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Autore: benzodiazepunk    29/07/2013    14 recensioni
"-Dove siamo?-
-Non sai neanche questo?- Chiede il tipo stupito. -Ma che ti sei fumato ieri? Doveva essere roba pesante... siamo nel quartiere di periferia di Berkeley, California-
Berkeley California? Impossibile.
-È la mia città questa... ci sono cresciuto, io, qui-
-Come se fossero passati anni e anni dalla tua adolescenza! Come ti chiami?-
-Billie Joe, tu?-
-Billie Joe, che razza di nome- Sorride quello. -Io mi chiamo Jimmy. Benvenuto nel mio quartiere-"
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Una mia idea su come Billie Joe abbia pensato al personaggio di Jimmy, che per il cantante è davvero importante e speciale. O meglio, di come l'abbia "incontrato" in un certo senso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, St. Jimmy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come Billie Joe Armstrong pensò a Jimmy
 

Mi butto sul letto senza sapere neanche come mi chiamo. La festa di stasera mi ha davvero distrutto, alcool, fumo, musica a palla... Bellissimo, davvero, ma forse un po' troppo.
Cado in un sonno senza sogni, e quando mi risveglio mi trovo seduto su una panchina di periferia.
Cosa? Ero nel mio letto.
Non faccio in tempo a pensare a cosa può essere successo che un ragazzo mi si avvicina.
"Hey, tu, che cazzo ci fai da queste parti? Non sai che la zona è nostra?"
Lo fisso in viso incuriosito, cercando di fare chiarezza nella mia mente ancora annebbiata dall'alcool.
"Vostro? L'avete comprato?" Chiedo, con tono tra l'annoiato e il sarcastico. Figurarsi se permetto a un ragazzino di farmi la morale.
Il ragazzo sogghigna, poi torna serio. "Non puoi starci qui se non sei uno di noi o se non ci abiti. E non sei uno di noi e non ci abiti, perché non ti ho mai visto da queste parti. Perciò fuori dai piedi"
"Si può sapere chi sei, ragazzino? Cerca di moderare i toni con me" Ribatto.
"Non mi faccio dare del ragazzino da un ragazzino, stronzo" afferma quello, avvicinandomisi di un passo.
"Cosa?! Ma se ho almeno dieci anni più di te!" Sbotto, e il ragazzo scoppia a ridere.
"O li porti molto bene o hai vissuto gli ultimi anni alla fonte della giovinezza! Da quant'é che non ti guardi allo specchio?"
Rimango un attimo interdetto, poi mi alzo finalmente dalla panchina. "Dove siamo?"
"Non sai neanche questo?" Chiede il tipo stupito. "Ma che ti sei fumato ieri? Doveva essere roba pesante... Siamo in un quartiere di periferia di Berkeley, California"
Berkeley California? Impossibile.
"Che hai da guardare con quella faccia?"
"È la mia città questa... Ci sono cresciuto, io, qui"
"Come se fossero passati anni e anni dalla tua adolescenza!" Ridacchia. "Strano però. Ripeto, non ti ho mai visto da queste parti. Come ti chiami?"
"Ma come, non mi..." ma mi interrompo. É troppo strano, tutto quanto, meglio lasciare stare. "Billie Joe, tu?"
"Billie Joe, che razza di nome." Sorride quello. "Io mi chiamo Jimmy. Benvenuto nel mio quartiere"
Gli sorrido debolmente di rimando, guardandomi intorno spaesato. Jimmy sbuffa. "Senti, vieni con me. Ti porto a vedere la zona, e chissà mai che non ricordi qualcosa degli ultimi tempi... E magari troviamo anche uno specchio così ti dai un'occhiata e ti rendi conto di te"
E così dicendo si avvia lungo la strada accendendosi una sigaretta.
"Hey, tu! Jimmy!" Quasi urlo correndogli dietro "Aspetta. Va che io la conosco questa zona!"
"Non ne sono così sicuro..." sogghigna quello. "Senti, seguimi e basta ok? Al massimo conosci qualcuno, il che non fa mai male da queste parti"
Sbuffando seguo il ragazzo. Che assurda situazione, straniero nella mia città, con un ragazzo che afferma di essere mio coetaneo...
"Tho! Ecco uno specchio!" Esclama Jimmy ad un tratto indicando un'auto parcheggiata poco lontano. "Vedi di accontentarti" commenta tirando una boccata di fumo.
Quanto darei per fumare un po' anch'io! Però non ho il coraggio di chiedere una sigaretta a questo strano ragazzo, e mi dirigo teso verso lo specchietto della macchina. E quello che vedo mi lascia di stucco. Niente trucco nero, niente capelli corti, niente vestiti decenti. Sono un diciassettenne! Non è possibile, ma che diavolo...
"Adesso mi credi?" La voce di Jimmy mi arriva come una doccia fredda.
Mi volto lentamente e con espressione scioccata, e il ragazzo sorride.
"Sei proprio un tipo strano, Billie Joe. Avanti, vieni. Ti porto a conoscere gli altri ti va? A una condizione. Qualsiasi cosa ti dicano su una ragazza di nome..." un'auto copre la sua voce, e non riesco a sentire il nome della ragazza. "-tu sorridi, annuisci, e non dire niente"
"Come hai detto che si chiama scusa?" Chiedo.
"Non voglio ripeterlo. Vieni." Dice avviandosi nuovamente verso la zona degli skater. Conosco quella zona. Io conosco tutto! Cavolo.
Dopo circa dieci minuti arriviamo in una zona di periferia completamente in disuso, dove un gruppo di ragazzi scrivono sui muri, accendono falò, chiacchierano o stanno semplicemente seduti a fissare il vuoto.
"Ragazzi" dice Jimmy, e tutti quanti interrompono le loro attività e si voltano verso di lui. "Vi presento uno nuovo. Dice di chiamarsi Billie Joe. Trattatelo bene" E detto questo si dirige verso una logora poltrona e mi lascia solo al centro dello spiazzo.
Subito qualcuno mi si avvicina, salutandomi amichevolmente o chiedendomi da dove vengo, domanda alla quale, peraltro, non so rispondere. Solo un ragazzo strano, dai lunghi capelli rossi, mi inizia a chiedere cosa me ne pare di varie ragazze e io, non sapendo il nome tabù, mi limito ad annuire con fare pacifico.
Finito l'esodo delle presentazioni, mi piazzo di fianco a un ragazzo che si chiama Tom e lo osservo mentre giocola con tre bottiglie, gioco piuttosto pericoloso, ma affascinante.
"Hey Billie Joe, ti ci vuole proprio un soprannome, ce l'hai una casa? É ora di cena, ho fame" afferma Jimmy dandomi una pacca sulla spalla, improvvisamente amichevole. Ma in che gabbia di matti sono finito?!
"Veramente non lo so" Ammetto.
"Vieni con me va. Magari con te a cena quella stronza di mia madre non si mette a fare le sue solite scenate"
E così seguo Jimmy fino a casa sua, una casa singola che un tempo doveva essere bella ma che ora é trascurata, il prato intorno lasciato incolto.
"Ecco casa mia" annuncia il ragazzo. "Non ti sarai mica aspettato una di quelle belle case del centro, no?" Sogghigna.
Io mi limito ad alzare le spalle e a seguirlo dentro. L'interno, se possibile, è ancora più trascurato dell'esterno. Non è che sia proprio sporco; è che si vede che nessuno pulisce regolarmente e che... beh, che non ci abita una famiglia felice. Anzi, che non ci abita una vera famiglia punto.
"Scusa il casino..." borbotta Jimmy. Per la prima volta da quando l'ho incontrato sembra veramente a disagio, gli secca davvero questa situazione in casa. Giriamo l'angolo del salotto e, appoggiata al bancone della cucina, troviamo una donna. È bionda, dimostra circa trentacinque anni o poco più e fuma una sigaretta bianca.
"Bell'orario per arrivare!" Sbraita appena vede il figlio. "E questo chi è?" Chiede lanciandomi un'occhiata. "Un altro sconclusionato perdigiorno come te? Porta tutto l'intero gruppo di scarti della società amici tuoi a sfruttare la mia tavola la prossima volta Jimmy! Però gli alimenti li paghi tu, eh? E con quali soldi avresti intenzione di..."
"Cuciti quel buco, cazzo" risponde il ragazzo senza degnarla di uno sguardo. Che situazione di merda, posso capire che volesse cercare di arginare la discussione che sarebbe nata in qualche modo, anche se quel modo era portarsi in casa uno sconosciuto. Se è così tutti i giorni...
"Che razza di idiota a portarti qui. Senti tu, andiamo via ok? È già tanto se dà da mangiare a me questa, andiamo via, tanto è una causa persa" mi dice il ragazzo tornando verso il salotto.
"Tu sei una causa persa Jimmy! Tu sei una causa persa da quando hai iniziato a parlare! E non girarmi le spalle!"
Le urla della donna ci seguono fino in strada, quando Jimmy, sospirando, si sbatte la porta alle spalle.
"Scusa" mi dice allontanandosi lungo il vialetto con me al fianco.
"Non ci si può scegliere la famiglia" rispondo io, e lui accenna un sorriso guardandosi la punta delle scarpe nere. Come le mie.
"Abbiamo le scarpe uguali" affermo. Non so neanche io perché l'ho detto, che cosa stupida, manco fossimo alle elementari, ma Jimmy mi lancia un'occhiata e ridacchia.
"Mi stai un po' più simpatico ora che lo so"
Rido anche io. "Quanto le hai pagate?"
"Che cazzo ne so! Forse 30 dollari. Ma le ho prese mille anni fa"
"Mmm" rispondo solo, troncando il discorso.
"Che musica senti Billie Joe?" Mi chiede lui. Finalmente apre un discorso sensato!
"Principalmente rock e punk-rock, tipo Ramones, Misfits, Kiss, anche un nuovo gruppo, i Muse, e poi..."
"Ok capito, frena! I Green Day li conosci?"
Mi volto di scatto verso il mio interlocutore. Non ci posso credere, allora esisto! Voglio dire, esisto come uomo adulto in carriera.
"Ehm... sì li ho già sentiti. Direi che sono bravini" azzardo.
"Bravini?!" Esclama Jimmy, che sembra aver ripreso vita tutto d'un tratto. "Sono geniali, altro che bravini! Poi da quando hanno quel nuovo batterista... Ma seriamente non hai mai sentito una loro canzone? Tipo Brain stew, o Hitchin' a ride, o..."
"Sì, sì quelle le conosco. Sono belle!" Ridacchio. Mi sembra così strano stare qui a parare della mia musica come fosse scritta e cantata da qualcun altro!
"Ah ok! Meno male. Sennò mi toccava farti una cultura musicale tutto daccapo. Però quell'ultimo gruppo che hai nominato non mi pare di averlo mai sentito... come hai detto che si chiama?"
"Chi? I Muse? Sì sono piuttosto nuovi, ma sembrano promettere bene"
"Mai sentiti. Che genere suonano?"
"Rock, però con molti effetti strani, tipo alternative" Jimmy storce il naso, e a me viene da ridere. "Mannò, sono bravi!"
"Sarà! Hey BJ, ce l'hai qualche spicciolo per cena?"
Gli lancio un'occhiataccia e mi frugo nelle tasche. "Poca roba. Non so se basta per due, coi prezzi che girano al giorno d'oggi..." gli allungo sei dollari, e Jimmy si volta a fissarmi con tanto d'occhi.
"Ma da dove vieni, da una reggia indiana? Dovresti vestire un po' meglio, sennò nessuno ci crederà se dici che sei un riccone. Sei dollari bastano per tutti i miei amici, pure"
Alzo un sopracciglio, interdetto. Quanto valgono sei dollari, scusa?
"Ti muovi?!" Il ragazzo è già sulla porta di un supermercato di quartiere che si chiama 7/11; mi ricordo di questa catena. Andava sempre là mia mamma quando ero piccolo, costava davvero poco.
Allora forse Jimmy ha ragione a dire che sei dollari bastano.
"Cosa vuoi? Ci sono tramezzini, panini vari, porcate dolci, patatine..."
"Va bene questo" dico prendendo un tramezzino al formaggio.
"Scusa, posso prendere qualcosa di più di te? Muoio di fame, quella là, mia madre, mi ha fatto saltare il pranzo oggi e non ho soldi per comprare un cazzo di niente come puoi vedere..." dice frugandosi nelle tasche con aria a metà tra l'imbarazzato e lo scocciato.
"Certo, prenditi quello che vuoi" borbotto, cercando di non metterlo troppo a disagio. Se c'è una cosa che ricordo di questo tipo di ambienti, è che alle persone non piace ricevere elemosina, favori, o qualsiasi cosa somigli a questi.
"Poi ti restituisco tutto eh, tranquillo"
"Ma va va! Mi hai fatto fare un giro intero del quartiere. Non sei in debito, lo ero io e adesso siamo a posto"
Jimmy alza le spalle e si dirige verso la cassa con la sua cena stretta al petto. Che strano, strano ragazzo.
"E ora" chiedo, masticando il panino, seduto accanto a lui su un marciapiede. "Che si fa?"
"Facciamo un giro dai ragazzi, oggi non ci sono serate interessanti qui in giro perciò sarà una noia, ti avverto. Però abbiamo sempre qualcuno che porta da bere e fumare perciò possiamo consolarci di qualsiasi disgrazia ci sia capitata" ridacchia mandando giù la cena con un sorso di birra scadente.
"Vuoi?" Mi offre allungandomi la bottiglia. La afferro facendogli un cenno e bevo a canna, ricordando tra me e me i vecchi tempi, quando bevevo seduto da quelle parti con i miei amici di allora, Mike, Al...
"Andiamo, saranno già tutti là. Sai che ore sono? Vabbé chissenefrega" decreta prima ancora che io riesca ad aprire bocca.
Quando arriviamo al ritrovo del gruppo che ormai ho capito essere capeggiato da Jimmy, la zona è illuminata dai fuochi tenuti alti da alcuni ragazzi mentre altri già stanno bevendo birra e fumando qualcosa che non mi sembra essere tabacco.
"Benvenuto alla festa, BJ!" Esclama Jimmy. Che stupido soprannome sarebbe BJ?! Mi chiamo Billie Joe, cos'ha che non va?
Tom, un ragazzo dai lunghi capelli verdi, mi porge una birra mentre Jimmy ruba una sigaretta a un ragazzo accanto a uno dei fuochi.
Per tutta la sera beviamo, fumiamo e facciamo baldoria; anche se questi ragazzi non li conosco più di tanto mi diverto, e mi sento a mio agio. È notte inoltrata quando alcuni si decidono ad andare a casa, e la festa si tranquillizza un po'. La maggior parte dei ragazzi che rimangono sono completamente andati o quasi, se ne restano in qualche angolo a finire una sigaretta in silenzio o a dormire addirittura. Anche Jimmy non è completamente sano; io, nonostante tutto, mi sento ancora abbastanza bene.
"Hey Billie" mi chiama ad un tratto facendomi segno di avvicinarmi. "Allora hai visto i miei amici? Ora li conosci tutti eh? Sei quasi uno di noi ora" dice, con voce un po' impastata. "Lo sai che mi sei proprio simpatico?" Continua. Mi siedo accanto a lui e gli prendo la canna di mano. Ha già fumato abbastanza, e lui non oppone resistenza.
"Sì, sì, proprio simpatico, hai anche visto mia mamma e sei venuto a casa mia, nessun altro l'avrebbe mai fatto... e non avrei mai portato uno degli altri a casa mia... però tu non hai detto niente eh? Anche tua mamma è così come la mia? Spero per te di no, Billie Joe. Ti chiami come il cantante dei Green Day! Chissà perché non l'avevo notato questa mattina. Allora devi avere una bella casa e una famiglia per bene se ti chiami come il cantante dei Green Day, e poi hai tanti soldi, si vede che sei diverso da noi. Ma mi piaci lo stesso, tranquillo eh"
"Veramente" lo interrompo "La mia famiglia non è molto più agiata della tua. Mia mamma non c'era... non c'é mai a casa" mi correggo. La mia età deve definire che abito ancora con i miei. "Ho tanti fratelli e io sono il più piccolo, quindi il più sfigato in assoluto. E mio padre è morto circa sette anni fa" Concludo.
Ora Jimmy mi fissa attentamente. "Anche io non ho più un padre. Ma il mio se n'è andato tanto tempo fa, e la mia di madre neanche lavora. Siamo molto simili io e te, vero Billie Joe?" E in quel momento mi sembra così triste, così solo e così giovane che gli passo un braccio intorno alle spalle come avrei fatto se fossi stato adulto come sono in realtà, incurante del mio corpo di ragazzino. Jimmy barcolla un po', poi si appoggia a me.
"Quella ragazza, quella da non nominare, secondo te la amavo davvero Billie Joe?"
Sorrido. Come posso saperlo io?
"Io credo di no, sai, ma non sono sicuro del tutto" riprende lui. "Lei mi ha tradito e l'ho lasciata e non è che sono stato triste o disperato. Mi sono sentito solo molto deluso, per questo penso che forse non l'amavo. Le ho detto delle cose molto cattive, sai? Però lei mi ha tradito. Se lo merita, vero Billie Joe? Si meritava tutto, quella. Vorrei andare via da qui, Billie" afferma guardando per aria con voce da ubriaco. "Vorrei davvero andare via, magari potrei venire via con te e vivere dove vivi tu, che forse potrei essere felice anche io, però lo so che non posso eh. Non c'è bisogno che me lo dici tu. Lo so che non posso. Io vivo qui, e sono qui da sempre e sono il Gesù di periferia Jimmy, Billie Joe, lo sapevi? E non me ne potrò andare mai. Anche se vorrei perché la odio questa città di merda, sai? Vorrei venire via con te quando te ne andrai. Mmm" ragiona. "Questa notte te ne andrai vero Billie Joe? E domani mattina non ci sarai più. Che peccato, uno unico che mi piaceva con cui stare"
"Io non me ne vado, tranquillo" Lo rassicuro. Non saprei neanche come fare, ad essere sinceri.
"Oh, sì invece. Che peccato, Billie Joe. Però mi è piaciuto stare con te oggi, sei diverso dagli altri. Grazie, sai? Sì... vorrei tanto venire via con te..." e detto questo, crolla in un sonno profondo. Mi stupisco già che sia durato così tanto, con tutto quello che ha bevuto e fumato. Dubito che voglia tornare a casa per la notte o che sua mamma si preoccupi se non lo vede, quindi mi appoggio a mia volta a lui, e mi addormento accanto a questo strano ragazzo che alla fin fine mi ha colpito non poco.

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Un raggio di coscienza si fa largo a fatica nella mia mente; la prima cosa di cui mi accorgo è il casino infernale prodotto da un qualche rumore non lontano. E come non notarlo? Cerco di fare ordine nei pensieri oltremodo aggrovigliati senza aprire gli occhi: una sveglia! Decreto, ecco cos'è quel rumore maledettissimo! Grugnisco seccato cercando di ignorarla, ma nessuno da segno di volerla spegnere così cerco di aprire gli occhi. Tanto ormai sono sveglio.
Uscire dal baratro nero del sonno risulta essere un'impresa più faticosa dal previsto, ma alla fine un raggio di sole arriva fino alle mie pupille verde smeraldo. Sole! Come diavolo ho fatto a dormire fino a questo momento con tutta questa luce?! Dio santo... anche vero che, avendo dormito con Jimmy all'aperto, la luce è inevitabile.
Passandomi una mano tra i capelli completamente all'aria mi alzo dal grande letto a baldacchino, tiro le tende bordeaux e spengo la sveglia sulla scrivania.
Aspetta un attimo.
Letto a baldacchino? Tende bordeaux? Dove cavolo mi trovo?
Ormai del tutto sveglio mi guardo intorno allarmato. Non posso essere stato rapito, o non mi avrebbero di certo tenuto in una lussuosa camera del genere. Ho esagerato col fumo e fatto una pazzia, dopo quella sottospecie di festa? Mi guardo in giro, ma non vedo nessuna ragazza nei dintorni. Scorgo solo Mike e Tré che russano uno sul pavimento, l'altro mezzo giù del letto.
Mike? Trè? Cosa?!
Ero con Jimmy meno di dieci ore fa, dov'è finito il ragazzo? E Berkeley? E la periferia? Mi dirigo svelto verso quello che deve essere il bagno e mi guardo allo specchio. Sono di nuovo io! Uomo adulto, truccato da punk pazzoide e vocalist di una band strafiga.
Anche Jimmy ci conosce...
"Billie!" Mi volto al suono della voce, una parte di me si aspetta di vedere il ragazzino dai capelli neri ritti in aria e i tatuaggi sulle dita, ma di fronte a me c'è solo Mike, e per un attimo sono quasi deluso.
"Sveglio finalmente?"
"Come finalmente? Mi sono svegliato prima di voi"
"Certo, come no. Ma lo sai che ore sono? Quando ci siamo svegliati alle nove e mezza, stamattina, non c'è stato verso di farti alzare e quindi ci siamo rimessi a dormire anche noi"
Allora sono davvero tornato. Niente più Jimmy, sono di nuovo qui. Devo dirlo, quasi mi dispiace. Ma alla fine tutto avviene per una causa, no? E Jimmy voleva venire con me, beh, in un certo senso lo farà perché mi ha dato l'ispirazione.
Sorrido.
"Scusami davvero Mike ma non mi potevo svegliare. Questa notte sognavo Jimmy"

  
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