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Autore: avrilmiki    10/02/2008    7 recensioni
2031, Riformatorio di massima sicurezza. Jammy è una ragazza chiusa e decisa. L'unica persona con cui scambia qualche parola è Amily, la sua compagna di cella. La sua vita all'interno del riformatorio scorre sistematica...fino a che, quel giorno in mensa, il suo cappuccio le scivola via, scoprendo un intero mondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo era grigio, ma poco importava a Jammy. Che piovesse o che ci fosse il sole, guardare fuori la rendeva triste. Era orribile osservare quel cielo a spicchi, tagliato crudelmente a strisce da delle sbarre d’acciaio. Era da tanto che non faceva più caso al tempo. Non considerare l’eventualità che esistesse un mondo aldilà di quel riformatorio la faceva sentire meglio. Sembrava un fantasma, nessuno tranne Amily, la sua compagna di cella, sapeva della sua presenza. Si muoveva come un ombra, lo sguardo duro e freddo, rivolto deciso in avanti. La testa era coperta dal cappuccio della sua felpa blu scuro di tre taglie più grande. L’unica cosa che potevano scorgere gli altri erano i suoi occhi azzurri come il ghiaccio, ornati da delle folte sopracciglia nere. Erano le 13:30, l’ora del pranzo. La mensa era l’unico posto affollato in cui si avventurava. Era obbligata, se voleva mangiare qualcosa. Pranzava sempre sola, in un angolo, lo sguardo fisso sul cibo, rifiutando persino la compagnia di Amily, l’unica persona che si fosse mai avvicinata ad una amica nella sua vita. Quando capitava che Amily insistesse, la risposta di Jammy era sempre quella:

<< Io mangio da sola. Non ho bisogno di compagnia, e non voglio che gli altri mi vedano con qualcuno.>>

Poi, notando l’espressione delusa di Amily, sfoderava un sorriso sghembo e le faceva l’occhiolino:

<< Ehi, lo sai, no? Sono un lupo solitario…>>

Ed Amily tornava a sorridere…lo faceva sempre. Non aveva mai perso la voglia di farlo, nonostante la vita gliene avesse dato più di un motivo. Jammy prese il suo vassoio di ferro e si avvicinò al bancone, poi scelse sullo schermo il cibo che voleva (la scelta era molto scarsa), e appoggiò il vassoio sul tapis roulant. Questo, scivolò sotto un tunnel buio. Jammy andò all’altra estremità, e, dopo pochi secondi, uscì lentamente il suo vassoio imbandito di una misera ciotola di zuppa con degli ingredienti non meglio identificati, una bottiglietta d’acqua e una mela, l’unico frutto mangiabile in mensa. Jammy prese il tutto in mano, e si avviò a testa china verso l’estremità del tavolo in fondo alla sala, cappuccio ben calato sulla testa. Nel passare, un ragazzino che andava troppo di fretta diede una spallata a Jammy. Senza nemmeno chiederle scusa, continuò per la sua strada, ridacchiando. A causa dell’urto, a Jammy cadde la mela per terra.

<< Dannazione…>> Imprecò Jammy sotto voce.

Quel che seguì, accadde tutto in un attimo. Jammy appoggiò il vassoio su un tavolo e si chinò a raccogliere la mela. Nel piegarsi, il cappuccio le scivolò dalla testa, scoprendo il suo viso dai lineamenti morbidi, induriti leggermente dall’espressione tesa, ed i suoi lunghi capelli neri e lisci, lasciati sciolti sulle spalle e infilati accuratamente nella felpa. Jammy raccolse la mela, e con un gesto veloce si sposto indietro i capelli e si ritirò su il cappuccio. Ma qualcuno non si era lasciato scappare quel momento. Qualcuno aveva visto tutto. Due tavoli più in là, seduto fra i suoi scagnozzi, Steve smise di bere, e seguì Jammy con lo sguardo. Anche attraverso il cappuccio, riusciva a scorgere i freddi occhi azzurri della ragazza, proprio identici ai suoi. Jammy gli passò accanto per raggiungere il suo tavolo. I loro sguardi si incontrarono per un secondo. Jammy distolse piano il suo, senza mutare la sua espressione decisa. Steve sogghignò, poi ritornò serio e si rivolse a Brite, un ragazzo moro dagli occhi scuri, seduto accanto a lui.

<< Chi è quella?>>

Brite alzò lo sguardo dal suo pranzo e si guardò attorno.

<< Quale?>>

Steve fece finta di passarsi una mano fra i corti capelli castani, e indicò Jammy, che nel frattempo si era seduta, ed era concentrata soltanto sulla sua minestra.

<< Perché, è una tipa? Non si riesce a capire, con quel cappuccio calato sulla testa…>>

<< Sì, è una tipa, e…>>

Brite lo guardò curioso. Era difficile che Steve proferisse parola a pranzo, se non per troncare sul nascere qualche discussione che nasceva nel gruppo.

<< E?>>

Steve fece un impercettibile cenno verso di lei con il capo:

<< Voglio che sia la prossima.>>

Brite si voltò a fissarla. Non le pareva granché…con quella felpa enorme, poi…non aveva niente a che vedere con tutte le bellissime ragazze che Steve si era scopato in precedenza. Fece spallucce:

<< Mi fido dei tuoi gusti, capo…d’altronde, non si butta via niente…ce la lasci quando hai finito, vero? Vogliamo divertirci un po’ anche noi…>>

Steve tornò a concentrarsi sul pranzo:

<< Vedremo, Brite…>>

Brite aggrottò le sopracciglia. Era la prima volta che Steve si dimostrava incerto sul lasciare gli avanzi delle sue violenze… “strano, davvero strano…”, pensò Brite, ”dev’essere proprio bella, questa tipa…chissà che cosa si nasconde sotto quella felpa grigia…” La storia lo aveva incuriosito parecchio.

  
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