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Autore: LeFleurDuMal    07/02/2008    13 recensioni
Camus strinse le labbra. Milo non l’avrebbe sorpreso. Raccolse il cosmo tra le dita intrecciate e si preparò ad abbassare le braccia. Fu in quel momento che Scorpio scattò in avanti. Un attacco frontale che Camus in un’altra occasione – ma anche in quella, sebbene si trattasse di una sfida giocosa e nient’altro – avrebbe giudicato incosciente.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciamo che esce per il compleanno di Camus dell'Acquario. Di conseguenza, quindi, è un regalo per RenChan, il mio Camus. XD   ...sembra che stia scrivendo soltanto regali, ultimamente, ma non è così. E' che ci sono più cose in cantiere. Ma arrivano. Soprattutto Neve. Arriva.

Intanto, tomoyo, questa è per te. Goditela. <3

Con la speranza che gradiate tutti.

"Diamond Dust, Milo"

 

 

Autore: LeFleurDuMal
Genere: Commedia, Romantico
Personaggi Principali: Camus di Aquarius, Milo di Scorpio
Rating: Giallo
In proposito: Camus viene sconfitto da un bacio.
Disclaimer: I personaggi naturalmente non mi appartengono e sono di Masami Kurumada. E in originale non è che Milo non baci Camus. E' solo che non lo fanno vedere.
Cose: Buon compleanno, Camus.

 

 

“Ne sei ancora convinto?”

“Mh?” Camus alzò lo sguardo dall’ombra sulla terra umida e contemplò Milo, a lungo, prima di rispondergli come si conveniva: “Se hai paura, Scorpio, basta che tu lo dica”

Fu gelido e inflessibile – e stranamente non parve insolito, come sarebbe stato naturale per un ragazzino della sua età - ma nella sua voce serpeggiò una nota flautata, divertita, forse.

Bastò, naturalmente, per infiammare Milo.

“Io? Lo dicevo per te, Esperto dei Ghiacci. Fammi un po’ vedere di cosa sei capace, vuoi?”
“Finirà per farti male” concluse Camus, e non sorrise nel farlo.

“Non ti preoccupare, non resterò di certo fermo a prenderla.”

I due ragazzi si fronteggiarono, agguerriti. Camus ascoltò ridere l’amico e lo guardò scettico: non aveva il minimo dubbio riguardo al fatto che Milo non avrebbe avuto alcuna possibilità contro le tecniche che aveva appreso in Siberia. Erano troppo potenti perché chiunque potesse contrapporvisi. Gli lanciò un’occhiata, come se volesse stimare a lungo l’idea di attaccarlo con una di esse lì, in mezzo al vento e al rumore delle foglie degli ulivi. Milo l’osservava di rimando, la testa reclinata sulla spalla, un sorrisetto appena accennato sulle labbra che gli brillava negli occhi.

“E comunque ho una tecnica nuova, Camus.” Il ragazzino lo informò, malizioso “Una tecnica segreta, pensata apposta”

“Come vuoi,” il giovane Cavaliere di Aquarius si strinse nelle spalle, come se non gli importasse. Milo esitò un momento, colpito dalla bellezza di Camus nella luce del mattino.

Valutò se dirglielo o meno. Non si aspettava certo che una simile dichiarazione potesse turbare la serenità del suo animo o influenzare la gara: Camus si sarebbe limitato a sollevare le sopracciglia - le  belle sopracciglia sottili e nient’altro, senza coinvolgere nessun altro muscolo del viso- e avrebbe caricato lo sguardo di esasperazione. Appena imbarazzata, forse.

Milo…  avrebbe sospirato, alla fine, con quel tono di gentile rimprovero.

Milo, così, alla fine scelse di non dire nulla. Nascose un sorrisetto nel palmo della mano e  poi fece alcuni passi indietro, assumendo la posizione di guardia.

 

Era una gradevole mattina d’estate. Mancavano ancora diverse ore al momento in cui il sole avrebbe riscaldato la terra lambita dal mare e riarso le rocce polverose della scalinata del Santuario.

Il vento soffiava mite, ancora fresco di notte, portando con sé l’odore del sale della risacca e quello della macchia mediterranea.

Camus era andato a svegliare Milo, sapendo bene che l’amico non si sarebbe alzato dal letto di propria volontà se non a sole più alto, quando la luce fosse corsa a svegliarlo, dorata, sui pavimenti dell’Ottava Casa fino alle stanze private.

Erano passati diversi anni da quando avevano ricevuto l’investitura ed erano giunti ad Atene. Il Santuario, che era diventato la loro dimora, li vedeva adesso appena adolescenti, ma già guerrieri formidabili.
”Sarei in grado di battere la tua tecnica ad occhi chiusi.” Aveva detto Milo di Scorpio - appena adolescente e già guerriero formidabile -  a Camus, suo pari e suo amico più caro, soltanto la sera prima.

Se avesse usato un’inflessione di voce anche solo appena diversa, Camus si sarebbe offeso mortalmente e, con ogni probabilità, avrebbe cercato di congelarlo lì sul posto. Ma il ragazzino era stato divertente, aveva incupito la voce in un’imitazione riuscita di quella di Shura di Capricorn: “Non hai scampo, ragazzo.” E la sfida era stata fissata alla mattina seguente.

Milo si era stiracchiato come un gatto, nell’aria profumata, e insieme erano andati oltre i campi di addestramento, dove gli uliveti erano abbracciati dall’edera e l’ombra avrebbe portato ristoro anche nelle ore pomeridiane.

Era una gradevole mattina d’estate e il Cavaliere di Scorpio fece alcuni passi indietro, assumendo la posizione di guardia, allontanandosi dai tronchi ritorti degli alberi per avere più margine di movimento.

“Bene, Camus.” ghignò “Sono pronto per il tuo…  Must e poi?”

Diamond Dust, Milo.” Sospirò Camus e con  uno sforzo di volontà notevole ignorò l’ironia dell’altro. Con deliberata lentezza, spinse  le dita intrecciate davanti a sé. Il suo cosmo si espanse tutt’attorno, cristallino e pieno di luce.

Provocatorio, Scorpio si piegò appena sulle ginocchia, con un sorriso sornione: rimase in ascolto, i muscoli tesi allo spasmo, sotto l’apparenza tranquilla, con la sensazione che quell’energia fredda gli serpeggiasse sulla pelle quasi per trattenerlo dov’era, per evitare che scappasse.

Non ce ne sarà bisogno. Sentì il proprio sorriso allargarsi.

Lui e Camus erano amici da tanto, da quando erano arrivati al Santuario in età ben più tenera. Milo aveva sentito da subito una specie di tenero affetto per quel ragazzino esile dall’aria seria e distante. Era come se guardasse tutto e sentisse tutto, ma da lontano, dove le cose del mondo non lo potessero toccare.

Naturalmente Milo aveva fatto quello che era in suo potere perché le cose del mondo finissero per toccarlo più o meno impetuosamente, come quando – da bambini – lo aveva quasi costretto a mancare una cerimonia importante pur di farsi trovare: era sempre stato del parere che giocare a nascondino fosse una cosa seria, dopotutto. Con il passare del tempo l’amicizia si era fatta sempre più stretta, intima.

Quindi Scorpio non si sentì minimamente in imbarazzo mettendo a punto la propria controffensiva.

Aquarius sollevò le braccia al cielo. L’aria si caricò di tensione e forza repressa.

“Che potere tremendo” Milo spalancò gli occhi azzurri e si leccò appena le labbra. Era la prima volta che quel colpo gli veniva rivolto contro, ma non la prima che lo vedeva. Questo tornava inequivocabilmente a suo vantaggio: gli sarebbe bastato calcolare bene i tempi.

Non ancora. Non ancora. Attese.

Camus affilò lo sguardo, notandone l’’immobilità insolita.

“Cosa aspetti a contrattaccare, Scorpio?”

Si era aspettato che bruciasse il cosmo a sua volta e preparasse lo Scarlet Needle. Non mancava mai occasione per sfruttarla, no? Perché quella volta avrebbe dovuto essere diverso?

Poi

“Ho una tecnica nuova, Camus.”

Si era ricordato

“Una tecnica segreta.”

Di quello che gli aveva detto poco prima.

“Pensata apposta.”

Camus strinse le labbra. Milo non l’avrebbe sorpreso. Raccolse il cosmo tra le dita intrecciate e si preparò ad abbassare le braccia.

Fu in quel momento che Scorpio scattò in avanti. Un attacco frontale che Camus in un’altra occasione – ma anche in quella, sebbene si trattasse di una sfida giocosa e nient’altro – avrebbe giudicato incosciente.

Le sue braccia si abbassarono e la Polvere di Diamanti creata ad arte sfrecciò davanti a lui, luminosa e glaciale, raggelando l’area più esterna dell’uliveto.

Ma Milo era già passato.

Quando Camus abbassò le braccia se lo trovò contro il petto, la schiena di lui premuta contro i palmi delle proprie mani intrecciate, il viso a meno di due centimetri dal suo.

Le braccia di Milo si chiusero e cinsero la loro morsa attorno alla vita di Aquarius, oro contro oro nella luce del mattino.

“Questo,” gli disse, gli occhi trasparenti di Camus che si sgranavano nei suoi “questo è il mio nuovo colpo, Esperto dei Ghiacci.”

Roco, Milo, prima di avvicinare il viso a quello di Aquarius nell’impeto del contrattacco, premendo con foga le labbra sulle sue.
Camus, sbalordito, sentì la Diamond Dust vacillare, fino ad esaurirsi del tutto, e le sue braccia si chiusero del tutto sulla schiena del compagno, le dita catturate dai suoi capelli.

Furono entrambi contro al tronco di un ulivo abbracciato dall’edera.

Milo rise, sulle labbra di Camus.

Aquarius morse quelle di Scorpio, per vendetta.

Era una gradevole mattina d’estate. Mancavano ancora diverse ore al momento in cui il sole avrebbe riscaldato la terra lambita dal mare e riarso le rocce polverose della scalinata del Santuario.

Il vento soffiava mite, ancora fresco di notte, portando con sé l’odore del sale della risacca e quello della macchia mediterranea.

Camus affondò le unghie curate nella carne delle braccia di Milo, scostandolo appena da sé per guardarlo. I suoi occhi limpidi come il ghiaccio mandarono un lampo freddo.

“Non hai intenzione di usare il tuo nuovo colpo in combattimento con altri, vero?”

   
 
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