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Autore: Medea00    30/07/2013    8 recensioni
“Ci siamo ubriacati.” Constatò Blaine: lo fissò come se cercasse nell’altro una conferma. O una risposta. O, piuttosto, un modo per giustificare le cose.
“Avevamo caldo, e... abbiamo dormito insieme senza vestiti. Tutto qui.”
“Certo. Dormito.”
“Sebastian stai sogghignando?”
“No, affatto.”
“Non ti azzardare a ridere.”
“Non sto ridendo.”
“Ti giuro che se ridi mi alzo e me ne vado.”
“Ti alzi nudo oppure ti passo un paio di pantaloni?”
Genere: Commedia, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Non me la ricordavo così una dichiarazione d'amore.

 




 
Ci sono diversi tipi di scherzi.
Ci sono i dispetti stile bambino delle elementari: le pacche sul collo, i vassoi rovesciati a mensa, i cellulari nascosti per poi comparire misteriosamente nelle proprie tasche quando ormai è troppo tardi. Ci sono gli scherzi un po’ più crudeli, come il dentifricio sul viso a forma di smile mentre si sta dormendo, il secchio d’acqua gelida in pieno inverno, il pupazzo di neve in miniatura che compare magicamente nel freezer al posto delle scorte. Poi ci sono gli scherzi ancora più cattivi: c’è il profilo fake che David ha creato per Wes, fingendosi una ragazza della Crawford bellissima e eccitante, provandoci con il povero malcapitato per due giorni e dandogli appuntamento a mezzanotte, di fronte al cortile. Inutile dire che quando Wes, trovandosi all’ora e al punto giusto, vide comparire tutti i Warbler con gonna e rossetti che facevano il verso di baciarlo, beh, si era arrabbiato giusto un pochino.
C’era stata anche quella volta in cui avevano riempito la camera di Trent di sveglie: era una domenica pigra e inutile, il ragazzo aveva prefissato quel giorno libero da almeno un mese; dormire e nient’altro. E invece era stato costretto ad alzarsi dal letto ogni mezz’ora, svegliato dal rumore assordante di sveglie più o meno assordanti nascoste per tutta la camera. Ne suonò una anche alle sette di sera, ma solo perchè Nick aveva sbagliato a impostarla.
Insomma, gli scherzi degli Warblers erano piuttosto famosi in tutta la scuola. Ma mai, mai e poi mai si erano permessi di farli a Sebastian Smythe. Uno come Sebastian non dimentica; uno come Sebastian non perdona facilmente uno sgarro simile. Una volta avevano provato a fargli lo scherzo delle sveglie: come prima cosa, Sebastian le aveva trovate tutte nel giro di cinque minuti. Come seconda cosa, il giorno dopo i ragazzi si erano trovati con i materassi forati e, al posto della classica e morbida gomma piuma, ingranaggi e rotelline di suddette sveglie, affilati e fastidiosi come spilli. Non avevano chiuso occhio per tutta la notte.
Quindi, tutti sapevano che era difficile farla franca con Sebastian Smythe. E, d’altro canto, nessuno aveva mai pensato di fare uno scherzo a Blaine, perchè Blaine è dolce e disponibile, nessuno aveva mai voglia di rifarsela su di lui.
Insomma, uno scherzo su di loro avrebbe dovuto essere epico.
 

 
Quello che è veramente successo.

 
 
“Ho tantissimi propositi per questo anno nuovo.”
Nick agitava la bottiglia di Vodka ormai completamente vuota, con Jeff rannicchiato sulle sue ginocchia che assomigliava molto a un gattino che faceva le fusa.
“Voglio fidanzarmi... superare il debito in algebra... e prendermi una laurea.”
“Ma facciamo il liceo!” Ribattè Jeff, intento a leccare il fondo del suo vodka lemon. Sembrava stesse amoreggiando con quel pezzo di vetro.
“Non importa, voglio una laurea. Sono tutti più fighi con una laurea.”
“Giiuuussstissimo.” Con un rutto, si allungò sul tappeto persiano della sala comune e non disse altro.
Era questa la situazione, in generale. Avevano bevuto tutti. Il fratello di Nick aveva davvero esagerato con le casse di alcolici, quella volta, e avevano raggiunto quel punto di non-ritorno alcolico, dopo il quale resta soltanto il water, il proprio corpo e un chilo e mezzo di vomito che finiva giù dritto nello scarico. Ma loro non volevano arrivare a tanto, così avevano deciso di fermarsi prima, con le teste pulsanti e il cuore che martellava nel petto, la pelle che ribolliva dal caldo delle luci e della vodka e gli addobbi di Natale tutti intorno, a ricordare esattamente dove si trovassero.
Erano rimasti in pochi, ormai. Metà dei ragazzi si erano infrascati nelle loro camere da letto, mentre l’altra metà era andata a dormire dopo il sesto drink, visto che il giorno dopo li aspettavano pranzi, regali, cenoni e perfino la riunione con i Warblers. Erano rimasti soltanto Jeff, Nick e pochi altri, tra cui Blaine e Sebastian.
Questi due, in particolar modo, stavano dormendo in posizioni a dir poco scomode: Sebastian era appollaiato sul divano, con un braccio e una gamba penzolante da un lato, mentre Blaine era sopra di lui, come una coperta umana, che respirava a sincrono dei suoi movimenti. Accanto a loro, la tv con lo schermo blu elettrico, sulla quale prima avevano messo un dvd noleggiato dal cugino di Thad.
Il titolo: Hit me baby one more time.
E non si trattava del concerto di Britney Spears. Il viso di Blaine aveva assunto una carnagione tendente al porpora per tutta la durata del video.
“Ricordami perchè non stanno ancora insieme?” Mugolò Jeff indicando svogliatamente Blaine e Sebastian, ancora accoccolati l’uno sopra l’altro. Erano talmente adorabili da sembrare perfino un po’ idioti.
“Perché lo sai come sono fatti, anche se si piacessero non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura.”
“Pensiamoci noi, allora.”
Si guardarono per un momento con la coda dell’occhio: quando i loro cervelli annebbiati dai fumi dell’alcool cominciavano a macchinare qualcosa, era la fine. E loro avevano già ingranato la terza.
“Stai pensando a quello che penso io?” Suggerì Nick, con un ghigno a dir poco malefico.
“Io sto pensando a biscotti al cocco e crema di vaniglia.”
No. Okay. Magari alla prima non andavano proprio sulla stessa lunghezza d’onda, ma bastava giusto qualche spintarella ai cricetini che giravano la ruota dentro alle loro teste.
“OH!” Esclamò, un attimo dopo, “Adesso ci sono, ho capito!”
“Capito cosa?” David si destò dal suo stato REM sollevandosi sui gomiti e scansando orde di bicchieri di plastica sparsi sul pavimento.
Fu così che il grande piano ebbe inizio. Presero Blaine e Sebastian di peso, li portarono in camera loro, li privarono dei vestiti e li sparpagliarono per tutta la camera, accompagnando anche cartacce rovistate nel portacarte, preservativi aperti e buttati nel cestino, succhiotti sui loro corpi fatti appositamente da Jeff. Nick lo trovò un gesto un po’ troppo perfezionista. E, davvero, ne aveva fatti così tanti che sembravano dei Dalmata.
Ignari di tutto, Sebastian e Blaine continuavano a navigare nel mondo dei sogni, completamente nudi e intrecciati tra di loro.
Jeff e Nick chiusero la porta della loro camera trattenendo a stento una risata, facendo il gesto del silenzio con il dito alle labbra e sussurrando, “Buon Natale ragazzi”.
 
 
 




 
Quando Nick e Jeff finirono il racconto, Sebastian era incredulo.
Non sapeva decidersi se ucciderli immediatamente, bruciando i loro cadaveri dentro all’inceneritore vicino la discarica, oppure rinchiuderli in una cella e cominciare un giochino sadico in pieno stile Saw, per poterli fare a pezzi.
Ma i loro sorrisi incerti erano più che chiari: era tutto vero. Avevano organizzato tutto quanto. Lui e Blaine non erano mai stati a letto insieme.
Quella notte non era successo proprio nulla.
“Non sei troppo arrabbiato, no? Dopotutto è grazie a noi che ora state insieme!” Jeff si strinse nelle spalle, ma allo stesso tempo stava indietreggiando lentamente da lui. Sebastian, però, era troppo incredulo per badare a lui: doveva ancora realizzare il fatto che, allora, non era andato a letto con Blaine, non si era dimenticato tutto e, soprattutto-
“Devo dirlo a Blaine. Subito.”
“Sì, bravo”, sorrise Nick, “Vai da lui così risolvete tra di voi e noi siamo... salvi. Diciamo.”
Sebastian rivolse ai due una lunga occhiata, prima di dar loro le spalle.
“Nient’affatto. Cominciate a scegliervi il loculo per la vostra bara.”
Attraversò il corridoio quasi correndo, non riuscendo a pensare ad altro che non fosse il volto di Blaine pallido dallo stupore, la delusione nei suoi occhi non appena avrebbe saputo la verità, l’amarezza nelle sue parole, quando gli avrebbe detto che allora era stata tutta una finzione...
Blaine gli aprì la porta con un sorriso radioso e in meno di un secondo era già tra le sue braccia. Aveva soltanto il pantalone del pigiama e una canottiera molto, molto aderente.
“Mi sei mancato”, lo sentì miagolare contro al suo orecchio, prima di ricevere un bacio alla base del collo.
Sebastian lo avvolse completamente nell’abbraccio e chiuse la porta dietro di sè, cominciando a baciarlo fino a togliergli il respiro.
Oh beh, gli avrebbe parlato dopo. In fondo, lo sanno tutti che le persone sono più accondiscendenti dopo un sano orgasmo.
Ma dopo il primo ci fu un secondo, e poi un terzo, e verso le sette di sera Blaine decise che era davvero troppo affamato per continuare, optando per una pausa. Gli chiese se fosse un problema scendere per cena e raggiungere gli altri. Sebastian era già a un piede dentro il Paradiso, con Blaine tra le sue braccia che lasciava piccole scie di baci lungo tutto il suo corpo, e insomma, lo sanno tutti che quando un uomo è in quelle situazioni non dice mai di no.
Quindi, dopo una doccia veloce – fatta insieme -, con le mani intrecciate e dei sorrisi compiaciuti sulle labbra, si sedettero di fronte a Wes, Thad, Jeff e Nick, intenti a finire il loro pollo.
“Questo pennuto avrà almeno tre giorni.”
“Non lamentarti Nick.” Sebastian aggiustò la sedia di fronte a lui e gli rivolse un ghigno: “Ho visto uccelli peggiori."
Blaine gli diede un calcio da sotto al tavolo, ma i suoi occhi erano completamente luminosi e intenti a fissarlo.
“Insomma... tutto bene, voi due?” Chiese Wes scartando con disprezzo le olive dal suo piatto, mentre Blaine le prendeva e le mangiava senza troppe cerimonie. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata d’intesa, e quasi all’unisono dissero: “Sì. Tutto bene.”
“Alla grande.”
“Ecco”, Ghignò Wes, “Perchè vi siete chiusi in camera per tutto il giorno. Pensavo che steste litigando per quello che ho fatto ieri... sapete... il rinchiudervi dentro la dispensa...”
Evitarono con ogni fibra del loro corpo di ripensare alla sera prima. Non era proprio il caso di farsi venire un’erezione davanti a tutti.
“No, no tranquillo.” Ribattè Blaine. La sua voce era leggermente tremante. “Abbiamo parlato... molto. Vero Sebastian?”
Sebastian stava quasi per soffocarsi con la coca-cola, ma l’occhiata torva di Blaine lo fece subito raddrizzare.
“Eh? Sì. Tantissimo. Ci siamo raccontati tutta l’Enciclopedia, e poi visto che avanzava tempo l’abbiamo detta al contrario. Con tanto di didascalie e indice dei capitoli. Senza contare lo scappellamento da destra, ovviamente.”
Blaine avrebbe tanto voluto affondare il piatto nel suo pudding, ma si limitò ad arrossire vistosamente e scuotere la testa, borbottando trai denti “Quanto sei idiota”. Ma Sebastian sogghignò, cominciando a raccogliere tutte le olive dal suo piatto per metterle in quello di Blaine.
Vederli così scherzosi e affiatati non era affatto una novità. Solo, stavolta c’era una chimica che non si poteva spiegare, un’intesa che andava oltre le parole, i gesti, gli sguardi che si lanciavano quando pensavano di non essere visti. Per tutta la cena, si comportarono come se non fosse cambiato niente, anche se era cambiato tutto.
Fu soltanto al dolce che Nick inclinò la testa verso Blaine, abbozzando una smorfia.
“Comunque ci dispiace tanto per quello scherzo...”
“Abbiamo un po’ esagerato”, Aggiunse Jeff, con tono abbattuto. “Ci avete perdonato, vero?”
Sebastian si ghiacciò come se fosse diventato una statua.
“Di cosa state parlando?” Blaine continuò a guardarli confuso, non aveva la più pallida idea di quello che stavano dicendo, non sapeva nemmeno perchè, adesso, sembrassero così mortificati.
“Oh. Cazzo. Sebastian non te l’ha detto?”
“Detto cosa?”
“Dello scherzo di Natale. Del fatto che non siete andati veramente a letto insieme. Non ti ha detto niente?”
L’incredulità nel suo sguardo era pari alla rabbia omicida in quello di Sebastian.
“Si può sapere perchè diavolo non volete stare zitti?!”
“Allora è vero?”
Blaine era voltato completamente verso di lui. Le labbra leggermente dischiuse, gli occhi spalancati, lucidi dal sentimento. Rabbia, delusione, amarezza. Proprio le cose che Sebastian si era aspettato di vedere.
“E tu... tu lo sapevi?”
“No, Blaine, ti prego, lasciami spiegare, volevo dirtelo, l’ho scoperto sta-”
“Tu lo sapevi. Ecco perché dicevi che non ricordavi niente.” Stava già stringendo il tovagliolo sulle sue gambe, quando si voltò di scatto verso Jeff e Nick: “Un momento, ma io ricordo le scene, i versi, le frasi...”
“Forse ti confondi con il porno che abbiamo visto quella sera”, disse Thad, senza nessun tipo di tatto.
E fu allora che, nella sua testa, tutto tornò. Ecco perchè non ricordava nessuna sensazione fisica; ecco perchè ricordava quei “baby”, e quelle altre cose che, nè lui, nè Sebastian, avrebbero mai detto. Si era confuso per colpa dell’alcool. Era stata tutta una gigantesca messa in scena.
Per un attimo, nella sala comune regnò un silenzio tombale.
Fino a quando Blaine non si sciolse in un sorriso, e si lasciò andare a una piccola risata confortante.
“Me l’avete proprio fatta. Mi piacciono questi scherzi! Tranquilli.”
“Ci dispiace veramente tanto...”
“Scusaci, davvero!”
“Ragazzi, basta”, intervenne lui, sventolando le mani davanti ai volti rattristati di Jeff, Nick e Thad. “Va tutto bene. Siete stati bravi! Ma piuttosto, ditemi che cavolo avete combinato ieri sera: perché hanno trovato un camaleonte nel bagno dei bidelli?”
Per il resto della cena non parlarono più di quell’argomento.
Fino a quando Sebastian non raggiunse Blaine fino all’uscita della Dalton, con la neve che scendeva a fiocchi, il cielo dipinto di un blu notte che risaltava le poche stelle visibili da laggiù. Era una notte senza luna.
Sebastian provò ad allungare la mano per sfiorare il corpo di Blaine, ma quest’ultimo si scostò non appena avvertì la sua presenza, come se sapesse già che sarebbe venuto da lui. Come se sapesse quello che voleva dirgli.
“Blai-“
“No.”
Lo interruppe così, senza nemmeno dargli il tempo per finire di pronunciare il suo nome. Continuava a dargli le spalle, la neve scendeva candida sul suo giubbotto imbottito, come se non volesse dare fastidio.
“Non devi darmi giustificazioni.”
“Sì invece”, Provò un’altra volta, “Avrei dovuto dirtelo prima, lo so. Ma l’ho saputo solo stamani e oggi...”
“Oggi hai evitato di dirmelo perchè sennò sarebbe finito tutto, non è vero? Sarebbe crollato il tuo castello di carte. Mi sta bene. Sono io lo stupido che credeva ci fosse qualcosa di più.”
“Blaine, no.”
Aveva già deciso tutto lui. Aveva deciso perfino la sua giustificazione, e Sebastian sentiva la frustrazione salirgli fin da dentro le viscere, in attesa di irrompere come un vulcano.
“Sebastian, puoi finirla adesso.” Si voltò appena, rivolgendogli un’occhiata fredda. “La scenata è finita. Non devi far finta che ti interessi di me. Non sono uno dei tuoi spasimanti da scaricare dopo una notte di sesso.”
“Che cos-“ No. No. No questo no. Non aveva il diritto di giudicare i suoi sentimenti. Non aveva il diritto di sapere tutto quanto.
“Dio, quanto sei idiota.”
Blaine incassò quelle parole come se fossero veleno.
“Come hai detto scusa?” Lo guardò torvo, gli occhi carichi di rabbia, il respiro che diventava sempre più difficile da controllare, mentre Sebastian faceva un passo in avanti, oltre il cornicione dell’ingresso. Adesso la neve cadeva anche su di lui, sul suo cappotto di alta moda e i suoi capelli scompigliati. Faceva incredibilmente freddo, ma era un dettaglio che passava in secondo piano.
“Ho detto, signor so-tutto-io”, Sibilò, “Che puoi essere arrabbiato quanto ti pare, ma se tu mi lasciassi il tempo di spiegare-“
“Spiegare cosa, Sebastian?! Mi hai mentito. Mi hai usato! Io non-non riesco nemmeno a guardarti in faccia adesso. Io credevo che...”
E in quel secondo di esitazione, in quel piccolo secondo di pausa, Sebastian sperò in una dichiarazione da parte di Blaine, in una vera e propria, come succede nei film e in quelle commedie romantiche che tanto odiava. Sperava che Blaine aprisse finalmente il suo cuore a lui, perchè Sebastian non aveva il coraggio di farlo, non per primo. Aveva bisogno di lanciarsi sapendo di cadere in un posto sicuro.
Ma poi Blaine scosse la testa, e fece per incamminarsi lungo il viale innevato.
“Sei uno stronzo.”
E no. Lui poteva essere tante cose, ma non uno stronzo. Okay, era anche uno stronzo, ma non in quel frangente.
“Stammi bene a sentire.” Lo inseguì e in un paio di falcate lo afferrò per il polso, costringendolo a voltarsi e rivolgergli la parola. “Se tu non fossi così cocciuto e permaloso-"
"Io cosa?!"
"Shhh, i grandi stanno parlando, Blaine."
"Sono più grande di te di un mese." Ribattè cinico. Sebastian lo squadrò dall'alto verso il basso prima di commentare: "Anagraficamente, forse."
Blaine fece una smorfia talmente offesa che Sebastian, all'inizio, provò quasi tenerezza. O compassione. Una delle due, insomma, era difficile distinguerle, quando si trattava di Sebastian Smythe.

"Volevo dire, piccolo Blaine, e sì, non guardarmi così, non eri tu a cui piacevano i nomignoli tutti pucci-pucci? Dicevo, mon petit Blaine-"
"Risparmiami il francese: conosco soltanto patè e qualche canzone di Celine Dion."
"Dovevi capire che non te l’ho detto perché non volevo ferirti", sbottò Sebastian, stanco di quelle interruzioni. "Perché non sapevo bene come dirti che quella che reputavo essere la notte più bella della nostra vita non esisteva, perché sono innamorato di te da così tanto tempo che non mi ricordo l’ultimo sogno che ho fatto senza di te. E quando oggi pomeriggio eravamo solo noi due, io mi sono sentito un vero
cretino, perché tu sei dolce e sexy e assolutamente perfetto, e io sono uno stronzo che non ti merito. E sì Blaine, sono uno stronzo. E ti amo. E smettila di fare queste scenate da bambini, anche tu mi ami.”
“Io-cosa?” Balbettò lui, che si era perso a metà del discorso, con il viso che diventava sempre più rosso e la bocca spalancata. Ma Sebastian stava prendendo fiato, il suo cuore rischiava seriamente di schizzargli via dal petto, Blaine in quel momento era così bello, sotto la neve, che la stretta sul suo polso si trasformò sempre di più in una carezza, fino a intrecciare le loro dita.
"Sebastian, ti sembra una dichiarazione decente questa?! Abbiamo parlato di patè, per l'amor del cielo. Non posso raccontare questo momento dicendo: ci siamo dichiarati tra uno stronzo e l'altro, parlando di anatre."
"Sempre di uccelli si parla."
"Sebastian!"
Non sapevano più se ridere, offendersi, insultarsi o baciarsi.
"Ci amiamo.” Disse Sebastian, con il cuore in gola, il battito decisamente accelerato.
“Ci amiamo”, Ribattè Blaine, e lo disse come se avesse appena pronunciato il nome di uno di quei tesori da tempo nascosti, ma finalmente emersi dalle profondità del mare. Era così ovvio. Così semplice.
“Quindi, mi perdoni perchè quei due idioti di Jeff e Nick ti hanno raccontato la verità prima di me?”
“Sì”, sorrise, e aveva una voce così bella. “Sì, ti perdono.”
“E possiamo finire questa scena da telefilm messicano di quarta serata?”
“Sì, possiamo”, aggiunse con una risasta.
“Bene. E adesso baciami.”
Non ci fu più bisogno delle parole.





















***


Angolo di Fra


Ce l'ho fattaaaaaaaaaaa! Spero che il finale vi piaccia perchè a me piacciono tanto queste dichiarazioni strambe. Forse perchè si addicono di più ai Seblaine. Ma cosa dico? Si addicono di più a ME. Comunque, insomma, questa minilong è finita, spero vi sia piaciuta, spero di avervi fatto divertire e spero di scrivere qualcos'altro in futuro, ma ho ispirazione zero in questo periodo...
grazie a tutti quelli che l'hanno seguita e recensita, un abbraccio Seblaine a tutte!

PS _ scrivere di neve e freddo il 30 di Luglio. Solo io.
   
 
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