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Autore: xyoumakemesing    30/07/2013    15 recensioni
Harry è stato trasferito in quell’accampamento solo da un paio di settimane [...], durante una nottata passata di guardia, con la canna del fucile premuta contro la sua spalla, insieme a Niall a parlare di tutte le cose belle che aspettano il loro ritorno a casa, la storia della sua mancata occasione di perdere la verginità è, chissà come, saltata fuori.
Niall ha spalancato la bocca incredulo, si è sistemato il fucile sulle ginocchia e, dopo aver fatto un po’ di storie perché “Cazzo, amico, rischi di morire senza nemmeno aver scopato!”, gli ha raccontato di Louis.
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Harry/Louis | World War I AU | Prostitute!Louis, Soldier!Harry
Genere: Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! ♥
Questa volta, a differenza di tutte le altre mie storie, scriverò le note d'autore prima dell'inizio della OS perché vorrei spiegarvi un paio di cose prima che iniziate a leggerla:


  • Questa storia è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), come immagino abbiate già capito. Durante ogni conflitto (anche in quelli attuali), spesso e volentieri,  le truppe venivano accompagnate da decine di prostitute che avevano il solo scopo di appagare gli istinti sessuali dei soldati. Molte volte queste ragazze potevano anche essere prelevate dalle loro abitazioni con la forza e l'inganno per poi essere violentate e torturate sistematicamente.
  • Secondo le mie ricerche, la prostituzione maschile non era comune (a differenza dello stupro che invece veniva utilizzato per umiliare il nemico), ma essendo questa una storia slash, mi sono presa un po' di libertà.


Se volete saperne di più (anche se ho la sensazione che sia l'unica che va matta per la Storia) ricordatevi che Wikipedia è vostra amica ed è la cosa più bella del mondo (dopo il gay p0rn, obvs).
Adesso vi lascio alla OS, spero vi piaccia. 







Ogni bocca che hai baciato
era solo pratica
tutti i corpi che hai spogliato
e affondato dentro
ti stavano preparando a me.
Non mi dispiace assaggiare loro nella
memoria della tua bocca
erano un lungo corridoio
una porta mezza aperta
una singola valigia ancora
sopra il nastro trasportatore.
E’ stato un lungo viaggio?
Ti ci è voluto tanto tempo per trovarmi?
Sei qui adesso, benvenuto a casa.

-   Warsan Shire
 
 

 
 
 

 
Harry sposta il peso da un piede all’altro, torturandosi con l’indice e il pollice il labbro inferiore mentre fissa indeciso il tendone grigio e rattoppato dove i suoi commilitoni lo hanno mandato.
E’ notte fonda nell’accampamento militare, ma nessuno dorme. Nessuno dorme mai lì, troppo occupati a cercare di non morire o rimanere feriti; le orecchie sempre tese a captare ogni minimo rumore, gli occhi guardinghi e colmi di terrore e lacrime non versate.
Harry è stato trasferito in quell’accampamento solo da un paio di settimane (sua madre ha pianto fiumi – anzi, oceani – di lacrime quando è stato spedito al fronte per combattere la Grande Guerra. Tornerò, le aveva promesso, stringendo spasmodicamente la sua piccola valigia di finta pelle, lasciandola con un finto sorriso e un bacio sulla guancia, senza crederci nemmeno un pochino), e durante una nottata passata di guardia, con la canna del fucile premuta contro la sua spalla, insieme a Niall - un soldato poco più grande di lui e dal pesante accento irlandese - a parlare di tutte le cose belle che aspettano il loro ritorno a casa, la storia della sua mancata occasione di perdere la verginità è, chissà come, saltata fuori.
Niall ha spalancato la bocca incredulo, si è sistemato il fucile sulle ginocchia e, dopo aver fatto un po’ di storie perché “Cazzo, amico, rischi di morire senza nemmeno aver scopato!”, gli ha raccontato di Louis.
Louis è la puttana dell’accampamento; nessuno sa niente di lui, solo che è stato rapito come bottino di guerra molto prima che Harry arrivasse, trascinato per i capelli per tutta la trincea e violentato sistematicamente da ogni soldato. Louis non parla mai, nemmeno quando lo scopano, e le sue forme sembrano così femminili da far girare la testa anche ai soldati più restii ad andare con un maschio. (“Ma sono i suoi occhi blu,” e Niall lo ha vissuto di prima mano, “che ti parlano e, fidati, ti faranno sentire un pezzo di merda per il resto dei tuoi fottuti giorni.”)
Harry quindi è lì, davanti alla tenda dove Louis lavora - imbarazzandosi da morire quando alcuni soldati che gli passano vicino, con le loro uniformi sporche di fango e i caschetti verdi calati in testa, muovono con aria maliziosa le loro sopracciglia ridendo sguaiatamente nella sua direzione e urlandogli cose spicce e volgari come “Fottiti quel culo fino a farlo sanguinare”.  
Prende un respiro profondo, come è solito fare quando il Caporale lo manda in missione lontano dalla trincea, e strofina insieme i palmi sudati delle sue mani prima di scostare i lembi del tendone ed entrarci dentro.
La prima cosa che vede è un piccolo tavolo di legno con sopra una lampada ad olio e alcune confezioni aperte di preservativi; la seconda, un materasso che ha sicuramente visto giorni migliori sistemato a terra; la terza, proprio lì sopra, un ragazzo completamente nudo rannicchiato su se stesso, il mento poggiato sulle ginocchia e gli occhi persi a fissare il vuoto davanti a lui.
Harry si schiarisce rumorosamente la gola per segnalare la sua presenza e Louis solleva un po’ il capo e inizia a fissarlo con un’espressione completamente vuota, come se non lo vedesse realmente, mentre Harry schiude le labbra come incantato: Louis ha dei cerchi profondi intorno agli occhi azzurri, le costole sporgenti e alcuni lividi impressi sulle cosce e sui fianchi. E’ emaciato, un cosino debole dall’aria quasi spettrale, ma è bello.
E’ bello, pensa Harry, così bello che non riesce davvero a capire cosa ci faccia qualcuno come lui in un posto del genere: dimenticato persino da un Dio in cui Harry non crede nemmeno più – non dopo tutto quello che ha visto da quando è stato mandato lì.
Non esistono cose belle al fronte; solo puzza di polvere da sparo e morte, solo la paura di non tornare più a casa e morire lontano dalle affettuose mani che lo hanno cresciuto.
Harry non capisce perché Louis sia lì, sopra quel materasso sporco, piuttosto che da qualche altra parte dove non esiste la guerra, la sofferenza, la violenza. Lì, lontano anni luce dagli abbracci caldi della sua famiglia.
Louis continua a guardarlo, tuttavia, e sì, pensa Harry, Niall ha proprio ragione: i suoi occhi parlano – no, urlano.
 

 
“Mi chiamo Harry.” Harry fa un passo avanti e le suole dei suoi pesanti anfibi neri strisciano a terra. Gli occhi di Louis lo guardano intensamente, seguendo silenziosi ogni suo movimento. Harry allunga una mano per presentarsi ma l’altro ragazzo la ignora, limitandosi a sistemarsi meglio sul materasso e a spalancare le gambe, nudo e alla sua totale mercé, invitandolo a tagliare corto con le chiacchiere e a fare quello per cui è venuto.
Harry rimane con il braccio sospeso a mezz’aria per qualche secondo, un po’ attonito dalla visione del corpo di Louis che si apre per lui, prima di lasciarlo cadere lungo il fianco; si schiarisce la gola con un colpo di tosse e si guarda intorno imbarazzato. Quando torna a posare gli occhi sul ragazzo di fronte a lui, quello lo sta guardando con entrambe le sopracciglia sollevate, in attesa.
“E’ che—be’, io non ho mai— con un uomo.. cioè, nemmeno con una donna. Ma con una donna so cosa dovrei fare mentre con te non—” si giustifica, balbettando velocemente, passandosi una mano sulla nuca. Sente arrossire le guance e le punte delle orecchie, un fastidioso nodo attorcigliargli le budella, abbassa timidamente la testa lasciando che i suoi ricci impolverati e ormai decisamente troppo lunghi gli coprano il volto.
Louis lo guarda attraverso le sue lunghe ciglia; si solleva sui gomiti, le labbra strette in una linea dura, per poi mettersi velocemente a sedere. Incrocia le gambe per coprire alla bell’e meglio la sua nudità e batte leggermente il palmo di una mano sul materasso, invitando Harry a sedersi.
“Mi dispiace, è davvero imbarazzante.” Mormora Harry, accomodandosi a debita distanza dal corpo piccolo e formoso dell’altro ragazzo.
Lui scuote la testa e curva appena gli angoli della bocca all’insù.
Harry prende un respiro profondo. “Possiamo parlare prima, se vuoi? Perché non credo di farcela adesso.” Chiede, torturandosi nervosamente le dita. Louis sbatte le ciglia un paio di volte, sorpreso, come se nessuno gli abbia mai chiesto una cosa simile prima d’allora – ed è vero, comunque, i soldati non vanno certo da lui per fare conversazione.
“Oppure posso parlare io,” riprende Harry, scostandosi un riccio dalla fronte. “Voglio dire, tu non devi parlare se non vuoi. O puoi anche non ascoltarmi se non vuoi; ti capirei, parlo davvero troppo quando sono agitato—oh, accidenti, scommetto che ti sembro uno stupido adesso.”
Harry si preme sconsolato i palmi delle mani sul volto, esalando una risatina nervosa. I lineamenti del viso di Louis si ammorbidiscono appena mentre si morde l’interno della guancia per ingoiare un sorriso. “Va bene,” sospira poi Harry, dopo qualche minuto di silenzio, infilandosi una mano tra i capelli per tirarli indietro. Si volta verso Louis e “Puoi spiegarmi come fare?” domanda con riluttanza.
Louis annuisce, si inginocchia sul materasso sedendosi sui talloni e le sue mani piccole iniziano ad armeggiare con i bottoni della sua divisa.
 
 
Harry si ritrova nudo in poco tempo, con le cosce di Louis premute intorno ai suoi fianchi stretti. I suoi movimenti sono goffi e timidi mentre cerca di farsi lentamente spazio dentro la sua carne, e deve fermarsi più di una volta per riprendere fiato e chiedere a Louis se sta andando bene, se è così che si fa, ricominciando a muoversi solo dopo aver ottenuto un semplice cenno d’assenso.
Louis continua a rimanere in silenzio, la bocca serrata, ma i suoi occhi non smettono un attimo di scrutare, imperturbabili, il viso di Harry, come se stia cercando di assorbire i suoi lineamenti, ogni suo neo o lentiggine. Le sue mani saggiano la schiena del soldato mentre il bacino si solleva per incontrare le sue spinte sgraziate e timide, così diverse da quelle brutali di tutti gli altri uomini che hanno usato il suo corpo prima di lui.
Harry ansima piano sulla pelle abbronzata del collo di Louis, lasciando lì qualche piccolo bacio umido, e fa scorrere le sue falangi tra i capelli lisci del ragazzo, tirandoli appena. Il cuore gli batte fortissimo, come quello di un uccellino che ha appena imparato a volare, dentro la sua cassa toracica diventata improvvisamente troppo piccola per contenerlo tutto.
Sente lingue di fuoco bruciargli le vene, le guance e il petto; i muscoli tesi che fremono sotto le dita esperte di Louis e “Posso baciarti sulla bocca?” si trova improvvisamente a sussurrare dentro il suo orecchio, disegnando movimenti circolari con il bacino.
Louis sgrana gli occhi azzurri, sorpreso, e Harry si morde le labbra arrossendo furiosamente dalla vergogna. Apre di nuovo la bocca per scusare la sua richiesta inopportuna ma Louis, tuttavia, annuisce concedendogli il permesso. Harry rimane a fissarlo per un po’, gli occhi enormi, incredulo. “Posso davvero baciarti?”
Louis si stringe nelle spalle, abbassa gli occhi, le ciglia lunghe che disegnano ombre sottili sulle sue guance, si prende il labbro inferiore tra i denti e annuisce di nuovo, con più decisione.
Harry sorride. La mano che accarezza i capelli di Louis scivola, adesso, lenta fino alla sua bocca, Harry ne traccia i contorni con il pollice prima di abbassare il capo per catturarla in un casto bacio a stampo. E’ solo un breve contatto di labbra e, benché finisca ancora prima di iniziare, pare più intimo di qualsiasi altro scambio di saliva o qualsivoglia rapporto sessuale che entrambi abbiano mai avuto; quando Harry si solleva leggermente, puntellando i palmi delle mani sul materasso per guardarlo meglio, e gli rivolge un sorriso, gli occhi di Louis stanno parlando ancora: grazie.
 
 
Harry non dura molto, sfortunatamente. Viene dentro di Louis con un gemito strozzato, il viso nascosto nell’incavo del suo collo, mentre le dita dell’altro ragazzo giocherellano con i suoi ricci.
Si affloscia stanco e sudato contro il corpo di Louis, mormorando a labbra chiuse qualcosa di inudibile.
L’erezione di Louis, premuta tra i loro ventri, svetta fiera, ancora inappagata, fastidiosamente dolorosa. Nessuno si occupa mai di lui, a questo punto: quando i soldati hanno ormai violentato il suo corpo, saziando le proprie pulsioni, Louis viene sempre lasciato da solo ad occuparsi di se stesso, ad incassare l’ennesima umiliazione subita e a piangere con la testa nascosta tra le ginocchia. Tuttavia, questa volta, Louis avverte le falangi di Harry sfiorare il suo addome; la sua bocca chiudersi intorno ad un capezzolo e succhiarlo, un po’ titubante.
Louis tenta di afferrargli il polso e fermare il lento tragitto della sua mano che, adesso, si fa spazio tra i suoi peli pubici, ma un gemito improvviso scivola sulla sua lingua facendogli dimenticare ogni cosa. Harry lascia andare il suo capezzolo per strofinare la punta del naso contro la clavicola di Louis mentre continua a muovere il polso e a stringere, con la mano libera, il suo braccio.
“Non dovresti essere qui,” mormora contro il petto di Louis. Louis si lascia sfuggire un piccolo lamento e Harry alza di scatto la testa perché è la prima volta, da quando ha messo piede in quella tenda, che riesce a sentire in qualche modo la sua voce. “Perché non parli mai?” Chiede poi, cambiando immediatamente discorso, mentre le sue dita affusolate continuano a donare stilettate di piacere che fanno fremere il corpo, ormai razziato e profanato da chissà quanti altri mani sconosciute, di Louis.
Louis chiude gli occhi, il petto arrossato che si alza e si abbassa a ritmo irregolare e la testa abbandonata contro la sua spalla ossuta. Non apre bocca, ma emette un nuovo gemito che gli rimane però bloccato in gola.
“Vorrei sentire la tua voce” Harry gli bacia una guancia, tracciando il contorno delle sue labbra con la punta del naso, “Sono certo che tu abbia una bella voce. La più bella di tutte.”
Louis scuote la testa e affonda gli incisivi dentro il labbro screpolato. Harry preme le loro fronti insieme, esalando piccoli sbuffi di fiato sulla sua bocca, ed è troppo intimo, pensa, questo loro atto sessuale: sembrano due amanti, piuttosto che una puttana e un soldato sfiancato dalla guerra.
Louis viene inghiottendo un urlo e macchiando, insieme alla mano di Harry, anche il suo stomaco. Abbandona la testa contro il materasso, esponendo la gola che Harry attacca subito di baci, e prende un respiro tremante. Si preme una mano sulla bocca dello stomaco, arricciando il naso quando viene a contatto con il suo sperma, incontrando a metà strada quella di Harry che ha abbandonato la sua erezione ormai appagata.
Il soldato intreccia le loro dita insieme e “Voglio sentire la tua voce” ripete ancora, succhiando un livido sulla sua clavicola. Louis torna a far scorrere le mani sui ricci marroni del ragazzo e, dopo qualche minuto di silenzio speso a bearsi di quelle piccole gentilezze, “Harry” dice semplicemente, con voce gracchiante e rauca per essere rimasto in silenzio troppo a lungo.
Harry smette di baciargli il collo, si tira indietro e lo guarda con occhi sorpresi, “Ciao” mormora stupidamente, riservandogli un sorriso tutto fossette.
Una spruzzata di colore tinge le guance di Louis mentre ricambia intimidito il sorriso e “Harry” sussurra di nuovo, gustando il sapore di quel nome sulla sua lingua. Harry si sistema meglio sopra di lui, curvando le dita intorno alle sue cosce fino a raggiungere le natiche.
Louis allunga il collo, sporgendo la testa in avanti per sfiorare la bocca di Harry con la sua. “Verrai di nuovo?” Domanda, agitandosi appena nella sua stretta. Harry annuisce.
“Finché avrò vita.” Risponde, e ha il sapore di una promessa.

 

 
 
 
 
 
Mi hanno detto che le persone nell’esercito
fanno più cose alle 7 del mattino
che io in un giorno intero
 
Ma se mi sveglio
alle 6.59
e mi volto verso di te
per tracciare il contorno delle tue labbra
con le mie
avrò fatto abbastanza
senza aver ucciso nessuno
nel frattempo.
 
-   Shane Koyczan
 

 
 
 
 
 
  
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