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Autore: Mami93    29/07/2013    1 recensioni
tk e kari sono amici,ma nessuno dei due sa di essere innamorato e ricambiato.la loro amicizia potrebbe diventare qualcosa di più, ma l'ostilita di lei verso l'amore e la nuova ragazza di lui faranno credere ai protagonisti che l'amore è tutto qui,fatto di sospiri,baci e nulla più. prima fanfic sui digimon,spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come si suol dire: e vissero per sempre...

“no, grazie, hai fatto anche troppo per me. Grazie Kari” disse mentre la baciava sulla guancia, con enorme sorpresa della mora. La guardò negli occhi, cercando qualcosa di preciso in quel marrone intenso. Poi si mosse, lasciandola senza parole e con il battito leggermente accelerato. Così, lo vide scomparire, quando si chiuse la porta dietro le sue spalle.

Tk aprì di scatto gli occhi, guardandosi intorno. Era steso nel suo letto. Ributtò giù la testa sul cuscino,fissando il soffitto. Che strano sogno che aveva fatto. C’è, a dire la verità non era un sogno, stava semplicemente rivivendo la situazione di una settimana fa. Ora che ci ripensava chissà come mai aveva reagito così. Non che non avesse mai mostrato segni d’affetto nei confronti di Kari, ma quello sguardo d’intesa,come di attesa verso qualcosa… <> pensò prima di gettare le coperte per terra ed alzarsi. Si preparò da mangiare prima di vestirsi ed uscire per andare al lavoro, ma prima di chiudersi la porta alle spalle notò, con la coda dell’occhio, un post-it sul muro. Riaprì la porta di scatto e lesse cenone-21/5. <>non sembrava promettere bene quella giornata: al lavoro lo aspettava un compito non poco noioso e sfiancante, e la sera doveva trovarsi assieme agli amici (o almeno chi era presente) per la rimpatriata… ma perché non avevano scelto un altro giorno? Uscì comunque sorridendo; almeno il risveglio era stato incoraggiante!

 

“NO NO E POI NO”

“ma perché? Andrà pur bene ciò che hai, non è mica un incontro galante!”

Ken stava seduto sul letto di Yolei, fra una montagna di vestiti alla sua destra e un uguale montagna alla sua sinistra.

“se ti dico che non ho vestiti da mettermi per stasera vuol dire che è così, non mi invento le cose!” sbottò contro il proprio ragazzo

“ma come fai a dire che non hai nulla, questi cosa ti sembrano?” disse indicando le due pile ai suoi fianchi

“guarda signorino che io sono una signora, non vado ad una cena vestita da sguattera, ho bisogno di abiti decenti con cui presentarmi” spiegò con viso saccente. Ken si alzò per uscire dalla stanza, scosse la testa esasperato “donne”.

 

“sai cos’è che mi farebbe davvero piacere?” le casse erano finalmente staccate,dopo tre ore passate a provare la stessa canzone

“cosa?” domandò Matt

“che la mia ragazza non mi secchi per le sue amiche” fra il gruppo scese il silenzio, Matt non sapeva che ribattere, a mala pena conosceva la fidanzata del suo batterista “e sai quale sarà la domanda che mi secca ma che so che mi farà?” continuò poco dopo. Matt alzò lo sguardo al cielo, capendo dove voleva arrivare

“tanto anche se non te lo chiedo me lo dirai,giusto?”

“esatto! Comincerà col dire che io sono in compagnia, che conosco qualcuno e il discorso vertirà sulle sue amiche. Così, dopo estenuanti lamentele mi chiederà con gli occhioni dolci: posso invitare anche delle mie amiche?” il batterista guardò Matt, in attesa di una risposta, come se la domanda l’avesse posta lui

“fa come vuoi, però chiami tu il ristorante per avvertire” lo liquidò uscendo dal locale “ci vediamo stasera ragazzi” urlò alla sua band prima di andarsene

 

Kari scese le scale di corsa: era ormai 15 minuti che Tk le aveva citofonato di scendere. Salì in macchina di corsa

“scusa, lo so, sono in ritardo ma non trovavo la borsa, se no ero già pronta da 10 minuti buoni!” si scusò senza neanche aspettare un minimo cenno

“oh tranquilla, tanto saremo comunque i primi, conoscendo gli altri!” e, come aveva previsto Tk, ad attenderli non c’era nessuno.

 

“strano,pensavo fossimo giusto in cinque o sei!” esclamò Tk guardando confuso il tavolo

“ehm,già,in effetti doveva essere così,ma diciamo che tuo fratello ha invitato un paio di persone in più” gli rispose Ken da dietro le spalle “da quanto aspettate?” continuò

“a dire la verità siamo appena arrivati” rispose Kari

“ah,e io che pensavo fossimo in ritardo!”. Effettivamente,dopo 20 minuti  gli unici che erano arrivati erano loro quattro:Tk,Kari,Ken e Yolei. Pochi minuti dopo li raggiunsero,con tutta la calma possibile,Matt,Sora e un gran gruppo di persone dietro a loro.

“ben arrivati!” li accolse il minore

“scusa,ma questi tizi mi hanno chiesto di aspettarli fuori” disse indicando i componenti della band.”quindi prenditela con loro,io non centro!” continuò andando a sedersi. Tk stava per ribattere,quando qualcosa lo bloccò. Kari lo guardava perplessa,seguì il suo sguardo e capì la situazione: evidentemente un passaparola collettivo aveva fatto ingrandire il numero degli invitati,e in qualche modo la voce era arrivata anche a Mizuki,in compagnia di un ragazzo,che intuiva fosse Eiji. Si voltò per vedere la reazione di Tk,ma non lo trovò più accanto a lei,bensì seduto a tavola,apparentemente tranquillo. Lo raggiunse perplessa e si sedette accanto a lui,che non la degnò di uno sguardo. Passò a rassegna tutti i componenti del tavolo,e tutto le fu chiaro:Mizuki era stata invitata dall’amica,fidanzata del batterista. Il suo sguardo ricadde su Tk,che continuava a non degnarla. Lo richiamò con una gomitata,e finalmente si decise a guardarla

“tutto a posto?” chiese. Uno sguardo falsamente interrogativo le chiarì tutto

“si,perché?” le rispose,prima di rivoltarsi ad ascoltare le conversazioni altrui. Ovvioche non era per nulla a posto. ordinarono tutti quanti e cominciarono la cena,parlando fra di loro del più e del meno. Kari manteneva la doppia attenzione per Tk e per il duo Mizuki-Eiji,i quali non sembravano conoscere minimamente ne lei ne il suo vicino, fin quando l’energumeno non puntò gli occhi su Tk e fece la cosa più bastarda che gli potesse venire in mente: con un gran sorriso divertito sul viso prese la nuca della sua ragazza e con la stessa foga con cui probabilmente aveva picchiato Takeru, la baciò profondamente. Nonostante tutti gli sforzi del biondo, per la ragazza era palese che la quiete che regnava al tavolo sarebbe durata ancora poco, se non fosse intervenuta. Afferrandogli una mano e facendogli così distogliere l’attenzione dalla coppia seduta di fronte a loro, si avvinò all’orecchio di Tk sussurrandogli “se non gli dimostri che non ti importa niente, continuerà così finché non imploderai. Dimostrati superiore”. Con stupore e sorpresa sul suo volto, il ragazzo si voltò a controllare che non stesse scherzando, ma il sorriso che ricevette fu una risposta sufficiente. Per Hikari fu la sua mossa, invece, a sorprenderla: sfilando la mano da quella della mora, gliela passò dietro la schiena, attirandola poi a se in un abbraccio. Molti occhi, al tavolo, si voltarono verso la coppia-non coppia, e il problema per Tk e Kari fu proprio ignorarli. Per rendere veritiera la commedia, i due dovettero continuare quel giochino fino alla fine, ma per lo meno Eiji non cercò più di fare gesti eclatanti con la sua fidanzata-giocattolo. I saluti arrivarono presto, ma molti sorrisi e sguardi ammiccanti accompagnarono i due amici fino alla macchina.

“Credo che la tua idea abbia funzionato” esordì subito il biondo appena entrati, la voce stranamente sollevata ed euforica

“già, forse anche troppo” sbuffò, invece, Hikari “anche gli altri l’hanno interpretata male!” spiegò, un po’ in imbarazzo. Takeru, però, non sembrava aver perso il buon umore

“bhe, vuol dire che siamo stati bravi” gongolava sempre più allegro

“si, ma così anche gli altri adesso ci crederanno fidanzati!” sbraitò l’altra, quasi isterica. L’occhiata che gli riservò l’amico era d’ammonimento, ma una punta di dispiacere si faceva largo fra loro

“sembra quasi che ti dispiaccia” mormorò fra se. Hikari sgranò gli occhi, arrossendo visibilmente, e si affrettò a precisare

“no, non volevo dire questo. È che così dovremo spiegare la situazione a tutti”, ma il silenzio imbarazzato che calò nella vettura durò fino a casa della mora. Prima di riuscire a richiudere la portiera Tk la richiamò, le pupille leggermente dilatate, le mani fermamente strette sul volante

“Grazie Kari. Di tutto” esclamò, prima di ripartire. Nella mente della ragazza ora turbinano mille pensieri, e quel grazie la confuse totalmente. Di tutto, ha detto, ma cosa comprende tutto?

 

La serata organizzata in discoteca è passata ai voti di tutti, ma la vittoria  è data solo da una maggioranza minima. Chiunque arrivi deve aspettare gli altri davanti all’entrata, così che possano entrare tutti insieme e non disperdersi singolarmente all’interno. Le voci che Tk, ma soprattutto Kari, hanno dovuto smentire, sotto sotto continuano a girare, purché non arrivino alle orecchie degli interessati. Tk ha cercato in ogni modo di parlarle a quatto occhi, ma la ragazza sembrava farsi desiderare alquanto. Finalmente, cogliendo la palla al balzo, l’afferra per un braccio non appena sono entrati nella sala in penombra, lasciando passare avanti gli altri. Qualche d’uno si attenta a lanciare loro un occhiata complice, ma vengono subito smontati dall’occhiataccia della mora.

“potrei gentilmente sapere perché ti stai negando?” arriva subito al punto, piazzandosi di fronte a Kari

“io non mi sto negando!” tenta di difendersi lei, senza però guardarlo negli occhi

“e allora perché non riesci neppure a guardarmi in faccia?” continua Tk, sentendo la rabbia e uno spesso strato di delusione farsi largo dentro di se

“è che” comincia Kari, alzando appena gli occhi “da quando gli altri hanno cominciato con quella storia che noi due siamo fidanzati mi sento… in imbarazzo, ecco” precisa, mentre che il suo viso diventa rosso. Purtroppo la reazione che gli riserva il biondo non è delle migliori: stringendo gli occhi la guarda per un attimo, prima di allontanarsi di un passo. Si volta di lato, come a cercare qualcuno lì intorno, per poi tornare a puntare le sue iridi azzurre su di lei

“sembra proprio che questa cosa ti metta in forte imbarazzo. Vedrò di fare di tutto per smentire ogni voce, così sarai contenta”. La voce di Tk non le è familiare, così piena di astio, le parole sputate come veleno. In un secondo capisce il suo punto di vista, e contemporaneamente l’errore che lei ha commesso

“non è quello che intendevo” prova  a difendersi, ma ormai si sta allontanando da lei e dalla sua spiegazione. Il più velocemente possibile lo afferra per un lembo della maglietta, facendolo fermare e poi, tirandolo per un braccio, facendo sì che la seguisse. Raggiunto un punto più tranquillo finalmente si decide ad affrontarlo “se mi ascoltassi ti sarebbe tutto più chiaro” lo ammonisce. Un rossore ancora diffuso sul viso, gli occhi puntati nei suoi.

“credevo che non ci fosse altro da chiarire” soffia irritato

“è un vizio quello di agire senza prima ragionare?” domanda ora irritata. Finalmente, ottenendo la sua attenzione, si prepara a spiegare; ma le parole ora le vengono meno. Inspirando profondamente, cerca il punto giusto da cui sbrigliare la matassa “il fatto che gli altri sussurrassero che noi stiamo insieme non mi da fastidio” la voce di Takeru la blocca

“pensavo..”

“lasciami finire!” lo ammonisce subito “non mi infastidiscono le voci di per sé, ma il fatto che non sia vero” conclude, avvampando ancora di più, se possibile. Il viso confuso del biondo la sorprende

“ma è la stessa cosa” le fa presente con le sopracciglia aggrottate. La testa mora si muove lentamente, da destra a sinistra

“no invece che non è uguale. Noi non stiamo insieme, è questo che odio” spiega finalmente, contraendo le labbra. Il significato di quelle parole arriva improvviso, colpendolo con la forza di un uragano al massimo della sua potenza. Il locale gli gira tutto attorno per un secondo, e l’unico punto fermo è la ragazza di fronte a lui, con la testa bassa che guarda di lato, evitando il suo sguardo.

“Kari” la richiama, cercando i suoi occhi, volendo incontrarli. Ora sembra così giusto che sia lui a chiamarla, come se nessun altro dovesse, o meglio potesse, pronunciare il suo nome. Involontariamente si avvicina a lei, per sfiorarla, per confortarla, siccome sembra così fragile, così indifesa, ora. Ma nello stesso istante Hikari si allontana, a mantenere la distanza fra i due

“No, non voglio giustificazioni da parte tua. Non so neppure perché te l’ho detto, avrei dovuto mentirti. Non voglio rischiare che il nostro rapporto peggiori, non adesso che ti ho ritrovato!” la voce della ragazza diventa mano a mano sempre più alta, sempre più stridula, quasi isterica, e solo dopo aver richiuso le labbra, strette come ad impedirsi di dire altre parole evidentemente troppo dolorose o imbarazzanti, solo adesso si decide ad alzare lo sguardo. A discapito di ciò che si potrebbe pensare c’è una grande forza d’animo sul suo viso, e una voglia di lottare che Takeru stesso non aveva mai visto su di lei.

“ma io non voglio che tu mi menta, Kari” la dolcezza che accompagna il suo nome è visibile anche alla mora, e forse è proprio per questo che allontana bruscamente il viso non appena Tk accenna ad accarezzarle una guancia

“allora dimentica quello che ti ho detto. Fai conto che fossi ubriaca e che abbia parlato a sproposito” dice prima di andarsene senza guardarlo, per evitare che veda il dolore che accompagnava le sue parole. Agendo d’impulso Tk ferma la sua fuga bloccandole la strada con un braccio, che appoggia al muro

“non ho finito” le sussurra in un orecchio, con tono quasi intimidatorio. Solo quando si decise ad incrociare di nuovo le iridi azzurre del ragazzo, questo riprende a parlare “sei una sciocca!” l’ammonisce, sorprendendola. Sebbene il suo tono di voce si fosse addolcito, le sue parole erano dure, affilate, quasi pungenti. Hikari ne rimase sconcertata; mai il suo amico si era rivolto e lei con quelle parole, e men che meno in quel tono. Chissà, forse la sua dichiarazione l’aveva irritato. Forse adesso le avrebbe detto che malgrado la sua richiesta, lui non avrebbe potuto dimenticare ciò che, ingenuamente, lei gli aveva confidato. “pensavo fossi solita ad usare il cervello, ragazza” la schernisce. Ma questa volta l’offesa la coglie sul vivo, e non sa trattenersi

“bhe, forse ti sbagliavi! Sono una sciocca che straparla senza pensare, e adesso non posso rimediare. Pazienza, sopravvivrò, quindi lasciami andare” malgrado il tentativo di controllarsi, le parole escono con più foga e rabbia di quanto sperava. Tenta di schivare il braccio di Tk all’altezza della sua testa, ma l’altra mano le afferra la spalla e la spinge contro il muro, costringendola ad affrontare la situazione, ancora. Stranamente il viso del ragazzo è dispiaciuto, anziché collerico

“non ti sei chiesta come mai io non cercassi affatto di zittire le voci che ci volevano fidanzati?” ricevendo un ostinato silenzio in risposta, riprende “credevo usassi il cervello, e che quindi tu ci fossi arrivata” continuò

“bhe, sono stupida e non ci arrivo!” esclamò con un gesto secco della testa che le scompigliò tutti i capelli. L’ira che fiammeggiava negli occhi nocciola della mora fa formare un ghigno ironico sul viso di Takeru

“Te l’ho detto; sei una sciocca. Sei cieca perché ti costringi a non voler vedere la realtà. Però sei stata sincera,e  questo te ne devo dare atto” conclude la frase con una luce negli occhi

“Takeru, piantala di girarci intorno e dimmi che non potrai mai più vedermi come prima” quasi lo supplica lei. Questi giochetti meschini la stavano facendo impazzire, provocandole solo più dolore del necessario. Stranamente, però, non aveva nessuna voglia di piangere, per lo meno di fronte a lui

“Kari, hai avuto il coraggio di fare ciò che io sono stato troppo vigliacco anche solo di pensare di fare” disse fissandola negli occhi, la sua mano ancora sulla spalla della ragazza. Impiegando più tempo del dovuto per interpretare la frase di Tk, Hikari sgranò gli occhi non appena il significato la colpì in pieno

“Tu…” riesce solo a dire, ma poi si blocca. E se avesse capito male? E se Tk voleva solo dirle che mai e poi mai potrà vederla come sua fidanzata? Se mai avesse frainteso le sue parole e si fosse buttata fra le sue braccia, adorante, e invece Tk l’avesse allontanata schifato, allora si che sarebbe morta di vergogna. Ma perché non poteva parlare in maniera più comprensibile? Dire che non aveva capito l’avrebbe resa ancora più stupida di quanto Tk non l’avesse già descritta poco fa. Oh, che fare?

“Hai parlato anche per me, poco fa. Evitavo di smentire gli altri perché, a differenza tua, non soffrivo della falsità che noi stessimo insieme, bensì me ne beavo, credendo che quel sogno sarebbe stata l’unica occasione per essere qualcosa di più, per te” confessò in fine, dissipando, finalmente, ogni dubbio. Il sorriso che si formò sul viso di Kari non l’aveva mai visto, e ringraziò il cielo che aveva deciso di dedicarlo solo a lui

“Io credevo…” cominciò, ma si bloccò non appena Tk scoppiò a ridere, negando con la testa. Una rabbia cieca prese posto dell’incredulità “Tu mi hai offeso, e più di una volta. Pensavo mi stessi dicendo che ero scema se credevo che tu potessi provare qualcosa per me. Mi sono sentita morire e tu invece stavi lì impalato a fare stupidi giochetti di parole che nessuno sano di mente avrebbe capito. Sei un idiota, Takeru Takaishi!” si sfogò finalmente lei, eliminando così il peso che le opprimeva il petto da quando quella conversazione aveva avuto inizio. In tutta risposta, Tk scoppiò a ridere; e, piegato in due dalle convulsioni, si vide sfrecciare accanto Hikari. Riuscì a riacciuffarla giusto in tempo, calmandola solo dicendole che

“non riuscivo a credere alle mie orecchie, e pensavo che tu stessi scherzando: insomma, non potevi davvero non vedere che da un periodo a questa parte ti morivo dietro. Mi sembrava strano che neppure Mizuki se ne fosse accorta”. Quelle parole ebbero l’effetto di tranquillizzarla

“Mizuki?” domandò confusa

“poco prima di mollarla sentivo che c’era qualcosa di diverso in me. Qualcosa che provavo per te, ma non era la nostra ritrovata complicità fra noi, ma qualcos’altro a cui non sapevo dare nome”. In discoteca tutti i ragazzi, ora, bisbigliavano tra loro: non c’erano dubbi, malgrado i tentativi di Hikari di smentire la cosa, i due stavano insieme. E i loro baci confermavano appieno la cosa.

 

Note dell’autrice:

Non posso fare altro che nascondermi dietro a un muro per la vergogna che provo in questo momento: capisco appieno che chiunque seguisse questa fic non sperava più in una conclusione, e invece dopo eccola qui. So che non sembra neppure una fine, questo capitolo, ma volevo lasciare libertà d’immaginazione e non concludere con le solite smancerie di baci, dichiarazioni o matrimoni (smancerie in cui io stessa sono caduta, devo ammetterlo). Insomma, un capitolo conclusivo diverso dal solito! Probabilmente certe persone neppure ricorderanno che avevo cominciato questa fic anni fa, ma l’ispirazione era venuta meno e vari problemi mi avevano fatto desistere dal concluderla. Chiedo ancora perdono, anche se credo che pochissime persone che avevano cominciato a leggere siano qui a scorrere queste poche righe di scuse. Comunque, a parte questo, mi auguro che possa essere un minimo di vostro gradimento. Vi abbraccio e mi scuso ancora. Spero di “rivedervi” in altre mie fan fiction. Xoxo

Mami

  
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