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Autore: HellSINger    28/07/2013    0 recensioni
Nell’oscura citta’ di Nevalage una malattia si diffonde questa e’ chiamata Oscurità,il morbo riesce a rendere lo spirito piu' buono un'assassino senza scrupoli.
l'oscurità divorerà il mondo o ci sono speranze per il futuro?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ti risvegli nel incubo peggiore d tutti: “la realtà”
La tenebra nella sua sete insanguinata ballava.
Affamata e bramosa di novità, sapete di quelle perse nelle cose antiche.
L’ombra saettava avida graffiando e avvolgendo, quel luogo che invisibile giaceva dilaniato negli occhi di chi lo stava osservando.
Benchè la tenebra possedesse ogni piccola particella di polvere, continuava la sua ricerca,
sbatteva contro le pareti e si contorceva come un verme nero e catramoso,
tuttavia privo sia di forma che di consistenza. Voleva fuggire dalla sua prigione.
Il proprietario degli occhi, che "osservavano" la scena, si sentì soffocare, qualcosa di morbido come il velluto e di freddo,
quel freddo bruciante e doloroso, lo aveva toccato.
l’essere composto d’ombra produsse un gemito, sbattè per poi ritornare indietro.
Nelle ombre lo si poteva vedere sorridere, e godere in maniera mostruosa.
Si poteva percepire un plic-plic perdersi nel infinito prodotto da se stessa.
Una luce tremolante, si fece largo, l’osservatore sentì la tensione sciogliesi dolcemente, ma poco dopo si sentì morire, la creatura gli era apparsa di fronte.
Debolmente illuminato da quella luce poteva osservare una sorta di liquido denso e nero, che come preso dalle convulsioni cambiò forma… quello era il suo viso, la copia ghignò…
“Io sono te o tu sei me?”
poi svanì, facendo echeggiare la sua risata: rotta, amara, distorta.
Il ragazzo faticosamente riuscì ad avvicinarsi all’origine di quella luce, era poco più di una fenditura, una serratura.
capì dove era, quel posto era l'interno di uno scrigno.
I cardini del coperchio scricchiolarono, qualcuno lo stava aprendo…
un delicato profumo di petali di ciliegio e neve sconfisse quello di chiuso…
in cuor suo il giovane sapeva di chi si trattava…
quella specie d’inchiostro scivolò con il suo tocco glaciale sulla sua pelle. Voleva solo possedere ogni cosa.
“No, lei non sarà mai tua! Lei è…” disse lui lottando con la sensazione mostruosa che gli aveva lasciato quel fugace contatto.
Quella era paura.
“…è mia”concluse la viscida macchia.
Si levò un grido di morte, freddo come il crepitio delle foglie invernali in una fredda mattina.

le tenebre sono forti solo in presenza di luce
Amaranto spalancò gli occhi, aveva il respiro rotto.
Due cieli immensi lo accolsero con dolcezza, con il loro azzurro penetrante come un coltello affilato e i loro piccoli soli neri luminosi.
Quelli non erano cieli, erano qualcosa di infinitamente più grande e magnifico, erano gli occhi di colei che amava più di qualunque cosa, la sua salvatrice.
Quel che per la strega era stato un secondo per lui era stato un tormento. Casa diavolo significava quel sogno?
Doveva smetterla di tormentarsi, dietro a cose apparentemente prive di senso, lo sapeva bene, ma la sola possibilità di poter annebbiare quei cieli lo faceva rabbrividire, soffriva solo a immaginare di poter portarle tristezza, si vedeva benissimo che sarebbe bastata una sola lacrima per farla cadere in frantumi.
Lo sapeva, doveva aver sofferto tanto, ma non sapeva cosa l’aveva ferita, dopo tutto non parlava quasi mai di sé e soprattutto aveva sviato qualunque domanda sul suo passato e su come erano morti i suoi. Perché? non si fidava di lui o il passato le era troppo grave oppure...
“Amaranto, stai bene? ”
“m… si stavo solo…pensando”
“A cosa? Non ti disturberà mica volare?”
“Volare?”
Che diamine sta dicendo, pensò sedendosi e istintivamente abbassò gli occhi.
Era seduto su di una specie di nube, una nebbia più che una nube. Strana, non calda, non fredda, leggera scivolava.
Si affacciò ai margini della nuvola di nebbia e il fiato lo riabbandonò, stava davvero volando.
   
 
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