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Autore: CharlieBb    30/07/2013    2 recensioni
Quando Isaac varcò la soglia della scuola, quella mattina, fu accecato da un’esplosione di rosso e rosa. Si guardò intorno, spaesato, mentre palloncini a forma di cuore fluttuavano ovunque. Sospirò.
San Valentino.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Scott McCall
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo esperimento con questa coppia: non linciatemi.
Also, questa cosa è nata per un motivo ben preciso: il compleanno della splendida HeavenMayBurn, amica e compagna di malefatte. Darling, un piccolo pensiero per te (se fa completamente schifo tu hai il permesso di linciarmi pubblicamente, penso proprio di meritarmelo).
I commenti sono sempre graditi, e lasciarne uno non vi farà cascare le dita ;)
 

Secret
 
 

«Sai, credo che Scott stia nascondendo qualcosa.»

«Che vuoi dire?» Isaac strinse i lacci delle scarpe e alzò lo sguardo su Stiles, in piedi accanto a lui. «A me sembra tutto ok.»

«Questo perché non guardi bene», ribatté Stiles gesticolando con le mani e sbattendo accidentalmente contro l’armadietto di metallo. Rilasciò un mugolio di dolore e imprecò sotto voce. «Chiederò a Derek.»

«E cosa potrebbe sapere Derek che tu non sai?» Isaac si lasciò sfuggire un ghigno e si alzò, pronto per gli allenamenti.

«Oh, Derek sa più di quanto immagini.»

Isaac scosse la testa e si avviò sul campo, lasciandolo indietro. Non c’era nulla che non andasse con Scott, era tutto fin troppo normale da quando dopo la sconfitta degli alfa le loro vite avevano ripreso ritmi decenti.

*

«Ehi, Scott!» Isaac lo raggiunse sulla soglia del seminterrato di casa Hale e gli sorrise. «Che ne dici di una pizza? Derek ha detto che ci vuole fuori di qui, non voglio neanche pensare a cosa faranno lui e Stiles, e pensavo che potremmo continuare la tradizione del venerdì sera. Ho affittato quell’horror di cui parlavamo l’altro giorno.»

Scott gli dedicò un sorriso piccolo e forse giusto un po’ imbarazzato.

«Magari un’altra volta, ok?»

Isaac rimase interdetto e lo guardò schizzare via. Scott non gli dava mai buca, e soprattutto non si tirava mai indietro davanti a una cena di Pizza Hut. Cercò di scrollarsi dalla testa la voce impertinente di Stiles e pensò che sicuramente Scott aveva le sue buone ragioni per passare il venerdì sera chissà dove a fare chissà cosa con chissà chi.

Sperò solo che quel chissà chi non fosse Allison, non dopo tutto quello che avevano passato e che Scott era finalmente riuscito a lasciarsi alle spalle.

*

«Agli adolescenti non dovrebbe essere permesso di diventare licantropi.»

«Ti ricordo che sei stato tu a mordere Scott.» Isaac dedicò a Peter una sentita occhiataccia e rilassò la schiena contro il divano, esausto dopo una delle giornate più piene degli ultimi tempi. Tra la scuola, gli allenamenti di lacrosse e quelli con Derek non aveva mai un attimo di respiro.

«Derek ha trasformato voi», continuò Peter, ignorandolo. «L’ho sempre detto, io, che non ne sarebbe venuto fuori niente di buono. Gli adolescenti sono così imprevedibili, così affrettati; non riflettono, e si mettono nei casini come se ci godessero. Prendi Scott, la sua storia con la piccola cacciatrice: un problema, niente più che un problema. E adesso c’è qualcun altro che fa battere il suo cuore di giovane lupo. Una scocciatura.»

Isaac lo fissò, improvvisamente a corto di parole. Allora c’era qualcosa di strano, Stiles non aveva poi tutti i torti. Non capiva perché Scott volesse tenerlo loro nascosto, comunque; Derek e Stiles se l’erano presa comoda prima di fare il passo successivo, ma quando lo avevano fatto il branco era stato il primo a saperlo. Era naturale, era così che doveva essere. Il branco era per loro come una famiglia, il nucleo di persone che sarebbe sempre stato lì per sostenerli e appoggiarli.

«Oops», disse Peter notando la sua espressione pensierosa. «Non credo avrei dovuto dirtelo. Non credo che dovrei saperlo, in primo luogo. Ma tu sai mantenere un segreto, non è così?»

Gli scompigliò i capelli con una mano, un gesto strano e inusuale che lo infastidì parecchio. Peter era diventato parte integrante del branco e Isaac sapeva che in fondo, molto in fondo, teneva a tutti loro, nessuno escluso; solo, lo dimostrava con il suo solito caratteraccio e le sue battute all’acido muriatico.

«Scott lo dirà, quando sarà pronto.»

*

Quando Isaac, alcuni giorni dopo, riferì a Stiles della sua piccola conversazione con Peter e della successiva rivelazione riguardante lo strano comportamento di Scott in quegli ultimi tempi, Stiles sgranò gli occhi e le sue labbra si schiusero in una muta “O” di stupore.

«Lo sapevo!», strillò, attirando su di loro l’attenzione degli studenti in corridoio. Abbassò la voce. «Lo sapevo, l’avevo detto che c’era qualcosa di strano! Quel brutto figlio di-»

«Peter crede che sarà lui ad informarci, quando sarà il momento», lo interruppe Isaac, impedendo a quel fiume di colorite imprecazioni di straripare. «Non so, è strano che non ci abbia detto niente. Insomma, è Scott, è nostro amico.»

«Già, incredibile.»

Se Isaac si fosse concentrato sul battito di Stiles, oltre che sulla sua espressione sconvolta, si sarebbe  accorto che il suo cuore stava pompando più velocemente del solito. Avrebbe notato il modo in cui aveva saltato un paio di battiti e quello in cui aveva accelerato la sua corsa su quelle due innocenti parole. Ma Isaac era in preda a una curiosità crescente e non si accorse di nulla.

Ebbe inizio il toto sconosciuta.

*

Quando Scott cominciò a essere sfuggente, più di quanto lo fosse stato nelle ultime settimane, Isaac cominciò a preoccuparsi. Perché li stava tagliando fuori a quel modo? Perché non renderli partecipi della sua vita e della sua felicità?

Il pensiero che ogni volta saltava gli allenamenti con Derek o correva via prima che fossero finiti per nascondersi nell’abbraccio di qualcun altro cominciò a diventare, per Isaac, un chiodo fisso e fonte di stress. Scott aveva tutto il diritto di non far loro conoscere la sua nuova ragazza (chi mai avrebbe voluto portare la nuova fiamma in un branco di lupi?), ma avrebbe potuto almeno parlargliene. Raccontar loro di lei, di come l’aveva conosciuta, di come se n’era - il cuore di Isaac si strinse leggermente al pensiero - innamorato.

A Derek non sembrava importare, e Isaac sinceramente non sapeva cosa pensare a riguardo. Derek era il loro alfa, si era sempre preso cura di loro e quando qualcosa non andava - o non andava come lui avrebbe voluto - era il primo a portare alla luce il problema. Sembrava che il comportamento anormale di Scott non gli desse fastidio, non sembrava neanche averlo notato. Non gli importava che saltasse gli allenamenti o che sgattaiolasse via senza farsi vedere, non sembrava neanche importargli che Scott avesse smesso di frequentarli assiduamente come prima.

Ora, Isaac poteva capire quanto Derek fosse preso da Stiles, in quel momento; quanto quel loro nuovo status li impegnasse, quanto duramente dovessero lottare per mantenerlo. Ma.

Ma Scott era diventato come un fantasma, e la cosa non gli faceva piacere. Neanche un po’.

La verità era che gli mancava il suo amico. Gli mancavano le loro chiacchierate notturne, stare in piedi fino all’alba con delle birre fresche in mano e discorsi infiniti davanti a loro. Gli mancavano i venerdì sera con pizza e film, o giocare ai videogiochi per ammazzare il tempo in quelle noiose serate invernali, quando la bufera imperava e uscire diventava impossibile.

Gli mancava Scott, la sua vicinanza, la consapevolezza che ci sarebbe sempre stato.

Adesso si ritrovava a dividerlo con qualcuno che non conosceva neanche e che lentamente glielo stava portando via.

*

«Stiles, e se non funzionasse?»

«Funzionerà. Fidati di me.»

Scott sbuffò e si lasciò scivolare per terra, la schiena contro il muro e un alone di frustrazione ad avvolgerlo.

«Non ne sono più così sicuro», mormorò coprendosi gli occhi con le mani e stropicciandoli per cacciare via quella fastidiosa sensazione di aspettativa che li velava. «Non lo so, amico, e se poi rovino tutto? E se-»

«Scott, non succederà.» Stiles gli diede un buffetto sulla testa e sorrise. «Ne è convinto anche Derek.»

«Un altro di cui non mi fido per una cosa del genere.» Scott lo guardò e a Stiles si strinse il cuore nel vedere quanto in pena fosse. «E poi, se-»

«Basta con questi “se”.» Stiles gli tirò uno scappellotto, sperando che un po’ di dolore lo avrebbe fatto rinsavire e smettere di rimuginare su una cosa semplice come quella. «Uno, non sospetta niente. Due, fidati di noi. Tre, alza il culo, il coach ci aspetta.»

*

Quando Isaac varcò la soglia della scuola, quella mattina, fu accecato da un’esplosione di rosso e rosa. Si guardò intorno, spaesato, mentre palloncini a forma di cuore fluttuavano ovunque. Sospirò.

San Valentino.

Lydia vagava per i corridoi con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, perfetta come sempre coi suoi vestiti alla moda e il trucco impeccabile. Si fermava a chiacchierare con i compagni - quelli degni della sua attenzione, ovviamente - e lasciava loro dei volantini. Quando lo vide gli andò incontro, il braccio teso e il volantino in mano. Isaac lo prese quasi controvoglia e sbirciò le scritte nere e dorate sul cartoncino rosso.

«A casa mia, a mezzanotte», disse lei senza neanche curarsi di salutare.

«A San Valentino non si dovrebbe andare a cena fuori?» Isaac la guardò inarcando un sopracciglio; dubitava che Aiden sarebbe stato disposto a rinunciare a una serata speciale come quella in favore di una super festa cui avrebbe partecipato tutta la scuola.

«Oh, sì.» Lydia annuì con convinzione. «Prima la cena, poi la festa. E non guardarmi così, con Aiden abbiamo raggiunto un compromesso.»

«Non voglio neanche sapere di che si tratta.» Isaac si sistemò lo zaino in spalla e occhieggiò il suo armadietto, a pochi metri di distanza, agognando il momento in cui sarebbe riuscito a scrollarsi di dosso Lydia-fai-come-dico-Martin.

«Se non ti presenterai, stasera, giuro che manderò Aiden a cercarti.» Lydia arricciò le labbra e al suo sorriso rispose con un ghigno inquietante. «Insieme ad Ethan.»

Isaac sentì il sorriso morirgli sulle labbra al pensiero di cosa i due gemelli insieme avrebbero potuto fargli e annuì con forza.

«Perfetto, allora.»

Lydia sorrise, raggiante, e se andò con un rumore di tacchi sul pavimento. Isaac sospirò, sconfitto, e scosse lentamente la testa pensando a quanto non si sarebbe divertito. Era una festa di San Valentino, per l’amor del cielo, che motivo avrebbe avuto per andarci? La sua vita sentimentale era letteralmente affondata da quando il suo cuore aveva cominciato a battere per qualcuno che non avrebbe mai ricambiato.

Raggiunse l’armadietto con l’aria di un condannato a morte e lo aprì svogliatamente. Tirò fuori i libri per la prima lezione del giorno - chimica, lui odiava la chimica - e ripose quelli che aveva portato da casa di cui avrebbe avuto bisogno più avanti nella giornata. Notò un bigliettino rosso svolazzare per terra e si chinò a raccoglierlo, pensando che Lydia avrebbe dovuto smetterla di infilargli inviti nell’armadietto. Era inquietante.

Scoprì che non si trattava di un invito.

Si rigirò il cuore di cartone rosso tra le mani, osservandolo con diffidenza. Lo aprì.

Buon San Valentino da un ammiratore segreto che esiste davvero (e non sei tu che ti mandi da solo questo biglietto).

Il suono della campanella lo fece sobbalzare.

*

Isaac non riuscì a prestare neanche un briciolo di attenzione alla lezione di chimica.

Continuò a rigirarsi il biglietto tra le mani, domandandosi chi fosse stato a mandarglielo. Non gli veniva in mente nessuno. Era pur vero che le parole “ammiratore segreto” supponevano che si trattasse di qualcuno di cui lui non avrebbe mai sospettato, o di cui ignorava forse l’esistenza; c’era qualcosa, però, che risvegliava il lupo dentro di lui ogni qual volta rileggeva quelle parole. Uno strano senso di familiarità e di calore, come se il lupo - contrariamente a lui - sapesse chi fosse il mittente.

Non si rese neanche conto dello scorrere del tempo, troppo impegnato in quelle stupide elucubrazioni mentali. Si disse che avrebbe dovuto chiedere a Stiles, che sembrava avere una dote naturale nel risolvere i misteri; o a Lydia, che conosceva nei minimi dettagli tutto ciò che accadeva tra i muri scolastici.

Le ore di lezione volarono senza che se ne rendesse conto e solo il suono della campanella che annunciava la fine delle lezioni riuscì a riportarlo alla realtà. Si diresse all’armadietto, cercando Stiles con lo sguardo; non credeva di averlo visto durante tutte quelle ore, ma avrebbe anche potuto sbagliarsi. Magari si erano incrociati in classe e non lo aveva neanche notato.

…impossibile, Stiles Stilinski non era uno che passava inosservato.

Girò il lucchetto inserendo la combinazione e dopo il familiare “click” aprì l’anta di metallo, pronto a mettere via i libri che non gli sarebbero serviti nel weekend.

Un altro biglietto scivolò giù, poggiandosi dolcemente sul pavimento.

Il cartoncino questa volta era blu scuro, quadrato, piegato in due. Sul fronte brillava il disegno di una luna piena e si intravedeva la sagoma nera di un lupo, il muso all’insù, intento ad ululare. Isaac sentì il cuore battere più forte e il suo primo pensiero non fu confortante. Che qualcuno lo avesse scoperto?

Aprì il cartoncino e osservò il disegno perfetto di un lupo dal pelo argentato striato di blu. I suoi occhi erano di un grigio così chiaro da sembrare quasi bianchi e il pelo era tanto morbido da sembrare reale. Isaac fu colto da un brivido che gli scivolò giù per la schiena in una scarica elettrica e sfiorò con le dita il lupo che sembrava voler uscire dal foglio. Chiuse gli occhi quando un profumo familiare lo avvolse, caldo e morbido, la sensazione di paura ormai svanita.

“Sei un Valentino per cui vale la pena ululare.

Sotto, in una calligrafia piccola e disordinata, c’era un’altra scritta.

Da Derek. Alle otto.

Isaac scoppiò a ridere.

*

«Mi avresti risparmiato un sacco di seghe mentali se ti fossi deciso prima, sai?»

Scott sorrise, visibilmente imbarazzato, e mosse un passo verso di lui.

«Diciamo che mi ci è voluto un po’ per realizzare», rispose in un sussurro. «Se avessi avuto qualche indizio non ci avrei messo tutto questo tempo.»

Isaac sgranò gli occhi. «Amico, ti ho lasciato così tanti indizi che l’ultima cosa che mi rimaneva da fare era andarmene in giro con un cartello al neon sulla testa.»

«Vuoi dire che sono tardo?»

«Decisamente.» Isaac rise e si avvicinò a lui, scuotendo la testa. «Sul serio, avresti risparmiato un casino a tutti. E io che mi sono persino preoccupato per te!»

Scott si unì alla sua risata e gli pizzicò il braccio con due dita. «Mi dispiace dirtelo, ma gli altri lo sapevano già.»

«Lo hai detto a tutto il branco tranne che a me?»

«Eri il diretto interessato, mi veniva un po’ difficile.»

Isaac scosse piano la testa, il sorriso ancora sulle sue labbra. Sfiorò con le dita la maglia di Scott, osservando il tessuto con aria assorta, mentre mille pensieri gli vorticavano in testa. Ora tutto aveva senso, e se solo ci pensava non riusciva a non maledirsi per essere stato un completo idiota. Avrebbe dovuto capirlo, nonostante Scott non avesse fatto nulla per dargli una mano; avrebbe dovuto sentirlo, percepirlo, ma i suoi sensi di lupo erano stati così distratti dalla sua triste autocommiserazione da non notare nemmeno il cambiamento che aveva stravolto l’aria con la forza di un uragano.

«Tutto ok?», chiese Scott gentilmente con una sfumatura di apprensione nella voce; gli sollevò il viso, costringendolo a guardarlo, e Isaac si perse in quei suoi occhi scuri. Annuì piano e sorrise, il petto finalmente libero da quel peso che lo opprimeva.

«Bene.» Scott sorrise e lo attirò più vicino, le labbra a un soffio dalle sue. «Spero non ti dispiacerà se faccio questo, allora.»

«Ti sbranerei se non lo facessi.»

Isaac rise e sentì la risata di Scott sulle labbra quando lo baciò.

«La tua tenerezza mi uccide.»

«Aspetta la prossima luna piena, poi ne riparliamo.»

*

*

*

*

*

*

«Dio, voi due! Derek, ti supplico, falli smettere! Ordinaglielo.»

«Stiles, sono a casa loro, potranno pure fare quello che gli pare o no?»

«Tecnicamente è casa di Melissa.» Stiles calciò i piedi di Scott dal tavolino e vi poggiò i popcorn, prendendo posto vicino ad Isaac. «E poi, no. Siamo qui a guardare un film tutti insieme, non possono mettersi a pomiciare come due ragazzini.»

Isaac rise e poggiò un bacio umido sul collo di Scott, proprio sotto l’orecchio; Scott mugolò istintivamente, gli occhi socchiusi e la mano che gli stringeva un fianco. Stiles fece un verso schifato e quando anche Derek prese posto si accoccolò contro di lui, il viso contro il suo collo per non vedere.

«Falli smettere», piagnucolò e Scott rise forte, sporgendosi oltre Isaac per tirargli uno scappellotto. «Sul divano, poi! Con noi qui!»

«Voi avete sempre fatto di peggio, con noi nella stessa stanza», disse Scott, stizzito. «E poi, non è la cosa peggiore che abbiamo fatto su questo divano.»

Derek rise quando Stiles schizzò in piedi, il viso stravolto dall’orrore.

«Non voglio più avere niente a che fare con voi due per, tipo, sempre

Derek lo tirò giù a sedere e lo costrinse a star fermo, bloccandolo con le braccia. Isaac si ritrovò a scuotere la testa - come ogni dannato venerdì sera - e si sistemò meglio contro il fianco di Scott mentre Stiles si lanciava in una delle sue filippiche su quanto fosse scorretto invitare gli amici a sedersi sul divano dove avevano fatto chissà che cosa, come ogni venerdì sera.

Stiles rimase in silenzio, finalmente, quando Derek pigiò play e i titoli di testa apparirono sullo schermo.

Scott decise, invece, che Isaac non avrebbe visto neanche un fotogramma di quel film che gli sarebbe tanto piaciuto guardare. Come ogni venerdì sera.

Non che a lui importasse.


*Fin* 

   
 
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