso la marea di persone in quel posto.
Un nuovo video, una nuova canzone, anche dei personaggi cretini da interpretare.
Un coreografo gayper la precisione, questo gli toccava.
<< Ehy, ma che fine aveva fatto? >>
Sussultò, quando un’altra voce lo raggiunse, e dal timbro non stentò a riconoscere un Harry alquanto strano, specie per i capelli praticamente lisci ed appiattiti all’indietro.
Ridacchiò, mentre Niall sbucava da una porta, una mezza barba attaccata al mento e strani intrugli sul viso, a conferirgli un aspetto più anziano.
<< Si era addormentato in giro… >> sospirò Zayn, sedendosi su una sedia girevole e cominciando a giocarci come un bambino.
<< Ehy Malik, a te niente trucco e parrucco? >>
E l’ultima voce, quella più squillante tra le cinque, si fece avanti, una strana peluria finta attaccata poco sopra il bordo della canotta bianca.
Louis sorrise, rivolgendogli un’occhiata stranita.
<< Liam, tutto a posto? Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma… >>
<< Oh beh, Tommo… >> Zayn rise, gli occhi di petrolio brillarono, divertiti << … Ha visto te ed è rimasto scioccato! Guarda come cazzo sei conciato… >> e rise, seguito a ruota dal resto del gruppo.
<< Non sono io che devo mettermi due tette di silicone e assumere atteggiamenti da segretaria sexy, sai? >> lo stuzzicò l’altro, battendosi un cinque con Niall.
Harry ridacchiò, Liam scorse la punta di divertimento nei suoi immensi occhi verdi.
<< Oh, ma io sono sempre sexy. >> puntualizzò il moretto, con enfasi << E sono l’unico tra noi a poter essere vestito da donna senza risultare un coglione! >>
<< Giusto, coglione lo sei tutto l’anno, ti viene naturale! >> intervenne prontamente Niall, accasciandosi su una sedia e ridendo spudoratamente.
<< Ben detto! >> Harry gli batté una mano sulla schiena, e Liam gli sorrise, scuotendo la testa << Che dici, te lo mandiamo travestito alla festa? >>
<< Che festa? >> si trovò a chiedere lui, confuso.
Louis sorrise, espressivo.
<< Ma quella per il tuo compleanno, sciocco! Manca poco e mandarti Malik travestito da segretaria sexy non sarebbe male! >>
Risero tutti, mentre Zayn li invitava cordialmente ad andare in luoghi non determinati.
<< Allora? >> chiese di nuovo Harry, un sorrisetto soddisfatto a curvargli le labbra a cuore << Ce l’abbiamo il permesso di organizzare questa festa di compleanno esplosiva o no? >>
Liam lo osservò, puntando poi i suoi occhi sugli altri.
Si ritrovò a sorridere, mentre annuiva e scatenava svariate grida di gioia e approvazione.
E chissà che non sarebbe diventata un’abitudine farsi organizzare feste di compleanno.
Dopotutto, quando non si era soli, succedevano di queste cose, no?
E loro c’erano, ci sarebbero sempre stati.
E questa era una certezza più forte di quella sostenuta da Zayn, quando dichiarava di non sembrare un coglione vestito da donna.
Oh, altroché.





SPAZIO AUTRICE.
Eccomi di nuovo qua, ad intasare in fandom con le mie OS.
Già.
Dovrei scrivere il capitolo di Green Eyes, ma proprio non esce, quindi pace.
Suppongo conosciate tutti la storia di Liam, della sua festa, ecc.
Ecco, Liam...  Anche se ora potranno dire che sei famoso e che sarebbero voluti venire a quella festa, beh, sarebbero dovuti venire anche solo perché nessuno merita di stare solo.
Love you so much, daddy. <3
Ed in ogni caso, spero vi sia piaciuta :)

  
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