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Autore: Bab1974    30/07/2013    3 recensioni
Ranma e Kuno sono fidanzati ma le cose non vanno molto bene soprattutto a causa del padre e della sorella di quest'ultimo che, per diversi motivi, non sopportano che i due stiano assieme.
Partecipa al contest di Fanny_rimes 'Contest Pas a Pas [multifandom e Originali]'. Seconda classificata.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ranma Saotome, Tatewaki Kuno, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quella strana avventura che è il nostro amore
Fuga dall'amore



"Ormai non so che farmene di lui... Basta non voglio più neanche vedere la sua faccia." 
sbottò Ranma, che aveva lasciato il suo ragazzo per l'ennesima volta.
Era al ristorante di Shampoo, attorniato da quelle che un tempo erano le ragazze che combattevano per il suo amore, e che ora erano le sue migliori amiche.
Oltre alla cinesina erano presenti Ukyo e Akane. Delle spasimanti mancava solo Kodachi, che ancora attentava alla sua virtù, non essendosi arresa all'evidente omosessualità del ragazzo. Come ultima partecipante c'era Lin Chan, nuova cameriera del locale, che si era aggregata volentieri al gruppo.
"Pensavo che avessi imparato a conoscere Kuno." fu il commento di Akane "Lo sai che non è un genio, anche se ammetto che mi ha stupito quando ha capito che tu eri la Ragazza con il codino."
"Vuole solo dire che anche la sua stupidità non è infinita." rimarcò Ranma, che non riusciva a trattenere offese nei confronti del suo ragazzo, quando era arrabbiato. "In pratica mi sono trasformato davanti a lui. Dovevate vedere la sua faccia, sembrava che avesse visto un fantasma. L'ho osservato rabbuiarsi, cominciare a pensare per cercare una soluzione e poi andarsene chissà dove a rimuginare. Te la ricordi la scenata che mi ha fatto, dopo due settimane che nessuno lo vedeva?"
"E come potrei scordarla!" rise Akane "Mi ha quasi rovinato la festa di compleanno.  Per fortuna alla fine le cose sono evolute al meglio
"Me lo ricordo pure io." ridacchiò Ukyo.
"Però non mi sembrava che le cose tra di voi andassero così male." disse Shampoo.
"In realtà la colpa è del signor Kuno e di Kodachi." ammise Ranma, triste "Non mi lasciano in pace un solo istante, nonostante Take-chan si arrabbi molto. Il preside continua ad attentare alla mia vita, Kodachi alla mia virilità. Per fortuna, essendo propositi opposti, spesso s'intralciano fra loro."
Seguì un attimo di silenzio, durante il quale ognuno sembrava pensare a una soluzione per il problema del ragazzo: non poteva continuare a difendersi dagli attacchi di chi abitava con lui.
"Senti," intervenne Akane "perché non torni a vivere alla palestra con noi. Papà non è più così arrabbiato, sono certa che se glielo chiedo per favore, accetterà. Magari così potremmo richiamare anche Genma, credo sia stanco di dormire nella sala d'aspetto dello studio del dottor Tofu."
Ranma scosse la testa, risoluto.
"Mi dispiace Akane ma ho un minimo d'orgoglio. Tuo padre ci ha cacciati su due piedi, senza darci la possibilità di trovarci prima un posto dove andare. Non me la sento proprio di elemosinare alla sua porta." Oltretutto Ranma era certo che fosse ancora fuori di sé, ma non lo disse all'amica, che lo venerava essendo il suo unico parente in vita, oltre le sorelle. "Sono certo che mio padre accetterebbe, però, come esperto di arti marziali di orgoglio ne ha davvero poco."
"E tornare da tua madre?" propose Ukyo "Alla fine, nonostante la promessa di harakiri, è l'unica che ti abbia accettato per quello che sei fino in fondo."
"Uhm, potrei, ma dovrei cambiare ancora scuola e non me la sento. Mi sono accorto di avere dei voti più decenti da quando frequento regolarmente le lezioni, senza correre dietro a quel demente di mio padre. E poi vedrei Kuno troppo poco." rispose.
"Ma che te ne importa se non vuoi stare con lui?" lo riprese Shampoo, facendo ridere le altre.
-Maledetta linguaccia.- pensò Ranma, arrabbiato con se stesso -E maledetto Kuno, nonostante tutto non riesco a fare a meno di pensare a lui.-



"Scusa, posso chiedele una cosa?" intervenne Lin Chan, che era da poco in Giappone e non aveva ancora perso l'accento. "Come gestite tu e Kuno le tlasfolmazioni in lagazza? Tu dice che lui è innamolato di Lanma maschio, o ho capito male?"
"Diciamo, che al contrario di quando abitavo dai Tendo, passo meno tempo possibile trasformato in ragazza." ammise Ranma "Non per pudore, ma non sono ancora certo che gli altri due sveglioni abbiano capito che sono sempre io, in fondo i geni sono sempre quelli, e non vorrei che cambiassero atteggiamento. Tipo Kodachi che tenta di uccidermi e il preside di violentarmi."
"Non pensavo certo al pudore, voi maschi non conoscete il significato della parola, tu meno degli altri." lo apostrofò Akane, memore delle scene che aveva fatto alla palestra Tendo, mettendo in imbarazzo soprattutto suo padre Soun. "Pensi mai di andare in Cina per tornare normale?"
"In un futuro lo farò di certo. In realtà Kuno me l'ha promesso come regalo se sarò promosso all'ultimo anno di liceo." rivelò Ranma.
"Uhm, ora capisco perché sei migliorato tanto." ridacchiò Akane "Temi che si possa rifiutare se non passi?"
"Kuno ha una certa idea dell'onore. Se fa una promessa, la mantiene, ma seguendo le regole. In caso contrario faccio prima ad andarci a nuoto, poiché non me lo posso permettere." sbuffò Ranma.
Le ragazze risero ancora: trovavano divertente il ragazzo arrabbiato.
"Addirittura pensa che prima di partire mi possa iscrivere all'università. Per fortuna che non l'ha messo come obbligo per la promessa, altrimenti sarei sistemato." Un bussare alla porta, lo fece sobbalzare "Non aprite deve essere lui, non me la sento di tornare con lui al momento."
Il bussare alla porta si ripeté, questa volta seguito da preghiere per farsi aprire. Nessuna risposta ancora.
"Shampoo, lo so che Ranma è lì, perciò, se non vuoi che sfondi la porta, aprimi." minacciò.
La ragazza guardò un attimo l'amico, poi s'inchinò davanti a lui.
"Perdono, mia nonna mi lincia se lui distrugge il locale, perché lo usi per nasconderti." disse.
"Va pure, non voglio che la vecchiaccia se la prenda con te." accordò Ranma.
Un attimo dopo Shampoo aveva aperto la porta del locale e dopo un paio di giorni, in cui Ranma non era tornato alla villa dei Kuno, i due fidanzati si ritrovarono l'uno di fronte all'altro.



Kuno, al contrario del solito, non aveva la sua divisa di Kendo, era vestito in pantaloni e camicia. Le ragazze allargarono gli occhi: non era niente male vestito in borghese, per non parlare di quell'espressione contrita e imbarazzata che aveva sul volto! Sembrava che avesse sulle spalle tutti i problemi del mondo e che cercasse di impegnarsi per risolverli.
Dopo aver salutato la padrona di casa e le altre ragazze, si rivolse a Ranma, che dal canto suo aveva deciso di mostrargli le spalle.
"Ranma, tesoro, torna a casa con me, non puoi vivere in mezzo alla strada." lo implorò. Purtroppo sapeva di aver torto, nonostante la colpa non fosse sua ma dei congiunti.
"Ho più possibilità di sopravvivere, tuo padre continua a trovare delle maniere sempre più sofisticate e fantasiose per eliminarmi fisicamente e, anche se non riesce a scalfirmi, è fastidioso vivere in continuazione con il timore di essere attaccati." rimbottò Ranma "Per non parlare di Kodachi." disse voltando la testa all'indietro "Saresti contento se cedessi alle avances della tua sorellina?"
Kuno scosse la testa, impallidendo al pensiero.
"Temo di perderti se dovessi starmi troppo lontano." confessò ricambiando di nuovo colore e diventando rosso fiamma.
A quella confessione, fatta davanti a degli estranei, Ranma sentì un brivido alla schiena. Kuno non era facile ad effusioni in pubblico e doveva essere stato difficile per lui aprirgli il cuore in quel momento. Decise di non dargli comunque corda, ma si era commosso.
Kuno, che si aspettava una risposta, rimase un attimo in attesa. Shampoo, vedendolo in difficoltà, gli  accennò di continuare, facendogli capire che era sulla buona strada.
"Ranma, resisti solo qualche mese. Quest'anno mi diplomerò e poco dopo diventerò maggiorenne. Allora potremmo andarcene entrambi da quella casa." propose.
Allora il ragazzo si voltò e guardò per la prima volta il fidanzato in volto.
"Ma... Take-chan?! E l'università? Ci tenevi così tanto." gli fece notare Ranma, con un tono già meno scontroso.
"L'unica cosa cui tengo sei tu." rispose Kuno, scuotendo la testa e beccandosi l'ammirazione delle ragazze "Mio padre ha sempre voluto che studiassi ma, se non accetta te, non mi sento più obbligato a seguire le sue direttive. Ran-chan, verresti a vivere con me appena potrò lasciare la casa di mio padre?"
Ranma era davvero rimasto senza parole ma il suo volto parlava per lui. Sapeva quanto lo studio contasse per Kuno e il fatto che lui rinunciasse a tutto per amor suo lo faceva commuovere e si rendeva conto che sarebbe stato infelice a rinunciarvi. Non poteva permetterglielo.
"Io non posso negarti il sogno di studiare e di costruirti una carriera." le parole gli uscivano dalla bocca a fatica "Forse questo è un motivo in più per chiudere la storia qui. Non abbiamo speranze di essere felici in futuro, perciò fattene una ragione."
"Ma Ranma..." cercò di dire Kuno.
"Niente ma, vuoi la verità?" rimarcò il ragazzo, per cercare di convincerlo "Io non ti amo, anzi credo di non averti mai amato. Probabilmente mi piaceva il fatto che fossi ricco, anche mio padre mi ha spronato per questo motivo a stare con te, ma la tua famiglia di merda non la sopporto per tutto l'oro del mondo."
Ranma ci aveva messo tutto l'impegno che poteva per apparire crudele e canzonatorio. Ogni parola di quel breve discorso aveva fatto male a Kuno, che in un'occasione normale avrebbe impugnato la sua spada di legno e invitato l'avversario a una lotta l'ultimo sangue.
Ma non aveva la spada e comunque non sarebbe mai riuscito a battersi contro il ragazzo di cui era innamorato. Scelse allora di fuggire, cercando di nascondere tutto il dolore che aveva dentro.


"Sei stato molto convincente, direi." l'informò Akane, nel caso lui stesso non se ne fosse accorto.
"Non è difficile ingannare quel credulone. Con il tempo capirà che è stato meglio così." disse, tristemente Ranma "Non potevo permettergli di rinunciare a tutto per me. Un giorno me l'avrebbe rinfacciato."
"Ma che farai ora? Devi decidere dove andare a stare." gli ricordò Akane "Convengo anch'io che sotto i ponti non staresti comodo."
"Puoi stare da me quanto ti pare." propose Ukyo "Dove si mangia in due si può mangiare anche in tre, e poi mi potresti aiutare con il locale, quando hai tempo. Da ragazza attiri un sacco di clienti."
"Potrei venire da te per qualche giorno, finché non mi sono messo d'accordo con mia madre per tornare da lei." accettò il ragazzo.
"Alla fine te ne vai." Ukyo era triste e quasi dispiaciuta di essere lei ad avere avuto quell'idea: le sarebbe mancato.
"Mi dispiace, andavi così bene a scuola, temo che senza lo sprone del viaggio in Cina ritornerai il solito somaro." aggiunse Akane.
"Grazie per la fiducia, sei davvero un'amica. Comunque sono certo che la lontananza farà bene a entrambi per dimenticarci l'uno dell'altro." sentenziò Ranma, cercando di essere convincente con gli altri, anche se non lo era con se stesso.



Note: ho usato il Prompt Una Frase/Citazione - Ormai non so che farmene di lui... Basta non voglio più neanche vedere la sua faccia. (Si vede che ho usati il copia/incolla?)
  
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