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Autore: paynekilllers    01/08/2013    37 recensioni
«Sarò anche stata una grande bugiarda, ma non sono sicura di poter mentire di nuovo guardandoti negli occhi.»
____
Questa fanfiction scritta a quattro mani. Abbiamo messo 'slash' come tipo di coppia per un motivo, guardate il trailer e capirete (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VAtnuUz4cT0).
Speriamo vi piaccia, un bacio.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PS. Quello in corsivo è un flashback.

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Chapter fourteen:
- We can try.
 

 

Kayla's Pov.

Alcune persone dicono che il silenzio aiuti. Dicono che con esso molte cose si aggiustano. Dicono che il silenzio ti aiuta a ragionare e che non può far altro che giovare alla propria persona. La verità, almeno nel mio caso, era che mi stava uccidendo. Dentro. Nel profondo. Non parlare con Dylan era una lenta agonia. Scontrarsi con lui era ogni volta una pugnalata. Incontrare i suoi occhi, anche se di rado, mi faceva mancare un battito. Inutile dire quanto mi mancasse, ma lo avevo voluto io. Era stata colpa mia e ne ero consapevole. Lui aveva ragione, non potevo continuare con questa farsa e, nonostante sapessi che la cosa migliore da fare era dire la verità, mi ritrovavo di nuovo in quel pub nei panni di un ragazzo che avevo creato io. Non parliamo di Harry! Almeno con lui parlavo, però nella sua testa c’era altro e di sicuro scambiare quattro parole con me non era al primo posto delle cose importanti. L’unica persona che in quel periodo si degnava di parlarmi era Zoe. Anche con lei avevo sbagliato. Avevo già tanti problemi, ma iniziare a provare qualcosa per il ragazzo di cui la mia unica amica era innamorata, non facilitava le cose e di sicuro non mi rendeva una buona persona. Avevo deciso, mi ero data del tempo. Tempo in cui avrei levato tutti i sassolini nelle mie scarpe. Tempo in cui avrei detto la verità a tutti. Avevo iniziato proprio con lei: le avevo raccontato di Harry, del bacio a lavoro e a casa sua, della festa di halloween e di quello che sentivo per lui. Oddio no, non ero innamorata di Harry Styles, ma di sicuro il ragazzo non mi era indifferente. Così come non mi era indifferente Dylan. Lui era il prossimo della lista. Rivolevo il mio amico, ma prima di tutto volevo chiedergli scusa.

Il pub era pieno, come sempre ultimamente. Si stavano avvicinando le feste di natale e il freddo si faceva sentire. Molte persone preferivano scardare il proprio sangue con l’alcol invece che con una cioccolata calda della tavola calda. Diciamo che a scaldare l’atmosfera c’erano anche gli spettacoli dei ragazzi. Per quanto potesse essere una bella cosa vedere ragazzini ben messi su un palco, iniziavo a trovarla una scena a dir poco patetica. Avevo avuto modo di conoscerli, sì, valevano più di quello. 

Dylan quella sera serviva ai tavoli. Seguivo la sua figura da tutta la sera. Sorrideva a tutte le ragazze, un po’ perché era da contratto, un po’ perché beh, era un ragazzo e flirtare era una cosa naturale. Da quanto non sorrideva a me? Davvero troppo. Si riavvicinò al bancone e si avvicinò a Niall per sussurrargli qualcosa nell’orecchio. Niall gli rispose con un occhiolino e prese subito un grembiule pulito, uscendo dal bancone. Dylan aveva cacciato un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans e si era diretto al retro. Aveva chiesto un cambio.

Lo seguii, non ancora sicura di quali parole usare, non sicura di avere il coraggio per poi pronunciare qualora le avessi trovate. Ma dovevo fare qualcosa e quello era il momento buono. Lo trovai nel vicoletto sul retro, calciava un sassolino mentre tra l’indice e l’anulare della mano destra teneva una sigaretta ben stretta. 

«Non sapevo avessi iniziato a fumare.» Parlai cercando di fargli notare la mia presenza. Lui mi guardò e, senza dire nulla, tornò a fare l’ennesimo tiro. «Parlami, dimmi qualsiasi cosa. Ne ho bisogno.»
«Credo che tu debba tornare dentro, se Tom ti becca qui ti fa il culo.» Sentenziò senza nemmeno guardarmi.
«Ci farà. – Lo corressi – Ci sei anche tu qui fuori con me.»
«Non mi va di parlare, Kayla. – Sentire il mio nome pronunciato da lui mi fece quasi tremare – E se non hai intenzione di tornare dentro, lo farò io.»
«Ho intenzione di dire a tutti la verità. Ho iniziato con Zoe, ora sa cos’è successo con Harry-»
«Zoe non ha importanza, ti sarebbe rimasta amica lo stesso. Non se la caga nessuno e di sicuro una volta che trova un’amica non se la fa scappare.»
«Non fare lo stronzo, è di una mia amica che stai parlando. E poi sì, per me ha importanza. E sai? – Mi scappò un ghigno, più per il nervosismo – Forse ha importanza perché qui sono io quella che nessuno si caga, quella che non ha amici e che farebbe di tutto pur di tenersi quei pochi che ha.»
«Mi sembra un po’ contraddittoria come cosa. Guarda me e te, non è finita bene. A quanto pare non hai fatto un buon lavoro.»
«E’ diverso, Dylan. Tu hai alzato un muro tra di noi. Questa è la prima volta che ci parliamo dalla festa. Quanto tempo è passato? Settimane, direi…»
«Il muro che c’è tra noi è nato a causa delle tue bugie. Non riesco a vederti mentre continui a inventare cazzate. Non riesco a vederti mentre parli con Niall o Tom e sentire loro che ti chiamano Kyle. Non riesco più a vederti fingere con Harry. Non ne posso più di sentirlo lamentarsi. Io sono il suo migliore amico, è a me che viene a dire tutto e non ne posso più a vederlo confuso perché pensa di provare qualcosa per un ragazzo che in realtà è una ragazza. Lui pensa di essere gay, Kayla! Io sono come un fratello per lui e non posso dire la verità. Sai che vuol dire? Sei vuoi continuare a fingere per me va bene, ma sappi che io non voglio più avere a che fare con te, io non voglio più mentire a causa tua. Io non voglio mentire e basta.»
«Ti ho detto che dirò la verità a tutti, dammi solo del tempo.»
«No… – Gli scappò un ghigno mentre buttava il mozzicone di sigaretta per terra – Te ne ho dato fin troppo. Anzi, ti ho dato molto altro. Troppo. Fin troppo considerando che ci conosciamo da poco. Ti ho dato così tanto che sono arrivato a provare qualcosa per te per riceve cosa? – Si avvicinò pericolosamente al mio viso che era già rigato dalle lacrime. – Te lo dico io: niente, per ricevere niente. Solo strafottenza, perché lo sappiamo entrambi che c’è un’unica persona che hai veramente paura di perdere, e non sono io.»



Dylan's Pov.

Forse ero stato un po’ troppo duro, ma quelle parole me le ero preparate durante tutti quei giorni. Magari potevo aver dato l’impressione di quello a cui il fatto non toccava minimamente, ma in realtà dentro di me continuavo a pensare. Pensare a Kayla, Kyle, Harry, me, i miei sentimenti. No, non avevo reagito in quel momento per gelosia anche se era quella l’impressione che avrei dato sicuramente, le avevo parlato in quel modo perché davvero non ne potevo più. L’unico che da quella vicenda ne sarebbe uscito peggio era Harry.

«Ho un mal di testa fortissimo, cazzo.» Disse Harry massaggiandosi le tempie.
«Com’è possibile? Non abbiamo nemmeno bevuto.» Commentai io alla guida della mia auto.


Avevamo passato una domenica sera tra amici con gli altri ma senza toccare alcolici. Semplici partite all’xbox, pizza e commenti spinti sulle ragazze della scuola. Cose da tredicenni con gli ormoni sballati. Vero, noi avevamo più di tredici anni ma gli ormoni sballati c’erano lo stesso.

«Ti dispiace se rimango da te per un po’? E’ ancora presto…» Chiese lui al mio fianco.
«Oh, no. Affatto. I miei non ci sono, hanno uno di quei soliti ritrovi della chiesa. Almeno mi fai compagnia.»
«Come mai non sei andato con loro?»
«Ho inventato un compito di algebra previsto per domani a cui non potevo mancare.» 


Parcheggiai l’auto nel vialetto di casa e entrambi scendemmo dirigendoci all’entrata. Lasciai Harry in cucina avvertendolo che sarei andato a prendergli un’aspirina nel bagno di sopra. Quando tornai lo trovai poggiato di schiena vicino al lavandino. Lo superai e presi un bicchiere che riempii con dell’acqua. Una volta finito poggiai il bicchiere sul ripiano della cucina, con accanto l’aspirina e mi asciugai le mani con un panno.

«Vai, prendila!» Gli indicai la pillola. Mi poggiai al ripiano con una mano e lo aspettai.

Lui la guardò ma esitò a prenderla. La sua mano, invece di avvicinarsi e afferrare il bicchiere, deviò e si poggiò sulla mia. Guardai confuso prima la sua mano sulla mia, e poi Harry. Non ebbi il tempo di chiedergli spiegazioni che mi spinse di spalle contro il ripiano, poggiando l’altra mano su di esso al mio fianco, bloccando ogni mia via di fuga. Lo vidi avvicinarsi sempre di più, con gli occhi socchiusi e dopo pochi secondi le sue labbra furono sulle mie. Ero in stato di shock, non riuscivo ad allontanarlo. Il mio cervello non era collegato al resto del mio corpo. Lo sentii schiudere le labbra, facendo pressione sulle mie. Le richiuse lasciandomi un altro bacio. Mi incitava in tutti i modi a rispondere ma non ci riuscivo. Lo sentii pizzicarmi forte il fianco e, sia per il dolore che per la sorpresa, spalancai la bocca. Subito la sua lingua scivolò contro la mia. Quello aveva l’aria di essere un vero e proprio bacio. Non avevo intenzione di ricambiare, ma mi arresi e rimasi impassibile, aspettando che fosse lui ad allontanarsi cosa che accadde dopo pochissimi secondi.

«Niente…» Sospirò.
«E’ stato strano.» Furono le uniche parole che riuscii a dire.
«Dio, Dylan. Tu non capisci
.» Si passò le mani sul viso.
«No, Harry… Forse tu non hai capito. Io ti voglio bene, mi piaci… Ma come amico.»
«Brooks, se avessi deciso di diventare gay non avrei puntato te di sicuro

«Ok, allora spiegami perché l’hai fatto.»
«E’ possibile che mi piaccia un ragazzo, ma quello che provo per lui a quanto pare lo provo soltanto per lui. – Notò la mia espressione confusa – Nel senso che mi piace un maschio, Brooks, ma non sono gay perché provo attrazione solo per lui. Ho baciato te, ieri ho baciato Niall ma nulla! Baciare voi… è stato diverso. Non provo niente.»
«Hai baciato Niall?» Lo guardai con gli occhi spalancati.
«Non hai sentito quello che ho detto?»
«Scusami tanto, ma tu mi hai appena baciato e non mi arriva ancora l’ossigeno al cervello.»
«Cazzo, Dylan. Tanto lo so che stiamo nella stessa situazione.»
«Cosa? – Lo guardai confuso – Io sono etero.»
«Guarda che ti ho visto Kyle, ho visto il modo in cui l’hai consolato l’altra volta.»
«Mio Dio, mi stavo comportando da amico!»
«Con me non ti comporti così.»
«E certo. Perché mi fa schifo!»
«E allora lo vedi che sei incoerente?»
«Harry, vuoi essere coccolato? Allora vieni! – Spalancai le braccia – Vieni a piangere sulla spalla di zio Dylan. Va bene?»
«Sei patetico.» Scosse la testa.
«Perdonami, ma ho ancora la tua saliva che mi circola nel corpo. Quindi, se permetti, ora vado a vomitare.»
«Dylan, ti prego, possiamo parlarne seriamente senza che tu metta in mezzo il nostro “primo bacio”?» Mimò le virgolette con le dita.
«Primo ed ultimo, Styles.» Gli puntai un dito contro.


Dopo aver preparato qualcosa di caldo da bere, Harry mi aveva raccontato tutto. Di lui e di quello che provava per Kyle. Mi aveva detto che non si era mai sentito così confuso in vita sua. Mi aveva chiesto di dagli un consiglio e io gli ho detto che era meglio non parlargli per un po’, così magari se era una cosa passeggera, gli sarebbe passata. Onestamente speravo fosse una cosa passeggera perché non volevo che il mio migliore amico diventasse il mio rivale in amore… Avrei perso.



Harry's Pov.

«Oi, Horan. Se qualcuno mi cerca, avevo bisogno di prendere un po’ d’aria.» Avvisai il mio amico.
Avevo davvero bisogno di prendere un po’ d’aria. Il lavoro nell’ultimo periodo era stressante anche se qualcosa di positivo c’era stato: Brittany aveva ritirato le accuse, senza alcun motivo, così di punto in bianco. Onestamente non m’interessava sapere perché mi avesse denunciato per una cosa tanto grave quindi, cerai di evitarla il più possibile o almeno di esserle indifferente. Non m’importava più di tanto di lei, l’importante era che non riaverla tra i piedi in futuro.

La porta per uscire sul retro era spalancata e potei subito sentire dei singhiozzi provenirti da fuori. Mi affrettai a vedere chi ci fosse e, rannicchiato per terra, con le spalle al muro, c’era Kyle. Mi abbassai affianco a lui che, non sembrava aver notato la mia presenza.

«Cos’è successo, Kyle? – Gli poggiai una mano sulla spalla. Lui mi guardò negli occhi e continuò a piangere. – Mi spieghi che hai?» Tutto quello che fece fu tirare sul col naso nel tentativo di calmarsi.
«Non è successo niente, non ti preoccupare.» Spiegò tra le lacrime.
«Stai piangendo come un disperato, ti aspetti che ti creda?»
«Fai finta di credermi, ti prego.» Tornò a piangere.

Mi inteneriva troppo, avrei voluto abbracciarlo e dirgli che qualunque fosse il motivo per cui stesse piangendo, sarebbe andato tutto bene e che se voleva, poteva contare sul mio aiuto. Aspettai che si calmasse, mentre con la mano ancora poggiata sulla spalla, tentavo di calmarlo accarezzandolo di tanto in tanto.

«Dai, andiamo dentro che qui fa freddo.» Mi alzai io per primo e gli porsi una mano.
«Va bene.» Appena si alzò, lo afferrai per le spalle e lo strinsi a me.
«Io ci sono.» Gli sussurrai ad un orecchio cullandolo un po’.

Iniziò nuovamente a piangere. Singhiozzava contro il mio petto. All’improvviso sentii le sue piccole mani stringere la mia maglia in due pugni. Non so di preciso cosa avesse scatenato in me quel gesto, ma in quel momento capii che non potevo stagli lontano. Non potevo ignorarlo come mi aveva consigliato Dylan e, soprattutto, quella non sarebbe stata una cosa passeggera. Era così piccolo e fragile tra le mie braccia, così tanto che avevo paura di fargli del male stringendolo troppo. Gli lasciai un bacio tra i capelli e aspettai che il suo pianto cessasse per poi portarlo dentro con me.

Tornai nello spogliatoio dopo aver preso qualcosa di caldo dal distributore automatico. Porsi un bicchiere a Kyle che era seduto davanti a me sul divanetto, con le ginocchia strette al petto. Lo vidi stringersi il bicchiere caldo tra le mani mentre fissava il vuoto. Gli passai una mano davanti e appena i suoi occhi incontrarono i miei gli sorrisi, ricevendo in cambio lo stesso gesto. Quando l’avevo portato dentro aveva gli occhi acquosi e tremava per il freddo, ora stava riacquistando colore. Era così carino. Mi schiaffeggiai mentalmente per aver pensato una cosa del genere, ma poi mi arresi… L’avevo pensato così tante volte e di sicuro quella non sarebbe stata l’ultima.

«Ho discusso con un’amica.» Fu tutto quello che riuscì a dirmi.
«Era più di un’amica a giudicare dal tuo stato.» Lui alzò le spalle, quasi a darmi ragione.
«Penso sia arrivata l’ora di pensare prima a me stesso, Harry. Non voglio parlarne altrimenti ci sto di nuovo male… Ti dispiace?»
«No, ti capisco perfettamente. Ma devi distrarti, pensare ad altro… Che ne dici se chiediamo a Tom di uscire un’ora prima stasera?»
«Non si arrabbierà? Sai com’è fatto…»
«So perfettamente com’è fatto, quindi fidati di me. Se glielo chiedo io non si arrabbierà. E poi è per una buona causa.»

Gli sorrisi per rassicurarlo e lui annuì. Mi alzai e mi avvicinai a lui, lasciandogli un bacio sulla fronte.

«Aspettami qui, torno subito.»
***
«Prendere un po’ d’aria fresca aiuta sempre, visto?»
«Considerando che è inverno no, sto congelando.» Si strinse forse nelle sue stesse braccia.
«Dai, piccoletto. Per un po’ d’aria fredda? – Risi. – Che lagna!
«Tanto stai tremando anche tu.» Rise spingendomi leggermente.
«In effetti, mi si stanno congelando le chiappe.» Ammisi.
«Ecco, quindi potremmo tornare indietro.» Sorrise.

Io scossi la testa. Non ero ancora pronto a tornare indietro al pub per poi lasciarlo tornare a casa. Avevo bisogno di stare un altro po’ con lui.

«No dai, andiamo a farci un giro.» Gli afferrai una mano e lo tirai dietro di me iniziando a camminare.
«Dove vuoi andare?» Chiese lui.
«Mh, non so. Dove si può andare alle due di notte?»
«Appunto,  dove potremmo mai andare a quest’ora?»
«Ok, allora arriviamo fino al parco e torniamo indietro.»
«Va bene.» 

Lo tenni ancora per mano, non avevo intenzione di lasciarlo andare. Non m’importava degli sguardi strani che mi arrivavano da quelle poche persone presenti. Volevo sentirlo vicino, e se tenerlo per mano era l’unico modo, l’avrei fatto. Arrivammo al parco e, come avevo previsto, era deserto.

«Ti va di sederti?» Chiesi indicando una panchina lì vicino.
«Certo.» Rispose.
«Parlami un po’ di te.» Dissi sedendomi. Lui mi imitò.
«Cosa dovrei dirti? – Rise – Vivo da solo con mia madre, ci siamo trasferiti dopo il divorzio dei miei. Mio padre è rimasto nella nostra vecchia casa, magari a quest’ora avrà già trovato una nuova donna. Pensa che non vuole nemmeno pagare gli alimenti. E’ per questo che lavoro al pub, non voglio chiedere molti soldi a mia madre e vorrei comprare un’auto tutta mia. Quel catorcio con cui vengo a lavoro è suo.»
«Che scuola frequenti?»
«Hei, vacci piano. Ora tocca a me fare una domanda.» Mi puntò un dito contro.

Non so per quale motivo, ma il modo in cui lo disse mi sembrò quasi… Sexy. Istintivamente mi morsi un labbro. Gli accarezzai il dorso della mano, che ancora tenevo stretta nella mia, e lo sentii irrigidirsi.

«Visto che non so cosa chiederti, ti lascio campo libero. Parlami un po’ di te.» Imitò la mia voce.
«Vivo da solo da qualche anno. Diciamo che la mia situazione non è facile da raccontare… Mio padre è uno stronzo con la ‘S’ maiuscola, e mia madre, beh, è come se non ce l’avessi. Tom mi è stato molto vicino in questi ultimi anni, è lui ormai che considero come un padre. Lo so che può sembrare severo, ma non lo conoscete come lo conosco io. Era amico di mio padre e nemmeno lui approvava certi suoi comportamenti e quando finalmente sono riuscito a scappare da quella casa, lui mi ha subito offerto un lavoro e procurato un appartamento.»

Rimanemmo in silenzio per un po’. Sapevo che la mia situazione non fosse facile e soprattutto sapevo che non avrebbe potuto capire. Apprezzai il fatto che non avesse fatto altre domande. Si limitò a stringere ancora di più le nostre mani e quando lo guardai, mi sorrise quasi come a rassicurarmi. Ricambia quel gesto. L’altra sua mano raggiunse i miei capelli e li accarezzò dolcemente. Fece scivolare la mano dietro al mio collo e mi avvicinò a se, fino a far combaciare le nostre labbra. Si allontanò ancor prima che potessi ricambiare e si alzò dalla panchina, guardandomi allarmato. 

«Io… Scusami, devo andare.» Prese a correre.

Lo seguii, urlandogli di fermarsi. Lui lo fece dopo poco, non di certo perché glielo avevo chiesto io ma perché aveva il fiatone.

«Perché sei corso via?» Gli chiesi cercando di recuperare un po’ di fiato.
«Harry, non volevo…»
«Non ti ho detto nulla. Solo non capisco perché te ne sia andato, non c’è nulla di male.»
«Se lo dici tu… – Sospirò. – Sono un coglione!»

Risi guardandolo mentre si passava la mani tra i capelli.

«Perché ridi?»
«Perché sei carino quando fai così.»

Non mi preoccupai dei averglielo detto. Lo pensavo davvero. Provare qualcosa per lui non era sbagliato e in quel momento non m’importava.

«Comunque hai visto? Sono riuscito a farti stare meglio.»
«Vero.» Mi sorrise.
«Non mi ringrazi?» Mi indicai la guancia con un dito.

Si avvicinò alzando gli occhi al cielo e, prima che potesse schioccarmi un bacio sulla guancia, mi voltai facendo incontrare nuovamente le nostre labbra. Misi la mia mano sul suo collo per tenerlo fermo non appena sentii che stava per allontanarsi. Non era per approfondire il bacio, semplicemente volevo che quel momento durasse un po’ più a lungo. Mi allontanai e lo guardai negli occhi. Sembrava mi stesse chiedendo il perché di quel gesto, e prima ancora che potesse parlare, lo feci io.

«Non mi hai dato nemmeno il tempo di ricambiare prima.» Spiegai.
«Harry, non ti capisco…»
«Lo so, sono strano. – Kyle rise, come a darmi ragione. – Ma tu mi piaci e non so che fare. Ho provato ad ignorarti ma è difficile vederti e non avere la possibilità di toccarti. Ogni volta che mi passi vicino, io… Io semplicemente non capisco più nulla. Vorrei passare più tempo da solo con te. Ma se non vuoi, dimmelo. Non ti obbligo.»

Kyle annuì frettolosamente.

«Che vuol dire?»
«Per me va bene, Harry. Proviamoci.»

Mi riprese per mano e ci incamminammo per tornare al pub.



Spazio autrici.
Eccoci! Siamo tornate, felici?
Scusateci per il ritardo, abbiamo già spiegato il perché.
Siamo davvero felici che ci sia ancora qualcuno che ci segue *w*
Allora, passiamo al capitolo.
HARRY NON DIVENTA GAY. GAY SI NASCE NON SI DIVENTA.
NON VOGLIAMO COMMENTI DA OMOFOBI. ABBIAMO SCRITTO CHE E' ANCHE SLASH.

Quello in corsivo è un flashback, se non l'avate capito.
Finalmente Hayla... O meglio, Hyle (?)
Se avete dubbi saremo felici di rispondervi.
Ragazze, non chiedeteci quando Harry scoprirà che Kyle è Kayla. Ogni volta leggiamo domande del genere.
Risponderemo qui, una volta per tutte çç
Lo scoprirà, ma tra un po'. Per quello che abbiamo in mente se ora lo scopre la storia finisce subito.


 

  
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