Il cielo era limpido, il caldo estivo era alle porte, quella si prospettava come una delle estati più calde degli ultimi tempi.

 

Quella mattina, nell'ormai lussureggiante periferia parigina, la quiete dominava ogni istante. Una giovane donna si sporgeva dalla terrazza della sua misera abitazione, per poter finalmente respirare l'aria riscaldata dal dolce riverbero del sole. 

I lunghi capelli dorati le ricadevano con piccole ciocche lungo le spalle, mentre erano raccolti sulla nuca; i suoi occhi azzurri come l'oceano, risaltavano alla luce del giorno, su quella candida pelle. Poi si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle con un gran sospiro colmo di nostalgia; in quei giorni non riusciva a pensare ad altro, ormai erano passati quasi dieci anni, eppure, nella sua mente, era tutto impresso come a fuoco. Quel l'aria leggera che le scompigliava i lunghi capelli le riportava alla mente quei giorni passati su quella nave, nel viaggio di ritorno verso casa, poi le passarono davanti agli occhi tutte le immagini di quello sbarco, il dolore per la perdita di un grande amico, compagno, e forse qualcosa di più, il suo adorato Duran; la rabbia ed il volto sconvolto del giovane Robin, ma sopratutto il viso duro ma anche afflitto del suo amato maestro al momento del suo tradimento; ancora, dopo tutto quel tempo, non riusciva a credere che il suo maestro, il grande Tellagory, avesse provato ad ucciderla. Era tutto così lontano. 

 

Dal giorno in cui seppe la verità erano ormai trascorsi dieci anni, e, con il passare del tempo, aveva visto cambiare irrimediabilmente la Francia che tanto aveva amato, per la quale erano state sacrificate innumerevoli vite. 

Ormai i giorni passavano sempre allo stesso modo, ma sentiva che quel giorno qualcosa sarebbe successo, non riusciva a stare tranquilla, la testa gli diceva che qualcosa sarebbe nuovamente cambiato, ma, come la storia ci insegna, per cambiare il futuro si deve tornare nel passato.

Quella sera qualcuno bussò alla porta, doveva essere una mano giovane, delicata ma forte, ma che nonostante l'impulsività aveva stentato. Aperta la porta, il cuore della giovane perse un battito.

 

Quegli occhi azzurri e profondi, quei capelli rossi come il fuoco. Si trovò davanti una delle ultime persone che avrebbe mai pensato di rincontrare.

"Robin…" non sapeva cos'altro dire, anche quel solo nome le portava alla mente pensieri e ricordi, ma sopratutto il volto così duro del ragazzo, quando divenne uno dei pilastri della rivoluzione.

"D'Eon…" il giovane dai capelli rossi non ricordava più il motivo della sua repentina visita. Il rivedere quegli occhi, incastonati in quella pelle delicata che lui aveva servito con così tanta premura; D'Eon era cambiato, le sue mani non erano più perfette ed immacolate come quelle del nobile che aveva conosciuto anni prima, la sua giovinezza stava svanendo, ma non la dolcezza e l'ardore nei suoi occhi. 

"Monsieur D'Eon, il mio nome adesso è Maximilian Robespierre." Al solo pronunciare quel nome, l'ex cavaliere, trasalì. Quante volte lo aveva sentito? Ma detto da quella bocca era un'altra cosa, colui che lo aveva protetto a costo della vita, adesso portava QUEL nome.

"Scusatemi,ma io non sono più un nobile, inoltre, per me, voi sarete sempre Robin." "Da quanto tempo qualcuno non mi chiamava così…avevo quasi dimenticato quel nome…"

Ci fu un lungo silenzio, ma finalmente il momento arrivò, dopo vari anni di attesa, il tempo era scaduto: "D'Eon, c'è un motivo se sono qui oggi…il fatto è che abbiamo trovato una lettera a te destinata.Si trovava nella giacca di Robespierre alla sua morte, ma era anche addosso al cadavere di Duran…ma anche…negli abiti di Tellagory ed Anne. Inoltre, le parole che si trovano al posto del mittente sono le stesse trovate all'interno della bara di vostra sorella…" Robin non pensava di riuscire a dire tutto questo in modo così…veloce. Nessuno riusciva a renderlo nervoso come quel giovane in abiti femminili. D'Eon prese la lettera che l'ex compagno teneva tra le mani, però, dopo pochi istanti gli cadde. Aveva dovuto ritrarre le dita da quella busta, quella carta gli dava una sensazione tremenda, era come se un macigno fosse caduto sul suo cuore. Quella lettera sprigionava negatività, ma sopratutto dolore. Appena toccato terra, il retro della busta si era illuminato, ed era comparsa una scritta, non era una lingua conosciuta. Ma inspiegabilmente lui riuscì a leggerla.  

"Allora, conosci questa lingua?" " …non l'ho mai vista…però… qui…per quale motivo l'avete portata a me?" "Non sappiamo cosa sia, ma sopratutto è difesa da una forza mistica, come i Salmi e tu sei l'ultimo che potrebbe riuscire ad aprirla…inoltre…le persone morte su cui abbiamo trovato queste lettere, avevano tutte inciso sulla mano destra il tuo nome…" D'Eon non riusciva a capire, come poteva lui leggere una scrittura sconosciuta? Ma la cosa che più lo spaventò fu quello che vi era scritto sul lato del mittente…-La Morte-