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Autore: Naephilim    02/08/2013    4 recensioni
"Ma poi, due secondi, un attimo. Urla, grida di terrore. Si sentì un ringhio. Tutti correvano, il caos. Era a pochi metri da me. Un animale. No, un lupo. Un lupo alto due metri."
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era lì, a pochi metri da me. Come poteva esistere un lupo così gigantesco? Così alto?
Tutti continuavano ad urlare, altri correvano via, altri ancora ci fissavano senza proferire parole. Silenziosi. C’era fuoco dappertutto. Qualche sbadato, avrà fatto cadere la candela accesa.
Non voleva muoversi, mi guardava facendo attenzione ad ogni respiro. Ma cosa voleva da me? Voleva uccidermi?
Ringhiò ancora, facendomi indietreggiare.
Nessuno voleva aiutarmi, avevano tutti troppa paura di quell’animale.
D’un tratto, mi prese dalla gamba, perforandomi con i denti la carne fino a farmi salire su di lui. Il dolore insopportabile non mi faceva capire che cosa stesse succedendo. Tutto era offuscato e l’ultima cosa che vagamente ricordai fu il vento tra i miei capelli, una pelliccia sotto di me e il mio corpo che dolente giaceva su di esso.
 
Mi svegliai in una specie di capanna, era tenuta molto bene. Si potevano notare alcuni quadri appesi ai muri, una finestra di legno semi-aperta, un piccolo tappetino nel centro della stanza. Ero stesa su letto di paglia, coperta da una coperta di cotone. Mi alzai frettolosamente percependo un dolore acuto alla gamba. Improvvisamente ricordai tutto. La festa, le candele, il lupo, la gamba.
Qualcuno deve avermi salvata da quell’animale, da quel mostro. Mi sentii improvvisamente persa, Ron e tutti pensavano io fossi morta a causa del lupo. Mia madre, non voglio neanche pensare a come si sentisse adesso. Anche lei probabilmente pensava fossi morta. E Ron? Sarà rimasto completamento scioccato. Vedermi nelle grinfie di un lupo alto due metri senza poter fare niente.
Sentii parlare da fuori dalla porta. Cercai di origliare il meglio possibile.
“Lei non può restare qui” una voce maschile abbastanza arrabbiata.
“Alfred, prova a metterti al posto di questa ragazza” una voce femminile più dolce e calma, già sentita.
“Falla incontrare col capo e portala subito a casa” disse di nuovo la voce maschile. “Non possiamo rischiare che vada a dire in giro tutto” continuò.
“Se il capo la vuole un motivo ci sarà, ma dopo deve tornare a casa” concluse.
“Va bene, vado a vedere come sta e se si è svegliata. Ieri sera Jacob le ha fatto male alla gamba”
Jacob? Jacob come mio fratello.
Mi sdraiai velocemente di nuovo, facendo finta di dormire. Non volevo finire nei guai. Appena ne avrei avuto la possibilità sarei scappata.
Sentii dei passi, farsi sempre più vicini.
 
“Phoebe, cara, svegliati” la voce dolce femminile di prima.
Aprii lentamente gli occhi, e mi alzai di scatto.
“Chi è lei? Cosa è successo?” parlai velocemente, e uscì un suono strozzato.
“Ahia” mi lamentai toccandomi la gamba. Era stata bendata. Non l’avevo notato prima. Qualcuno mia aveva medicato.
“Devi stare tranquilla, vieni. Ti aiuto ad alzarti” mi disse, prendendomi da sotto il braccio, permettendomi così di alzarmi senza farmi male.
“So che adesso hai molto domande e vorresti sapere” mi disse con un tono dispiaciuto “ma devo soltanto fidarti, avrai tempo per le domande in un secondo momento” concluse.
 
Così facendo uscimmo da quella specie di capanna. La donna, avrà avuto più o meno una quarantina d’anni. Non era vecchia. E mi sembrava una brava persona. Mi aveva detto di fidarmi di lei, lo avrei fatto. Tanto, peggio di così non sarebbe andata.
Camminammo attraverso molte capanne, e molte persone ci guardavano in continuazione. Come se fossimo sotto a dei  riflettori.
Arrivammo ad una capanna più piccola delle altre.
“Bene, siamo arrivati” mi disse la donna.
“Comportati bene, e trattieni un po’ delle tua felicità” concluse lasciandomi il braccio e cambiando strada. Mi aveva lasciato da sola.
Ma che felicità? Come poteva andare peggio? La gamba mi faceva male, la sera prima ero stata attaccata da una specie di lupo, e adesso ero in un villaggio di selvaggi che mi chiedevano di non fare domande e di fidarmi di loro. Certo, dovrei anche essere felice di entrare dentro una piccola capanna dove probabilmente ci sarà qualcuno per uccidermi. 
“Phoebe, entra per favore” non è possibile.
Non poteva essere vero.
Questa era la voce di Jacob.
 
 Scostando la tenda che copriva l’ingresso, entrai frettolosamente zoppicando.
Non potevo credere a quello che stavo vedendo.
Era, surreale.
Non era possibile.
Avevo mio fratello scomparso davanti agli occhi.
Non mi mossi dalla mia posizione. Ero bloccata.
Nessun Muscolo aveva intenzione di muoversi.
Mio fratello Jacob.
Vedendomi in uno stato di trans mio fratello si avvicinò a me lentamente. Io lo seguivo con gli occhi. Non riuscivo a proferire parola. E se ci provavo non usciva niente.
“Sorellina abbracciami ti prego” mi disse con un tono disperato.
Ma niente non riusciva a muovermi.
“S-sei v-veramente tu?” dissi sottovoce. Quasi più a me stessa che a lui.
“Sì Phoebe, sono io. Jacob. Tuo fratello” rispose.
Improvvisamente corsi verso di lui e lo abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo.
Sentii le mie guancie bagnarsi. Stavo piangendo.
“Non piangere, Phoebe. Mi sei mancata sorellina” mi disse stringendomi anche lui.
Ma poi mi staccai velocemente.
“Cosa ci fai qui? Perché sei sparito per tutto questo tempo? Sai nostra madre come stata? Chi è tutta questa gente?” dissi trasformando le mie lacrime di gioia in lacrime di rabbia.
“Calmati, abbiamo tempo per le domande più tardi” mi rispose.
“No, lo voglio sapere adesso Jacob.” Dissi inspirando pesantemente.
“Perchè sei sparito? Perché hai lasciato me e mia mamma da sole?” conclusi.
“Non eravate sole, c’era anche Patrick” mi disse in sua discolpa.
“Tutto quello che mi sai dire è questo? Non ci credo” risposi cercando di bloccare le lacrime che ormai mi appannavano la vista.
 
Non sapeva quanto io e mia madre avevamo sofferto per colpa sua. E, sì eravamo rimaste sole. La mia famiglia era composta da lui, mia madre, mio padre ed io. Patrick era una persona aggiuntiva. Era una persona a parte.
Non avrebbe mai sostituito mio padre, e lo sapeva. Ma questo non centra.
“Tu ci hai abbandonate Jacob, e per fare cosa? Per unirti a queste persone per vivere in una capanna?” continuai portandomi le mani sui capelli.
“No Phoebe” disse abbassando il capo.
“E per cosa? Mi vuoi dare delle cazzo di spiegazioni?” dissi disperata.
“Io sono un licantropo” disse tutto d’un fiato.
“Non scherzare” dissi affranta.
“Io sono un licantropo. Un uomo lupo, non sto scherzando” mi disse fermandosi per guardarmi negli occhi.
“Questa è la mia tribù, ed io ne sono il capo” continuò.
“Sono il capo della tribù di licantropi del nord” concluse.
 
Non dissi niente.
Mi bloccai a guardarlo negli occh
i.


THATS PHOEBE. 
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SALVE GENTE
Volevo scursarmi infinitamente per il ritardo nel caricare il secondo capitolo,
ma avevo paura che la storia non fosse piaciuta.
Questo è il secondo capitolo e ho già pronto il terzo.
Lo posto solo se ricevo un numero buono di recensioni, perchè ci tengo asapere i vostri pareri
Detto questo, vi saluto e alla prossima.

twitter: onvatoside

  
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