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Autore: Pretty_Liar    31/07/2013    6 recensioni
Darcy è una ragazza di venti anni.Ha il suo lavoro, le sue amiche... E un marito famoso che vuole a tutti i costi avere un bambino! E se lei non si sentisse pronta? Se avesse paura di diventare mamma? Tra litigi con il proprio marito, consigli, amiche pettegole e madri impiccione, Darcy si troverà ad affrontare la peggior gravidanza della sua vita!
*********
"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento.
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento. 
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
"Senti, Harry... Non è giornata!"
"Per te non è mai giornata!"
Alzai le mani in segno di resa ed iniziai a gettare le carte nel cestino che tenevo fra le mani.
"Io lo voglio fare!", si lagnò lui ancora, abbottonando i bottoni della camicia bianca.
"E io no!", ribadì sventolandogli un paio di calzini sporchi davanti i suoi occhi verdi come il fondo di una bottiglia.
"Amore... Siamo sposati da un anno! Dovremmo venire in contro alle esigenze di entrambi! Non solo alle tue!", urlò sbattendo le mani sulle cosce.
"Appunto, Harry! Quindi la prossima volta evita di rendermi la casa una stalla!", dissi puntandogli un dito contro, per poi dirigermi nel bagno.
Sbarrai gli occhi.
"Cosa cazzo hai fatto qui dentro!", sbraitai vedendo macchie d'acqua sul pavimento, asciugamani buttati alla rinfusa nel cesto dei panni sporchi e mutande appese alla finestra.
"La doccia...", rispose con tranquillità, raggiungendomi e spruzzando il profumo sul collo.
"La doccia?! Tu questo campo di battaglia lo chiami 'Farsi una doccia'?!", dissi mimando le virgolette.
"Stai sviando il discorso!", riprese lui, ponendosi di fronte a me, oscurandomi con la sua altezza.
"Non lo sto sviando! Spostati!".
Lo spinsi di lato, afferrando la scopa per spazzare via tutto quel borotalco sul pavimento.
"Allora spiegami perché cazzo non vuoi fare un bambino, Darcy!", urlò afferrando il legno che tenevo stretto fra le mani.
"Perché?! Perché, Harry?! È me lo chiedi pure?", dissi dandogli uno schiaffo sul petto.
Camminai con passo svelto verso la stanza da letto. Spalancai con un colpo secco la porta di legno.
"No... Questo è troppo!", urlai.
Le coperte erano disfatte e piene di macchie di sugo. Ai piedi del letto, infatti, c'erano cartoni di pizza e piatti sporchi.
"Ecco perché non voglio un bambino, Harry! Non sai badare a te stesso... Figuriamoci ad un essere umano! Quando io non ci sarò perché dovrò fare un'intervista a qualcuno fuori città che farai tu?! Darai panino con il ketchup a nostro figlio di soli due mesi?", sbraitai nervosa, indicando lo schifo che aveva combinato nella stanza.
"Non c'entra niente! In quel caso saprei contenermi!", ammise con tono soddisfatto.
"Allora vedi di contenerti anche adesso!", gli urlai totalmente in faccia.
"Sei tu che hai problemi! Hai paura di fare la mamma e ti secca ammetterlo!", mi rinfacciò.
Scossi il capo, cercando di far entrare aria in quella stanza da paura.
"Lo sai che non sono pronta!", esclamai esasperata.
Lui prese la cravatta dal cassetto, legandola al collo.
"Puoi dire tutto, Darcy! Tutto... Ma non che non sarei un bravo padre!", disse con una nota di arroganza nella voce.
"Non ho mai detto questo! Non mettermi parole in bocca che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare!", dissi alzandomi dal letto e camminando verso il salone. Era inutile, ovunque cercassi di andare vedevo casino e Harry che mi seguiva.
"Dico solo che ho paura per il futuro di questo bambino!", dissi prima che potesse parlare lui.
"Tesoro... Posso offrirgli tutto... Se non ricordi, farei parte di una delle band più famose del mondo e mi pagano caro!", urlò con tono sarcastico.
"È questo il fatto... Tu non ci saresti mai tra concerti e roba varia e non posso costringere un bambino a seguiti in tour che durano anni! È questo il problema!", sbraitai.
"Sai che ti dico Darcy?! Vado alle prove con i ragazzi! Loro almeno non rompono come te!"
Afferrò la borsa in pelle dall'appendiabiti all'ingresso. Si guardò allo specchio dandosi una sistemata ai capelli ricci.
"E poi anche Louis ed Eleonor aspettano un bambino, ma lei non fa tutti questi drammi come te! Cresci un po'!", disse guardandomi.
Divenni verde dalla rabbia.
"Io devo crescere! Vaffanculo, Harry! Non sono io che ho distrutto la casa!"
Mi avvicinai a lui, sorpassandolo.
"La sai la novità?! Se per te sono una bambina capricciosa, allora mi comporterò da tale!"
Afferrai una valigia dall'armadio a muro, gettando alcuni dei suoi panni.
Lui mi guardava con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.
Gli gettai la valigia a dosso, facendolo traballare all'indietro.
"Tieni!"
Spalancai la porta, indicando l'esterno con un dito:"Non tornare questa sera, perché giuro che chiamo la polizia!"
Lo spinsi fuori.
"Darcy! Non puoi farlo! È anche casa mia!", disse cercando di entrare nuovamente, ma io bloccavo l'entrata con il mio corpo.
"Lo sto già facendo! Dormi da Eleonor.... Inizierà a fare pratica per quando il bambino nascerà! Perché tu questo sei: un bambino di cinque anni che non sa neanche piegare una maglia!", urlai attirando l'attenzione dei vicini.
Abitavamo in una villetta fuori Londra, in un parco.
"E ora, se non ti dispiace, io vado a mettere in ordine il bordello che hai messo in mezzo!"
Detto ciò gli sbattei la porta in faccia... Quella faccia da stronzo che si ritrovava.
"Darcy Styles! Aprì subito!"
Picchiò i pugni sulla porta, violentemente.
Tornati verso l'ingresso, spalancando nuovamente la porta.
"Primo, non picchiare il legno che me lo graffi! Secondo, non chiamarmi con il tuo cognome! Da adesso sono Darcy Swan!", dichiarai a testa alta.
"Ne stai facendo una questione di stato, Amore!", disse con voce mielosa.
"Amore ci chiami il gatto, non me! Buona serata!"
Chiusi con uno scatto repentino la porta, facendola sbattere.
"Darcy! Apri questa cazzo di porta!", continuò.
"Non avevi le prove?!", gli ricordai.
Sentì un paio di imprecazioni da parte sua, prima di scappare verso la sua macchina nera.
Iniziai ad urlare, soffocando le grida nel cuscino del salone.
Per pulire dovevo solo chiamare i disinfestatori!
Iniziai a rimboccarmi le maniche, piegandomi sul pavimento per raccogliere i calzini dal suolo.
Sotto al divano c'era di tutto: buste di pasta, maglie sporche, posate e una scatola di tonno.
Lo avrei ammazzato.
Ad un certo punto squillò il telefono di casa, interrompendo i mie pensieri.
Sentivo la suoneria, ma non riuscivo a visualizzare l'oggetto in quella montagna di immondizia.
All'angolo della porta, c'era una collinetta di panni. Li scostai, vedendo il telefono giacere in quel minuscolo spazio.
"Ecco perché non rispondeva quando lo chiamavo!", dissi.
In quei due gironi, ero andata fuori città per un'intervista ad una modella famosa. Si, facevo la giornalista ed ero sposata da un anno con Harry Styles dei One Direction.
Comunque, lo avevo spesso telefonato durante i miei giorni fuori casa, perché sapevo che stava da solo a casa ad annoiarsi. Erano poche le volte che andavo fuori per lavoro, proprio perché lui si lagnava come un bambino di due anni. Diceva che voleva stare con me e, quando mettevo in moto la macchina per partire verso l'aeroporto, si metteva davanti per non farmene andare.
Schiacciai il pulsante verde, accostando il telefono all'orecchio:"Pronto?!"
"Darcy! Tesoro mio, come stai?"
Sospirai:"Mamma... Tutto bene, grazie!"
"Ah, non può essere.... Hai una voce malinconica!", disse fiera di se.
Mia madre non era mai stato il tipo riservato, come papà. Si intrometteva sempre nella mia vita, governandola come più le faceva comodo.
Era rimasta ai suoi adorati anni settanta e, mentre il modo andava avanti, lei rimaneva seduta con i suoi calzoni americani.
Eravamo diverse, a partire dall'aspetto fisico. Lei era alta e bionda, super abbronzata, fiera di se e sempre con la risposta pronta. Io ero bassa e con lunghi capelli neri come la pece. Occhi azzurri e pelle diafana. Scontrosa con tutti. Non credevo nell'amore e odiavo essere dolce. Acida come un limone e sempre sulle difensive, ecco cos'ero... Poi Harry era piombato nella mia vita, travolgendomi come un'onda del mare. Aveva messo la parola fine a tutto, iniziando la mia vita con "C'era una volta...".
Mia madre lo adorava, dicendo che era il ragazzo perfetto... E per un po' di tempo lo avevo creduto anche io. Eppure, Harry era tutto, fuorché perfetto.
Era disordinato e cocciuto come un mulo.
Amava ribattere tutto ciò che dicevo... Insomma, un bambino mascherato da adulto.
"Scusa, mamma... Ma devo andare!"
Attaccai velocemente, senza farle sospettare di un mio litigio con Harry.
Si sarebbe messa tra i piedi e non potevo sopportare anche lei.
Mia madre desiderava con tutta se stessa che avessi un bambino... Ma questa non era una delle mie priorità.
   

"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"

"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.

"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.

"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"

Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!

Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.

"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.

"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento. 

"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.

"Senti, Harry... Non è giornata!"

"Per te non è mai giornata!"

Alzai le mani in segno di resa ed iniziai a gettare le carte nel cestino che tenevo fra le mani.

"Io lo voglio fare!", si lagnò lui ancora, abbottonando i bottoni della camicia bianca.

"E io no!", ribadì sventolandogli un paio di calzini sporchi davanti i suoi occhi verdi come il fondo di una bottiglia.

"Amore... Siamo sposati da un anno! Dovremmo venire in contro alle esigenze di entrambi! Non solo alle tue!", urlò sbattendo le mani sulle cosce.

"Appunto, Harry! Quindi la prossima volta evita di rendermi la casa una stalla!", dissi puntandogli un dito contro, per poi dirigermi nel bagno.

Sbarrai gli occhi.

"Cosa cazzo hai fatto qui dentro!", sbraitai vedendo macchie d'acqua sul pavimento, asciugamani buttati alla rinfusa nel cesto dei panni sporchi e mutande appese alla finestra.

"La doccia...", rispose con tranquillità, raggiungendomi e spruzzando il profumo sul collo.

"La doccia?! Tu questo campo di battaglia lo chiami 'Farsi una doccia'?!", dissi mimando le virgolette.

"Stai sviando il discorso!", riprese lui, ponendosi di fronte a me, oscurandomi con la sua altezza.

"Non lo sto sviando! Spostati!"

Lo spinsi di lato, afferrando la scopa per spazzare via tutto quel borotalco sul pavimento.

"Allora spiegami perché cazzo non vuoi fare un bambino, Darcy!", urlò afferrando il legno che tenevo stretto fra le mani.

"Perché?! Perché, Harry?! È me lo chiedi pure?", dissi dandogli uno schiaffo sul petto.

Camminai con passo svelto verso la stanza da letto. Spalancai con un colpo secco la porta di legno.

"No... Questo è troppo!", urlai.

Le coperte erano disfatte e piene di macchie di sugo. Ai piedi del letto, infatti, c'erano cartoni di pizza e piatti sporchi.

"Ecco perché non voglio un bambino, Harry! Non sai badare a te stesso... Figuriamoci ad un essere umano! Quando io non ci sarò perché dovrò fare un'intervista a qualcuno fuori città che farai tu?! Darai panino con il ketchup a nostro figlio di soli due mesi?", sbraitai nervosa, indicando lo schifo che aveva combinato nella stanza.

"Non c'entra niente! In quel caso saprei contenermi!", ammise con tono soddisfatto.

"Allora vedi di contenerti anche adesso!", gli urlai totalmente in faccia.

"Sei tu che hai problemi! Hai paura di fare la mamma e ti secca ammetterlo!", mi rinfacciò.

Scossi il capo, cercando di far entrare aria in quella stanza da paura.

"Lo sai che non sono pronta!", esclamai esasperata.

Lui prese la cravatta dal cassetto, legandola al collo.

"Puoi dire tutto, Darcy! Tutto... Ma non che non sarei un bravo padre!", disse con una nota di arroganza nella voce.

"Non ho mai detto questo! Non mettermi parole in bocca che non ho mai avuto il coraggio di pronunciare!", dissi alzandomi dal letto e camminando verso il salone.

Era inutile, ovunque cercassi di andare vedevo casino e Harry che mi seguiva.

"Dico solo che ho paura per il futuro di questo bambino!", dissi prima che potesse parlare lui.

"Tesoro... Posso offrirgli tutto... Se non ricordi, farei parte di una delle band più famose del mondo e mi pagano caro!", urlò con tono sarcastico.

"È questo il fatto... Tu non ci saresti mai tra concerti e roba varia e non posso costringere un bambino a seguiti in tour che durano anni! È questo il problema!", sbraitai.

"Sai che ti dico Darcy?! Vado alle prove con i ragazzi! Loro almeno non rompono come te!"

Afferrò la borsa in pelle dall'appendiabiti all'ingresso. Si guardò allo specchio dandosi una sistemata ai capelli ricci.

"E poi anche Louis ed Eleonor aspettano un bambino, ma lei non fa tutti questi drammi come te! Cresci un po'!", disse guardandomi.

Divenni verde dalla rabbia.

"Io devo crescere! Vaffanculo, Harry! Non sono io che ho distrutto la casa!"

Mi avvicinai a lui, sorpassandolo.

"La sai la novità?! Se per te sono una bambina capricciosa, allora mi comporterò da tale!"

Afferrai una valigia dall'armadio a muro, gettando alcuni dei suoi panni.Lui mi guardava con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.Gli gettai la valigia a dosso, facendolo traballare all'indietro.

"Tieni!"

Spalancai la porta, indicando l'esterno con un dito:"Non tornare questa sera, perché giuro che chiamo la polizia!"

Lo spinsi fuori.

"Darcy! Non puoi farlo! È anche casa mia!", disse cercando di entrare nuovamente, ma io bloccavo l'entrata con il mio corpo.

"Lo sto già facendo! Dormi da Eleonor.... Inizierà a fare pratica per quando il bambino nascerà! Perché tu questo sei: un bambino di cinque anni che non sa neanche piegare una maglia!", urlai attirando l'attenzione dei vicini.

Abitavamo in una villetta fuori Londra, in un parco.

"E ora, se non ti dispiace, io vado a mettere in ordine il bordello che hai messo in mezzo!"

Detto ciò gli sbattei la porta in faccia... Quella faccia da stronzo che si ritrovava.

"Darcy Styles! Aprì subito!"

Picchiò i pugni sulla porta, violentemente.Tornati verso l'ingresso, spalancando nuovamente la porta.

"Primo, non picchiare il legno che me lo graffi! Secondo, non chiamarmi con il tuo cognome! Da adesso sono Darcy Swan!", dichiarai a testa alta.

"Ne stai facendo una questione di stato, Amore!", disse con voce mielosa.

"Amore ci chiami il gatto, non me! Buona serata!"

Chiusi con uno scatto repentino la porta, facendola sbattere.

"Darcy! Apri questa cazzo di porta!", continuò.

"Non avevi le prove?!", gli ricordai.

Sentì un paio di imprecazioni da parte sua, prima di scappare verso la sua macchina nera.

Iniziai ad urlare, soffocando le grida nel cuscino del salone.Per pulire dovevo solo chiamare i disinfestatori!Iniziai a rimboccarmi le maniche, piegandomi sul pavimento per raccogliere i calzini dal suolo.Sotto al divano c'era di tutto: buste di pasta, maglie sporche, posate e una scatola di tonno.Lo avrei ammazzato.

Ad un certo punto squillò il telefono di casa, interrompendo i mie pensieri.Sentivo la suoneria, ma non riuscivo a visualizzare l'oggetto in quella montagna di immondizia.All'angolo della porta, c'era una collinetta di panni. Li scostai, vedendo il telefono giacere in quel minuscolo spazio.

"Ecco perché non rispondeva quando lo chiamavo!", dissi.

In quei due gironi, ero andata fuori città per un'intervista ad una modella famosa. Si, facevo la giornalista ed ero sposata da un anno con Harry Styles dei One Direction.Comunque, lo avevo spesso telefonato durante i miei giorni fuori casa, perché sapevo che stava da solo a casa ad annoiarsi. Erano poche le volte che andavo fuori per lavoro, proprio perché lui si lagnava come un bambino di due anni. Diceva che voleva stare con me e, quando mettevo in moto la macchina per partire verso l'aeroporto, si metteva davanti per non farmene andare.

Schiacciai il pulsante verde, accostando il telefono all'orecchio:"Pronto?!"

"Darcy! Tesoro mio, come stai?"

Sospirai:"Mamma... Tutto bene, grazie!"

"Ah, non può essere.... Hai una voce malinconica!", disse fiera di se.

Mia madre non era mai stato il tipo riservato, come papà. Si intrometteva sempre nella mia vita, governandola come più le faceva comodo.Era rimasta ai suoi adorati anni settanta e, mentre il modo andava avanti, lei rimaneva seduta con i suoi calzoni americani.Eravamo diverse, a partire dall'aspetto fisico. Lei era alta e bionda, super abbronzata, fiera di se e sempre con la risposta pronta. Io ero bassa e con lunghi capelli neri come la pece. Occhi azzurri e pelle diafana. Scontrosa con tutti. Non credevo nell'amore e odiavo essere dolce. Acida come un limone e sempre sulle difensive, ecco cos'ero... Poi Harry era piombato nella mia vita, travolgendomi come un'onda del mare. Aveva messo la parola fine a tutto, iniziando la mia vita con "C'era una volta...".Mia madre lo adorava, dicendo che era il ragazzo perfetto... E per un po' di tempo lo avevo creduto anche io. Eppure, Harry era tutto, fuorché perfetto.Era disordinato e cocciuto come un mulo.Amava ribattere tutto ciò che dicevo... Insomma, un bambino mascherato da adulto.

"Scusa, mamma... Ma devo andare!"

Attaccai velocemente, senza farle sospettare di un mio litigio con Harry.Si sarebbe messa tra i piedi e non potevo sopportare anche lei.Mia madre desiderava con tutta se stessa che avessi un bambino...

Ma questa non era una delle mie priorità.   

 

 

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