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Autore: GiulyHermi96    02/08/2013    4 recensioni
Remus Lupin, dopo sedici anni, sta tornando a Hogwarts.
Sta tornando a casa, dove ha vissuto avventure incredibili con i suoi amici, peccato che nessuno di loro sia più con lui: James, Lily e Peter sono morti e Sirius... bé, in un certo senso è morto anche lui...
Tra ricordi dimenticati e dissennatori sul treno, Remus incontrerà Harry, il figlio di due dei suoi migliori amici di sempre: James e Lily Potter
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista, Neville Paciock, Remus Lupin | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Harry, figlio di due dei suoi migliori amici di sempre

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Rumore.

Intorno a lui c’era un grande rumore.
In realtà, c’erano molti suoni, diversi gli uni dagli altri.

C’erano bambini che piangevano, mamme che cercavano di calmarli, passi sull’asfalto, urla di gioia, ruote sulla strada e lo stridere del metallo.

Remus Lupin aprì gli occhi e si guardò intorno dopo essersi premuto due dita sulle palpebre per farsi passare leggermente il mal di testa.

Era tra i binari nove e dieci, con i suoi bagagli.

Essere nuovamente lì era un grandissimo deja-vu per quell’ormai cresciuto ex-Grifondoro.
Girandosi lentamente, l’uomo guardò l’orologio: le dieci e venti.

Era in largo anticipo.

Con calma, prese il carrello e si diresse verso la barriera.

Per quanto l’orario fosse dalla sua parte, era in ritardo.
Silente gli aveva permesso di arrivare lo stesso giorno dei ragazzi, ma sarebbe dovuto essere ad Hogwarts parecchi giorni prima.

Un’altra fitta alla testa lo fece sospirare proprio mentre attraversava la barriera.

Per quanto i postumi della luna piena fossero peggio del solito, Remus Lupin non poteva sentirsi più felice.
Stava tornando a Hogwarts… stava tornando a casa, dopo anni di lavori disparati, dopo anni passati a nascondere la propria vera natura, poteva tornare ad Hogwarts.

Certo, anche lì si sarebbe dovuto nascondere nei momenti debiti, ma sarebbe comunque stato tra mura sicure, tra mura felici.

Il fatto che fossero mura felici era, chiaramente, una cosa relativa, visti e considerati gli ultimi avvenimenti.
Sospirando l’uomo appoggiò la sua valigia nel vagone bagagli e portò l’altra all’interno del treno zoppicando un po’.

Sirius era uscito da Azkaban.

Chissà come, Sirius era riuscito a fuggire e avrebbe cercato di raggiungere Hogwarts e… e Harry Potter in qualunque modo.

Forse era per questo che Silente lo aveva chiamato, constatò Remus per la millesima volta quella settimana: forse aveva bisogno di qualcuno che lo conoscesse abbastanza da prevenire le sue mosse.

Eppure Remus si sentiva, in quel momento, la persona meno adatta a quel compito.
Lui aveva sempre pensato di conoscere Sirius Black, ma… bé gli avvenimenti gli avevano fatto comprendere di non sapere in realtà nulla sulla mentalità e sull’anima di quel… di quel cane senza cuore.

Remus sorrise amaramente per l’insulto che aveva appioppato al suo ex migliore amico.

Intorno a lui era crollato tutto, tutto da quel trentuno di ottobre di tanti anni prima.

Peter era morto. Così come James… e Lily, la bellissima, dolce e testarda Lily… tutti morti.
Anche Sirius era morto, a modo suo.

Azkaban uccideva. Uccideva l’anima, sempre se il prigioniero ne avesse avuta una... e Remus dubitava fortemente che Sirius Black avesse mai avuto una vera anima dentro sé.

Esausto dalla luna piena appena passata, da quei pensieri e dalla pesantezza delle proprie borse, Remus si sedette in uno scompartimento dopo aver poggiato la borsa sopra di sé e si avvolse nel mantello.

Faceva freddo. Quello era probabilmente il primo di settembre più freddo che avesse mai sentito, perciò si chiuse nel proprio mantello e appoggiò la testa nell’angolo dello scomparto.

Da anni ormai aveva cominciato ad avere il sonno pesante.
Quando era più giovane non era così.
Probabilmente le visite a orari assurdi di James, Sirius e Peter lo avevano abituato a sentire qualunque rumore… fatto sta che, non ricevendo più tali sveglie notturne da anni, il suo sonno si era fatto pieno di sogni e sempre più pesante, come se il suo corpo, invecchiando piano piano, si fosse convinto a dormire il più possibile per riprendere le forze.

I sogni di Remus non erano cambiati in dodici anni.

Non che fossero veri e propri sogni, più che altro erano ricordi.

Vividi, brucianti e bellissimi ricordi.

Quella era la parte peggiore. La parte peggiore nell’avere un sonno profondo: nulla lo svegliava da quei ricordi. Certo era bellissimo viverli, peccato che poi la mattina si dovesse comunque svegliare…

Sospirando, Remus si avvolse nel suo mantello consunto e rattoppato più volte da mani diverse e chiuse gli occhi stanchissimo.

Li riaprì poco dopo e si scoprì nuovamente in uno scompartimento di un treno.

Non era solo, però.

Si stropicciò gli occhi e attorno a lui vide quattro persone che ridevano di cuore.

Di fianco a lui c’erano dei divertiti Peter e Sirius, che lo indicavano mentre ridevano a crepa pelle.

Sirius era molto affascinante coi suoi capelli scuri e gli occhi altrettanto bui.

Peter era… bé Peter.

Col suo viso tondo e la risata un po’ nervosa.

Girando la testa e sistemandosi sul sedile, Remus notò le altre due persone nello scompartimento.

James Potter era seduto comodamente anzi, quasi stravacato sul sedile e teneva stretta la propria mano con quella di Lily Evans, che aveva appoggiato le gambe su quelle del Grifondoro e aveva dato le spalle alla porta per guardare il paesaggio fuori dal finestrino.

Chiedendosi perché stessero ridendo, Remus capì di essersi addormentato a bocca aperta scatenando quindi l’ilarità di tutti i suoi amici.

Guardandosi meglio intorno, vide che ognuno di loro, nessuno escluso, avesse gli occhi lucidi e un po’ arrossati.

Confuso del perché sembrasse che tutti avessero pianto, spostò nuovamente la propria attenzione su James e Lily, riscoprendoli a fissarsi negli occhi sorridendosi.

Lily Evans non era mai stata bellissima.

Per lo meno, la sua non era una bellezza convenzionale.

I capelli rossi la differenziavano dalla massa, questo sì, e gli occhi così brillanti e attenti non erano da meno.

Notati questi due colori predominanti, si potevano vedere sul viso della ragazza alcuni difetti, come il mento un po’ sporgente o la dimensione del suo naso, così piccolo rispetto alle labbra piene e rosee e gli occhi così grandi e espressivi.

A differenza di molte altre persone coi capelli rossi però, Lily Evans non aveva molte lentiggini; come James gli aveva così spesso rammentato: giusto una spruzzata sul suo piccolo e dolce naso.

Remus spostò il proprio sguardo sul ragazzo.

James, James era un ragazzo affascinante.

I capelli scompigliati, come se il vento glieli avesse appena spostati, gli occhi grandi e scuri, il sorriso quasi inamovibile dal viso e il naso dritto gli conferivano un aspetto decisamente bello e interessante.

Non era affascinante quanto Sirius, ma di certo gli si avvicinava parecchio.

Ad ogni modo, guardando la coppia seduta di fronte a lui e capendo di essere sull’espresso di Hogwarts, Remus capì perché sembrava che tutti avessero pianto.

Tutti, in verità, tutti loro avevano versato qualche lacrima poco prima, visto e considerato che avevano appena detto addio a ciò che era stata la loro casa per sette anni.

Quel moto di ilarità che aveva preso tutti, era stato più uno sfogo, per smettere di versare lacrime e ritrovare un po’ di serenità.

Oh Remus, ti prego addormentati di nuovo, è così divertente…” esclamò Sirius poco dopo senza smettere di ridere: “è comunque più divertente di guardare i due piccioncini fissarsi nelle pupille degli occhi ogni momento…” disse alzando gli occhi al cielo.

Noi non ci fissiamo nelle pupille degli occhi…” borbottò James al fratello che, scettico, si girò verso Peter prendendolo per il bavero della camicia e iniziò a dire: “Sono James con la mia ragazza Lily: ci vogliamo un mondo di bene e stiamo sempre a fissarci così…” e fissò Peter che cercò di allontanarsi dicendo: “Perché devo fare io la ragazza?”

Sirius continuò imperterrito: “Siamo così uniti che non passo più tempo a fare scherzi perché sono sempre imbucato da qualche parte a…”

Peter lo spinse via tra le risate di Remus: “Basta che non ti imbuchi con me che tutto il resto va bene…” disse disgustato facendo ridere anche gli altri due.

Oh insomma Black, non stiamo facendo nulla, ci siamo a mala pena sfiorati di fronte a te!” gli disse Lily facendogli una linguaccia.

Remus rise a quella scena.

Si era scordato di quel viaggio.

Guardandosi intorno sorrise alla giovinezza che tutti avevano sul viso.
Sarebbe sparita in fretta.

La guerra, le battaglie, l’ordine… avrebbero cancellato quella serenità tipica dei teenager.

Sospirando si passò una mano sugli occhi e quando la spostò tutto si era fatto buio.

Questa cosa non era mai successa.

Non c’era un ricordo simile nella sua mente.
Sotto di sé sentì il proprio sedile sparire e si sentì cadere giù, giù sempre più giù, fino a quando non si sentì frenare e levitare nel vuoto.

Di fronte a sé due luci si accesero rivelandosi James e Lily.

Non erano più sorridenti come prima ed erano decisamente più vecchi. Non di molto, ma di due o tre anni di sicuro.

Cercò di allontanarsi da quegli spettri spaventosi, ma quelli erano troppo veloci e lo accerchiarono.

Spaventato, cercò di allontanarsi, ma loro parlarono.

Remus…” lo chiamò Lily.

Lily, la sua migliore amica.

La sua amica Lily gli stava parlando: “Remus… devi tornare al mondo reale…” disse.

Sì, Luna… svegliati c’è bisogno di te…” disse James.

Remus li guardò e scosse la testa: “Voi non siete reali! Sto sognando… voi siete… siete morti.”

James scosse la testa: “Solo perché siamo morti non vuol dire che fuori da qui non ci sia bisogno di te… svegliati! Per Merlino Remus! Svegliati!” urlò il ragazzo.
In quell’istante i due spiriti gli si avvicinarono sempre di più, fino a scontrarsi con lui e ad accecarlo con la propria luce.

Remus aprì gli occhi e si ritrovò nuovamente nel buio.

Sulle prime pensò di stare ancora sognando e di essere ancora accerchiato da spiriti, poi ascoltò bene le voci e non solo si rese conto di essere tornato alla realtà sul vero treno nel vero scompartimento, ma anche di essere accerchiato da studenti.

Vado a chiedere al macchinista cosa succede…” disse una voce femminile.

Dal tono non poteva avere più di quattordici anni.

Sentendo quella frase Remus si rese conto che oltre ad essere completamente senza luci, il treno era anche fermo.

Mentre la ragazzina apriva la porta, l’uomo girò la testa e ciò che vide, o meglio sentì, sul finestrino lo terrorizzò.

Era congelato.
Il vetro che, sebbene freddo dato il tempo di quel primo di settembre, sarebbe dovuto essere a temperatura ambiente, era freddo quanto la neve sul ghiacciaio più alto.

In quel momento qualcuno entrò e i ragazzi cominciarono a parlare tra di loro per capire chi fosse.

Chi è là?” chiese la ragazza di prima che, quindi, non era andata dal macchinista.

Chi sei tu?”  chiese una vocina di bambina, probabilmente al primo o al secondo anno.

Ginny?” chiese la prima voce.

Hermione?” chiese l’altra.

Che nomi singolari… si ritrovò a pensare l’uomo pensando subito dopo che il suo per primo non fosse un nome esattamente popolare.

Intanto i ragazzi continuavano a cercare di riconoscersi, ma lo facevano con le voci così alte che lui non riusciva a capire se fossero davvero in pericolo, oppure no.

Che cosa fai?” chiese di nuovo la ragazzina di nome Hermione.

Stavo cercando Ron…” disse la seconda di nome Ginny.

Entra e siediti…” disse di nuovo la prima.

Non qui!” disse una voce nuova di ragazzo che però a Lupin sembrò tremendamente familiare.

Qui ci sono io!” disse di nuovo la voce.

Remus tentò nuovamente di capire se fossero in pericolo.
Ma quanti ragazzini c’erano lì?

Infastidito cercò di sporgere l’orecchio fuori dal mantello per ascoltare e, in quell’istante, sentì il vetro farsi ancora più freddo.

Il suo respiro accelerò.

Quel gelo non portava nulla di buono.

Un altro ragazzino urlò: “Ahia!” quando Ginny gli passò sul piede e, esasperato e conscio del fatto che dovesse accertarsi della cosa, Remus si mosse e disse: “Silenzio!”

Si frugò nella tasca e ne pescò delle fiammelle che accese immediatamente.

L’uomo non si guardò nemmeno intorno, fissò semplicemente la porta, conscio del fatto che un Dissennatore potesse entrarvi da un momento all’altro.

Alzandosi lentamente, disse: “Restate dove siete…” ma proprio quando si stava avviando verso la porta, questa si aprì e uno dei suoi incubi peggiori  iniziò a fluttuare e a strisciare lentamente verso di loro portando la temperatura della stanza sotto zero.

Erano ragazzini! Era un treno pieno di ragazzini e quelli di quello scompartimento dovevano avere tra i dodici e i tredici anni.

Perché i Dissennatori dovevano salire su un treno di ragazzini? Per Sirius? Non era così stupido da prendere un treno per raggiungere Hogwarts, e i Dissennatori lo sapevano, allora perché?
Ma la risposta gli arrivò in quel momento.

Il Dissennatore si avvicinò al ragazzino sulla sinistra e cominciò a prendergli i ricordi e la felicità.

Gli altri erano talmente impauriti che non riuscivano a fare altro che tremare.

In quell’istante il ragazzino aggredito rovesciò gli occhi all’indietro e svenne.

Risvegliato da quella reazione così anormale per un ragazzino di quell’età attaccato per la prima volta da un Dissennatore, Remus tirò fuori la bacchetta e scavalcò il ragazzino andando verso la creatura: “Nessuno di noi tiene nascosto Sirius Black sotto il mantello” disse completando tra sé: anche se non credo che sia solo questo quello che volevate dal treno… anzi, lo vedo dall’aggressione che hai appena messo a termine: “Vai via” concluse.

Quando vide che la creatura non intendeva spostarsi, Remus evocò il proprio patronus mandando via la creatura.

Sbrigandosi, disse agli altri di aiutarlo e si piegò sul ragazzino per sentire come stesse.

Appoggiò la propria mano sulla fronte del giovane e sentì sotto le dita qualcosa di ruvido.
Il ragazzo era maledettamente freddo, ma il polso, come constatò poco dopo, era abbastanza regolare.

Mentre stava ancora sentendo il polso del ragazzo, le luci tornarono e Remus sobbalzò.

Il ragazzino svenuto vicino a lui era uguale a… era proprio come…

Vedendolo tentennare, la ragazzina di nome Hermione si inginocchiò lì di fianco e cominciò a scuotere il ragazzino.

Remus si alzò in piedi col respiro rotto felice del fatto che tutti i ragazzini fossero concentrati sul tredicenne svenuto.

In quel momento il treno ripartì, ma Remus era ancora scosso.

Quel ragazzo era praticamente identico a… a…

J-“ stava per chiamarlo, ma il ragazzo coi capelli rossi cominciò a schiaffeggiare il tredicenne a terra, mentre Hermione lo chiamava per nome: “Harry! Harry! Ti senti bene?”

Il ragazzo aprì gli occhi mettendo a fuoco le persone davanti a sé.

Il respiro di Remus decelerò e accelerò nuovamente.

Harry. Era Harry. Harry James Potter, il figlio dei suoi migliori amici, il figlio di James e… Gli occhi verdi smeraldo di Harry lo scrutarono per un momento: il figlio di James e Lily.
Aveva i suoi occhi. Remus lo aveva visto da piccolissimo, quando ancora erano un po’ azzurri, come quelli di tutti i neonati.

Lo sguardo si posò sulla cicatrice a forma di saetta che il ragazzo aveva sulla fronte. Quello era decisamente Harry Potter.

Era tutto suo padre.
La forma della bocca, del naso, lo spazio tra i capelli ribelli e la fronte…

Dall’espressività degli occhi, però, Remus si rese conto con un solo sguardo che fosse tale e quale alla madre di carattere.

Intanto i ragazzini si erano scambiati qualche parola.

Vedendo quanto fosse ancora pallido Harry, Remus sospirò e tirò fuori la unica tavoletta di cioccolato che aveva con sé, visto che le altre erano nella valigia che aveva lasciato nel vagone bagagli.

Quando la spezzò cinque testoline si voltarono verso di lui.

Girandosi verso Harry gli porse quasi metà della tavoletta: “Tieni…”

Harry la fissò e con calma, come un gatto impaurito, allungò la mano.

Remus sorrise, era proprio somigliante alla madre, con quell’espressione: “Mangia. Ti farà bene.” Disse.

Finalmente Harry prese la cioccolata, anche se non la mangiò.

 “Che cos’era quella cosa?” chiese quella voce che aveva già sentito e che gli aveva ricordato tanto qualcuno.
James.

Quel nome tornò nella mente di Lupin come una luce a intermittenza.

Un Dissennatore.” Disse senza guardare Harry e distribuendo il resto della cioccolata agli altri.

La cioccolata non era una medicina, ma con lui aveva sempre funzionato nei momenti di debolezza.

Uno dei Dissennatori di Azkaban” precisò facendo voltare tutti i ragazzini verso di lui.

Sorridendo amaramente, l’uomo si voltò verso Harry e il suo respirò si mozzò di nuovo.
Doveva andarsene da lì.
“Mangiate.” Disse: “Vi farà bene. Devo andare a parlare col macchinista, scusate…” disse uscendo in tutta fretta.

Invece di camminare, però, si mise poco lontano dallo scomparto appoggiato alla parete.

Stava crollando.
Sarebbe crollato davanti a Harry se non fosse stato per quel po’ di fermezza che gli era rimasta.

Vedere Harry era stato… era stato… come ricevere un numero infinito di maledizioni cruciatus sul cuore.

Gli occhi, gli occhi di Lily. Remus si era quasi scordato di quanto fossero brillanti e belli.

Avrebbe dovuto insegnare Difesa contro le arti oscure al figlio di James e Lily.

Con un sospiro Remus si mise di nuovo in posizione eretta: gli avrebbe insegnato a difendersi, avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarlo.

Con un sospiro si avviò verso la carrozza del macchinista. Quella che era stata una scusa per uscire dallo scompartimento gli sembrò una buona idea una volta ripresa la mente lucida.

Chissà perché il macchinista aveva fatto entrare quelle creature.
L’avrebbe scoperto e avrebbe raccontato la cosa a Silente. Qualunque fosse stato il motivo non sarebbe mai valso la pena di vite di ragazzini.

Remus ridacchiò dicendosi di dire, almeno a sé stesso la verità: in realtà, non sarebbe mai valso la pena della vita di quel ragazzino: Harry, figlio di due dei suoi migliori amici di sempre, James e Lily Potter.




Angolino autrice:
Bé... non so da dove sia uscito questo piccolo sclero... so solo che mi è piaciuto davvero tanto scriverlo e spero che a voi sia piaciuto leggerlo.
Ho sempre ritenuto Remus non troppo importante, ma grazie a questa storia ho davvero cominciato ad amarlo...
Niente, spero mi direte ciò che pensate, sempre se vi va ^^
Un saluto,
GiulyHermi96
   
 
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