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Autore: CaskaLangley    30/07/2013    6 recensioni
[Free! - Iwatobi Swim Club]
Nagisa non ha ancora assolutamente idea di come parlare al suo ragazzo. [Rei/Nagisa] [Scritta per la Notte Bianca#10]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note preliminari dell'autrice: durante la Notte Bianca di Mari di Challenge io do puntualmente di matto, ma non mi era mai capitato di scrivere così tanto su un anime di cui erano andati in onda al momento tre soli episodi. Ma è il potere di Free!, la gente ci scriveva sopra prima ancora che i suoi personaggi avessero un nome, e quindi. In chat la gente chiedeva a gran voce il ReiGisa, e siccome io li amo tantissimo, ecco qui.
Nota: Scritta per la Notte Bianca #10 su prompt Free!, Free!, Nagisa/Rei, "Mi aspetto che tu ti prenda le tue responsabilità. E la mia verginità."

****

«E’ stato strano» disse come prima cosa, dopo un silenzio che a Rei – a giudicare dal modo apprensivo con cui un paio di volte l’aveva sorpreso a guardarlo – doveva essere sembrato sospettosamente lungo. Forse strano non era il modo in cui avrebbe dovuto definirlo, se voleva evitargli un attacco di panico, ma lo aveva fatto in buona fede e ormai era tardi per rimangiarselo.
«Strano?»
«Non pensare male» disse subito Nagisa, ma non servì a fugare l’insicurezza di Rei, che adesso si rigirava preoccupato i suoi capelli tra le dita. «Ehi» insistette «Non fare quella faccia, ti ho detto di non pensare male».
Alzò il viso per intercettare il suo guardo, ma lo fece troppo in fretta, così un dito di Rei gli finì in un occhio. D’istinto se lo coprì con la mano e lui smise di fare il misterioso per dirgli, come se stesse rischiando la vita: «Oddio, perdonami! Ti ho fatto male?»
Nagisa rise, scuotendo la testa: «A volte in piscina lascio andare troppo presto gli occhialini, perché mi distraggo a parlare. Quello sì che fa male».
Riprese tra le sue la mano che aveva allontanato di scatto.
«Perché dici che è stato strano?» gli chiese di nuovo Rei.
«Solo perché non sapevo che cosa aspettarmi.»
«E ti ha...» si fermò e posò lo sguardo sulle sue dita, che avvicinò alla bocca. Si fece coraggio e terminò: «Ti ha deluso?»
Nagisa si accigliò. Non gli sembrava di essere stato – come diceva lui? – criptico nel manifestare il suo assenso mentre lo facevano, anzi; in un paio di occasioni forse aveva esagerato, perché Rei era diventato paonazzo. A lui non sembrava di aver detto niente di male, però. Mentre lui gli stava seduto sopra, ad esempio, e Rei era appoggiato contro la spalliera del letto, a lui era sembrato talmente bello coi capelli in disordine, tutto sudato, mentre gemeva il suo nome, che d’impulso gli aveva detto: «è bello averti dentro, non uscire più». Così, senza malizia. Soltanto per farglielo sapere. Ma Rei lo aveva stretto fortissimo, sia con le braccia che con le gambe, come a imprigionarlo, e nascondendo la faccia contro la sua spalla aveva borbottato: «Lo fai apposta?»
A quanto pare, aveva pensato Nagisa, non riesco mai a fargli piacere.
Anche adesso, per esempio, lo stava facendo preoccupare. Si sentì un po’ triste, all’idea. Sospirò, pensando a un modo per spiegarsi correttamente, sta volta, ma forse aveva un’espressione troppo afflitta, perché Rei mormorò: «Se è così, devi dirmelo. Ci ragionerò, vedrò di correggermi in qualche modo, perché…»
«Correggerti come» domandò Nagisa «Studiando teoria? Facendo altri calcoli?»
Rei arrossì, aggrottando la fronte mentre distoglieva lo sguardo: «Scusami, ma non sapevo cos’altro fare. Non ero certo preparato al fatto che tu mi saltassi addosso» - si fermò –  «Li ho fatti ad alta voce, i calcoli? Per questo lo sapevi?»
Nagisa sorrise divertito, mettendogli le braccia al collo.
«No, l’ho capito e basta. Eri così concentrato.»
«Era solo perché volevo…»
Non finì la frase. Nagisa suggerì: «Volevi farmi godere?»
Rei arrossì di nuovo, annuendo.
«Non devi vergognarti di dirlo. Era quello lo scopo, no?»
«E’ che tu sei sempre troppo esplicito…»
«Oh.» Valutò se allontanarsi da lui o qualcosa del genere, in modo da dargli più spazio, ma Rei lo anticipò e lo tenne strettissimo. 
«Non è che non mi piaccia» disse in fretta «quindi non smettere.»
Questo lo sollevò enormemente. Ora aveva voglia di morderlo, di ridere, di prenderlo in giro e di fare di nuovo l’amore con lui, ma c’era quella cosa in sospeso…forse, adesso, sapeva anche come spiegargliela.
«Mi sa che è per questo» iniziò «che ti ho detto che è stato strano. Tu eri così concentrato, sembrava che avessi paura di rompermi, o che per te fosse come un esame. Allora ho pensato di non piacerti abbastanza, e che per questo non riuscivi a lasciarti andare.»
Rei cercò di replicare, ma Nagisa gli tappò la bocca con una mano e sorrise: «Però poi ho capito. Eri concentrato perché ci tenevi molto, vero?»
Rei esitò, ancora con la sua mano sulla bocca, e annuì.
«Quando l’ho capito, mi sono sentito davvero importante…» - una pausa, poi cambiò totalmente il tono di voce - «…e comunque: WOW! Cioè, ma sei stato incredibile! Accidenti, tutta quella teoria serve proprio a qualcosa, eh?».
Rei si morse il labbro, imbarazzato. Passò le dita sulle sue sopracciglia, e sulle palpebre che lui, apposta, chiuse. Era così delicato, quando lo toccava.
«Vorrei essere più spontaneo» disse «almeno con te. Vorrei riuscire a farti capire quanto mi piaci» deglutì «anche in quel senso.»
«Guarda che lo so benissimo. E comunque, anche quello fa parte del modo di pensare di Rei-chan. Non ti devi sforzare, io lo trovo carino.»
«Carino…» ripeté lui, non molto sicuro che gli piacesse la definizione, ma Nagisa lo colse di sorpresa schioccandogli un bacio. Rei allora, senza pensarci, gli mise una mano dietro la testa e lo bloccò così, per baciarlo a lungo, profondamente. Era più spontaneo di quanto si rendesse conto, in fondo. Quando lui lo baciava, sentiva benissimo il suo desiderio. Si rimproverò per aver creduto anche solo un secondo di non piacergli abbastanza.
«Senti, prima hai detto: vedrò di correggermi in qualche modo, perché…perché cosa, cosa volevi dire?»
Rei rispose subito, prima di ripensarci: «Perché a me è piaciuto moltissimo, e vorrei farlo di nuovo.»
Nagisa non rispose, per non imbarazzarlo anche sta volta, ma gongolò così visibilmente che forse lui s’imbarazzò lo stesso. Continuò comunque ad accarezzargli la schiena e dopo un po’ allungò un braccio sopra le sue spalle, per prendere gli occhiali che aveva lasciato poco lontano.
«Sai» disse Nagisa, ora che gli veniva in mente «sei davvero bello, senza occhiali.»
 Rei si fermò e fece per riappoggiarli, ma Nagisa scoppiò a ridere, glieli prese di mano e glieli fece indossare lui stesso.
«Così sei bellissimo, invece.»
«Tu sei bellissimo» rispose lui. Era la prima volta che glielo diceva. Nagisa sorrise, chiudendo gli occhi.
«Non è vero. Lo so che ti piaccio, ma credi che Haru-chan sia più bello, no?»
«Ti sbagli. Il senpai Haruka è un nuotatore bellissimo, sì, ma tu sei bellissimo e basta, in ogni momento. Anche adesso, ad esempio. Non sapevo nuotare, perché credi che avrei accettato di partecipare alle prove di un club di nuoto?»
Nagisa ci pensò. In effetti quando gli aveva detto “prenditi le tue responsabilità” alle sue orecchie era suonato come “prenditi la mia verginità”. Rei aggiunse, borbottando: «E poi ero geloso, parlavi sempre di questo “Haru-chan”. Volevo che mi stessi attorno, e che snervassi solo me.»
Nagisa rise più forte, tutto contento. Se avesse potuto avrebbe anche scodinzolato. Si rintanò nella conca accogliente del suo abbraccio, poi sospirò e gli baciò il petto, accarezzando gli addominali scolpiti, perfetti. Si spostò sui capezzoli e sentì Rei sussultare, tendersi nell’attesa di avere di più.
«Mi piaci un sacco, Rei-chan» disse «quindi scopami ancora un migliaio di volte, se puoi.»
Non vide la sua faccia, perché di nuovo la sua reazione fu quella di tenerlo stretto e nascondersi contro di lui.
«Lo fai proprio apposta, vero?» gli chiese. Nagisa sentì la sua erezione pigiargli già contro la coscia nuda. Ridacchiò, accarezzandola.
Si, lo faceva apposta, in effetti, ma era meglio che lui non lo sapesse.
  
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