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Autore: Lilyth    30/07/2013    0 recensioni
Questa è una storia.
Sì, ma non è la tipica storia; a meno che le tipiche storie non comprendano sangue, omicidio e refurtive da nascondere.
Consiglio ai deboli di cuore e ai moralisti incalliti di prendere questo libro di memorie, cospargerlo di alcol e dargli fuoco al centro della stanza, non è roba per loro.
Per chiunque altro voglia proseguire l’ardua lettura posso solo dire una cosa;
tutto ciò che leggerete è fottutamente e inesorabilmente vero.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Uscii dalla macchina intorpidita e con un grumo di sangue sulla nuca, Goodman mi seguì guardingo.
< stai bene? >
Non lo guardai
< a te cosa importa? >
< o scusa, non mi interesso più >
Stava albeggiando.
Avevamo seminato i nostri inseguitori intorno alle 4 del mattino e avevamo vagato nel nulla per un’altra ora buona.
Non sapevo dove eravamo e dubitavo che anche lui lo sapesse.
< dove andremo? >
Scosse la testa
< non lo so, ma non possiamo farci vedere troppo in giro >
< o bene, che piano geniale. Moriremo di stenti. Preferivo farmi ammazzare! >
Mi si rivoltò contro in un modo pazzesco schiacciandomi su un lato della macchina
< per una buona volta taci! >
Dico solo una cosa, per quanto si possa essere incazzati o roba varia, mai reagire con la violenza contro una che di professione fa la killer professionista.
Sfilai il coltello a serramanico dalla tasca e glielo puntai alla gola
< toglimi le mani di dosso lurido stronzo! >
Non batté ciglio, il che mi diede ancora più fastidio, feci più pressione ma con un movimento incredibile della spalla mi fece cadere il coltello dalla mano e mi schiaccio di faccia contro l’auto
< non scherzare con me Mcroy >
Gli sferrai un calcio nell’interno ginocchio, traballò, mi liberai e lo presi per il collo puntando i miei occhi nei suoi
< sono capace di uccidere con una sola mano, lo sai questo sì >
Sorrise
< e tu sai che, dal momento che sono qui da solo con te, io non sono da meno >
Sgrani gli occhi, mi prese per l’altro polso e con una forza indescrivibile mi piegò il braccio dietro la schiena.
Urlai di dolore e fui costretta a mollare la presa intorno al suo collo.
Sentivo la sua voce diretta nell’orecchio
< la finiamo? >
strinsi il mento al petto sibilando un debole sì.
Fece appena in tempo ad allentare la presa che tirai su la testa colpendolo in pieno viso.
mi allontanai da lui, gli avevo rotto il setto nasale con una botta secca, sanguinava copiosamente ma ciò non gli impedì di avventarsi contro di me come una bestia.
 
Mi scaraventò a terra e mi stampò cinque dita in faccia.
Caricai un destro sulla sua faccia e lo colpii appena sotto lo zigomo, mi stordì con un mal rovescio.
Mi voltai di lato tossendo a terra con tutta la parte destra del viso in fiamme e gli occhi gonfi di lacrime.
Ero sporca di sangue suo e sangue mio.
Mi divincolai da lui e mi alzai da terra asciugandomi gli occhi.
Si alzò anche lui pulendosi il naso con la manica della giacca, sentivo il suo sguardo su di me ma non mi voltai, mi incamminai verso un albero e mi sedetti li.
Picchiava troppo duro per i miei gusti, era pericoloso anche solo stargli vicino.
Lo vidi specchiarsi nello specchietto laterale dell’auto per constatare che gli avevo rotto il naso, scoppiò a ridere
< bel colpo, devo dire un gran bel colpo. Non ho neanche sentito dolore >
Quasi ringhiai
< di questo mi spiaccio molto. La prossima volta non accadrà >
 
Aprì lo sportello ed entrò in auto
< vieni, dobbiamo andare >
mi alzai da terra controvoglia e mi diressi verso l’auto, sbattei con forza lo sportello
< puoi partire >
< grazie della concessione assassina >
 
Guidò per un’altra ora e mezza circa, il sole era ormai alto nel cielo e finalmente la testa aveva smesso di pulsarmi inesorabilmente.
< hai fame? >
Scossi la testa
< direi di no >
Ghignò
< e io invece direi di sì, ma tu sei troppo orgogliosa per ammetterlo >
Mi voltai dalla sua parte furiosa
< e tu sei troppo stronzo per farti i cazzi tuoi a quanto vedo >
Mi guardò con la coda dell’occhio
< certo però non posso neanche portarti in giro conciata così >
Alzai gli occhi al cielo
< o, ha parlato mister “non sono sporco di sangue è solo sugo” >
Fece finta di non sentirmi e continuò a guidare in direzione di un paesino
< mica vorrai fermarti qui,chi mai ci farebbe entrare nel proprio negozio conciati così >
< qualcuno che mi conosce >
Rimasi in silenzio cercando di capire a che gioco stesse giocando.
 
Si fermò con l’auto accanto ad una casetta mezza diroccata, scese noncurante che qualcuno potesse vederlo e bussò;
la porta si aprì piano lasciando intravedere una signora sulla sessantina che lo guardò scocciata
< Val, un’altra volta? >
Lui sorrise
< sì, ma è stata lei a ridurmi così >
Mi sentii osservata, la signora mi rivolse uno sguardo piacevole che non sembrava di rimprovero, poi si rivolse nuovamente a lui
< dai, entrate >
Goodman mi tirò fuori dalla macchina di peso e mi scortò in casa.
L’interno era buoi, la signora era sparita e lui sembrava essere in un posto conosciuto
< che ci facciamo qui? >
Mi guardò
< ci puliamo e mangiamo >
< chi è lei? >
< mia nonna >
Alzai un sopracciglio
< tua nonna? >
< già, e sembra adorarti >
La vidi sbucare da una porta infondo alla stanza con una pila di vestiti in mano e qualche asciugamano
< tenete, li c’è il bagno. Io vi preparo la colazione >

Mi prese per un polso, lo seguii contro voglia verso il bagno.
< prima le signore >
Varcai la soglia e misi un mano sullo stipite
< tu resti fuori >
Rise
< tranquilla, sono gay >
Mi voltai sarcastica
< tu non sei gay e se non vuoi perdere i tuoi gioielli io ti consiglierei di non provare ad oltrepassare questa porta >
Non se lo fece ripetere due volte.
Chiusi la porta alle mie spalle e lasciando le cose a terra mi specchiai.
Ero completamente coperta di sangue, peggio del previsto.
Mi spogliai velocemente e mi infilai sotto la doccia, il mio completo nero da funerale era completamente distrutto, da buttare.
L’acqua calda sciolse tutti i pensieri e i grumi di sangue, ero in una bella situazione del cazzo;
perseguitata da Scok, rapita da Goodman e soprattutto isolata dalla banda.
Mi vestii al volo con abiti troppo grandi per la mia taglia, supposi fossero maschili, ed uscii dal bagno con i capelli bagnati.
Trovai Val Goodman in cucina, già ripulito dal sangue, intento a mangiare la sua colazione sotto gli occhi vigili della nonna.
< o cara, vieni siediti e mangia tutto. >
Lo guardai di traverso dall’alto e presi posto davanti a lui.
< puoi anche smetterla di guardarmi in questo modo, sei ancora qui per poter raccontare ciò che è successo, dovresti essermi riconoscente >
Non risposi addentando una fetta di pane tostato, sapevo di aver avuto fame ma ora che mi trovavo davanti il cibo lo stomaco mi si era chiuso.
< cosa farete ora? >
Lo sguardo della nonnina non nascondeva apprensione, Val alzò le spalle
< intanto andremo via di qui, dobbiamo camuffarci, evitare di farci vedere in giro. Cercano lei >
Lo guardai
< beh, ora cercano anche te. Evita di sottolineare sempre che è colpa mia >
Sorrise appena
< ma la colpa è tua. Se tu e i tuoi amichetti aveste evitato di far fuori Envy ora nessuno di noi sarebbe in questa situazione >
iniziavo a scaldarmi
< ho dovuto farlo >
Si alzò con occhi da pazzo
< no, hai voluto non dovuto >
mi alzai anche io
< tu non sai niente! Come osi giudicare ciò che abbiamo fatto senza conoscerne le motivazioni >
L’anziana signora si contrappose al nipote guardandolo acutamente
< Val ora smettila, sarà un’assassina, una dura di cuore, un’insensibile ma è pur sempre una donna, portale il rispetto che merita >
Lui si risedette ghignando
< è solo una sciocca ragazzina del cazzo >
Mi trattenni dal saltargli addosso davanti alla nonna, feci uno sforzo veramente immenso.
 
Quello stesso pomeriggio ci rimettemmo in viaggio.
Nell’abitacolo dell’auto regnava sovrano un silenzio austero, odiavo quel cazzone di Goodman e per la prima volta nella mia vita mi mancava Clown,
detestavo non poterlo infastidire per lunghi periodi.
Mi chiesi cosa stessero facendo gli altri, se fossero riusciti a scappare e se, almeno loro, stavano godendo di una compagnia passabile.
< a cosa pensi? >
< non sono cose che ti riguardano >
Fece pressione sulla leva del cambio rumorosamente
< o, e invece sì. Ora siamo una squadra, devo sapere cosa ti passa per quella testolina >
Risi aspramente
< dimenticati di ritenermi una tua possibile complice. Io con te non ho nulla a che vedere >
Iniziò a rallentare
< che c’è? Vuoi picchiarmi a sangue un’altra volta? >
Mi guardò serio
< no, devo solo pisciare, posso? >
Accostò in una radura e scese dall’auto inoltrandosi nella fratta vicina, scesi anche io e mi guardai intorno;
sarei potuta fuggire in due secondi e senza alcuna difficoltà, ma qualcosa mi diceva di non farlo assolutamente.
Goodman era odioso e intrattabile oltre ad essere estremamente pericoloso ma sicuramente era il meno peggio del momento.
Quasi non lo sentii mentre mi si accostava da dietro
< tana Goodman, bravo ma potevi fare di meglio >
Scoppiò a ridere
< e brava Mcroy, almeno non sei dura d’orecchi >
Mi scostò un ciuffo di capelli dalla tempia destra
< ti ho lasciato un livido enorme, non me ne ero accorto >
Mi toccai la testa
< veramente neanche io >
mi guardò incerto
< credo allora di dovermi scusare >
Non feci caso alle sue parole, riaprii lo sportello e mi riaccomodai in auto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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