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Autore: Mayo Samurai    02/08/2013    4 recensioni
[Dont\\\' Starve]
“Quando la vita la lasciò, quasi non mi accorsi della mancanza di luce nei suoi occhi.”
"Willow si pentì immediatamente di aver chiesto una cosa così delicata con così poco tatto: gli occhi di Wilson riflettevano uno struggimento incomprensibile, una solitudine impossibile da colmare."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’inizio Willow non avrebbe fatto caso a cose simili, non rientrava nei suoi interessi ciò che era fuori dal campo “fuoco”.
Per questo si sorprese molto quando s’accorse di quel cerchio d’oro: piccolo, sottile e molto povero, ma che brillava come le fiammelle appena accese.
Wilson s’era addormentato non appena aveva poggiato la testa contro il semplice pagliericcio, cadendo in un sonno profondo.
Non se l’era presa, Willow era rimasta al campo a montare utensili e rifinire assi e corde, così da prepararsi per la notte.
Aveva cacciato qualche cosa e bruciacchiato le pellicce dei coniglietti per curiosità, fissando annoiata la campagna attorno a sé.
Lo “scienziato gentiluomo” era tornato di notte, poco dopo la caduta del sole aldilà dell’oceano.
Con un piccolo sorriso aveva poggiato a terra il suo bottino: pietre, oro, ingranaggi, un uovo, legna e strani cosi metallici, sedendosi a terra con un profondo sospiro.
“Ho trovato un altro campo di Walrus, ma lontano da qui, spero che non si avvicinino… Ah! E ho trovato un pascolo di bufali, per la prossima volta potremmo spostarci di lì, ci proteggeranno in caso di mastini…”
Continuò a chiacchierare di ciò che aveva visto, immerso nella semi-oscurità.
Willow lo ascoltava senza troppo interesse, focalizzando la sua attenzione sull’aspetto dell’uomo.
Sin dal primo momento in cui lo aveva incontrato graffi e ematomi vari spiccavano sulla sua pelle pallida con facilità, mostrando con chiarezza tutte le disavventure che aveva passato e la sua propensione per cacciarsi nei guai uscendone malconcio.
Non che Willow fosse invincibile, ma l’aspetto malaticcio di Wilson l’aveva stupita: chissà come era possibile che fosse ancora vivo.
Col passare del tempo aveva imparato ad abituarsi a tale aspetto, prestando attenzione ad ogni nuovo segno che appariva sul corpo dell’altro.
Wilson dal canto suo non si accorgeva minimamente di questo attento esame da parte della ragazza.
Finito di parlare aveva mangiucchiato poco, risparmiando appositamente qualcosa in caso di pericolo, e si era addormentato mostrando la schiena al fuoco, abbracciato alla lancia.
Aveva insisto perché Willow dormisse un poco, ma alla fine la ragazza l’aveva avuta vinta, convincendolo a fare il primo turno: sapeva già che sarebbe durato tutta la notte.
Poco male, non aveva sonno.
Ed era stato lì, mentre Wilson dormiva della grossa, che Willow aveva notato il piccolo anello sbucare dal taschino dell’altro.
Aveva sentito il debole tintinnio nel momento in cui Wilson s’era girato nel sonno, e aveva alzato la testa, sull’attenti.
Il frusciare dell’erba e il richiamo di qualche uccello notturno furono gli unici rumori che seguirono quel tintinnio.
Riabbassò la lancia, avvicinandosi a quella piccola fonte di luce: un anello.
Rimase del tempo a guardarlo, estraniata da tutto il resto, ma certo che lo aveva già visto: nelle vetrine, al dito di donne e uomini che camminavano a braccetto o che sceglievano quale bambino portare con sé al posto della troppo cresciuta e strana Willow.
Non che si fosse mai sentita legata a Wilson, sapeva che sarebbe morto prima o poi, e che la stesse sorte sarebbe toccata a lei, dopotutto Maxwell non li avrebbe mai lasciati andare via… ma l’apparizione di quel pezzo di metallo l’aveva scossa: Wilson è sposato? Lo era stato?
Forse… forse no, doveva averlo trovato in giro, e tenuto, magari potevano usarlo per costruire un amuleto in più, la forma vi era già…
Si risedette, scossa: non era gelosa, no, e di chi? Di qualcuno che Wilson non avrebbe mai più rivisto?
Cercava di non prestarci attenzione, la notte era lunga e pericolosa, il ringhiare di bestie avvertivano l’arrivo del pericolo, ma Charlie era silenziosa, molto più letale di qualsiasi altro mastino.
Maledetto Maxwell.
Gli avrebbe fatto ingoiare tutta la lancia, dalla punta di selce fino all’elsa.
La notte, stanca di terrorizzare le lande decise di lasciare il posto allo sposo giorno, che iniziò a gonfiare il petto e mostrare con orgoglio il suo fiore all’occhiello, il sole, che brillò forte e arduo sulle teste di qualsiasi essere vivente e non per tutta la sua durata.
“Non serve che vieni con me, dai maiali ci vado anche da solo, sempre che tu abbia voglia potresti esplorare un po’ attorno, ho paura che l’inverno si avvicini e…” Wilson rabbrividì, nascondendo i suoi timori con un sorriso: ”Ci siamo capiti.
Ci vediamo stasera Willow!” E sparì, seguito da Chester che rimbalzava come gomma.
Di nuovo sola.
Aveva rimesso a posto l’anello di Wilson, ma quella sera gli avrebbe domandato perché si portasse nel taschino un oggetto così inutile, invece che metterlo da parte nelle casse.
Scrollò le spalle e partì a sua volta.
 
 
“Wilson, perché hai quell’anello così piccolo?
Quello per il Portale lo abbiamo già trovato.”
L’uomo si bloccò a metà del pasto, con le mani unte di grasso e succo di carota.
Per qualche secondo rimase fermo così, con lo sguardo perso davanti a sé.
Poi abbassò la ciotola, poggiandola sulle ginocchia, guardandola con una tristezza struggente, come se stesse mangiando il suo amato cane, o Chester, in quel caso.
“Vedi…” Iniziò prendendo un gran respiro.
Frugò nel taschino ed estrasse l’anello, tenendolo in bella vista sul palmo aperto.
“E’ quello di mia moglie.
O meglio, era, quello di mia moglie.
E morta tempo fa.”
Willow si pentì immediatamente di aver chiesto una cosa così delicata con così poco tatto: gli occhi di Wilson riflettevano uno struggimento incomprensibile, una solitudine impossibile da colmare.
“Io-“
“Non essere triste, né colpevole, non potevi sapere.”
Mise l’anello al suo posto, indugiando con le dita sulla tasca ancora per pochi secondi, poi guardò Willow col suo viso triste e stanco, ma illuminato da un piccolo sorriso.
“Mia moglie non mi è stata mai vicino, e io non sono mai stato vicino a lei.
Il fato non aveva deciso di farci incontrare, a dispetto dei miei e i suoi genitori.
Ci sposammo, ma non fu una cerimonia particolarmente felice, intendo… io e lei non eravamo felici.
Era molto malata, e speravano che la compagnia di un uomo potesse giovarle.
Era spenta fin dal primo momento in cui la conobbi, i suoi occhi non dicevano nulla.
Era come guardare un pesce morto negli occhi.
Vuoti, vitrei, nulla che ti possa piacere.
Morì giovane, senza figli, e con un marito che non aveva mai saputo che farsene di lei.”
Willow era semplicemente ammutolita.
Non distolse lo sguardo come le era stato insegnato, e si strusse a sua volta, persa nel viso pallido di Wilson, perfetto specchio delle sue emozioni.
Piccolo grande e sciocco Wilson.
Uomo adulto con la mente di un bambino troppo curioso e intraprendente.
“Quando la vita la lasciò, quasi non mi accorsi della mancanza di luce nei suoi occhi.”
Dopo qualche secondo Wilson riprese a mangiare in silenzio, masticando il cibo con lentezza, gustandosi quel povero pasto che lo avrebbe tenuto in vita un giorno in più.
“…
Mi dispiace.
Non avrei dovuto fare una domanda del genere, sono stata maleducata.
Vorrai perdonarmi… oppure no.”
L’uomo la guardò, notò il suo rossore, i suo occhi dispiaciuti, la piega delle labbra che puntava verso il basso come quella dei bambini quando stanno per piangere.
“Non disperarti per me Willow.” Rispose prontamente:” Ho lasciato tutto alle spalle, non è mai veramente entrata nella mia vita.
Era come… il vento, un soffio ed è già finito.
Mi porto dietro l’anello per ricordarmi che sono vivo, che lei è morta senza lasciare nulla perché si è lasciata condizionare, si è lasciata andare.
Ma io no.
Io non morirò qui, morirò a casa mia, nel mio letto, e sperando, anche accanto a una moglie e dei figli.”
Sbirciò la ragazza, scostando immediatamente lo sguardo con le guance rosse.
“Non mi farò battere da Maxwell, tornerò a casa, torneremo a casa.”
Willow si sentì sciogliere tante cose, al proprio interno, come le candele che accendeva di notte e di giorno, osservando la cera colare ai lati, come tante persone che scappano disperate da un incendio.
“A-allora dovrai trovare una moglie che sappia affrontare ogni cosa!” Disse lei, gonfiando il petto e riprendendo a mangiare a sua volta, col fuoco che amava tanto brillare negli occhi.
“Qualcuno che non scappa davanti a ragni giganti, che sappia cucinare, che sappia cucire e…”
“E sappia vivere.”
La ragazza alzò la testa, scoprendo che Wilson la guardava con ammirazione e adorazione, con un dolcissimo sorriso grande grande, il più bel sorriso che avesse mai visto.
“…
Esatto.” Rispose ricambiando al sorriso:” Qualcuno che sappia come vivere.”
 
 
 
 
 
 
Yay!
La seconda fic su Dont’ Starve, e quindi spero che mi diano la sezione Sperom.
Comunque si, un’altra fic Wilson/Willow, oramai OTP… Anche se Maxwell e Charlie stanno iniziando a guadagnare qualche posticino nella classifica…
Si vedrà, si vedrà, grazie per aver letto, e vi sarò ancora più grata se commenterete, ciaossu!
   
 
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