Fall
“E'
da molto tempo...che provo qualcosa per Kyosuke Kamijo.”
Le
parole di Hitomi non avevano smesso di perseguitarla un secondo.
Mentre
correva a casa, cercando in ogni modo di reprimere le lacrime, non
poteva fare a meno di pensare: “E se non l'avessi
salvata?”
Non
appena quella frase apparve nella sua testa si sentì
disgustata da
se stessa.
Poteva
davvero arrivare a desiderare una cosa del genere per una delle sue
più care amiche?
Eppure
Hitomi sapeva quanto tenesse a Kyosuke, di tutte le sue visite
all'ospedale, di tutti i soldi spesi in CD di musica classica. Mai
una volta aveva dimostrato di provare qualcosa per lui.
Però
le sue parole erano inequivocabili, così come il suo
ultimatum.
“Domani,
dopo la scuola, dirò a Kamijo cosa provo per lui.
Aspetterò un
giorno esatto. Sta a te decidere se dichiararti a lui oppure no.”
Poteva
davvero avere dato una scadenza ai suoi sentimenti? Non era sua
amica?
Aveva
rimuginato sulla discussione con Hitomi per tutta la sera. Le stesse
domande avevano continuato a girarle in testa, per quanto cercasse di
non pensarci.
Col
calare delle tenebre, però, era arrivato il momento in cui
si
sarebbe potuta distrarre veramente: la caccia alle streghe.
In
realtà questo le portava alla mente solo altre memorie
dolorose.
Aveva
appreso appena il giorno prima in cosa consistesse davvero il
contratto con Kyubey, scoperto cosa vuole dire realmente essere una
maga.
Quel
corpo, il suo corpo, non era altro che un guscio:
la vera
Sayaka adesso era che quella gemma luminosa, blu come il mare, che
teneva sul palmo della mano.
La
sua anima.
Tuttavia
aveva ricevuto un grande potere e non l'avrebbe sprecato, zombie o
meno. Era come aveva detto a Kyoko il giorno prima: non si sarebbe
mai rimangiata le sue parole, il senso stesso del suo desiderio, del
suo sacrificio.
Voleva
essere una paladina della giustizia e lo sarebbe stata.
Scese
le scale lentamente, cercando di concentrarsi sul rumore che i suoi
passi facevano in quel silenzio. Nell'atrio vide spuntare Kyubey, una
presenza che non la sorprendeva in fondo, ma non per questo meno
sgradita. Continuò a camminare verso la porta, senza
rivolgergli la
parola.
All'uscita
del condominio trovò qualcuno che non si aspettava: Madoka.
Nonostante
tutto era lì per lei, sempre e comunque.
Fu
grazie a lei che finalmente riuscì a tirare fuori tutti i
pensieri
che le avevano occupato la mente quella sera. L'abbracciò
forte e tra le lacrime le disse tutto quello che provava.
Che
avrebbe voluto non aver salvato Hitomi.
Che
non era degna di essere né l'erede di Mami, né
una paladina della
giustizia, per quanto lo volesse.
Che
avrebbe perso Kyosuke, perché lui era vivo mentre lei non
era altro
che un cadavere, uno zombie animato da una gemma.
Che
non avrebbe mai potuto abbracciarlo veramente con quel corpo,
né
baciarlo.
Singhiozzò
sulla spalla della sua migliore amica, cercando di liberarsi in
qualche modo di tutto quel dolore.
Ora
stava meglio. Non avrebbe pensato né a Kyosuke né
a Hitomi. Ora
c'era la solo la strega.
Chissà
quanti innocenti aveva attirato nella sua barriera, chissà
quante
persone aveva indotto al suicidio.
Si
scagliò sui famigli con foga, tranciandoli di netto.
Più ne
arrivavano più ne abbatteva, senza curarsi delle ferite.
Come
aveva detto Kyubey? Che se voleva poteva rendere il suo corpo - no,
il suo cadavere – immune al dolore?
Non
aveva nulla da perdere ormai, in fondo. Lo fece e si sentì
invincibile.
I
famigli potevano morderla, scagliarla in aria, tranciarla, non
sentiva niente.
Era
così bello non sentire niente. Finalmente il dolore se ne
andava,
finalmente era libera.
Kyoko
doveva farsi da parte, aveva tutto sotto controllo.
Era
arrivata alla strega e le aveva staccato di netto la testa. Eppure
quella rifiutava di farsi da parte.
Farsi
da parte...come avrebbe dovuto fare Hitomi se fosse davvero sua
amica.
Cominciò
a colpire la strega, ancora e ancora e ancora.
Il
sangue la schizzava e si mischiava con quello che usciva dalle ferite
che l'avversario cercava ancora di causarle. Perché non si
arrendeva
e basta?
L'immagine
di Hitomi si sovrappose nuovamente a quella strega fatta d'ombra.
Sayaka
iniziò a ridere, ridere senza sosta.
"E'
proprio vero! Basta volerlo...e non si prova più alcun
dolore!”
La
barriera si era sgretolata intorno a Sayaka, che non aveva smesso di
colpire la strega.
“Una
volta che l'hai capito è facile. Non penso che
perderò più.”
commentò, raccogliendo il Grief Seed da terra e rigirandolo
dalle
mani.
Tutto
quello sforzo per ottenere quell'affarino? No, lei non era
così.
Aveva ucciso la strega perchè se non l'avesse fatto avrebbe
continuato a fare strage di innocenti.
Era
la cosa giusta da fare, non aveva bisogno di un premio.
Tenere
il Grief Seed voleva dire essere egoista e menefreghista come le
maghe che disprezzava; per questo lo lanciò a Kyoko, che lo
afferrò
guardandola confusa.
“Tieni.
E' questo che volevi, no?” le disse.
La
rossa borbottò qualcosa in risposta, ma Sayaka la
ignorò.
“Così
siamo pari, non abbiamo più debiti. Vieni Madoka, andiamo a
casa.”
disse, ritrasformandosi.
In
quel momento le gambe le cedettero e solo il sostegno della sua amica
le impedì di finire a terra.
Sayaka
fece finta di nulla, ma non capiva: perchè si sentiva
così stanca?
Era
abbandonata sulla panchina della fermata dell'autobus, appoggiata a
Madoka, in silenzio.
Si
concentrò sulla pioggia che scrosciava, cercando di non
pensare a
come sentisse pesante il corpo.
Doveva
fare pratica, doveva essere per quello. D'altronde era maga da
quanto? Tre giorni?
“Sayaka,
non dovresti combattere in questo modo...” sentì
flebile la voce
di Madoka.
Sayaka
si sedette diritta, alzando la testa dalla spalla dell'amica, che
continuò a parlarle.
“Lo
so che soffri, te lo leggo in faccia. Però...però
non puoi farti
massacrare così solo perché non senti
dolore...”
“Solo
così avrei potuto vincere.” rispose, tenendo lo
sguardo fisso su
una pozzanghera, girata dall'altra parte “Non ho molto
talento.”
“Io...io
lo dico per il tuo bene!” riprese Madoka.
Sayaka
capiva dal suo tono che stava piangendo, ma continuò a darle
le
spalle.
“Per...il
mio bene?” disse lentamente, alzandosi in piedi.
“Ormai
è questo che sono.” ricominciò,
voltandosi di scatto, la Soul Gem
che brillava sul palmo della sua mano “Nient'altro che una
gemma
che manovra un cadavere, illudendosi di essere viva. Davvero
può
esserci qualcuno in grado di fare qualcosa per il mio bene? E' una
speranza inutile.”
Si
stupì di quanto fosse piatto il suo tono nel dire quelle
frasi. Che
stesse cominciando a perdere anche le emozioni oltre che al corpo?
Questo
dubbio fu subito dissipato dalla rabbia che le salì
guardando
Madoka. Continuava a piangere e disperarsi, ripetendo che avrebbe
fatto qualunque cosa per farla stare bene.
Ma
allora perchè non faceva la cosa più ovvia?
Perché
non stringeva un contratto anche lei?
Kyubey
aveva detto più di una volta che Madoka aveva il potenziale
magico
più grande che avesse mai visto? Lei potrebbe spazzare via
le
streghe col minimo sforzo.
Allora
perché stava lì a guardare? Perché non
faceva niente?
Sayaka
non si fermò e le disse ad alta voce tutto quello che stava
pensando, la voce che si alzava sempre di più.
Quando
finì di parlare le voltò le spalle, uscendo dalla
fermata,
bagnandosi in pochi secondi a causa del temporale.
“Non
seguirmi.” disse a Madoka, che l'aveva già
raggiunta, prima di
correre via.
“Sayaka!”
Udì
la voce dell'amica sempre più lontana man mano che si
allontanava,
coperta dallo scrosciare della pioggia e dal rumore che faceva quando
passava sulle pozzanghere.
Fu
allora che capì veramente quello che aveva fatto: aveva
detto delle
cose orribili alla persona che le era sempre stata accanto, che
voleva continuare a starle accanto.
“Sono
una stupida!”
E
mentre quelle parole risuonavano nella sua testa, poteva quasi
sentire la sua stessa anima diventare pesante e nera.
Aveva
passato la notte e buona parte della giornata a vagare senza meta.
Non aveva intenzione di tornare a casa per il momento, tanto
l'avrebbe trovata vuota come al solito.
La
sua mente tornò all'ultimatum di Hitomi: aveva detto che
dopo la
scuola si sarebbe dichiarata a Kyosuke. L'avrebbe fatto davvero?
A
Sayaka non restava che andare a vedere. Si diresse verso il fiume, la
strada che prendeva Kyosuke per tornare a casa. Fu allora che li
vide, seduti su una panchina.
Hitomi
aveva le guance leggermente arrossate e teneva gli occhi bassi mentre
parlava, Kyosuke la guardava senza dire nulla. Poi si passò
una mano
tra i capelli, sorridendole e dicendo qualcosa.
Hitomi
a quelle parole alzò lo sguardo sorridendo a sua volta.
Continuarono
a parlarsi, senza che Sayaka riuscisse a sentire cosa dicessero, ma
capendolo perfettamente in ogni caso.
Avvertì
lo stesso peso della sera prima, ancora più forte, la stessa
rabbia
che l'aveva portata a trucidare la strega. Era come essere immersa in
un'acqua nera e cadere, cadere senza fermarsi.
Affogare
nella sua stessa disperazione.
Lanciò
un urlo tranciando di netto il famiglio che stava affrontando,
scagliandosi subito su una delle copie di sé che
l'avversario aveva
creato, senza smettere di gridare.
Non
sapeva nemmeno come fosse arrivata fin lì, sapeva solo che
era
l'unico modo per non pensare alla scena a cui aveva assistito.
A
Hitomi e Kyosuke. A Hitomi e Kyosuke insieme. A
Kyosuke perso
definitivamente.
La
barriera scomparve e la spada le cadde di mano mentre scioglieva la
trasformazione.
Si
sentiva spossata e non riusciva a reggersi in piedi;
continuò ad
ansimare, cercando di riprendere fiato. A un certo punto
sentì dei
passi.
“Stai
raggiungendo il tuo limite. Devi concentrarti solo sulle
streghe.”
sentì la voce atona di Homura, che comparve dall'ombra.
“Fatti
gli affari tuoi.” ribattè lei.
“Se
non purifichi la tua Soul Gem al più presto...” la
mora si bloccò
a metà frase, indecisa. Poi estrasse un Grief Seed da una
tasca,
lanciandoglielo “Usa questo.”
Sayaka
lo osservò cadere ai suoi piedi, solo per allontanarlo con
un
calcio.
“Che
stai tramando?”
A
quelle parole l'espressione fredda di Homura cambiò per un
attimo,
ma la ragazza si ricompose immediatamente.
“Smettila.
Non è il momento di essere diffidenti. Ti dà
così fastidio che
qualcuno ti aiuti?”
“Io
ho deciso che sarò una maga diversa da tutte voi.”
cominciò
Sayaka “Non voglio avere a che fare con gente che sfrutta le
persone per poi abbandonarle. Non ho bisogno di ricompense e non
userò la magia per me stessa!”
“Allora
morirai.” ribattè gelida Homura.
“Morirò
quando non sarò più in grado di uccidere streghe.
Non sarà un
problema perchè avrò esaurito il mio
compito...” le gambe di
Sayaka cedettero e lei finì in ginocchio “...e al
mondo non serve
una Sayaka che non riesce a uccidere le streghe.”
“Perchè
fai così? Voglio solo aiutarti.” fece l'altra,
guardandola negli
occhi.
“Chissà...
forse ho capito che sei una bugiarda.” mormorò
Sayaka “Si vede
nei tuoi occhi... che hai gettato la spugna. Le tue parole sono
vuote. Anche adesso dici di volermi aiutare... ma hai altro in mente
vero?”
Gli
occhi di Homura si assottigliarono.
“Tu
invece non fai che far soffrire Madoka.”
“Cosa
centra Madoka?”
“Lei
centra sempre.”
A
queste parole Homura si trasformò, mentre Sayaka la guardava
confusa.
“Hai
indovinato.” riprese la mora “Non voglio aiutarti,
ma solo
evitare che Madoka assista alla tua autodistruzione. Se rifiuti il
mio aiuto ti aspetta la morte...” continuò,
chinandosi e
avvicinandosi a Sayaka, che rimase immobile, come ipnotizzata dal
bagliore viola della Soul Gem di Homura “...ma se continui a
far
soffrire Madoka... allora ti ucciderò con le mie
mani..!”
Sayaka
continuò a rimanere ferma, come se non stesse sentendo
davvero
quelle parole, mentre la mano di Homura si avvicinava sempre di
più
a lei.
All'improvviso
la mora fu tirata indietro con forza.
“Che
aspetti? Scappa!”
Era
Kyoko, che stava trattenendo Homura a terra con la sua lancia.
Sayaka
la guardò senza dire nulla, alzandosi e barcollando,
cercando di
allontanarsi da loro con le poche forze che le rimanevano.
Perchè
Kyoko faceva questo per aiutarla? Poteva essere diversa dall'idea che
si era fatta di lei?
Gliene
aveva già dato prova in fondo. Però rimaneva
egoista come le altre
maghe, concentrata solo sui Grief Seed. E questo non riusciva a
perdonarglielo.
Sayaka
era abbandonata su un sedile di un treno, che sfrecciava rapidamente
per il centro della città. Non aveva neanche idea di quale
avesse
preso, sapeva solo che era tardi e che non aveva ancora intenzione di
tornare a casa. Si strinse con le braccia.
Il
peso che sentiva dentro non passava, la sua Soul Gem era sempre
più
scura.
Il
fluire dei suoi pensieri fu interrotto da due uomini che conversavano
rumorosamente.
Parlavano
di donne nei termini più bassi e spregevoli. Le comparavano
a dei
cani. Le
trattavano come zerbini, come giocattoli da buttare quando si
rompevano.
Erano
queste le persone che proteggeva?
Era
questo il mondo per cui si batteva?
Era
per gente del genere che stava buttando via se stessa?
Se
lo meritavano di essere salvati? O era meglio lasciarli in pasto alle
streghe?
Credeva
che la fonte del male fossero le streghe, soltanto le streghe, eppure
quegli uomini non avevano niente che non andava, non stavano venendo
attirati in una barriera o altro. Erano così e basta.
Era
per questo che si stava sacrificando?
Sayaka
si alzò in piedi, posizionandosi davanti a loro.
“Parlami
di lei.” disse.
I
due uomini la guardarono confusi, chiedendole cosa ci facesse
lì.
Lei non li ascoltò.
“Lei
ci tiene a te, fa di tutto per renderti felice. Tu però la
paragoni
a un cane, non la ringrazi. Quando ti sarai stancato ti sbarazzerai
di lei.”
Il
treno cominciò a frenare e lo stridio riempì il
vagone.
“Vale
la pena di proteggere questo mondo?” continuò
Sayaka, la voce che
cominciava a tremarle incontrollata “Per cosa ho combattuto?
Avanti
ditemelo. Ditemelo o io... io...!”
Sentì
di nuovo lo stesso peso opprimente nel petto. Stavolta non la
avvolgeva semplicemente, era parte di lei. Quell'acqua scura le
ricopriva il corpo, la faceva diventare un'ombra.
Non
si sentiva affogare stavolta, se ne sentiva parte.
Si
lasciò cadere su una sedia della stazione: era incredibile
come
ormai riuscisse a fare appena qualche passo senza il bisogno di
riposarsi.
Tenne
lo sguardo fisso a terra, sulle mattonelle bianche e nere del
pavimento, lasciando che il vento le soffiasse tra i capelli.
Se
qualche giorno prima le avessero detto che sarebbe finita
così non
ci avrebbe creduto.
Si
sentiva l'ombra di se stessa. Dei pensieri che non si sarebbe mai
immaginata le scorrevano in testa. Tutti i suoi ideali si erano
infranti nel giro di una giornata.
La
conversazione con Hitomi le sembrava così lontana ormai,
nonostante
tutto fosse cominciato da quel fatto. Anche Kyosuke le sembrava
appartenere a un altro mondo tanto si sentiva diversa.
Era
riuscita ad allontanare da sé persino Madoka, l'amica che
non
l'aveva mai abbandonata e che voleva il meglio per lei.
Alla
fine cosa aveva portato a termine di ciò che si era
ripromessa?
Kyosuke
era guarito, avrebbe potuto suonare di nuovo, ma lei non l'avrebbe
mai più potuto ascoltare come una volta. L'aveva perso e
Hitomi se
lo era preso.
Non
avrebbe dovuto mentire a se stessa su quel desiderio: voleva che
Kyosuke guarisse e che stesse con lei, ma poteva ottenere solo una
delle due cose.
Poi
c'era il suo proposito di portare avanti gli ideali di Mami. Questo
era stato anche peggiore, visto che non aveva né il talento
né
l'esperienza della ragazza.
Inoltre
aveva capito di avere una visione totalmente sbagliata del mondo.
Per
lei era tutto bianco e nero, come quelle piastrelle che continuava a
fissare, mentre in realtà era tutto una scala di grigi.
Nessuna
bontà totale, nessuna malvagità totale. Le
eccezioni che potevano
esserci non erano sufficienti. La sua carriera da maga era stata un
unico, continuo fallimento, adesso lo capiva.
“Ti
ho trovata finalmente.”
La
voce di Kyoko interruppe il filo dei suoi pensieri. La ragazza si
sedette accanto a lei, aprendo un pacchetto di patatine.
“Quando
la finirai di essere così testarda?”
continuò, addentandone una.
“Scusa
se ti ho fatto perdere tempo...” mormorò Sayaka.
“Che
dici? Non sembri tu.”
Così
se ne accorgeva anche lei, eh?
“Forse
perchè non mi importa più di niente.”
rispose Sayaka, abbozzando
un sorriso “Non capisco più per cosa combattessi o
che cosa
cercassi di proteggere.”
Tirò
fuori la sua Soul Gem: il blu limpido era stato sostituito da un
colore scuro e torbido, come l'acqua da cui continuava a sentirsi
avvolgere.
Kyoko
la guardò stupefatta, lasciando cadere la patatina che stava
per
mangiare.
“E'
come mi hai detto tu... speranza e disperazione si bilanciano sempre.
Ora capisco cosa volevi dire. Ho salvato molta gente, ma a poco a
poco odio e rancore hanno cominciato a infestarmi il cuore. Ho
addirittura ferito la mia migliore amica...!”
“Sayaka...”
disse Kyoko, osservano la Soul Gem quasi nera.
“Se
desideri la felicità di una persona ne maledirai
un'altra.”
continuò Sayaka, scossa da un singhiozzo “E'
così che funzionano
le maghe...”
Sentì
le lacrime formarsi agli angoli dei suoi occhi, tuttavia sorrise,
mentre una di queste cadeva e colpiva la sua Soul Gem.
Si
girò verso Kyoko, sentendo dentro di sé che
sarebbe stata l'ultima
volta, sorridendole.
“Sono
proprio una stupida.”
Questa
fanfiction partecipa al contest "Le situazioni di X e Y" di Marge86 (http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10552968)
Bene,
che dire, è il mio primo contest in assoluto e sono
parecchio
agitata
Ho
scelto di scrivere su PMMM e in particolare su Sayaka perché
sono
un'anime e un personaggio che ho amato e che mi han dato tanto.
Ho
cercato di rendere il conflitto interiore di Sayaka, le sue
sensazione e i suoi sentimenti nei momenti salienti che hanno portato
alla sua trasformazione in strega, impresa ardua perchè
essendo PMMM
un media visivo certe immagini sono davvero impossibili da trattare a
parole!
Ho
provato a dare un senso di fallimento che comincia dalle prime righe
e continua per il resto della storia, chissà se sono
riuscita nel
mio intento.
Spero
di aver fatto un buon lavoro, di aver rispettato l'IC dei personaggi
e i messaggi dell'anime. Quindi, non mi resta che dire a chi dovesse
leggere che se volesse lasciarmi un parere in modo da sapere dove
migliorarmi e se sono riuscita nel mio intento ne sarei ben felice :)