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Autore: volevoessereununicorno    29/07/2013    2 recensioni
Perché i bambini sono capaci di sogni e sentimenti che nemmeno le bombe più potenti possono distruggere.
"Poco lontano da casa di Irene c'è un campo che una volta era tutto colorato, ma ora ci sono solo camionette e uomini con certi stivaloni neri che calpestano tutto, fiori e sogni e innocenza."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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A tutte le persone che, nonostante tutto, non sono mai state soltanto un numero.
Se potessi, scriverei la storia di ogni singola vittima di quell'Inferno.


Fiori di campo.


Poco lontano da casa di Irene c’è un campo tutto colorato, lei ci va spesso a giocare con la sua amica Rachele. Ma un giorno a Rachele viene cucita una stella sui vestiti, e a Irene viene detto che non deve più giocare con lei. Nel campo non restano che i fiori.

Poco lontano da casa di Irene c’è un campo che una volta era tutto colorato, ma ora ci sono solo camionette e uomini con certi stivaloni neri che calpestano tutto, fiori e sogni e innocenza. Irene deve stare chiusa in casa, e vorrebbe Rachele vicina quando ha paura, ma non si può, lei se n’è andata, dove non si sa, non lo dice nessuno, ma tutti dicono che non torna. Irene ride e dice che da lei Rachele ci tornerà sempre, che ne sanno loro?, mica la conoscono bene.

Poco lontano da casa di Irene c’è un campo completamente spoglio, nessuno ci va da molti mesi, c’è altro a cui pensare. Rachele non torna, ma Irene la aspetta e intanto fa la brava, aiuta la mamma e bada alle sorelline e serve la cena al papà, che ha tante ferite ma qualche volta ride forte e dice di essere stato tra i più fortunati: Irene non capisce come sia possibile essere fortunati ad avere tante bende ma è contenta quando sorride, e lo abbraccia.

Poco lontano da casa di Irene c’è un campo in cui stanno cominciando a ricrescere i fiori, mentre per le strade tornano a giocare i bambini. Irene esce tutti i giorni a fare la spesa e ogni domenica va dal parroco che le insegna un po’ di grammatica e di ortografia. Rachele non è tornata.


Poco lontano da casa di Irene c’è un parcheggio dove una volta doveva esserci un prato, ma chi se lo ricorda più? Per Rachele non ci sono state tombe bianche o discorsi importanti, solo una croce di ferro in un grande cimitero, eppure qualcuno si ricorda ancora di lei. Una volta al mese un’anziana signora si fa portare al Verano* e lascia davanti a quella croce un semplice mazzolino di fiori di campo.









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Woho. Cos'è sta roba.
Pensate che avevo pensato di tenerla in serbo per il prossimo 27 gennaio,
ma poi mi pareva d'insultare quella ricorrenza quindi la pubblico ora.
Da dire c'è poco, se non che ho pianto scrivendola.
Irene e Rachele non sono mai esistite, per quanto ne so.
O meglio, sono esistite tante Irene e tantissime Rachele.
Troppe.
Ma tant'è.
Per quanto faccia pena (come tutti i miei scritti, urgh), ho troppo rispetto per questo argomento per fare ironia qui sotto, quindi basta così.
Un saluto a chi l'ha letta, e un abbraccio a chi vorrà dirmi cosa ne pensa.

la vostra, 
B.

ps: per chi non lo sapesse, il Verano è il cimitero di Roma.

   
 
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