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Autore: Sunishere    03/08/2013    22 recensioni
TRAMA DELLA STORIA:
Eileen S. Mason, una diciottenne con un passato difficile che l'ha spinta a perdere la fiducia nelle persone,
decide di trasferirsi in un piccolo paese per cambiare pagina, o addirittura libro.
Trova due coinquilini, che presto diventano suoi grandi amici, e nel loro gruppo trova anche l'amore, sebbene
all'inizio un po' tormentato per via del suo ultimo ragazzo, che facendole del male ha dato inizio ad una reazione
a catena che presto sconvolgerà Eileen, con dure verità e fantasmi del passato.
A superare questa ondata di brutte notizie e verità sconvolgenti, però, verrà aiutata dai suoi nuovi amici, nei quali
ha imparato a riporre fiducia.
DAL SETTIMO CAPITOLO:
«Grazie, ma non ho bisogno che tu mi dia l'identikit di ogni persona con cui ho a che fare.»
Lui alzò gli occhi al cielo. «Eileen, non essere stupida, lo faccio per te.»
«Mi stai dando della stupida? Cioè, ti sembro stupida io? - cominciò a parlare velocemente, come faceva sempre quando era
nervosa e agitata, oppure imbarazzata. - Mi spieghi perché ti comporti così? Non ti capisco, ci sto provando ma..»
«Eileen, chiudi la bocca.» la interruppe lui, ammutolendola all'istante. Come osava dirle di
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trentesimo capitolo

"You think you're lost, but you're not 
lost, on your own, you're not alone,
I will stand by you,
I will help you through."
rascal flatts - i won't let go;

«Zayn?» Lo sussurrò spontaneamente, senza volerlo davvero. Sapeva che con tutto quel vento non l'avrebbe sentita.
Il ragazzo fece un passo avanti senza convinzione, come se stesse aspettando un consenso per avvicinarsi.
Althea, che era uscita dopo aver riposto all'interno dell'abitazione lo stendino e le magliette, si schiarì la voce
«Bene cara, io tolgo il disturbo. Mi raccomando, prima di andartene vieni a salutarmi.» Le rivolse un sorriso d'incoraggiamento, scese le scale e dopo aver fatto un occhiolino a Zayn sparì dal vialetto.
Eileen non si era mossa, né aveva detto altro. Non era nemmeno riuscita a staccare lo sguardo da Zayn. La pioggia andava infittendosi e la visuale era sempre più disturbata. L'espressione corrucciata del moro le faceva venire voglia di invitarlo ad entrare in casa, di asciugarsi e di non prendere freddo, ma tutto ciò che fece fu rimanere là, al riparo dalla pioggia a guardarlo bagnarsi sempre di più. 
Non riusciva a muoversi, si sentiva come immobilizzata. Non sapeva cosa pensare, né come sentirsi. Arrabbiata per come le aveva parlato? Felice di rivederlo, forse? Una cosa la sapeva: era molto, molto confusa. 
Le ci volle ancora qualche secondo, ma alla fine riuscì a fare un passo indietro e, accostatasi alla porta, attese che il ragazzo cogliesse il suo tacito invito ad entrare.
Zayn stava congelando e, anche se Eileen non aveva detto una parola, si mise a correre fino al porticato. Salì in fretta le scale e lasciò andare il giubotto, che gli ricadde sulla schiena. Si fermò a tre metri da lei, fissò lo sguardo nel suo e improvvisamente le parole e le cose da dire che aveva preparato durante il viaggio svanirono nel nulla. 
Eileen gli fece nuovamente segno di entrare e lui obbedì, facendosi richiudere la porta alle spalle ed entrando nel salotto caldo. Era fradicio.
La ragazza lo sorpassò e, incrociate le braccia al petto, guardò fuori dalla finestra in modo da dargli le spalle.
Zayn aveva seguito ogni suo movimento ma non era riuscito a dire una sola parola. 
Dopo qualche secondo di silenzio Eileen si decise a parlare. 
«Come sapevi che sarei venuta qui?»
«Me l'ha detto Chelsie,» rispose lui, lieto che fosse stata lei la prima a parlare.
La ragazza si girò sforzandosi di non guardarlo negli occhi. Non credeva di poter reggere lo sguardo. 
«Le avevo detto di non dirti niente,» sussurrò poi, più a se stessa che a Zayn.
Lui sgranò gli occhi, incredulo. «Non volevi che io sapessi dov'eri?»  
«Nessuno avrebbe dovuto saperlo, oltre a Chelsie.»
Zayn scosse la testa contrariato. 
«Avresti dovuto immaginare che me l'avrebbe detto.»
«Lo so, - ribatté lei. - Non avrei dovuto dirglielo.»
Era esterrefatto. «Pensavi davvero che avrei lasciato correre? Ti sarei venuto a cercare comunque, anche se Chelsie non avesse saputo nulla. Forse questo sarebbe stato il primo posto in cui ti avrei cercata. Ma se è questo che vuoi, allora me ne vado. Farò finta che non sia successo nulla, come se non fossi mai stato qui.»Si girò e fece per andare alla porta, ma Eileen lo richiamò. Non voleva che se ne andasse. 
«Perché sei venuto? Credevo fossi arrabbiato con me.»
Zayn, che le stava ancora dando le spalle, si girò. 
«Mi mancavi, ecco perché.» Il tono era secco, lo sguardo severo e cupo.
Eileen abbassò la testa e guardò il pavimento, accarezzandosi il braccio sinistro.
Il ragazzo inspirò profondamente. Stava sbagliando tutto. Era andato là per scusarsi ma stava solo peggiorando la situazione. 
«Scusami.» 
Fece un passo verso di lei, ma Eileen ne fece uno indietro.
 Lo guardò negli occhi e capì che era davvero provato, quindi chiese: «Perché?»
Quel perché poteva essere interpretato in diversi modi, ma lui sapeva a cosa si riferiva. 

«Perché ho sbagliato. Me la sono presa per una cosa stupida ma credimi, non era mia intenzione ferirti. Era l'ultima cosa che avrei voluto fare, te lo assicuro. Eileen, io ti... - rimase in silenzio per un secondo, guardandola negli occhi e cercando le parole giuste. Deglutì. - Io ti rivoglio indietro, perché di te mi importa davvero. Ricordi quella sera a casa mia? Ti avevo promesso che non ti avrei mai fatto del male e invece... sono stato uno stupido. Ho sbagliato,» ripeté.
Vedendo che Eileen non diceva nulla, Zayn si avvicinò con occhi supplichevoli e le accarezzò una guancia, notando con dispiacere che lei aveva già spostato lo sguardo altrove. 

«Stai bagnando il pavimento, - sussurrò Eileen facendo un passo indietro. - Togliti il giubotto.»
Zayn, deluso, lasciò cadere la mano lungo il fianco e la guardò entrare in cucina. Almeno non l'aveva cacciato via. Era già qualcosa.
Si tolse il giubotto e lo appese all'attaccapanni, ma anche la maglietta che portava sotto era fradicia. 
Intanto Eileen bevve un bicchiere d'acqua: aveva la gola secca e non riusciva a calmarsi. Zayn era davvero dispiaciuto e lei non sapeva come reagire. Era così agitata che ogni volta che deglutiva sentiva la gola ruvida come carta vetrata e le mani le tremavano come foglie. Quando tornò in soggiorno però, quello che trovò non la aiutò affatto. 
«Che cosa stai facendo?»
Zayn si era tolto anche la maglietta e ora la stava guardando con sguardo innocente, il sopracciglio alzato. 
«Mi hai detto che ti stavo bagnando il pavimento, quindi ho tolto anche la maglia. Ti dà fastidio?»
Eileen guardò per un secondo il suo torace nudo, poi scosse la testa e bevve un altro sorso d'acqua. Le guance cominciarono a bruciare, quindi si affrettò a girarsi.
Gli angoli della bocca di Zayn si incurvarono per un attimo, poi tornarono ad essere lievemente imbronciati. Fece un passo avanti. 
«Eileen?» Lei si girò, la schiena al muro. Zayn le accarezzò di nuovo la guancia e cercò il suo sguardo, riuscendo a guardarla finalmente negli occhi. «Mi dispiace,» ripeté. 
Eileen non aveva mai visto i suoi occhi così tristi e cupi. Erano così belli quando sorrideva... 
Fu in quell'esatto momento
 che comprese che aveva bisogno di lui, che le piacesse o meno. Ammise a se stessa che non avrebbe potuto sopportare di vederlo andare via; non per un motivo così futile. Avevano sbagliato entrambi e non avrebbe dovuto farne una tragedia. Capita a tutti di avere una giornata no, ed Eileen ne sapeva qualcosa. 
Si girò e posò il bicchiere di vetro sul ripiano in legno alla sua destra, poi guardò Zayn. 
«Scusami se non ti ho chiesto di venire quella sera.»
Il ragazzo scosse la testa, intravedendo un barlume di speranza. 
«No, non fa niente, - si affrettò a dire. - E' stato stupido da parte mia prendermela per così poco.» Le sistemò una ciocca di capelli dietro il collo.
Lei si sentì tremare le gambe. Gli mise una mano sul petto umido e si stupì nel sentirlo sempre così caldo. 
Zayn si avvicinò ancora di più e, all'improvviso, un tuono rischiarò a giorno l'intera stanza. Non passò nemmeno un secondo che arrivò il tuono e la luce del soggiorno si spense con un breve ronzio.

«Accidenti,» mormorò Eileen. Il tuono era stato così forte da mandare in tilt il contatore della luce. 
«Tieni, fai luce col cellulare, - suggerì Zayn allungandole il suo. - Ce l'hai una torcia?»
Eileen tastò nel buio e trovò il palmo del ragazzo, dov'era appoggiato il telefono. 
«Sì, credo sia in garage.»
Un altro lampo rischiarò la sala ed Eileen riuscì a scorgere Zayn che la guardava intensamente. Si divincolò da lui e, aiutandosi con la flebile luce del cellulare, cercò le scale per raggiungere il garage. 
Dopo qualche passo sentì una mano toccarle il fianco destro. Si girò e illuminò Zayn, che si coprì gli occhi. 
«Vuoi accecarmi?»
«Non mi sembra così forte,» lo prese in giro lei. Doveva ammettere che era contenta di averlo di nuovo al suo fianco. Se non l'avesse fatto a quell'ora lei sarebbe stata seduta vicino alla finestra di camera sua a guardare il cielo illuminarsi ad ogni tuono.
Eileen tornò alla realtà quando un altro lampo illuminò la sala e riuscì a vedere Zayn sorridere. Lei ricambiò il sorriso, si voltò e ricominciò a camminare. Non riuscì a fare altri due passi che Zayn la prese di nuovo da un fianco, la fece girare e appoggiare al muro che aveva trovato tastando nel buio. Si guardarono per qualche secondo nella penombra e poi lui si avvicinò lentamente fino a posare le labbra sulle sue. Erano giorni che non la baciava e ne sentiva un bisogno impellente.
Eileen posò una mano sul suo petto e ricambiò il bacio, sentendolo sospirare. Avvertì i brividi percorrerle la schiena e si avvicinò ancora di più a lui. Zayn si staccò dalle labbra e scese sul collo, baciandola lentamente dietro l'orecchio e sotto la mascella, mentre con la mano le accarezzava la schiena da sotto il maglione. In quel momento ritornò la luce ma i due quasi non se ne accorsero.  
Ad un certo punto Eileen si staccò da lui, lo prese per mano ed arrivò alle scale. Le salì di fretta e la luce se ne andò di nuovo, anche se nemmeno stavolta sembrarono accorgersene. Una volta al piano superiore Zayn tornò a baciarla lentamente e lei, arretrando, tastò l'aria fino ad avvertire la porta di camera sua. Entrati nella stanza lui la vide togliersi lentamente il maglione per poi appoggiarlo sulla scrivania. Gli si avvicinò lentamente e, con estrema delicatezza, gli accarezzò gli addominali con le unghie, provocandogli brividi sulle braccia. Dopodiché gli lasciò un bacio all'altezza del cuore. 
Lui la lasciò fare, guardandola mentre il cuore gli tremava nel petto.   
Un altro lampo illuminò la stanza ed Eileen gli sorrise con aria complice ma allo stesso tempo timida. Gli stampò un tenero bacio sulle labbra, gli prese la mano e arretrò fino a quando non avvertì il letto dietro di sé; ci si stese con cautela e guidò Zayn sopra di lei. 
Lo guardò nella penombra: i capelli bagnati gli ricadevano sulla fronte, gli occhi brillavano di una luce calda, rassicurante. Gli guardò le labbra e notò che se le stava mordendo. 

«Quindi mi perdoni?», chiese lui in un sussurro leggermente affannato.
Eileen gli accarezzò la clavicola con l'indice e scosse le spalle. 
«Non saprei.»
Zayn sembrò non cogliere l'ironia celata dietro quelle parole e si irrigidì. 
«Ho bisogno di te,» ammise ripetendo le stesse parole usate da lei solo pochi giorni prima.
Eileen lo guardò negli occhi e annuì seria. 
«Anche io.» 
Lo baciò di nuovo e il suo ventre scoperto venne a contatto con la pelle calda di Zayn, provocandole un fremito nello stomaco. Con un solo movimento invertì la posizione e lo fece stendere sotto di sé. Gli baciò la pelle intorno all'ombelico e poi tornò a baciarlo sulle labbra. Lo voleva suo. 
Fece per sbottonarsi i jeans quando lui la fermò. 
«Ne sei sicura?»
Lei annuì con un sorriso misto di malizia e imbarazzo. Si tolse i pantaloni e tornò senza fretta su di lui. Lo baciò, poi lo baciò ancora. Gli accarezzò i capelli e lui, con un leggero gemito, le fece capire che apprezzava il gesto.

«Eileen, - farfugliò Zayn tra un bacio e l'altro. - Tu sei...?»
«No,» sussurrò controvoglia. Per quanto entrambi lo volessero, Zayn non sarebbe stato la sua prima volta.
Infatti subito dopo lo sentì sbuffare. 
«Davis?»
«Sì, - ammise lei. - Ti dà fastidio?»
«Non posso dire che mi faccia piacere, ma non importa. L'importante è che ora tu sia qui con me, giusto?» 
Eileen annuì e lui le baciò il collo, provocandole i soliti brividi e un'intensa sensazione di sfarfallio nello stomaco
. Era quasi come il solletico, ma molto meglio: non sentiva il bisogno di scappare come avrebbe fatto se qualcuno le avesse toccato i fianchi, ma anzi sarebbe rimasta per ore ad assaporare quella sensazione. 
Era molto diverso da come si sentiva quando stava con Davis. Certo, era molto attratta anche da lui, ma non aveva mai provato nemmeno lontanamente certe emozioni. Quelli che sentiva con Zayn erano sentimenti totalmente nuovi, puri, genuini... veri.
Si risvegliò dai suoi pensieri quando sentì Zayn staccarsi da lei. Lo vide guardarla negli occhi e poi, dopo aver appoggiato la fronte sulla sua, mormorò un dolcissimo: 
«Sei bellissima.»
La ragazza socchiuse gli occhi e sorrise, lasciandosi andare a quel turbine di sensazioni. 

Quella notte fecero l'amore lentamente, senza fretta. Si amarono dolcemente, senza troppa foga. Il tutto era stato delicato, tenero, mai aggressivo. In fondo avevano tutto il tempo del mondo e volevano godersi a vicenda. Che bisogno c'era di correre? 
Dopotutto l'amore non ha fretta
; l'amore non ha tempi, non ha scadenze. L'amore è tranquillità, sintonia. Amore è completarsi a vicenda. Amore è altruismo puro, senza traccia di egoismo. Ed era di quello che avevano bisogno entrambi: amore. Per riempire i vuoti, le mancanze. Per dimenticare gli avvenimenti passati. Per risanare le ferite più profonde e farne solo vecchie, insignificanti cicatrici. 

***

Chelsie suonò al campanello e attese, stringendosi le braccia al petto; quella mattina faceva più freddo del solito e la leggera nebbia rendeva tutto più umido e, in un certo senso, spettrale. Tanto spettrale che bussò un'altra volta, innervosita. Nessuna risposta. Dovette suonare altre tre volte prima che un assonnato Liam aprì la porta. «Chelsie?»
«Dov'è Niall?» chiese lei entrando in casa senza troppi complimenti.
«Sì, figurati, entra pure, - bofonchiò lui. - Sta dormendo.»
La ragazza, sbuffando, si fermò in mezzo al soggiorno. Rimase là per una manciata di secondi, poi si diresse alle scale. «Vado a svegliarlo,» annunciò. Arrivata al piano superiore entrò nella camera e si avvicinò al letto. «Niall?»
Dopo altri due tentativi il biondino si tirò su a sedere senza troppe cerimonie e diede uno sguardo alla sveglia sul comodino. 
«Che ci fai qui a quest'ora?», chiese sbadigliando.
«Non riuscivo a dormire.»
«Quindi, giustamente, hai pensato di svegliare me alle sei di mattina. Di domenica.»
Chelsie annuì guardando il pavimento. 

Il ragazzo notò che c'era qualcosa che non andava, quindi cercò il suo sguardo. «Cos'è che ti turba?»
La biondina alzò lo sguardo e rimase per qualche secondo a guardare i suoi immensi occhi blu, poi sospirò. «Ieri Zayn è venuto da me.»
Niall sembrò svegliarsi all'improvviso. 
«Zayn? Perché? Cosa voleva da te?»
«Mi ha detto che doveva trovare Eileen e rimediare a quello che aveva fatto, ma non sapeva da dove cominciare a cercarla...»
«E quindi?»
Chelsie inspirò lentamente. 
«E quindi gli ho detto dove avrebbe potuto trovarla.»
Niall corrucciò la fronte. 
«E dove?»
«Era tornata ad Hounslow.»
«Come facevi a saperlo? Ti ha scritto un messaggio? Ti ha chiamata?»
«No, me l'ha detto prima di partire. Mi aveva chiesto di non dirlo a nessuno, ma...»
Niall non sapeva come reagire. 
Lei per tutto quel tempo aveva saputo che Eileen era ad Hounslow e non aveva detto niente a nessuno. Decise che ci avrebbe pensato più tardi, quindi pose la domanda più ovvia: «Dov'è Zayn?»
«E' partito ieri all'ora di cena ma non l'ho più sentito da allora. Eileen ha acceso il cellulare ma non risponde. Sono preoccupata,» ammise.
«Per cosa?»
«Ho paura che gli sia successo qualcosa durante il tragitto. Eileen mi avrebbe sicuramente chiamata, non credi?»
«Sono sicuro che non sia successo nulla, - la calmò Niall. - Lo avremmo saputo. Ora non pensarci. Vuoi dormire un po' qui con me?», chiese battendo la mano sul materasso accanto a sé.
Chelsie indugiò per qualche secondo, poi annuì. Si tolse le scarpe e Niall le fece spazio al suo fianco.
La ragazza si fece accarezzare la schiena e, anche se non aveva smesso di chiedersi cosa fosse successo, si calmò. Il respiro regolare di Niall la rassicurava, la calmava, la cullava. L'aveva tranquillizzata a tal punto che entrambi si addormentarono dopo pochi minuti.


***

Erano solo le otto e mezza quando Eileen aprì gli occhi, e la prima cosa che vide fu il viso rilassato di Zayn. Il suo petto nudo si alzava e abbassava con ritmo lento, regolare. La sua figura tonica si stagliava contro la luce proveniente dalla finestra e le persiane in legno disegnavano lunghe ombre sul suo torace. Poi notò che, data la sola piazza e mezza del suo letto, Zayn era confinato al bordo, mentre lei aveva a sua disposizione la maggior parte del materasso. Sorrise tra sé e gli accarezzò il fianco sinistro cercando di svegliarlo. 
Il ragazzo non fece una piega e lei rimase a guardarne i lineamenti: la bocca carnosa era dischiusa, le lunghe ciglia si muovevano ogni tanto, insieme alle palpebre. Probabilmente stava sognando. E doveva essere anche lei nel bel mezzo di un sogno perché in quel momento, stesa accanto a lui, si sentiva completa e in uno stato di assoluta pace interiore. Era da tempo che non si sentiva così bene e non sembrava nemmeno reale. Rimase ancora qualche secondo a guardarlo in tutta la sua tranquillità e poi gli si avvicinò, cominciando a lasciargli piccoli baci sulla spalla. La sua pelle era calda, morbida, senza neppure un'imperfezione. 
Finalmente Zayn si mosse e, inspirando profondamente, aprì gli occhi. 

«Buongiorno,» mormorò Eileen con un sorriso. 
Il ragazzo abbassò lo sguardo e, anche se assonnato, ricambiò il sorriso. 
«Buongiorno.»
«Dormito bene?», chiese mentre Zayn si faceva più vicino. 
«Benissimo, - farfugliò con un sorrisetto. - E tu?»
Eileen gli accarezzò una guancia e annuì. 
Zayn si avvicinò ancora e le mise un braccio intorno alla schiena, stringendola a sé. 
«Che ore sono?»
La ragazza alzò lo sguardo sull'orologio a parete. «Le otto e mezza.»
Lui si stiracchiò al suo fianco e sospirò. 
«Da quanto sei sveglia?»
«Pochi minuti, - lo informò. - Ora vado a farmi la doccia, così mentre la fai tu io preparo la colazione.»
«No, facciamo il contrario, - suggerì lui non ancora del tutto sveglio. - D'accordo?»
Eileen annuì controvoglia, poi lo guardò sedersi lentamente sul bordo del letto, dandole le spalle; ad ogni movimento i muscoli della schiena guizzavano tonici. Dopo essersi stiracchiato una seconda volta si alzò, prese i suoi vestiti ed uscì dalla camera. Sebbene avessero passato la notte insieme, lei si dovette sforzare per non arrossire nel vederlo senza vestiti. 
Una volta rimasta a letto, chiuse gli occhi e seguì con la mente i movimenti di Zayn: lo sentì chiudere la porta del bagno e aprire l'acqua della doccia, che cadeva sul pavimento in ceramica con uno scroscio continuo. Dopo poco lo sentì far scivolare la porta di vetro. Lo immaginò chiudere gli occhi e alzare la testa, godendosi il calore dell'acqua che gli bagnava i capelli, per poi scorrere lungo la schiena e giù fino ai fianchi, il bacino, le gambe. Lo immaginò mettersi le mani nei capelli, insaponarsi le spalle larghe, sospirare nel sentire i muscoli indolenziti rilassarsi sotto il getto caldo.

Eileen doveva essersi riaddormentata, perché quando riaprì gli occhi si sentiva solo silenzio. Si tirò su a sedere col lenzuolo stretto al petto, e acuì l'udito. Niente.
Pochi secondi dopo la porta del bagno si aprì. Si udirono i passi sulla moquette e poi Zayn comparve sulla soglia della camera. Indossava solo i jeans, mentre il torace era nudo e i capelli quasi asciutti. 
«Puoi andare, io ho finito.» Le sorrise e dopo averle fatto un occhiolino si girò e scese dalle scale.
Dopo essersi assicurata che Zayn fosse al piano inferiore, Eileen si alzò con il lenzuolo ancora avvolto attorno al corpo e si chiuse in bagno.

Nel frattempo in cucina Zayn era intento ad esaminare il contenuto del frigorifero: ne tirò fuori quattro uova, un vasetto di marmellata e un cartone di latte. Dopo aver aperto qualche anta trovò del pane a fette che avrebbe tostato e il contenitore del caffé.
Tirò fuori una pentola e ci ruppe dentro le uova: le avrebbe strapazzate e sistemate nel piatto insieme al pane con la marmellata, poi avrebbe fatto il caffelatte. Mentre attaccava la presa del tostapane la sua mente tornò alla notte precedente e si ritrovò a sorridere: non era stata la sua prima volta, ma mai prima di allora aveva provato così tante emozioni. A molte di esse non riusciva nemmeno a dare un nome tanto erano sconosciute. E, nonostante i muscoli intorpiditi, si sentiva incredibilmente bene.
E la cosa più incredibile è che il giorno prima non si era nemmeno lontanamente immaginato che sarebbe andata in quel modo ma, inutile a dirsi, ne era più che contento. 
E fu proprio allora, mentre pensava ad Eileen, che si ripromise che mai più avrebbe reagito in quel modo. Avevano bisogno l'uno dell'altra e non poteva permettersi di perderla, ora più che mai. 

Eileen uscì dalla doccia e, avvolta nell'accappatoio, tornò in camera. Passò davanti allo specchio e intravide la sua immagine: i capelli ancora umidi le ricadevano sull'accappatoio bianco, il viso era rilassato e gli occhi più verdi del solito. 
Si infilò delle culottes bianche e un reggiseno, poi aprì l'armadio ma, non trovando nulla di abbastanza comodo da mettere, lo richiuse ed entrò nella camera dei suoi genitori: da quando era tornata ad Hounslow ci era entrata solamente una volta per spolverare, poi era uscita e si era richiusa la porta alle spalle, quasi a voler lasciare quel posto proprio come lo avevano lasciato Dahlia e Darren.
Si avvicinò alla cabina-armadio della madre e trovò quello che era il suo maglione preferito: lungo fino a metà coscia, morbido e di un bianco candido. Se lo infilò, avvertendo subito il profumo di sua madre, e si sedette sul letto, accarezzandone le lenzuola. Si chinò ad aprire l'anta del comodino e, tra le altre cose, vide la vecchia segreteria telefonica. Era rimasta attaccata fino ad un mese prima, quando era tornata là con Zayn, ma poi l'aveva staccata e nascosta nel mobiletto in legno. Non la usavano spesso e altrettanto raramente la controllavano, quindi Eileen pensò che contenesse qualche vecchio messaggio. Rimase a guardarla senza sapere cosa farci e poi, senza pensarci, la tirò fuori e l'attaccò alla presa. Quando il congegno si accese, infatti, sullo schermo apparì un 4 lampeggiante che indicava i più recenti. Eileen premette il tasto di ascolto prima di ripensarci. 


16 dicembre 2012: «Ciao tesoro, - la delicata voce di Dahlia si diffuse in tutta la stanza. - Io rimarrò al lavoro fino a tardi e tuo padre è a cena coi colleghi. Ti ho lasciato la cena in forno, così devi solo scaldarla. So che era più logico lasciarti un bigliettino sul frigorifero, ma così è più divertente, non trovi? - Eileen sorrise nel sentire la risata della madre. - Non torneremo troppo tardi, va bene? Ti vogliamo bene.»

28 dicembre 2012: «Ciao Leen, siamo mamma e papà. - Stavolta la voce era di suo padre. - Siamo arrivati a Praga da mezz'ora e stiamo sistemando le valigie. Siamo curiosi di sapere come si festeggia qui il Capodanno. Tu divertiti ma stai attenta e non fare nulla di cui ti pentiresti, intesi? E rispondi al telefono qualche volta. - Eileen capì che Darren stava sorridendo. - Ora andiamo a fare un giro qui in città. Viele Küsse. Vuol dire "tanti baci" in tedesco, perché in ceco era troppo difficile da imparare.»

22 gennaio 2013: «Amore, sono Dahlia. Ti ricordi che oggi torna Eileen, vero? Devi andarla a prendere alle tre a scuola. Salutamela e dille che mi manca e che ci vediamo sabato in aeroporto. So cosa stai pensando e sì, - Rise di nuovo. - Mi manchi anche tu.»

13 febbraio 2013: «Ciao Lia. A quest'ora starai facendo la spesa ma Eileen mi ha chiesto di dirti che è andata a casa delle sue amiche. Ha cercato di chiamarti ma come al solito hai dimenticato il cellulare a casa. Perché non te lo leghi al collo? Sarebbe un'ottima soluzione. - Darren scoppiò in una fragorosa risata, completamente diversa da quella della moglie. - Ah, dimenticavo, oggi torno prima, quindi aspettami per pranzo. A più tardi tesoro.» 

Ci fu un beep e la segreteria si spense, lasciando quelle ultime parole vibrare nell'aria. 
Tredici febbraio. 
Il giorno dell'incidente. 
Eileen sospirò, tutto sommato contenta di aver sentito di nuovo le loro voci. Certo, non era la stessa cosa, perché quelle voci erano robotiche e distanti, ma le avevano fatto bene. Quei messaggi contenevano tutto ciò di cui Eileen aveva bisogno: sua madre che diceva di volerle bene, la fragorosa risata di suo padre e le sue battute, i nomignoli con cui si chiamavano a vicenda. Tutto questo le mancava ma stava cominciando ad accettare il fatto che mai più li avrebbe sentiti parlare, ridere, discutere. Mai più li avrebbe abbracciati, mai più ci avrebbe litigato. 
La ragazza sorrise e staccò la presa, riponendo di nuovo la macchinetta nel comodino. Ripensò a come le prime volte i suoi genitori si divertivano a lasciare messaggi sulla segreteria, come se fosse un nuovo giocattolo, e a come poi avevano finito per usarla sempre meno. 
In quel momento Eileen desiderò che ci fossero altri messaggi da ascoltare, ma forse era meglio così. Tutto ciò era triste, eppure si sentiva stranamente bene, rinfrancata, come se li avesse avuti ancora lì accanto a sé, anche se per pochi preziosi attimi. 

«Eileen?» La voce di Zayn che la chiamava dalle scale la risvegliò dai suoi pensieri. 
Eileen si affrettò ad alzarsi e uscì dalla stanza chiudendo silenziosamente la porta, come se Dahlia e Darren stessero dormendo e lei non volesse svegliarli. In effetti era così: i suoi genitori stavano dormendo. L'unica differenza è che non dormivano nella loro stanza... e che non si sarebbero mai più risvegliati.

Eileen scese al piano inferiore con un paio di pantaloncini nascosti dal lungo maglione bianco e delle comode pantofole lilla ai piedi, entrò in cucina e trovò Zayn che sistemava con cura due piatti in tavola. 
Avvertendo la sua presenza, il moro alzò lo sguardo e le sorrise: il suo viso era fresco e rilassato, gli occhi limpidi e più chiari del solito, quasi color nocciola. 
Eileen ricambiò il sorriso e lasciò che Zayn le prendesse la mano per attirarla a sé. Poi, con delicatezza, posò le labbra sulle sue. Fu un bacio di breve durata ma fu così dolce che Eileen tenne gli occhi chiusi per qualche secondo anche dopo che lui si fu staccato. 
Quando poi li riaprì, Zayn si sentì mancare il respiro. Era come se una ventata di primavera lo avesse colpito in pieno viso. Rimase a contemplare la bellezza dei suoi occhi per qualche altro secondo, poi si schiarì la voce. 
«Hai fame?», chiese.
La ragazza annuì dando un'occhiata ai piatti: in ognuno c'erano due fette di pane tostato con marmellata d'albicocca, uova strapazzate color miele e tre strisce di bacon. Due fumanti tazze di caffelatte complete di cacao sulla superficie erano sistemate ai lati dei due piatti e per finire 
al centro del tavolo un vasetto bianco conteneva un mazzetto di fiori azzurri che Zayn doveva aver trovato in giardino. 
«Che composizione studiata, - ammirò Eileen trattenendo una risatina. - I miei complimenti.»
«Spiritosa,» la canzonò lui. 
Zayn rimase ad ascoltare il suono della sua risata per qualche secondo, poi le spostò la sedia per farla accomodare. Quando si sedette di fronte a lei, notò che non riusciva a smettere di sorridere. Era come inebetito. 

Quando poi cominciarono a mangiare, tra loro scese il silenzio. Non era quel silenzio pieno di imbarazzo, dove non si sa cosa dire e si fa di tutto per cercare qualcosa di interessante di cui parlare; piuttosto erano entrambi immersi nei propri pensieri che, come si poteva ben immaginare, combaciavano. 
Mentre sgranocchiava il bacon, Eileen diede un'occhiata fuori dalla finestra: dopo il temporale della sera prima, quella mattina il cielo era terso, di un azzurro che non si vedeva da mesi. Qualche nuvola bianca macchiava l'immenso manto celeste qua e là, ma complessivamente si prospettava una bella giornata. Inoltre, sebbene la villa desse sulla strada, non si udiva nessuna macchina passare e ciò contribuiva ad aumentare la tranquillità che fino ad allora aveva caratterizzato la mattinata. Sembrava andare tutto di pari passo con l'umore dei due.

Zayn posò la forchetta nel piatto vuoto e sospirò mentre si appoggiava allo schienale della sedia. Eileen non aveva ancora finito, quindi rimase ad aspettarla. 

«Sei stato veloce,» osservò Eileen bevendo un sorso di caffelatte.
«Avevo fame, - rispose lui. - E ne ho ancora. Forse riuscirei persino a mangiare te.»
La ragazza si finse colpita. 
«Addirittura?»
Zayn annuì, poi rise. Dopo un po' chiese: 
«Come ti senti?»
Eileen si pulì la bocca e lo guardò negli occhi. «Mai stata meglio.»
«Davvero?»
«Sì. E' così difficile da credere?»
«No. Quindi sei felice?»
«Sì. E tu? Tu sei felice?»
Zayn abbassò lo sguardo e si mise a giocherellare col tovagliolo. 
«Sì.»
Eileen poteva giurare di averlo visto arrossire. Sorrise tra sé e addentò l'ultima fetta di pane. 

«Cos'hai intenzione di fare?», chiese ancora il ragazzo, tornando a guardarla negli occhi. Era serio.
Lei continuò a masticare. Quando ebbe ingoiato il boccone rimase in silenzio.

«Rimarrai qui?» Nella voce di Zayn c'era una leggera sfumatura di delusione.
Eileen spostò lo sguardo nel vuoto.

«Di cosa hai paura?»
«Non lo so.»
«Ci sarò io con te.» Lo disse quasi sottovoce, come se avesse paura che ciò non fosse abbastanza. 
La ragazza tornò a guardarlo, intenerita dal suo tono. Quelle poche parole fecero sparire tutta la paura che, senza saperlo, provava. E improvvisamente comprese che non era tornata ad Hounslow per quello che era successo con lui; quella di Zayn era stata solamente una scusa. In verità era scappata perché aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere con Paul. Era scappata perché, semplicemente, era ciò che era abituata a fare. Ma non l'avrebbe più fatto.

Eileen gli fece un timido sorriso. «Lo so.»
E lo sapeva davvero; sapeva che Zayn non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. 
A dire il vero, quella era l'unica cosa certa.


***

«Appena senti questo messaggio richiamami.» Anne chiuse la telefonata e si coprì il viso con le mani, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
Harry entrò in soggiorno senza fare troppo rumore. 
«Che succede mamma?»
La donna tirò su di scatto il capo, sussultando leggermente. Non l'aveva sentito scendere dalle scale. 
«Niente Harry, tranquillo.»
Il ragazzo alzò un sopracciglio ed entrò in cucina. Dopo aver appoggiato le stampelle al tavolo prese dal frigorifero il succo all'arancia e se ne versò un bicchiere.
Anne sbuffò e si alzò. 
«Mi versi dell'acqua in un bicchiere?», chiese mentre entrava nel piccolo bagnetto dietro le scale.
Harry appoggiò il suo bicchiere sul bancone e riempì quello della madre. Quando quest'ultima tornò, aveva in mano una pastiglia bianca. Se la mise in bocca e bevve un sorso d'acqua.

«Cos'è?»
«Per il mal di testa.»
Harry rimase a guardarla: era pallida e sembrava stanca. 
«Hai dormito stanotte?»
Anne scosse lentamente la testa. «Non molto.»
«Sicura che vada tutto bene? Chi chiamavi al telefono?»
«E' solo leggera emicrania, non ti preoccupare.»
Il ragazzo notò che la madre aveva completamente ignorato la domanda, ma decise di lasciar perdere. Sua madre non aveva una bella cera e non voleva farle aumentare il dolore alla testa. Ma c'era qualcos'altro e lo sapeva. 

«Okay.» Riprese le stampelle e andò in soggiorno per vedere un po' di televisione. Con la coda dell'occhio vide Anne guardare con nervosismo il cellulare, per poi portarselo all'orecchio e sbuffare poco dopo. Lo fece altre tre volte.
«Mamma, andiamo. Cos'è successo?»
Anne si stava tormentando le mani. 
«Paul non risponde alle telefonate da ieri sera.»
«Sarà impegnato.»
«Ha sempre il cellulare con sé, risponderebbe dopo cinquanta chiamate.»
Harry ci pensò un attimo. «Dove credi che sia?»
Anne sospirò chiudendo gli occhi. Scosse la testa, poi sussurrò: «Non lo so, è per questo che sono preoccupata.»
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Spazio autrice:
Preciso e puntuale come un orologio svizzero (o quasi lol), ecco il trentesimo capitolo!
Non avrei mai pensato di arrivare a tanto ed è solo merito vostro, quindi grazie mille cdjbs.

Be', che dire di questo capitolo? Tante di voi lo aspettavano e ho deciso, finalmente, di accontentarvi :)
Lo so, è smielato e dolce e romantico e tutto tenero ma io sono in un periodo un po' così, quindi...
Quando ti piace qualcuno vedi la vie en rose, giusto? (Che poi quel ragazzo non mi ricambi è un'altra cosa, ma dettagli.)
Dicevo, è diabetico lo so ma andiamo, aaaww. 
No okay, scherzi a parte. Ci ho messo tutta me stessa in questo capitolo. L'avrò riletto almeno almeno trenta volte, 
perfezionandolo sempre e assicurandomi che fosse... personale? Non so come dirlo. Il mio intento era quello di farvi sentire 
come Eileen, ecco. Volevo che fosse pieno di emozione e spero di esserci riuscita in parte!
Sinceramente a me questo capitolo piace un sacco e spero davvero davvero davvero che piaccia anche a voi, 
perché dico sul serio, ci ho messo l'anima.

Passo ai ringraziamenti :)

Grazie alle 1244 persone che hanno recensito, grazie grazie grazie! 
Grazie alle 502
 (omg sono arrivata a 500!) che seguono la storia e alle 383 che la preferiscono, oddio vi amo.
Grazie alle 110 che la ricordano e alle lettrici silenziose, che sono tantissime :)

Grazie infine alle 99 che mi hanno messa tra gli autori preferiti e, omg, sto per arrivare ai 100 djbcsns.

Ah, dimenticavo. Con questo capitolo è cominciata, diciamo, la seconda parte della storia :)
Non ho ancora le idee totalmente chiare per i prossimi avvenimenti ma no problem lol
Ci penserò mentre sarò in... ehm... vacanza. 
Vacanza. 
Quest'anno stavo per perdere le speranze ma no, anche io partirò e aaaawwww non vedo l'ora, anche se non 
potrò aggiornare e mi mancherete un sacco! Non uccidetemi, so che sono appena tornata ma è stato un anno difficile e 
ho bisogno di rilassarmi nella mia bella Sardegna lol
Ora vi spiego i miei piani: dovrei partire il dieci e tornare il diciassette, ma non credo riuscirò ad aggiornare
il nove, ovvero il giorno prima della mia partenza perché il prossimo sarà un capitolo un po' difficile, nel senso che 
devo pensare bene a cosa far succedere. Ergo, dovrei riuscire ad aggiornare per il ventitré, ma ancora non lo so bene, 
anche perché devo studiare per il debito di matematica e fare i compiti (ops). 
Non lo so, magari riesco pure ad aggiornare il nove, chi lo sa? 
Facciamo così, io scriverò tutto su Twitter (
https://twitter.com/xsunishere) e su Facebook 
(
https://www.facebook.com/sunisherebecks) e niente, vedremo :)

Cosa volevo dirvi ancora? Non lo so, sto diventando vecchia.
Ah, il libro è ancora in alto mare, comunque. Non so ancora se cambiare trama o meno...

Bene, direi che tolgo il disturbo.
Spero davvero davvero davvero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Vi auguro buone vacanze se non aggiorno, ma comunque ci vediamo prima di settembre (o almeno spero),
quindi tanto tanto tanto tanto tanto tanto amore dalla vostra 
Becks 
  
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