Sarete voi

Sonetto XVII *
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.
 

Notti senza stelle, due figure immobili davanti a un camino acceso. Siete voi.
Un commento ironico. Le dita sottili – bollenti – sulla tua guancia.
Una ciocca di capelli scuri sul suo viso.
Le copre gli occhi. Semplicemente, tu allunghi una mano e la sposti.
Uno sguardo tenero. Uno malizioso.
Le labbra di lei sulle tue. Una risata soffocata fra le mani.
Un sorriso, e un colpo al cuore.
Come un battito trattenuto.
E' impossibile.

E anche questo siete voi.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
 

Tu ami troppo, non è vero?
Sì, è così. E ti fa male. Fa sempre male.
Perché voi siete stati gelosia malcelata. Lacrime durante lunghe – troppo, troppo lunghe – notti insonni – sempre, sempre di notte. La notte protegge, e nasconde.
Siete stati frecciatine amareggiate e abbracci non ricambiati. Baci non voluti.
Siete stati frasi che non avreste voluto dire. Siete stati svuotati entrambi da morti premature.
E siete stati amore a senso unico che, forse, a senso unico non è mai stato.

Sì, siete stati anche questo, voi due.

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
 

Fra cent'anni sarete ancora due figure immobili davanti ad un camino acceso, i profili immutati nonostante il tempo, scorso inesorabilmente. Sarete voi.
Sarete mille, un milione, un miliardo di baci a stampo mattutini. Altrettante sere passate in un letto dalle coperte candide.
Sarete ancora due anime spezzate intrappolate in corpi sani. Avrete alle spalle più affetti lasciati cadere nell'oblio, più amici persi lungo il cammino di un'eternità che passa lentamente.
Gesti consolidati negli anni. Il capo inclinato a sinistra, le dita intrecciate. Un'ennesima carezza.
Sarete respiri in sincrono dopo infiniti minuti di grida furiose. Sarete le palpebre che si abbassano nello stesso istante, Morfeo che arriva e vi prende con sé nel medesimo momento.

E, ancora una volta, sarete voi.

[304 parole]
 

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*Pablo Neruda; tratto da “Cento sonetti d'amore”

N/A - Note dell'Autrice

Buonsalve, lettori.
La storia che avete appena letto non ha nè capo nè coda... è semplicemente un ininterrotto flusso di coscienza che mi è venuto da scrivere mentre stavo rileggendo il sonetto di Neruda che ho citato.
E' uno dei miei preferiti, e semplicemente ad un certo punto mi è venuta questa voglia improvvisa... che mi sono tolta.
Poi, non so, rileggendola, mi è venuta voglia di condividerla... così l'ho pubblicata.
E nient'altro, direi... spero vi sia piaciuta. :)
la vostra Soqquadro