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Autore: Melissa_    01/08/2013    2 recensioni
Dal Primo Capitolo:
'Erano anni che non lo vedevo, eppure adesso era d’avanti a me. Mi scrutava e sorrideva a malapena. I suoi occhi chiari mi perforarono come la prima volta. Pensare che circa dieci anni fa avrei ucciso questo essere con una forchetta, unica arma disponibile per una bambina di appena otto anni, adesso, a vederlo in un ascensore di una Costa Crociere a circa 30 ore e 1600 km di distanza da casa, per picchiarlo avevo solo una borsetta e sinceramente non avevo nemmeno la forza di farlo. Eravamo solo io e lui sul ascensore.
“Ma sei Emiliana?” mi chiese l’essere di fronte a me.
“No, sono sua cugina.” Dissi sbuffando.
“Il senso dell’umorismo non l’hai perso, Emi” ed eccolo là il suo splendido sorriso. Sto per dirgli che lui è rimasto il solito deficiente di un tempo quando le porte dell’ascensore si aprono. Esco velocemente, sento già il cuore a mille a causa del suo sorriso.
“Ma sei in crociera con Patty?” Boom. Aveva gettato la bomba.
“No, sono con la scuola.” Risposi fredda velocizzando il passo e allontanandomi da lui. Lo odiavo a otto anni e dovevo continuare in eterno.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Weelcoome! Questa è una delle tante idee che perora hanno occupato la mia mente. Si parte in modo scoppiettante presentando in modo veloce i tre protagonisti che conosceremo meglio più avanti. E' un capitolo molto veloce (e sicuramente troverete un po' di errori che sarei felice segnalaste!) 
Lasciate con una piccola o grande recensione cosa ne pensate, sono qui per migliorare e per riuscire a proporre una storia carina e interessante. Buona lettura! :** 





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Dopo una lunga giornata sull’isola di Creta, eravamo arrivati nella nostra cabina stanche e affamate. Ma la giornata non era ancora finita. Mi ritrovai un’ora dopo seduta da sola ad un tavolo con un abitino blu.
“Heeyyy.. vieni a ballareee!” urlavano le mie compagne di classe mentre io mimavo un no con la bocca.
“Perché non va a ballare?” mi chiese il professore di filosofia. Era un uomo sulla trentina forse anche di meno, aveva due profondi occhi azzurri e indossava una camicia leggermente sbottonata. Era attraente e in quel momento per una ragazzina di diciotto anni che aveva ingerito chissà quale alcolico, e si sto parlando di me, sembrava una cosa eccitante baciare quell’uomo. Ma non lo feci, anche se sperai lo facesse lui.
“Nono, non mi sento tanto bene..” sussurrai.
“Cos’ha Bordonaro?”
“Mi chiami Emi, professore.” Mi venne un giramento di testa e di istinto la strinsi tra le mani.
“Venga con me.” Mi prese per un braccio e mi portò in bagno.
“Ti viene da vomitare?”
“no, sento caldo e mi gira la testa”
“Ma cosa hai bevuto, Emiliana?”
“un ragazzo carino, era inglese, mi ha offerto un cocktail!” dissi ridendo. Quando mi fermai, fissai lo specchio. Io e lui eravamo riflessi. Lui bello come sempre, io con l’aspetto di una poco di buono. Mi vergognai. Mi sciacquai la faccia e mi sistemai i capelli in silenzio. Appena mi girai, trovai il professore a pochi centimetri dal mio viso. Appoggiai le mani e la schiena sul lavello. E ci fissammo per un’instante quando lui fece un passo verso di me.
“Emiliana” sussurrò sul mio viso. Era alto e mi resi conto solo in quel momento del suo fisico palestrato. Spostai le mani dal lavello al suo viso e portai le sue labbra a contatto con le mie. Un brivido, sentì solo un brivido e la sua lingua nella mia bocca. Gli morsi un labbro dolcemente prima che ci staccassimo.
“Mi.. mi scusi” balbettai avvampando. Ma lui non sentì. Mi sollevò per i fianchi appoggiandomi sul lavandino. E iniziò a leccare, baciare e mordere il mio collo mentre con le mani andava alzandomi sempre di più il vestito. Sentivo qualcosa di duro premere sulla coscia e quando avvolsi il suo bacino con le gambe, lo sentì sulle mutandine. Mi lasciai sfuggire un ansimo.
“Professore..” mugolai.
“Emiliana dimmi che sto sognando e che posso approfittarmi di te sta sera, solo per questa sera” disse guardandomi negli occhi ancora con le mani sulle mie cosce. Gli infilai la lingua in bocca fregandomene di quanto era sbagliata quella cosa. Era uno degli uomini più sexy e intelligenti che avessi mai conosciuto e anche l’unico che era riuscito ad arrivare con un erezione in mezzo alle mie gambe. Sì, ero vergine e mi stavo lasciando sverginare dal mio professore di filosofia. Invece, dopo quell’ultimo bacio passionale, lui lasciò la presa tornando in se. Mi sistemò il vestito, coprendomi le cosce.
“signorina Bordonaro, adesso sta meglio?” disse freddo avvicinandosi alla porta. Capì all’instante. Dovevamo far finta che niente fosse successo.
“Sì, grazie.” Vidi il professor Alvisini aprire la porta e lasciarmi lì, come se nulla fosse accaduto. Come se io non l’avessi baciato e come se lui non mi avesse quasi presa su quel lavandino. Mi venne da piangere. Mi ero davvero fatta illudere che un uomo come lui volesse farlo con una ragazzina come me? Per di più era il mio professore. Che stupida. Mi asciugai quell’unica lacrima che aveva rigato la mia guancia quando Giada, una delle mie compagne di classe, mi spaventò entrando in bagno urlandomi che Martina, la mia migliore amica, era svenuta.
“Siamo tutte ubriache e qua non c’è nessun professore. Vai a chiamare qualcuno, Martina è svenuta!” urlavano anche le altre.
“Ma non c’è Alvisini?” dissi infastidita.
“No, se n’è andato dopo aver urlato contro il barista e aver rotto un bicchiere!” disse Paolo, un ragazzo dell’altra classe.
Così mi ritrovai ad aspettare un ascensore. Arrivò dopo alcuni minuti ed entrai. Maledissi la mia migliore amica, le mie compagne di classe, Paolo e il professor Alvisini quando vidi chi c’era su quel maledetto coso. Erano anni che non lo vedevo, eppure adesso era d’avanti a me. Mi scrutava e sorrideva a malapena. I suoi occhi chiari mi perforarono come la prima volta. Pensare che circa dieci anni fa avrei ucciso questo essere con una forchetta, unica arma disponibile per una bambina di appena otto anni, adesso, a vederlo in un ascensore di una Costa Crociere a circa 30 ore e 1600 km di distanza da casa, per picchiarlo avevo solo una borsetta e sinceramente non avevo nemmeno la forza di farlo. Eravamo solo io e lui sull’ascensore.
“Ma sei Emiliana?” mi chiese l’essere di fronte a me.
“No, sono sua cugina.” Dissi sbuffando.
“Il senso dell’umorismo non l’hai perso, Emi” ed eccolo là il suo splendido sorriso. Sto per dirgli che lui è rimasto il solito deficiente di un tempo quando le porte dell’ascensore si aprono. Esco velocemente, sento già il cuore a mille a causa del suo sorriso.
“Ma sei in crociera con Patty?” Boom. Aveva gettato la bomba.
“No, sono con la scuola.” Risposi fredda velocizzando il passo e allontanandomi da lui. Lo odiavo a otto anni e dovevo continuare in eterno.
Inizialmente non mi chiesi perché quello stava in Crociera ma questo dubbio mi invase per tutta la notte. Martina si era ripresa e dopo la ramanzina da parte della vicepreside a tutte noi, andammo in cabina, così adesso mi ritrovavo sveglia con mille pensieri in testa. Mi venne in mente il bell’Alvisini e Davide, il ragazzo dell’ascensore. Pensai a quest’ultimo che entrava e usciva dalla mia vita come niente fosse e soprattutto nei momenti peggiori. Diventò il miglior amico di mio fratello quando morì mia madre. Esattamente dieci anni fa. Mio padre lo invitava sempre a casa, diceva che per mio fratello, che stava entrando nell’adolescenza, era una distrazione ma alcuni anni più tardi lo fu anche per mia sorella. Li trovai sul letto matrimoniale dei miei, tornando dall’ospedale in lacrime. Avevo dodici anni e mio padre quel giorno aveva fatto un brutto incidente mentre Patty, mia sorella, se la faceva con Davide. Ma che frega a me? Ero pazzamente ‘innamorata’ di Davide da quel maledetto giorno in cui Joseph, mio fratello, l’aveva invitato per giocare. Come fa una bambina a ‘innamorarsi’? Non lo so eppure ho sempre pensato che lui fosse quello giusto per me. Solo a vederlo mi venivano le farfalle nello stomaco e diventavo rossa. Pian piano iniziai ad odiarlo. Tutti erano pazzi di Davide. Tutto girava intorno a lui. E lui girava intorno a Joseph e Patty, i miei fratelli. Ma quando fece diciassette anni per sfortuna sua e fortuna mia, partì, lasciando mia sorella e facendola soffrire come una matta. Lo vidi due anni dopo ad una festa di un mio amico, cercò di sapere di Patty mentre io in silenzio capivo di essere veramente innamorata di lui. Quel giorno lo ammisi sia a me stessa che a Martina, lei mi costrinse a baciare un tizio per vedere la reazione di Davide, che non fu delle migliori: prima colpì il ragazzo e poi mi strascinò via dalla festa.
“Ma che cazzo ti è preso, Emiliana?!” mi urlò trascinandomi per un braccio.
“Che vuoi tu?!” ribattei.
“Sei ancora una bambina, non dovresti stare nemmeno ad una festa e per di più baci quello lì?!”
“Che ha quello lì?!” urlai spazientita sperando che quella reazione fosse gelosia.
“quello spaccia droga e ne fa anche uso a volte!” disse piano
“e quindi, a te cosa importa?” dissi allontanandomi da  lui. Avevo paura di baciarlo e fare l’errore più grande della mia vita.
“Tu sei una ragazzina seria Emi, non puoi rovinarti così!”
“Ho sedici anni, cazzo. Faccio quello che voglio. E tu non sei nessuno per dirmi cosa fare e cosa non fare.. lo capisci? Adesso fammi passare.” Urlai spingendolo. Mi bloccò per i polsi. Si avvicinò al mio viso piano. ‘Baciami’ sperai. E lo fece. La sua bocca si appoggiò sulla mia dolcemente mentre lasciava la presa sulle mie mani. Appoggiai quest’ultime al suo collo mentre le sue erano piazzate sulla mia schiena. Fu il mio primo vero bacio e fu veramente l’errore più grande della mia vita.
“Che cazzo ho fatto?!” disse staccandosi da me improvvisamente. “ Io amo tua sorella Patrizia. La mia Patty, non te.” Sputò. I miei occhi si riempirono di lacrime. “Tu sei una bambina e ne ho approfittato, perdonami.” Disse scappando via. Restai ferma in lacrime. 

  
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