31/07/2013
3 recensioniUn giorno…
«Ti ricordi ciò che ci siamo detti su questa roccia quando eravamo bambini?»
«Sì. Allora mi sembrava un sogno impossibile. Ora capisco che in realtà tutto è possibile e che basta l'impegno. Sono stato così stupido…»
«Il nostro sogno sta per realizzarsi…»
Sentiva il suo respiro spezzato sulla propria pelle, le sue labbra bollenti lambirgli ogni centimetro del collo, la sua voce sussurrare rocamente un nome.
«Hashirama»
Il suo nome.
«Hashirama»
Lo ripeteva tutte le volte che affondava in lui.
«Hashirama»
Tra un bacio e l’altro.
«Hashirama»
Sempre.
E irrimediabilmente avvertiva le proprie mani salire a tastare il petto dell’uomo che lo sovrastava, accarezzargli la schiena diafana da sotto quei lunghi capelli neri come la pece e scendere a toccargli il sedere per spingerlo dentro di sé. Per chiedere – e ottenere – di più.
Un ringhio di avvertimento vibrava all’interno della gola candida quando – come ogni volta – portava le proprie dita in mezzo alle natiche dell’altro, a sfiorare i bordi di quell’apertura che non aveva mai avuto l’onore di fare sua.
Una bassa risata gli nasceva dal cuore quando ritirava, arrendendosi, le falangi.
«Sei troppo orgoglioso, Madara»
L’amante non rispondeva, limitandosi ad aumentare il ritmo dei fianchi, sussurrando per l’ennesima volta il suo nome.
Quando l’orgasmo li raggiungeva – rigorosamente in contemporanea – i suoi occhi si perdevano nel buio di quelle iridi che lo fissavano con desiderio, pronte per il secondo, il terzo, il quarto round.
E si sentiva come legna che arde al fuoco.
All’infinito.
«Il capo della nostra comunità avrà il compito di proteggere il Paese del Fuoco di nascosto come fosse la sua ombra. Per questo pensavo di chiamarlo Hokage, ovvero l'Ombra del Fuoco. Che ne dici?»
«Il capo della nostra comunità? Di che parli?»
«Il Paese del Fuoco vuole che scegliamo un rappresentante del Villaggio. Io vorrei che fossi tu. Voglio che sia tu a divenire l’Hokage»
Ma alla fine l’Hokage era diventato lui. Era rimasto solo a proteggere quel sogno che avevano condiviso insieme. Dell’altro gli rimanevano solo il ricordo di amare parole che non era riuscito a comprendere e una foglia con un buco in mezzo strappata a metà.
Poi, Madara attaccò il Villaggio.
«Questa volta sarai tu a non farcela»
Si fronteggiavano in modo diverso da come era abituato a fare. Come quando ancora non esisteva la pace ed erano costretti a odiarsi. Come quando l’Uchiha l’aveva cancellato dal proprio cuore. Come quando ancora non aveva scoperto di amarlo.
Mito era intervenuta ad aiutarlo, sigillando il Kyuubi dentro di sé, sorridendogli complice.
L’avrebbe sposata, creando un legame tra il Villaggio della Foglia e quello del Vortice. Rinsaldando la Pace per proteggere il suo sogno.
Avrebbe fatto qualunque cosa per Konoha.
Persino uccidere lui.
Chiuse gli occhi, risoluto.
Aveva preso la sua decisione.
Guardò la lama impregnata di sangue. Del suo sangue. Del sangue di Madara.
«Come hai fatto a prendermi alle spalle…?»
«Io proteggerò il nostro… Anzi, il mio Villaggio a qualunque costo. Sono ancora convinto che proteggere il Villaggio significhi proteggere i ninja e i bambini. Chiunque aggredisca il Villaggio, amico, fratello o figlio che sia… Subirà la mia ira implacabile»
«Hashirama, sei cambiato… Hai invertito le priorità. Prima o poi… Ciò farà cadere il Villaggio in disgrazia»
Cadde a terra in ginocchio, colpito da un dolore insopportabile. Riusciva solo a sentire le gocce di pioggia solcargli il viso come lacrime. Lacrime che non si decidevano ad affiorare, gelate da una morsa al petto che lo stava soffocando. Tese una mano verso quel corpo ancora caldo, tremando. Gli sfiorò il collo fino a trovare sotto i polpastrelli la consistenza di un cordoncino.
Era la sua collana. Quella che gli aveva donato come segno di riappacificazione. Quella che vedeva ogni notte oscillare sul torace dell’altro al ritmo dei suoi ansimi. Quella che ora si era imposto di riprendere.
La slegò piano, stringendo il ciondolo nel palmo.
Giuro che ci rivedremo, un giorno.
Si svegliò di colpo, nella sua camera da letto. Il ricordo livido del corpo senza vita di Madara ancora davanti agli occhi. Faceva quel sogno da anni, ormai. Ogni notte.
Tormentato dal senso di colpa per aver ucciso il suo rivale.
Il suo amico.
Il suo amante.
Tentando di riempire d’aria i polmoni compressi si voltò a osservare il corpo della persona accanto a lui.
Il corpo di una donna. Un tempo sarebbe stato un uomo.
Dai capelli rossi. Un tempo sarebbero stati neri.
Tipici degli Uzumaki. Un tempo sarebbe stato un Uchiha.
Strinse forte il cristallo legato al collo, trattenendo i singhiozzi, ascoltando le lacrime che, silenziose, gli rigavano il volto.
Per quanto amasse la madre dei suoi figli, non era Mito che voleva avere al fianco.
Per realizzare il suo sogno aveva dovuto abbandonarne un altro, chiudere per sempre nel suo cuore i propri sentimenti per il bene del Villaggio, uccidere la persona che realmente amava.
«Io non voglio ucciderti!»
«Stai dicendo che potresti uccidermi in qualunque momento?»
«No! È che credevo fossimo amici…»
Credevo mi amassi…
«Hashirama, cerca di dormire. Cerca… Di non pensarci, ok?»
La voce dolce della donna che aveva sposato lo fece riaffiorare dal baratro nel quale affondava ogni notte. Ma non bastava.
La fai facile, tu. Non era tua la mano che ha guidato quella spada.
Era la mia.
Però un giorno, certamente, ci rivedremo… Madara.
Boh…
Più che una storia è un esperimento. Credo mal riuscito, oltretutto XD
L’idea mi è venuta da questa immagine:
Dove si vede Madara con la collana di Hashirama ♥
Per il resto non so… Non sono molto convinta, soprattutto della fine ma comunque…
Ah, le parti in corsivo a lato sono citazioni del caroKishimoto, quindi prendetevela (?) con lui XD
E poi… La coppia sarebbe HashiMada, giusto? Ma se Madara sta sopra come si chiama? MadaHashi? XD *mode “dubbi esistenziali”: on*
Va bene la smetto di rompere e vado a scrivere qualcosa di più sensato (e a ri-guardare la puntata 322 dell’anime sbavando per il primo degli Uchiha *.*)
Alla prossima ^^