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Autore: selegon_93    02/08/2013    6 recensioni
Questa sera... la terra di Helden conoscerà la fine.
Questa sera... il destino sarà innegabile. Le fronde cadranno, le città bruceranno, le nuvole si squarceranno, e l'oscura ombra inghiottirà... ogni cosa.
Questa sera... tutto ciò che voi patetici esseri conoscete, svanirà nel silenzio del nulla. Non esiste la speranza. Non esiste l'amore. Non ci sarà il lietofine. Non tornerai a casa felice e contento con i tuoi cari. Le favole sono finite.
Questa sera... l'unica cosa assoluta, sarò io.
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nero.
I suoi occhi non riuscivano a vedere nulla.
Un rombo lontano, effimero, distorto, le giungeva alle orecchie.
Le palpebre della ragazza si aprirono lentamente, tremando. Ciocche di dorata chioma le pendevano dinnanzi al volto imbrattato di sangue, rendendo la visione ancor più sfocata. Lentamente, si capacitò del luogo in cui si trovava: distesa al suolo lateralmente, su un crudo letto di terra e cenere, respirando odore di bruciato. Più lontano, un altro corpo giaceva a terra, rivolto verso l'alto, con le braccia divaricate, apparentemente ancora in vita; tuttavia, la visione distorta non permetteva di riconoscerne l'aspetto. Ancora più in là, si intravedeva un terzo corpo accasciato, ma esso era poco più di un ombra.
Gli occhi della ragazza si smossero, cercando di guardarsi intorno: il paesaggio circostante era un nudo suolo grigiastro, brizzolato di rosse braci, e dal cielo, candida e diabolica cenere scendeva lentamente, come una silenziosa nevicata di morte. Girò nuovamente lo sguardo, scrutando verso l'alto; i cieli erano coperti da nubi nerastre, e si muovevano tumultuosamente come un maelstrom, illuminate da fulmini e saette che si susseguivano con violenza. Davanti a questa visione, una figura dalle sembianze umane, con due paia di enormi ali levitava a mezz'aria, ferma e silenziosa, a osservare l'orrendo spettacolo che avvolgeva il mondo.
Un mondo vuoto, ormai.
Le case, i villaggi, le città... tutto giaceva nel più totale silenzio. Attraverso le strade lievi folate di vento accarezzavano il suolo, dileguandosi poi nel nulla. Sui tavoli, i piatti colmi di cibo si stavano raffreddando, e i caminetti, incustoditi, si spegnevano lentamente. Le porte rimaste aperte, le macchine delle fabbriche accese, i rubinetti aperti. E a terra, corpi distesi, Come improvvisamente calati in un eterno sonno; ovunque... corpi distesi e inermi, tra le strade, all'interno delle abitazioni, nei sentieri, nei campi.
Un pianeta inerme.
-... Perchè... lo hai... fatto...- bisbigliò la ragazza con flebile tono soffocato. -... Sel...- balbettò nuovamente, e alzando lo sguardo, vide le nubi diventare sempre più scure, ingrandirsi sempre più, e iniziare ad abbassarsi in un oscuro vortice che come delle mostruose fauci avanzava verso la terra. E davanti a d esso, quell'essere, sorrideva crudelmente. Lei vedeva nulla più che un immagine distorta... ma sapeva. Sapeva che lui stava sorridendo.



"Questa storia, non è la storia di un cavaliere che salva la principessa da una torre. Non è la storia di un mago buono e uno cattivo. Non è la storia di come un principe uccide i cattivi, si sposa con la sua amata e tornano felici a casa.
Helden. Questa parola significa "eroe" in una lingua vecchia più dei primordi del nostro mondo. E questa parola, è la stessa con cui viene chiamato questo pianeta. Il perchè? Non ha importanza.
Il mio dovere, è raccontarvi una storia, che questi stanchi occhi hanno visto. Ormai sono vecchio, e sento che il mio tempo è quasi al termine.
Chi sono io? non ha importanza. Sarò forse uno dei personaggi che si incontreranno in questa storia, oppure sono solo un misterioso narratore esterno? Nemmeno questo ha importanza. Voglio solo far conoscere questa storia, per non dimenticare. non dimenticare il significato della parola "eroe".
Penso che il "C'era una volta" sia troppo bene augurante per una storia del genere, e fin troppo classico. Quindi..."



Quella sera,il cielo piangeva.
Pioveva copiosamente, rendendo il terreno un pantano, e  delle raffiche di vento imperversavano da ovest, sotto fulmini e tuoni che illuminavano gli alberi.
L’acqua continuava a infrangersi sul tetto della taverna “i quattro falchi”, un luogo in cui forestieri e viaggiatori trovavano riparo, e un punto di ritrovo per i cacciatori di taglie in cerca di nuovi incarichi.
Una serata apparentemente come altre…ma l’aria che quella notte si respirava, aveva un sapore diverso.
Sotto il cartello della taverna, illuminato da una lanterna a lato, una figura apparve. Un cappuccio bianco lo riparava dalla pioggia,e sulle spalle portava un lungo impermeabile nero.
Sotto l’incessante pioggia, egli avanzò lentamente verso le porte di legno. Alzò leggermente il capo e lesse il cartello tra sé -i quattro..falchi. hmp.- E riabbassando lo sguardo, posò la mano sulla porta.
All’interno della taverna, riecheggiavano chiacchiere e risate, che distoglievano un po’ tutti dal violento temporale che imperversava all’esterno. Ai tavoli, persone brille accendevano la serata con risate e battute, mentre c’era chi era invece più riservato,e si limitava a stare in un angolo,sorridendo. Al bancone, il proprietario della taverna, un uomo sulla sessantina con capelli brizzolati e un paio di baffi ben curati se ne stava con un aria seriosa,quasi imbronciata a lucidare bicchieri e boccali appena lavati.
L’accesa e vivace atmosfera venne interrotta da un boato. La porta della taverna venne aperta con violenza, e sbattè contro il muro provocando un forte tonfo.
L’intera stanza calò nel silenzio. Dei passi forti e decisi si fecero strada tra i tavoli, andando verso il bancone senza esitazione. Tutti guardarono con stupore e disappunto il ragazzo che avanzava silenziosamente.
Dimostrava circa diciassette anni, ed era alto sul metro e settanta. Sotto l’impermeabile portava una felpa e dei pantaloni rimboccati in degli stivali di pelle. La felpa, color bianco latte, aveva delle lunghe maniche che si allargavano progressivamente, fino alle nocche della mano. Essa terminava in una grande fascia,anch’essa bianca, che gli si avvolgeva alla vita,annodandosi e pendendo di lato, dalla quale spuntavano due code di tessuto dietro al ragazzo, appartenenti alla felpa stessa.
I pantaloni erano leggermente più scuri e si rimboccavano all’altezza del ginocchio in due lunghi stivali neri lucidi, con 4 cinghie ciascuno.
Il suo viso aveva dei tratti molto lisci e delicati, i quali erano però distorti da una cicatrice sul mento che gli arrivava sotto il labbro, e dalla sua espressione seria e decisa. I suoi occhi erano neri corvini, così come i lunghi capelli che gli scendevano ai lati del viso in due ciuffi scalati lunghi fino a metà petto, e che dietro la nuca erano raccolti in una lunga coda che arrivava alla zona lombare.
Dalla folla iniziarono a salire flebili bisbigli:
- Selegon? Il bianco? È la prima volta che lo vedo in carne ed ossa…-
- già..è uno dei cacciatori di taglie che si stanno facendo un nome negli ultimi tempi…sembra che sia arrivato in soli due anni a taglie di livello B! -
- ma quella… -
Tutti guardarono con fare ancora più basito ciò che il ragazzo si portava appresso. Con la mano destra stava tenendo saldamente per il ciuffo di capelli la testa mozzata di un orco. Anche nella morte,i suoi occhi scintillavano di rosso,incutendo timore a coloro che la fissavano.
Senza alcun ritegno, il misterioso ragazzo smosse il braccio, sbattendo la testa del demone sul bancone. Dall’altra parte, il proprietario si avvicinò senza alcun stupore. Al contrario, parlò come se si conoscessero da tempo:
- Buona sera, Selegon. -
Infilando la mano al di sotto dello spallaccio metallico che indossava sulla spalla destra, Selegon prese un biglietto di carta.
- Mittente: Uludir di Jalalk
taglia: livello B-, Thur’Lek, orco.
3600 jowl. Consegna a incarico compiuto: L.T.Ling.-
-Ti avevo detto più di una volta di passare dal retro per questa roba. Se mi sventoli teste mozzate in mezzo alla taverna, mi spaventi i clienti.- disse il proprietario,rovistando nel sottobanco.
- Sai che non ho buoni rapporti con quelli del retro,e non sopporto il fetore di cadavere che si respira lì dentro. Se la gente si spaventa per una testa, non sono affari miei. -
Selegon diede uno sguardo alle persone che lo stavano fissando,le quali si girarono e tornarono a chiacchierare a bassa voce.
Dal sottobanco, Ling estrasse un grande registro,che iniziò a sfogliare. Trovata la taglia da riscuotere,scese nel sottoscala per occuparsi dei soldi.
Nel frattanto, Selegon sbuffò guardando fuori dalla finestra.
Dietro di lui,una voce risuonò:
- Ehi,tu! - un uomo sui quarant’anni, apparente ubriaco, lo aveva chiamato.
Selegon si girò con fare seccato. – Che vuoi? –
- Conosco di una taglia molto sostanziosa, non lontano da qui. –
- E con ciò? – risposte girandosi  dall’altra parte – non ho tempo da perdere con te, ubriacone. E immagino tu voglia qualcosa in cambio. –
L’uomo si alzò dal tavolo e si avvicinò a Selegon. Era attirato dalle due spade che portava al fianco: una nera, dall’aspetto di una katana, con l’elsa ricoperta di pelo bianco lucente, e una bianca, di raffinata fattura occidentale, e finemente decorata sia nell’impugnatura che nel fodero, apparentemente pregiatissima.
L’uomo allungò la mano: - beh, che ne dici di una delle tue spade? Sembrano molto costose!-
- Queste non sono in vendita. –
- Oh,e andiamo…-
La mano arrivò a sfiorare la spada bianca, ma Selegon sparì dalla sua visuale. Un istante dopo l’uomo sentì un calcio sulle costole che lo fece andare a sbattere  contro un tavolo, rovesciandolo. Da quello in cui precedentemente l’uomo era seduto, si alzarono altre due persone,che avanzarono con fare minaccioso verso Selegon.
- Chi ti credi di essere,teppistello?? – disse il primo tirando un pugno in viso al ragazzo. Esso andò a segno,ma egli rimase immobile, e con la mano afferrò il pugno che gli era stato dato,tirando il braccio dell’uomo verso di se per poi sferragli una violenta ginocchiata nello stomaco. Il secondo gli si gettò contro con un asse di legno in mano, ma Selegon, spostandosi di lato gli afferrò la nuca e lo sbattè con violenza contro lo spigolo del bancone.
Pulitosi la spalla da un po’ di polvere, disse in tono sprezzante:
- Non ho nemmeno dovuto usare le mani per degli inutili rifiuti come voi. –
Detto questo, si girò verso l’uomo che gli si era avvicinato alle spade, con uno sguardo truce e terrificante. l’uomo si immobilizzò e iniziò a tremare…era come se stesse fissando negli occhi un demonio.
Selegon girò il viso,e socchiudendo gli occhi salì al primo piano.
- Vado a dormire – disse a Ling, che era uscito dal sottoscala. – domani ritirerò i soldi. Pagherò per i danni ai tavoli.- aggiunse, mentre saliva le scale.
Quella sera,il cielo piangeva…quella sera, la sera in cui tutto ebbe inizio.
      
le persone sono esseri inutili... non fanno altro che ferirsi, odiarsi, farsi del male…e si aggrappano a qualcosa di patetico come l’amore. Ma presto...tutto avrà fine.”
 
[Helden: End in the beginning]
  
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