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Autore: Shannara_810    11/02/2008    22 recensioni
Tutto ciò che sono, tutto ciò che sono diventato, è stato per lui. Non m'importa se il suo sole viene adorato dal mondo intero. Lui ama solo la luna. Una luna pronta a tingersi di rosso pur di proteggere il suo sorriso.
Genere: Romantico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Come ben sapete, i personaggi non sono miei. Vorrei farmi perdonare per averci impiegato tanto a scriverlo ma circa due mesi fa sono stata vittima di un incidente che mi ha costretto ad interrompere la stesura di questa fic per un po’.
SASUKE: Scuse, scuse. Sempre e solo scuse.
SHANNARA: Ok, ho avuto anche il blocco dello scrittore per un po’, la canzone non mi convinceva molto, ma sono due giorni che lavoro come una matta quindi potresti essere anche più gentile!
SASUKE: Hn!!!
SHANNARA: Per la miseria. Se continui a comportarti male, giuro che non scriverò più nulla per te!
NARUTO: No, dai! Lascia perdere il teme! é solo arrabbiato perché stavolta non hai scritto una lemon! Ti ringrazio tanto per questo. L'altra volta, ero proprio imbarazzato.
SHANNARA: Hem, Naru-chan?
NARUTO: Si?
SHANNARA: Tu fino a che punto sei arrivato a leggere? No, perché la lemon non c'è, ma non è che tu e Sasu non facciate proprio nulla... sarete molto voyeuristici.
NARUTO: Che vuol dire?
...
SASUKE: Shannara è momentaneamente non disponibile per una leggera emorragia nasale. Ci riserviamo tutti i diritti di eventuali modifiche. Vi auguro quindi, in sua vece, buona lettura. Ci vediamo alla fine della one-shot per i commenti finali. Le parti in corsivo sono narrate da me in prima persona, mentre ricordo delle situazioni assurde in cui l'autrice ha deciso di cacciarci. Le parti in scrittura normale, invece, sono la narrazione in terza persona, in quanto, non sono presente o sono svenuto o sono moribondo, fate voi.
Le parti in grassetto rappresentano i pensieri di Kiiubi e di qualcun altro che scoprirete più avanti.
Le 'parti così' le risposte telepatiche di Naru-chan.
La canzone è BOULEVARD OF BROKEN DREAMS dei Green Day.
 
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                      Lo Spirito del Lupo
            Lontano da Konoha, parte II
 

                                          I walk a lonely road
                                    The only one that I have ever know
                                              Don’t know where it goes
                                         But it’s home to me and I walk alone

 
 
La neve.
Se c’è una cosa che ricordo chiaramente della mia infanzia è il mio amore per la neve. Ore e ore passate a giocare con essa, incurante del freddo e dei richiami di una donna di cui il tempo ne ha quasi cancellato il volto.
Ore e ore trascorse felici, ridendo spensierato. Incurante di ciò che sarebbe stato il mio destino.
Ho sempre amato la neve. Perché bianca, candida, pura… pura.
Perché può coprire qualunque orrore l’animo umano celi… la mia anima lorda di sangue e vendetta.
Perché porta con sé il silenzio della pace e della tranquillità… le urla d’odio che gridano giustizia dal profondo del mio essere.
Perché è soffice e letale allo stesso tempo… senz’anima, senza coscienza, un vendicatore.
Perché spesso mi sono trovato a chiedermi cosa si prova a lasciarsi andare in essa e perdersi, per sempre… Naruto, la mia neve.
Osservo la neve scendere lenta su questa distesa candida sotto la luce di una pallida luna. Osservo la neve scendere lenta dalla finestra della mia… nostra stanza. Mentre Naruto dorme raggomitolato fra le coperte, in un bozzolo di lana e lino.
Lo sento borbottare qualcosa. Anche nel sonno è capace di pensare al suo adorato ramen.
Quasi senza accorgermene il mio viso abbozza un tenue sorriso. Mi porto una mano alle labbra. Solo lui è in grado di farmi sorridere.
Naruto… la mia neve.
Puro, incontaminato, perfetto. L’unica persona di cui m’importi davvero.
No. Non è vero. Forse questo era prima, ma non più. Perché lui mi ha insegnato ad amare. Perché lui ha voluto che imparassi a sorridere. Perché lui ha voluto che iniziassi a vivere.
Naruto… il mio mondo.
Mio, soltanto mio. Mio da amare, proteggere, difendere. Mio da insultare, combattere, provocare. Mio in qualunque senso. Solo mio.
Tutto ciò che sono, tutto ciò che sono diventato, è stato per lui.
Per vederlo sorridermi ogni volta che siamo insieme, ridere ogni volta che mi racconta qualcosa di buffo.
Per vederlo felice. Della stessa gioia che gli illumina il viso ogni istante della sua vita. Della stessa gioia che rivedo negli occhi di Shu quando mi guarda, o nel sorriso di Yuu quando ne ha combinata una delle sue. Non mi pentirò mai di averlo seguito in questa nostra avventura.
Fuori tutto è bianco, mentre una pallida luna risplende serena nel cielo limpido. Pace. La sento nell’aria che respiro e non posso fare a meno di bearmi di essa.
Non avrei mai creduto di poter amare la pace.
I fiocchi di neve ora si sono fatti più radi mentre mi perdo nella bellezza del paesaggio che mi si para davanti. Anche se Konoha è lontana ora è questa casa mia: Hikarigakure.
La mia casa.
Con Naruto, Shu e Yuu.
Con Suigetsu, Karin e Jungo.
Con Zabuza e Haku.
Con la nonna e Kaoru… con Rei, Haru e Ginga… sono loro casa mia.
Il sangue che mi scorre nelle vene inizia a muoversi più veloce, lo sento dal profondo. Il richiamo della foresta si è fatto più forte. Non posso resistergli.
Lancio un ultimo sguardo ai miei tesori che continuano a dormire indisturbati. Shu si rigira nervoso. Aggrotta le sopracciglia scure, allungando una mano come se dovesse afferrare qualcosa. Un'espressione buffa su di un viso tanto giovane. Yuu, invece, ronfa della grossa abbracciando la gamba di suo fratello mentre i suoi capelli biondi assomigliano sempre più al nido di un uccello.
Hanno solo cinque anni eppure in loro rivedo tanto di me e di Naruto. Le nostre parti migliori.
Shu mugola qualcosa e la sua voce mi ricorda tanto il verso di un cucciolo di lupo.
Shuichiro, il mio "bravo bambino". Un nome che mi è venuto spontaneo, con due padri così.
Mi somiglia così tanto: stessa pelle diafana, stessi capelli neri. Stesso carattere taciturno, eppure. Dal primo momento in cui l'ho avuto tra le braccia, mi sono perso in quei suoi sconfinati occhi azzurri, gli stessi di Naruto. Shu è tanto migliore di me. Lo capisco ogni volta che lo vedo battibeccare con suo fratello. Non possono fare a meno l'uno dell'altro.
Lo so. Lo stai avvertendo anche tu, vero piccolo mio? Il richiamo della luna. Ma sei ancora troppo piccolo per comprendere. Presto verrà anche il tuo momento.
Spalanco la finestra per un istante e poi balzo a piedi scalzi sulla neve. È fredda, è umida, è mia.
Pronto, Palla di Pelo?
‘Pronto, vecchio mio’.
Inizio a correre nel gelido inverno. Sento il mio corpo mutare: artigli affilati sulle dita, zanne acuminate nella bocca, occhi da fiera al posto del mio Sharingan. Una nuova energia si sprigiona dal centro del mio stomaco, da quel sigillo che è freddo e caldo allo stesso tempo. È passato molto tempo da quella prima volta eppure non sono ancora riuscito ad abituarmi a dividere il mio corpo con lui.
Ma ora non importa…
Shiro Koori è a caccia.
 
 
                                                  I walk this empty street
                                      
On the Boulevard of broken Dreams
                                                   Where the city sleeps
                                       And I’m the only one and I walk alone
 
 
SCRIIIT
Un
suono fortissimo scosse le pareti del sotterraneo. Accadde tutto in un attimo. Fumo, polvere, calcinacci ovunque. Urla agonizzanti. Morte rapida... morte dolorosa.
Accadde tutto in un istante.
BUUM
Un boato assordante e poi il caos...
Ninja che correvano da tutte le parti, macchine che tentavano di riportare l’ordine, pezzi di carne che venivano abbandonati al suolo ancora sanguinanti. Sembrava l’inferno sulla Terra, sputato fuori da uno di quei racconti dell'orrore dove da un momento all'altro ti aspetti di vedere un uomo con zanne e artigli spuntare da un baratro di fiamme ardenti pronto a reclamare la tua anima.
Forse era anche peggio dell'Inferno...
"Che diavolo succede?". Urlò un giovane ragazzo occhialuto, il cui viso era deturpato da una profonda cicatrice. Nuove esplosioni si susseguivano una dopo l'altra, abbattendo tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Si gettò di lato, rotolando fra la polvere, riuscendo per un pelo a schivare un pezzo di soffitto caduto a pochi centimetri da lui. Tentò di rialzarsi.
"Kabuto-san! Kabuto-san!". Un giovane ninja, facendosi strada tra la folla impazzita, raggiunse quello che un tempo era stato il braccio destro di Orochimaru, stringendosi una spalla sanguinante. "Kabuto-san, le esplosioni provengono dalla cella numero otto. La creatura si è liberata!".
L'allarme prese a suonare assordante, segnalando l'imminente pericolo. Era un suono che spaccava i timpani.
"Maledizione! Hakudoshi raduna tutti i ninja disponibili. Non dobbiamo permettergli assolutamente di fuggire!". Gridò Kabuto, tentando di oltrepassare con la sua voce tutto quel rumore.
Lui e il suo seguace corsero, corsero fra corpi e macerie, addentrandosi nei livelli inferiori di quello che era stato un avanzatissimo laboratorio ma che ora era ridotto soltanto a un orrore senza fine. Gemiti agonizzanti si sollevavano dalla polvere offuscando tutto.
L'energia elettrica era quasi scomparsa lasciandoli al buio; i corridoi, o quello che ne restava, illuminati qua e là solo dal fuoco di incendi improvvisi. Era un incubo.
FIUU Vento...
Eccola! La cella otto. L'avevano finalmente raggiunta. Mancava poco.
Ma non poterono avvicinarsi. Una folata di vento gelido li investì in pieno mandando Hakudoshi a sbattere contro una parete malandata. Kabuto tentò di farsi scudo con un braccio, concentrando il chakra nei piedi nel vano tentativo di non retrocedere.
Incredibile...
Un gigantesco squarcio aveva perforato quella parete di roccia centenaria. Tutto intorno a lui una dozzina di ninja giacevano lì, sigillati in enormi stalagmiti di ghiaccio, profonde espressione di orrore impresse sui loro volti. Era stato tutto inutile. Il loro disperato tentativo di difesa completamente vano.
Silenzio... c'era solo silenzio... silenzio.
AUUUUHHHHH
Un richiamo forte e potente. L'ululato di un lupo millenario.
"Kabuto-san..." Hakudoshi, seppur a fatica, si era rialzato.
"Presto, raduna tutti i ninja ancora validi. Dobbiamo ritrovare quella creatura. La rinascita di Orochimaru-sama dipende dalla sua energia!".
In quelle lande desolate, sotto una luna piena e pallida, quell'ululato di dolore si ripeté ancora.
Kiiubi... DOVE SEI, KIIUBI!
 
 
                                           I walk alone...
I walk alone
                                          I walk alone... I walk alone
 
"Dobe...".
Non avevo mai provato nulla di simile.
Mi sembrava di vivere un'altra vita. La vita di qualcuno che non ero io.
Essere lì, immerso in una vasca d’acqua calda e profumata, mi sembrava un sogno.
Essere lì, con Naruto seduto tra le mie braccia, ad ammirare le neve candida che cadeva al suolo, non mi pareva vero.
Dopo l'annuncio fatto da Tsunade-sama, il giorno del diciassettesimo anniversario della scomparsa dello Yondaime, a Konoha era scoppiato il caos. Dire che la gente era rimasta sconvolta dallo scoprire che il figlio del loro eroe altri non era che quello sporco demone che avevano sempre disprezzato è un eufemismo.
Molti temevano ritorsioni per le loro azioni. Altri, invece, erano rimasti eccitati da quella notizia. Il figlio del grande Fulmine Giallo era tra loro! Una parte di quell'uomo era sopravvissuta per dare nuovo lustro al Villaggio.
Sinceramente, erano quelli che disprezzavo di più. Si comportavano come se la vita del mio dobe avesse acquistato un valore solo in quel momento, con la scoperta del suo lignaggio. Il Concilio era sicuramente tra questi. Dopo lo shock iniziale, pareva che tutta la loro sfiducia e astio verso il portatore di Kiiubi non fossero mai esistiti.
Naturalmente, tutto questo ci era stato raccontato da Kakashi-sensei. Da quel famoso giorno, noi ci eravamo rintanati nella casa di Minato Namikaze, che avevamo ripulito e riparato, lontano da tutti quegli occhi invadenti che seguivano ogni nostra mossa. Ora le parti si erano davvero invertite. Era il mio biondo dobe il pezzo da novanta.
Kakashi era una presenza quasi fissa a casa nostra, specie quando voleva nascondersi da una delle assurde sfide di Gai-sensei. Spesso venivano a trovarci anche Jiraiya ed Iruka-sensei, quest'ultimo soprattutto per controllare che mangiassimo regolarmente e in maniera sana, con grande disappunto della testa quadra che si vedeva razionare le porzioni di ramen.
I Rookie Nine erano venuti almeno una volta insieme a Sai, Yamato, Konohamaru e la sua banda. Le loro espressioni di stupore nel vedermi in pianta stabile al fianco del figlio dello Yondaime erano state estremamente buffe. Quando venivano a trovarci io mi tenevo in disparte. La mia presenza li infastidiva parecchio, lo sentivo sulla pelle.
La stessa sensazione che provavo io in presenza di Sakura.
Divisa, questa era stata la prima impressione che avevo provato nel rivederla. Divisa fra me e il dobe. Sentivo su di me il suo desiderio e questa era una cosa che mi faceva rivoltare lo stomaco. Dopo tanti anni continuava ancora ad aggrapparsi a quella sua mera illusione. Però non ero cieco fino al punto da non vedere come fissava anche l'usuratonkachi.
Da quello che Kakashi mi aveva confidato, durante la mia assenza Sakura si era aggrappata a Naruto. Aggrappata per resistere, per andare avanti. Ma questa loro strana simbiosi non era mai sbocciata in qualcosa di definitivo. Secondo il mio ex-sensei, Naruto era innamorato di me fin da allora e quella sua ossessione nel ritrovarmi era soltanto il suo modo per esternare quel sentimento a cui non riusciva a dare un nome. Forse la kunoichi poteva anche aver iniziato a provare qualcosa di profondo per lui ma, probabilmente, nemmeno lei era riuscita a far chiarezza in sé. Amore sacro e amor profano. Desiderio platonico e desiderio carnale.
Purtroppo la sua presenza rendeva felice il mio dobe così ero costretto ad accettarla.
Per tutti gli altri, Consiglio compreso, casa Namikaze era off-limits. Fortuna che non si azzardavano a spingersi fin qui. Avevano troppa paura, se di me o del mio dobe non so.
Solo l'Hokage, Shizune, Jiraiya, Iruka e Kakashi sapevano di noi. Del legame che ci univa. Non mi sarebbe importato se la cosa fosse divenuta di dominio pubblico, ma sapevo bene cosa questo avrebbe comportato per Naruto. Povero dobe... stava già soffrendo abbastanza per quella lettera. Non avrei permesso che fosse turbato nuovamente. Non ora che stava riacquistato piano piano il suo vecchio sorriso.
Dovevo essere paziente. Buffo detto da me, che di pazienza non ne ho mai avuta molta, ma non potevo fare altro. Un passo alla volta finché, finalmente, non saremmo stati liberi. Liberi da tutto e tutti. Persone insignificanti che si arrogavano il diritto di giudicare: lui... me... noi.
Il traditore e il figlio dello Yondaime, amici? C’era tanto da spettegolare. Sguardi contrariati ci seguivano ovunque… parole sussurrate a mezza bocca non ci lasciavano un attimo di tregua… avrei voluto distruggere tutto, ma non potevo. Guardai queste mie mani pallide e ruvide. No, non più mie. Ma di Naruto. Avevo scelto di appartenergli fino alla fine dei miei giorni e questa era una scelta che non avrei mai rimpianto. Sarei stato la sua ombra.
Che importava se il sole viene ammirato dall'umanità intera? Lui ama soltanto la luna. Soltanto a lei dona il suo reale splendore, senza riserve. E sarebbe stato sempre così, in eterno.
Accarezzai pelle di miele che avevo imparato a riconoscere come mia mentre lo sentii sospirare contro il mio petto. Qualcosa dentro di me si strinse fino a farmi male. Avrei dato tutto pur di risparmiargli quest’altro dolore. Il dolore dell'abbandono e del rifiuto. Una parte di me lo poteva capire. In un certo senso eravamo dannatamente simili. Come io venivo messo in secondo piano rispetto all'importanza del ruolo ricoperto da Itachi, così Naruto era passato in secondo piano rispetto al bene di Konoha.
Forse è ipocrita detto da me, io che l’ho ferito così tanto, eppure. Era impossibile ignorare il tormento che lo stava logorando.
Faceva finta di nulla, Naruto. Continuava a sorridere e a comportarsi come il solito attaccabrighe ma io potevo vedere oltre quella sua maschera.
Lo vedevo stringere le spalle, quasi a voler parare un colpo, ogni volta che qualcuno vedendolo passare inchinava il capo in segno di saluto. Loro, che lo avevano sempre schernito, ora pareva volessero baciare la terra dove lui poggiava i suoi piedi.
Anche i suoi amici erano rimasti sorpresi il giorno dell’annuncio di Tsunade. Devo darne loro atto, hanno tentato di scherzare sulla cosa, di essergli vicino. Ma i loro tentativi sono serviti a confonderlo ancora di più.
Quei silenzi imbarazzati.
Quelle risa nervose.
Erano tutte una lama dopo l'altra.
Quando mi aveva detto di non sapere più chi era. Di non capire perché Konoha gli sembrava quasi un’estranea, un brivido gelido mi aveva fatto accapponare la pelle.
Tutte quelle domande… tutte quelle domande che mi avevano portato sulla strada del buio. No, non potevo permettere che accadesse anche a lui. Tutti ma non Naruto. Non la mia luce.
Lui non è mai stato fatto per odio e sete di vendetta. No. Non è mai stato nella sua natura. Perché Naruto ha un cuore troppo grande.
Non ho mai amato le parole ma sentivo, in quel momento sentivo di dovergli dire qualcosa. Per fargli capire che io c’ero. Ci sarei stato fino a quando mi avesse voluto. E anche oltre. Perché era finalmente mio. Tutto mio. Non apparteneva più nemmeno a se stesso.
Sono io la tua casa, dobe. Questo era stato tutto ciò che ero riuscito a dirgli. Sono io la tua casa come tu la mia.
Era tutto ciò che doveva sapere. Non ci serviva altro per vivere. Io e lui. Qualsiasi cosa avremmo voluto ce la saremmo presa. Perché non c’era niente che non potevamo fare insieme.
No, non ci stavamo nascondendo. Stavamo solo aspettando che il mondo si decidesse a lasciarci in pace e continuasse la sua vita.
"Dobe…". Lo chiamai ancora. I suoi occhi azzurri erano persi nel fissare la luna, completamente ignaro di ciò che lo circondava. Lo strinsi di più, affondando il viso nei suoi capelli dorati. Tentando di riportarlo da me. Detestavo non averlo vicino, nella mente e nel corpo.
Lui si voltò lentamente, abbozzando un sorriso lieve. Mi baciò, iniziando a giocherellare con alcuni dei miei ciuffi corvini. Era distratto da qualcosa. Qualcosa che lo rendeva inquieto e preoccupato.
"Che succede, dobe?"
"Niente". Poggiò il capo sul mio petto, accarezzandomi piano piano. La vasca era piccola e i nostri movimenti limitati ma in quel momento avrei smosso mare e monti pur di stringerlo a me e non lasciarlo più andare. Lui era mio. Mio.
"Naruto". Non doveva azzardarsi a mentirmi, mai.
Lo vidi chiudere gli occhi, aggrottare le sopracciglia nel tentativo di concentrarsi.
"È… è come se qualcuno mi stesse chiamando". Non riusciva a spiegarsi o, forse, ero io a non capire. Da diversi giorni era strano, assente. Sempre con la testa da un'altra parte.
"Dovrei esserne geloso?". Tentai di sdrammatizzare ma sapevo, sentivo in qualche angolo della mia mente, che la situazione era davvero seria. Niente era mai riuscito a ridurlo in quello stato.
"Teme!". Urlò, imbronciandosi. Mi dette le spalle, appoggiandosi a me, stanco. Tornò a fissare la luna, che ci illuminava con la sua luce filtrando dalla grande finestra davanti a noi, cercando in essa una qualche oscura risposta. Io mi limitai a perdermi nel suo profumo, inebriante come una droga rara.
"Lui… lui mi chiama, sempre più forte. Vuole che lo raggiunga…vuole che vada da lui…". Sussurrò, quasi parlando a se stesso.
"Chi, Naruto? Chi?". Lo scossi, lo costrinsi a guardarmi. Il suo sguardo s’era fatto vacuo come se non si fosse nemmeno accorto di stare parlando con me. Come una bambola priva di forza.
Chi osava porsi fra noi? Chi? Sentii lo Sharingan attivarsi mentre la gelosia minacciava di consumarmi, ancora una volta. Il marchio sul collo prese a bruciarmi sempre più mentre tentavo di ricacciare la maledizione di Orochimaru indietro. Ma non serviva. Tutti i miei pensieri erano concentrati su quella minaccia che non aveva volto ma che stava tentando di travolgerci.
Nella sua vita non doveva esserci nessun altro. Solo io. I suoi pensieri, le sue emozioni, tutto ciò che era Naruto dovevano appartenermi. Tutto di lui doveva appartenermi.
Non capivo questo mio bruciante bisogno di possederlo però era un qualcosa che non potevo soffocare.
"Non lo so". Per un attimo intravidi un’ombra di timore oscurare quel cielo infinito in cui amavo perdermi. "Non so chi sia, eppure so che dovrei saperlo. Come se ci conoscessimo da sempre. Sento la sua voce nei miei sogni. Sta diventando un’ossessione…". Tentò di sorridermi, ma non ci riuscì. Si strinse il capo, tentando di ricacciare indietro quella voce che non gli dava tregua. Gli afferrai i polsi, allontanandoli dai suoi occhi segnati dalla fatica.
"Ho paura, Sasuke".
"Shh, dobe. Va tutto bene. Nessuno oserà mettersi tra noi".
Lo strinsi di più a me, prendendolo tra le braccia. Alzandoci da quell’acqua oramai fredda.

Nascose il viso nell’incavo del mio collo e in quell’istante mi parve solo un bambino spaurito bisognoso di affetto.
"Andiamo, itoiishi. È ora che ti dimostri ancora una volta a chi appartieni".
L’aria fredda mi colpì forte mentre, dai nostri corpi, piccole gocce d’acqua profumata di vaniglia cadevano sul vecchio pavimento di legno.
Il richiamo di un lupo in lontananza squarciò il pesante silenzio che ci aveva avvolti.
In quel momento, non potevo saperlo, ma presto io e il mio dobe ci saremmo trovati a condividere qualcosa che andava oltre qualsiasi umana convinzione.
 
 
                                                   I walk alone... I walk alone
                                                  I walk alone... I walk alone
 
 
"Ci ha fatti chiamare, Hokage-sama?"
Tre uomini vestiti di nero fecero il loro ingresso nello studio della Godaime. Tre uomini, ognuno dei quali con il viso nascosto da una maschera bianca. Uno sparviero, un falco e un cervo.
Lady Tsunade li fissava seria, le dita incrociate davanti a sé, strette fino al punto di renderle quasi bianche. Molte cose stavano per cambiare.
Da quel maledetto 10 Ottobre, Konoha non era stata più la stessa. Sembrava che il destino si fosse accanito contro di loro... quasi una vendetta contro quel figlio che tante volte l'aveva sfidato. Il suo figlio prediletto.
"Sì" La donna trasse un profondo respiro, riordinando alcuni documenti su quel tavolo massiccio. "Ho ricevuto gravi notizie, poche ore fa. Pare che al confine con il Paese della Nebbia qualcosa di strano si sia scatenato. Stando ai rapporti che ho ricevuto, molte persone affermano di aver visto una creatura gigantesca far razzia di bestiame in piena notte, distruggendo qualunque cosa incontri sul suo cammino". Aveva scelto le sue parole con cura, quasi timorosa della verità. Non era un semplice mostro ad aggirarsi fra quelle terre lontane. Secondo Jiraiya era qualcosa di molto, molto di più.
"Non vorrà dirmi di aver convocato degli ANBU solo per dare la caccia a qualche orso o roba simile?" Chiese, scherzando, Sparviero. Dei tre era quello più baldanzoso.
"Zitto!" Lo rimproverò Falco con un sibilo tagliente. Erano ANBU, per la miseria. Non una combriccola di ragazzini mandati a fare una scampagnata!
"Uffà". Borbottò, a sua volta, Cervo. I suoi pensieri potevano essere riassunti in due semplici parole: "Che guaio"!
"Se fossi in te non riderei tanto presto, Sparviero". La donna portò il suo sguardo severo su di loro, facendo morire al povero Sparviero il sorriso sulle labbra. "Si da il caso che nei dintorni dovrebbe esserci la base di uno dei vecchi laboratori di Orochimaru. Non sappiamo se sia ancora operativa, ma non voglio trascurare nulla".
"Pensa che qualche sopravvissuto del Suono c’entri qualcosa? Dopo la morte di Orochimaru credevo fossero scomparsi". Falco si era limitato a dire morte sebbene non fosse stata una morte comune. Orochimaru era stato eliminato dal suo stesso allievo, mutilato ed annientato per sempre. Non era stato un bello spettacolo...
e pensare che ora, quello stesso allievo, si trovava proprio lì a Konoha, una paio di case più in là da.
"Non lo escluderei, Falco". Tsunade aprì un cassetto estraendone, oltre ad alcune mappe, due schede. "Partirete all’alba. Ufficialmente sarà una missione di spionaggio. Non voglio che ingaggiate alcun combattimento non necessario. Non dovete attirare l’attenzione per alcun motivo. Soprattutto se qualche superstite del Suono si trova davvero da quelle parti. Solo, allora, potrete uscire allo scoperto per eliminarlo. Vi raccomando la massima prudenza. Non abbiamo più avuto notizie di Kabuto".
"Sì, Hokage". Risposero i tre in coro.
"Inoltre…". L'Hokage trasse un profondo sospiro prima di continuare. "Inoltre, voglio annunciarvi che a questa missione saranno aggiunti due nuovi membri alla vostra squadra: Volpe e Lupo".
"Così, il mocciosetto ha superato l’esame?". Sparviero afferrò il foglio che la donna gli stava porgendo, estremamente divertito dalla cosa. Sarebbe stato un piacevole passatempo viaggiare di nuovo in compagnia di Naruto Uzumaki... Namikaze. Quel ragazzo era una fonte inesauribile di sorprese.
Tuttavia, la sua gioia si spense una volta posato lo sguardo su l’altra scheda.
"Cosa?!". Fu sul punto di strozzarsi con la sua stessa saliva.
"Pensa che sia prudente, Hokage-sama?" Falco posò il suo sguardo sulle informazioni che quel foglio riportava, rimanendone turbato. "Io credevo…".
"Lupo ha superato tutti i controlli impostigli da Ebisu, che hanno garantito per la sua riabilitazione a shinobi. Sarà l’ombra di Volpe e lui la sua massima priorità". Chiuse gli occhi per un istante. "Questa è una missione ufficiale, quindi pretendo che mettiate da parte qualsiasi rancore o rivalità. Sappiate che, se per qualche stupida idiozia, dovesse succedere qualcosa a Naruto ne pagherete le conseguenze”.
Più chiara di così.
"D’ora in poi, Lupo accompagnerà Volpe in ogni sua missione. Quindi cominciate a farci l’abitudine". Il suo era un ordine perentorio, che non ammetteva alcuna replica.
Il discorso sembrava terminato quando, di punto in bianco, uno degli ANBU decise che fosse giunto il momento di fare il suo intervento.
"Che guaio. Devo quindi presumere che finalmente quei due si sono dichiarati?". Commentò Cervo, seccato. Da sotto quella maschera, Shikamaru Nara non era per nulla sorpreso dalla cosa. Si vedeva lontano un miglio, l’attrazione esistente tra quei due. Negarlo era solo uno spreco di tempo.
Falco rimase completamente paralizzato a quell’affermazione, spalancando i suoi grandi occhi bianchi fino all’inverosimile. Se il suo viso fosse stato visibile anche agli altri, sarebbe stato uno shock per loro scoprire come anche il grande Neji Hyuuga potesse perdere la sua leggendaria calma.
Sparviero strinse nel suo pugno quel pezzo di carta. No! Se quel bastardo traditore si aspettava che lo avrebbero accolto a braccia aperte si sbagliava di grosso. Non gli importava nulla se era considerato un prodigio o che altro. Uno che tradisce il proprio villaggio per sete di potere non era altro che spazzatura.
Tuttavia, più di ogni altra cosa, non poteva perdonargli il dolore arrecato a Naruto. Tutte le sofferenze che quel ragazzo aveva dovuto patire a causa sua. Forse gli altri ne erano all’oscuro, ma lui conosceva bene le condizioni imposte dal Consiglio all’Uchiha in cambio del perdono. E, alla fine, sarebbe stato solo Naruto a pagarne le conseguenze. Perché la Godaime lo aveva permesso?
L’Hokage si limitò a coprirsi il viso con una mano. "Ciò che Naruto e Sasuke fanno della loro vita, non sono affari che vi riguardano. Qui troverete tutto ciò che vi occorre sapere per la vostra missione. Non c’è altro da aggiungere. Potete andare".
Congedati, i tre giovani uscirono dall’ufficio dell’Hokage ognuno immerso nei propri pensieri.
"Sai, aspetta".
Neji gli afferrò il braccio facendolo voltare verso di sé. L’ira che emanava quel ragazzo era palpabile e affilata come la lama di un kunai.
"Non fare sciocchezze". Lo mise in guardia.
"Non gli permetterò di ferire ancora Naruto". Sibilò l’altro. "Io non devo nulla a Sasuke Uchiha". Sputò quel nome carico di veleno. Non capiva perché lo avessero riammesso al villaggio. Quel tizio era fatto della stessa pasta di Orochimaru. Non ci avrebbe pensato due volte a tradirli nuovamente se l’occasione si fosse presentata. Come facevano a non vederlo.
"Capisco ciò che provi". Parlava con calma la promessa degli Hyuuga. Parlava con una calma quasi innaturale. Anche lui teneva molto a quel biondo pieno di vita, ma c’erano cose a questo mondo che nessuno poteva cambiare. Cose che erano davvero inevitabili. "Non sei il solo a diffidare di Uchiha. Ma finirai solo con allontanare Naruto ancora di più, se non ti dai una calmata".
"Come diavolo ha potuto perdonarlo così facilmente!".
"Che guaio". Shikamaru si grattò la testa annoiato. Sembrava una maledetta soap-opera. Povero Naruto. Riusciva ad attirare solo la metà sbagliata del villaggio.
Gli altri due si voltarono a fissarlo.
"Che c’è?". Chiese loro, quasi sorpreso. "Era prevedibile che finisse così. Il tira e molla tra quei due va avanti da quando avevano entrambi dodici anni. Se sene fossero accorti prima, avrebbero risparmiato a tutti un mucchio di seccature". Si tolse la maschera riponendola in una tasca. "Se vuoi un consiglio: scordati di Naruto. Intromettersi nelle beghe di quei due è solo una perdita di tempo. Per quanti sforzi tu possa fare, alla fine di tutto, resteranno sempre Naruto & Sasuke. Tutto il resto non avrà alcuna importanza". Disse prima di scomparire in una nuvola di fumo.
In fondo al cuore, Neji era del medesimo parere. "Shikamaru ha ragione. Il filo rosso che lega quei due nemmeno il destino è riuscito a spezzarlo. Possono amarsi, possono odiarsi. Ma niente può separarli, che ti piaccia o meno".
Sparì anche lui, lasciando Sparviero solo. Forse, se fosse stato più sincero con se stesso, Sai avrebbe capito quale era la verità dietro tutto quel rancore. Forse, avrebbe visto che tutto ciò che desiderava era prendere il posto di Sasuke Uchiha nel cuore del bel biondino.
           
 
                            My shadow’s is the only one that walks beside me
                           My shallow heart’s the only thing that’s beating
                             Sometimes I wish someone out there will find me
                                                 ‘Til then I walk alone                                 
 
 
Avevamo viaggiato per tre giorni, attraversando senza sosta la Terra del Fuoco, fermandoci a riposare nel cuore delle foreste rigogliose che ci circondavano solo per poche ore a notte.
Il dobe era al settimo cielo, non c'erano altre parole per descriverlo. Rideva, scherzava, parlava a raffica, come se ciò che lo aveva turbato in quei lungi giorni non fosse stato altro che un brutto sogno.
Osservandolo parlare con gli altri, rivedevo in quel giovane dagli occhi limpidi lo stesso dodicenne pieno d'energia e grinta che era stato mio compagno di squadra. Eppure, il dobe ora era un uomo. Un uomo straordinario.
Nonostante il dolore... nonostante la morte.
Mai nessuna ombra era riuscita a corromperlo, mai. Sempre trasparente, sempre puro.  Affinché il sole non venisse mai meno con la sua luce, la luna non avrebbe esitato a tingersi del colore del sangue. Avrei ucciso per questo.
Posai lo sguardo sulle persone con cui viaggiavo. Forse a Naruto era sfuggito, ma la calma che regnava tra noi era solo apparente. Sentivo la tensione salire al sorgere di ogni nuovo giorno, lacerando i nervi di quei tre ANBU come una malattia che ti corrode senza sosta. Niente a che vedere come quando viaggiavo con il team Hebi. Anche se lì ero io a dettare le regole, mentre ora mi limitavo a seguirle senza parlare.
Beh, adesso almeno non dovevo preoccuparmi di un'imboscata di Karin, ma questa è un'altra storia.
Ancora...
Ancora quell'irritante fastidio. Ancora quella sensazione di invidia e odio e disprezzo, che mi scendeva lungo la schiena iniziando a spazientirmi. Sai... l'idiota stava cercando di provocarmi.
Avevo notato come fissava il mio dobe, come rimanesse incantato innanzi al suo sorriso contagioso. Come lo ritraesse su innumerevoli pergamene quando Naru-chan era distratto.
Potevo capirlo. Il suo sorriso è il canto melodioso della sirena, che ti ammalia e irretisce senza lasciarti alcuna volontà. Potevo capirlo Sai. Naruto è un tesoro prezioso. Troppo prezioso, per lasciarlo anche solo sfiorare dalle sue sudice mani.
In realtà, quella sua ossessione mi preoccupava solo fino ad un certo punto.
L'idea che il dobe potesse essermi infedele non mi aveva mai sfiorato. Era un concetto assurdo, ridicolo. Senza alcun fondamento.
Avevo avuto prova della sua dedizione nei tre anni trascorsi lontani. Aveva detto di appartenermi. Ed io, che non avevo mai creduto nella lealtà umana, sapevo che quelle parole erano vere.
Questo, tuttavia, non cancellava il fastidio che provavo quando qualcuno si avvicinava troppo a quella testa quadra. Era un comportamento infantile, lo so bene, ma il pensare che anche solo per un istante non fossi il fulcro di tutti i suoi pensieri, mi rendeva geloso.
Cielo! Stavo diventando più idiota di lui!
Quel formicolio lungo la schiena non si decideva a lasciarmi. Fra poco, quell'idiota di Sai sarebbe esploso... ed io non mi sarei di certo tirato indietro. Era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro una volte per tutte.
Avevo trascorso quei giorni quasi completamente in silenzio ad osservare le persone che mi circondavano. Essere nominato ANBU non aveva significato per me chissà quale onore. Era stato semplicemente un mezzo che mi avrebbe permesso di trascorrere più tempo con il dobe. Tutto qui. Un espediente utile per studiare quelli che mi circondavano e capire chi fra loro avrebbe potuto costituire un ostacolo per il nostro futuro.
Avevo capito parecchie cose in quei giorni: primo fra tutti, che Neji e Shikamaru sapevano di me e del dobe.
Non era stato mai un tipo loquace Nara. Quelle poche volte in cui ci eravamo scambiati qualche parola, mi aveva semplicemente chiesto informazioni sul laboratorio che stavamo cercando e sulle forze a sua difesa che avremmo potuto incontrare. Non ci eravamo detti altro, io e Shikamaru, tuttavia il suo sguardo sosteneva altrimenti. Ciò che c'era tra me e Naruto era affar nostro, ma se l'avessi fatto soffrire...

E, per questo, io sentivo di rispettarlo.
Neji Hyuuga mi studiava con sospetto, ancora indeciso sul da farsi. Non si fidava di me ed anche lui avrebbe protetto Naruto a tutti i costi. Era una scelta legittima.
Sai, invece, mi odiava e basta... come se questo contasse qualcosa per me. Quando ci eravamo incontrati in passato lo avevo sempre considerato un inutile rimpiazzo che cercava di prendere il mio posto nel team 7. Non gli avevo mai dato molto peso.
Ora che, invece, stava iniziando a mostrare apertamente una certa inclinazione verso Naruto, la situazione era leggermente cambiata. Continuavo a considerarlo un rimpiazzo, vero, ma un rimpiazzo fastidioso.
L'unica cosa che per me aveva valore era quel dobe che ogni sera stendeva il suo sacco a pelo accanto al mio, tentando di riempire i miei silenzi con una marea di chiacchiere inutili. Il più delle volte finiva con l'addormentarsi esausto.
Se devo essere sincero, a costo di divenire sdolcinato, era piacevole starlo ad osservare. Quello strano senso di calore che mi attanagliava lo stomaco ogni volta che lo avevo vicino non mi aveva mai abbandonato. Era completamente assurdo. Eppure, quando lui era al mio fianco, le grida d'orrore che da sempre m'avevano perseguitato si acquietavano ed io ero in pace.
Naruto lo percepiva, lo sapevo. Non si allontanava mai troppo da me e di questo gliene ero grato. Mi sembrava che, da un momento all'altro, se non lo avessi avuto sempre al mio fianco, qualcosa avrebbe potuto portarmelo via.
Per quella quarta sera, ci eravamo accampati in prossimità del cuore della foresta, in una piccola radura ricoperta di neve. Pochi chilometri di distanza e gli alberi avrebbero ceduto il posto alle rovine di un vecchio villaggio abbandonato. L'entrata del laboratorio era lì.
Il dobe e Shikamaru erano spariti in cerca di legna per il fuoco, mentre noi tre eravamo rimasti a sistemare l'accampamento. Sai avrebbe fatto la sua mossa, me lo sentivo.
"Uchiha". Un sibilo.
Ero chino a montare una tenda e con la coda dell'occhio vidi la figura di Neji irrigidirsi. Lo ignorai.
"Dannazione, Uchiha! Voltati!". Ohh! Doveva essere proprio infuriato.
Mi alzai lento, ripulendomi con calma le ginocchia sporche di neve. Ero tranquillo... nonostante quello che pensasse Sai, conducevo io la partita.
Rimasi a fissarlo in silenzio, curioso di vedere fino a dove avesse deciso di spingersi. Vederlo in preda all'ira era divertente.
"Ti diverti a fare il superiore, eh? Il grande e potente Uchiha. Sei soltanto uno sporco traditore!". Mi afferrò la divisa, avvicinando i nostri volti. I suoi occhi erano due tizzoni ardenti di una gelosia malcelata. "MI FAI SHIFO!". Tuonò, completamente trasfigurato dall'odio. "Il solo pensiero delle tue mani su di lui ".
Le mie mani, Sai? E che dire del mio corpo, della mia bocca.
"Come ha potuto? Come ha potuto...". Farfugliava, incredulo, frasi sempre più incoerenti.  Io continuavo a tacere. "Con quale scusa l'hai costretto! Dannazione, rispondimi!".
Neji s'era avvicinato con cautela, pronto ad intervenire se la situazione lo avesse richiesto. Ciononostante aveva capito che, se volevamo che quella missione riuscisse, bisognava mettere tutte le carte in tavola. Una volta per tutte.
Afferrai i polsi di Sai, staccandolo da me. Nessuno doveva osare toccarmi.
"Naruto ha scelto di stare con me di sua spontanea volontà, Sai". Parlavo lento, scandendo ogni sillaba con una gelida determinazione. Ero pronto ad uccidere per Naruto. Volevo che lo sapessero. "Mi ama ". Ero un bastardo e mi piaceva. Godevo, godevo nel vedere la collera infiammargli il viso. Vederlo faticare a ricacciare indietro la bile. "Lui è mio... lui è sempre stato mio".
Mi sferrò un pugno. Sentii un rivolo di liquido metallico inumidirmi le labbra. Se avessi voluto, avrei potuto evitarlo senza fatica, ma lo lasciai fare. Iniziavo a divertirmi sul serio.
Mi asciugai il sangue, osservando quel rivolo rosso macchiarmi le dita. Gli avrei concesso solo un colpo prima di reagire.
"Pensi, forse, di sapere di cosa ha bisogno? DI POTERLO FARE FELICE? Che cosa accadrà quando il Consiglio ti ordinerà di rispettare i patti, eh?". Urlò. Neji ci guardò incerto, non capendo a cosa il suo compagno si stesse riferendo.
"Il Consiglio non è un problema". Liquidai quell'argomento con un semplice gesto della mano. Avrei risolto la cosa a tempo debito. "E tu? Tu sai di cosa Naruto ha bisogno?". Le mie parole lo scossero, aizzando la sua furia ancora di più. I nostri sguardi s'incatenarono l'uno all'altro.
"Che diavolo vuoi dire? Naruto è una persona forte, straordinaria! Tutti noi faremmo carte false per lui!".
"Lo so perfettamente, ma non è ciò che ti ho chiesto. Voglio sapere se tu pensi di essere ciò di cui il dobe ha bisogno".
Sai non mi rispose.
"Il mio dobe ha un grande difetto, Sai. Pensa sempre agli altri prima che a se stesso. Non gli importa di soffrire, se con le sue azioni più rendere felice qualcun altro". Scrollai le spalle per sottolineare quello che per me era un comportamento completamente assurdo e insensato. "Pensa che voleva rinunciare a stare con me pur di non precludermi la possibilità di avere dei figli. Da imbecilli, vero? Ma, che possiamo farci? Naruto è una persona troppo pura per avere pensieri egoistici". Gli sorrisi con fare di sfida, vedendo tenui linee di rosso circondare le sue iridi corvine. "Fortuna per lui che io non lo sono. Lo volevo come lui voleva me così ho dovuto costringerlo ad ammettere la verità. Non è il tipo da essere messo su di un piedistallo. Per essere felice, ha bisogno sempre di nuove sfide. Di traguardi da raggiungere. Ma, per far questo, ha la spiacevole abitudine di dimenticarsi da se stesso. Ciò di cui Naruto ha bisogno, è qualcuno che si prenda cura di lui quando si mette in testa una delle sue crociate. E, non tenendolo lontano dal pericolo, sotto una campana di vetro. Ma stando al suo fianco, condividendone i rischi e avendo il coraggio di mollargli un sonoro ceffone quando occorre".
"Tu credi che io non ne sia capace?!"
"Sai...." Ed ora eravamo arrivati al momento della clou della nostra rappresentazione. "Tu saresti disposto ad uccidere per lui?"
"Siamo ninja...". Iniziò ma lo interruppi subito. Non mi interessava la solita storiella sui ninja freddi e senza legami. Non ci credevo più dal giorno in cui avevo capito di desiderare quel dobe con tutto me stesso.
"Non ho detto in una missione, Sai. Se ritenessi che una persona voglia fargli del male, se sapessi che potrebbe essere d'intralcio ai suoi sogni... saresti disposto a sporcarti le mani?". Ora che avevo cominciato, non potevo più fermarmi. "Se un giorno..." Sentivo un groppo serrarmi la gola. Era un pensiero troppo sconvolgente persino per me. "Se un giorno, Kiiubi dovesse prendere il controllo e distruggere tutto... se non ci fosse altro mezzo per fermarla... tu saresti disposto ad uccidere Naruto?".
Vidi il suo volto perdere via via il colore, sconvolto mentre rivoli di sudore freddo lo segnavano come in una maschera funerea.
"Uchiha..." .
"Se lui ti chiedesse di porre fine alla sua esistenza tu lo faresti?". Insistetti.
Non mi rispose.
"Se fosse lui a chiedermelo io lo farei, Sai. Solo per lui. Perché so, che divenire il mostro che tutti lo hanno sempre accusato di essere, è la sua più grande paura".
Ancora silenzio. Vidi Neji farsi più vicino, anche lui sconvolto.
"Ma, prima di togliermi la vita, ucciderei tutti quelli che lo hanno ferito e detestato, spingendolo oltre quella linea. Gli ho promesso la mia esistenza e non mi tirerò di certo indietro. Metterei a ferro e fuoco questa terra se fosse lui ad ordinarmelo. Non mi fermerei davanti a niente. Quindi Sai non venirmi a dire che non so di cui Naruto ha bisogno. Io lo so meglio di chiunque altro...".
Una nuova furia s'impadronì di lui. Stava per saltarmi addosso e colpirmi, ma lo Hyuuga fu più rapido. Lo afferrò per le braccia, tentando di bloccargli qualsiasi movimento.
Era una furia. Se avesse potuto, mi avrebbe ucciso.
"TU! TU!". Urlava, sempre più forte. "TI ODIO, UCHIHA!!!"
"Che diavolo succede?".
Quella voce risuonò forte, bloccando il tempo in una scena quasi surreale.
Naruto era tornato.
Neji lasciò andare Sai mentre quest'ultimo cadeva in ginocchio come se tutte le sue forze fossero state prosciugate da un'entità misteriosa.
Ancora una volta un silenzio imbarazzato era sceso tra noi.
Il dobe poggiò il suo carico al suolo, avvicinandosi lento. Spostava lo sguardo dall'uno all'altro, tentando di capire cosa fosse successo. Nessuno di noi si decideva a parlare.
Mi sfiorò una guancia, passando un dito sul mio labbro rotto. Il suo viso tradiva un'espressione sofferente, malinconia mista ad un profondo senso di colpa. Poggiai la mia mano sulla sua. Era così calda.
"Che hai combinato stavolta, teme?". Mi chiese piano. Non c'era accusa nel suo tono. Solo tanta, tanta tristezza.
"Cosa ti fa credere che sia stata colpa mia?". Gli risposi sarcastico.
"Sarà che non riesci mai a tenere a freno la tua boccaccia?”.
Sollevai un sopracciglio. "Buffo detto da te!".
Tutto il mondo intorno a noi era come sfocato, come se quella realtà si fosse dissolta senza lasciar traccia. C'eravamo solo noi.
"Naruto...". Il richiamo di Sai dissolse l'incanto.
"Vi lascio soli". Afferrai la mia Kusanagi, iniziando ad allontanarmi mentre lui si voltava verso i suoi amici. Avevano ascoltato la mia verità. Ora toccava a quella del dobe. Ed era una cosa che Naruto doveva fare da solo.
"Naruto, perché?".
In pochi balzi ero arrivato in una piccola radura che avevo scoperto qualche giorno prima. Lo Sharingan era già attivo, in questo modo potevo seguire anche da lontano le loro azioni. Lo avevo fatto quasi senza accorgermene. Per quanto ora fossi oramai un adulto, una piccola parte di me aveva il costante bisogno di sentirgli gridare al mondo cosa provasse per me.
 
"Perché cosa, Sai?".
"Perché lui? Perché dopo tutto quello che ha fatto, ti ha fatto... perché lui?". La voce di Sai era disperata. L'ultima scintilla di un fuoco oramai quasi spento.
Naruto gli sorrise mesto, stringendosi nel pesante mantello che aveva indosso. "Mi chiedi qualcosa a cui nemmeno io so cosa rispondere... è come chiedere ad un bambino: perché il cielo è blu? Perché il sole è caldo? Tu puoi dare una risposta a queste domande? Per tanto tempo, sapessi quanto sono stato arrabbiato! Con lui, con me stesso. Perché se ne era andato. Perché ci aveva traditi. Perché non ero riuscito a fermarlo. Per tanto tempo non ho capito perché avessi questo disperato bisogno di riaverlo con me. Poi una sera... PUF... la verità mi si è parata davanti. Una verità talmente grande che non poteva più essere ignorata. Io lo amavo. Amavo quel teme arrogante, egoista e taciturno. Senza bisogno di un perché. Lo amavo, punto. Non avevo bisogno di sapere altro. Ora, finalmente, sono completo... ora sono felice".
Naruto aveva parlato con voce calma, dolce. Come una madre parla al suo bambino. Quando le lacrime avessero iniziato a rigargli il viso nessuno poteva dirlo.
"Vi prego. Vi supplico, lasciateci in pace. Non costringetemi a scegliere".
Si asciug.ò con rabbia quelle stille salate, prima di voltarsi e sparire nel folto della foresta.
"Sai..." Neji provò a poggiargli una mano sulla spalla. Per tutto il monologo di Naruto, il moro non aveva detto nulla. Sembrava quasi aver smesso di respirare.
"Non toccarmi, Hyuuga!". L'ANBU scacciò quella mano con astio.
"Che guaio!".
"Non sei d'aiuto, Shikamaru". Sibilò il ninja dai lunghi capelli.
"Infatti, non volevo esserlo". Nara si massaggiò il collo, tentando di riordinare le idee. "Ti avevamo avvertito, Sai. Ti avevamo detto che avresti solo sofferto. Quei due sono fatti di un altro stampo. Nessuno può competere con quello che li lega".
Mentre gli ultimi raggi di un sole morente presero a risplendere su di loro, come materializzatisi dal nulla, candidi fiocchi presero a danzare nel cielo tinto di un tenue colore rosato.
 
 
                            
My shadow's the only one that walks beside me
                            My shallow heart's the only thing that's beating
                             Sometimes I wish someone out there will find me
                                                   'Til then I walk alone

 
 
"Com'è andata, dobe?"
Ero rimasto ad aspettarlo, appoggiato con la schiena al tronco di una vecchia quercia. Era un buon posto per riflettere, lì vicino a quel piccolo laghetto. Era calmo, sereno.
Lui sbuffò ma i suoi begli occhi erano ancora rossi. Non poteva mentirmi, neanche se la sua vita fosse dipesa da questo. "Come se non ci avessi spiato con il tuo Sharingan!"
Mi limitai a scrollare le spalle. Se litigare con me lo faceva sentire meglio, allora ci saremmo azzuffati.
Tuttavia, prima che potessi rendermene conto, me lo ritrovai tra le braccia, il suo viso nascosto contro il mio petto. "Cosa c'è di sbagliato in me, teme?Cosa?!". Stava urlando, singhiozzando, colpendomi il petto. "Cos'è, ho scritto in fronte SONO GAY, ABBORDATEMI"?
Dovetti sul serio trattenermi dal ridere in quel momento. Tentai di soffocare quel riso, però le vibrazioni che mi morivano in petto mi tradirono ugualmente. Strofinò il suo viso contro di me in cerca di calore.
Il suo mantello era umido. Doveva cambiarsi altrimenti si sarebbe preso un malanno.
"Hey!". Gli sollevai il viso, facendo incrociare i nostri sguardi. Dov'era finita la mia testa quadra preferita? Quella che non si è mai arresa? "Devi ammettere che hai una bella carrozzeria, dobe!".
"TEME?!" Strepitò contrariato, tentando di liberarsi dal mio abbraccio, ma io riuscivo a vedere oltre. Stava soffrendo. Il mio Naruto era stato ferito ancora una volta.
"Io non volevo che Sai soffrisse, Sasuke. Non voglio che nessuno soffra per me".
Vederlo così, come un pulcino spaurito, infiammò la mia ira contro quel dannato Villaggio che cercava di dividerci.
"Non puoi sempre rendere felici tutti, dobe. A volte devi pensare anche a te stesso". Lo sentii irrigidirsi nella mia stretta. Era arrivato il momento di passare all'azione.
Lo afferrai per le spalle, sbattendolo contro il tronco che fino a quel momento mi aveva sorretto.
"Sasuke?".
Strinsi il suo viso con forza, serrando la mia bocca sulla sua. Mordicchiandogli le labbra fino a farlo gemere. Seviziando la sua lingua fino a fargli perdere completamente il controllo. I suoi mormorii rochi m'infiammavano l'animo. Non potevo fermarmi, non potevo.
Iniziai a lambirgli il collo mentre la sua pelle d'ambra arrossiva sotto il mio tocco. I suoi occhi erano languidi, adombrati da una strana foschia che mi faceva capire quanto perso fosse nel piacere che gli stavo donando.
Presi a succhiargli il lobo dell'orecchio, sussurrando con voce roca tenui parole di desiderio. Naruto aveva alzato gli occhi al cielo, stringendomi con forza il capo su di sé. Mormorando quanto mi amasse... gridando al cielo quanto avesse bisogno di me.
Senza che se ne accorgesse, feci scivolare una mano sul suo petto, giù... giù, fino alla sua cintura. La slacciai.
"TEME!" Mi afferrò quella mano impertinente, bloccando ogni suo movimento. Aveva il viso in fiamme. "Che stai facendo!? Non possiamo! Non...".
Ancora una volta serrai la sua bocca con un bacio, rubandogli il respiro.
"Shh! Va tutto bene, dobe. Ti fidi di me?". Gli mormorai, staccandomi a malapena. Beandomi del suo respiro spezzato.
Lo vidi irrigidirsi impercettibilmente, la fronte aggrottata in chissà quale pensiero. Mi fissava incerto, eppure...
"Sì, Sasuke. Mi fido".
Un sorriso... un sorriso vero, come non ne faceva da tanto tempo, rischiarò quella foresta oscura, illuminandola con la forza di mille soli. Un sorriso.
Sorrisi a mia volta.
M'inginocchiai davanti a lui, massaggiando i suoi fianchi con un movimento lento, ipnotico. Il suo sguardo era fisso su di me, non mi mollava un solo attimo.
Ad ogni carezza sul suo ventre, ad ogni bacio, seguivano respiri sempre più veloci. Potevo quasi sentire il suo cuore, battere forte fin quasi a scoppiare.
"Ti va di dare al tuo koi un premio?". Con estrema lentezza, abbassai la cerniera dei suoi pantaloni. Li aprii, facendoli scivolare lungo le sue gambe scattanti.
"Cosa?!". La sua voce era quasi inesistente.
"Ti va di darmi un dolcetto?". Le mie dite si erano portate sul bordo dei suoi boxer. Sfioravano quei fianchi bronzei a malapena, solleticandolo.
"Dol... dolcetto? A te non piacciono i dolci...". Sussurrò.
"Questo tipo direi di sì". Con un rapido gesto mi liberai di quella stoffa fastidiosa. Bellissimo, il mio dobe era semplicemente bellissimo. Lo sentii irrigidirsi mentre intuiva cosa volessi fare. Il suo viso s'infiammò di colpo ancora di più. Strinse le labbra, tentando di trattenersi, mordendosi una mano fino a farla sanguinare. I suoi occhi risplendevano, umidi di lacrime, eccitati dalla passione.
"No, Naru-chan. Voglio sentirti". Mi persi nell'odore muschiato della sua pelle, inebriandomi di quell'essenza che era puramente Naruto.
Presi a baciare la sua virilità con lentezza, baci piccoli, lievi carezze, tormentando tutta la sua lunghezza. Sentii le sua mani tra i miei capelli, afferrandoli con forza, spingendomi verso di lui affinché potessi condurlo al piacere che tanto agognava.
"S-Sasuke...".
Ne accolsi la punta tra le labbra, suggendo piano, eccitandomi a quella musica scandita da suoi gemiti che con la loro potenza riuscivano a spezzare il silenzio di quel luogo. Beandomi delle prime gocce di felicità che stava versando per me.
"Mnnn... Naruto. Sei più dolce di una caramella". Lo stavo tormentando e lo sapevo... lo stavo tormentando e mi piaceva.
"'Suke...". Non aveva più voce.
Portai la sua intimità in bocca, cercando di accoglierne il più possibile. Leccavo, baciavo, lambivo. Ne massaggiavo con le dita la base. Ad ogni gesto, un gemito. Ad ogni gesto, un suono diverso.
"SASUKE!" Sentivo i suoi umori iniziare a riversarsi in me ed allora succhiai più forte. Eccolo...
Rivoli di saliva presero a scendere da un angolo della mia bocca, sfuggendo al mio controllo. Li raccolsi. Mentre con una mano tenevo i suoi fianchi fermi contro quel tronco che ci teneva saldi, portai quel dito umido verso la sua apertura, carezzandola e vezzeggiandola finché non si aprì per me. Hmmm, quel caldo che lo accolse era così invitante...
Spinsi, spinsi sempre di più, cercando il punto che finalmente lo avrebbe condotto al Nirvana.
"Sasuke... Sasuke... SASUKE!!!" .
Fu troppo per lui. Con un ultimo grido, arrochito dalla passione fino al punto d'essere quasi scambiato per il verso di un animale selvaggio, Naruto si lasciò andare, riversando il suo dolce frutto tra le mie labbra avide. Lo bevvi tutto, ripulendo la sua virilità con cura. Quando ebbi finito, lo liberai dalla mia presa. Completamente esausto, si lasciò scivolare al suolo, poggiandosi contro quel tronco in cerca di un appiglio.
Rimisi a posto i suoi abiti, beandomi di quel volto arrossito, imperlato di piccole gocce di sudore che lo rendevano una figura quasi eterea. Il suo respiro era ancora affannoso, il suo corpo scosso da piccoli tremiti.
Lo strinsi a me e Naruto mi lasciò fare.
"Mmmm mmm mmm". Borbottò, nascondendo il viso contro il mio petto.
"Cosa?" Le sue orecchie erano talmente rosse che, per un attimo, temetti una loro possibile autocombustione.
"Lo abbiamo fatto in una foresta... Che vergogna!" Mugolò. "E se gli altri ci avessero visti, o sentiti? Voglio morire..."
"Dai, dobe". Su, su non era il caso di esagerare. Tornai a poggiare la schiena contro la grande quercia, Naruto sempre stretto a me, la mia testa dolcemente chinata sulla sua. "Se tu morissi, io con chi mi divertirei? Con Sakura?". Gli feci notare, gentilmente. "Di certo, tutte quelle cose che ti piacciono tanto, non potrei di certo farle con il tuo fantasma!". Ops.
Dal ringhio che emise, forse, quello che avevo detto non lo aveva rasserenato molto.
"Sai, Sasuke...". Mi fissava torvo, i pugni stretti. "Alle volte mi chiedo perché diavolo sto con te... TEME?!". Urlò, tentando di colpirmi.
"Per quanto ti faccio urlare a letto?". Riuscii a schivare quel colpo a malapena. Chissà perché aveva reagito così. Infondo, la mia era solo un'osservazione.
"SA-SU-KE. Brontolò ancora frasi incomprensibili, borbottando come una pentola di fagioli. Tuttavia, non riuscì a soffocare uno sbadiglio. La stanchezza e la tensione di quel giorno erano state troppe anche per un tipo come lui.
"Sh... Ora dormi, Naruto. Penseremo a tutto domani. Tu riposa. Si sistemerà tutto".
Non so perché dissi quelle parole. Non c'era promessa più vana per un ninja, per un uomo la cui vita era fatta solo di morte e sangue, però...
Non saprei dire quando era accaduto, quando la mia mente già al limite, pronta a sprofondare nel baratro della follia da un momento all'altro, aveva concepito quell'immagine, quel desiderio ma... Se chiudevo gli occhi, innanzi a me vedevo stagliarsi una distesa infinita di verde e d'azzurro, riscaldata dal calore del sole. Un prato senza confini dove potermi sdraiare insieme al mio dobe sino alla fine dei tempi.
"Come fai ad esserne così sicuro?". La sua voce era dura, aspra. Quasi come se nemmeno lui credesse più in un futuro migliore.
"Perché saremo insieme, Naruto". Con un dito sollevai il suo viso, perdendomi in quegli occhi infiniti. "Ti ho dato la mi parola e la manterrò, te lo giuro. Un giorno, troveremo un posto in cui essere finalmente felici".
Ci baciammo, un esile tocco per sigillare quella promessa eterna che ci eravamo scambiati.
"Sasuke?".
"Dimmi, Naru.".
"Questo è per te". Cercò in una tasca del mantello, estraendone un lungo kunai. Era strano, adornato da un sigillo familiare.
"Cos'è?". Gli chiesi.
"Spulciando tra le pergamene di mio padre, ho trovato la spiegazione della sua tecnica dl teletrasporto. Se dovessimo separarci, con questo riuscirò sempre a trovarti".
Non potevo crederci. La tecnica del teletrasporto? Come ci era riuscito?
"Non fare quella faccia. Mi sono fatto aiutare da Kiiubi. Pensavo che questa tecnica poteva tornarci utile, un giorno".
Non sapevo sul serio cosa rispondergli.
 Presi il kunai, fissandolo come a volerne carpire i segreti. Ne ero un po’ invidioso.
"Sta tranquillo. Se farai il bravo, quando torniamo a casa la insegnerò anche  a te!" Con un sorriso sornione mi baciò il collo, ridacchiando divertito per l'espressione sorpresa che dovevo aver assunto.
"Dobe...".
"Teme." Mi rispose nello stesso tono.
Naruto tornò a poggiarsi al mio petto, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare. Lo coprii per bene con il suo mantello e rimasi così, ascoltando il suo lento respiro cullarmi nell'attesa del rosso tramonto.
Un lupo ululò in lontananza, annunciando il levarsi di un vento pungente.
Pesanti nubi portatrici di tempesta. Mi sentii raggelare il sangue... avevo un brutto presentimento.
Presto un tenue calore prese ad irradiarsi da quell'abbraccio. Un tenue calore che mi stordiva, intorpidendo le mie membra, sempre più veloce. Le palpebre erano pesanti, non riuscivo ad oppormi.
Quel calore... no, non calore... era chakra. Chakra infuocato che mi avvolgeva tutto. Stavo perdendo i sensi.
In un ultimo barlume di lucidità, due occhi scarlatti riuscirono a perforare la mia coscienza.
"Perdonami, Sasuke-kun".
"Kiiubi". E poi fu solo il buio.
 
 
                                     Ah-ah, Ah-ah, Ah-ah, Aaah-ah,
                                               Ah-ah, Ah-ah, Ah-ah

 
 
“Lo abbiamo trovato, Kabuto-sama... ma...".
"Parla, Hakudoshi! Sbrigati!".
"Non è solo. Il portatore di Kiiubi e il traditore sono vicini".
"Maledizione! Raduna gli altri. Dobbiamo muoverci!".
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Non sarà il caso di andarli a cercare?".
"Diamogli ancora un po’ di tempo. Naruto era piuttosto scosso". Shikamaru gettò nuova legna sul fuoco, afferrando un pezzo di carne bruciacchiato. Bene, era cotto. "Che ti aspettavi, Neji? Questa missione sta diventando peggio di una soap-opera. Tremo al solo pensiero di cosa accadrà, quando tutte quelle pazze al villaggio scopriranno che il caro Sasuke-kun è dell'altra sponda". Addentò la sua cena.
Neji Hyuuga osservò per un istante una tenda in disparte. Sai s'era coricato presto, nel silenzio più totale. La sua ombra rischiarata dalle fiamme del fuoco giaceva supina su di un fianco.
"Tu a cosa pensi che Sai si riferisse parlando del Consiglio?".
"Beh, non è difficile da indovinare". Shikamaru strappò un altro pezzo di carne, masticandolo lento, pensieroso. "Sicuramente il Consiglio avrà domandato il completo controllo sulla prossima generazione Uchiha. Mi sorprende che a Sasuke sia stato concesso di partecipare a delle missioni. Credevo che il suo destino, oramai, fosse quello di un animale da riproduzione". Gettò i resti del suo pasto tra le fiamme.
"Uchiha non è mai stato un tipo da seguire le regole".
"Il punto è un altro, Neji". Il volto del giovane era grave. "Quando questa storia diverrà pubblica, tenteranno di separarli a tutti i costi".
"Pensi alle sue parole? Non penserai che...". Gli aveva raccontato per filo e per segno ciò che era accaduto tra il portatore dello Sharingan ed il loro compagno ma Shikamaru aveva solo risposto con uno sbuffo seccato. Non era successo nulla che non aveva previsto.
Neji non ebbe il tempo di finire quel pensiero che Nara lo precedette con l'amara verità.
"Sasuke non si fermerà davanti e niente affinché questo non accada".
"Non vorrai dirmi che Uchiha avrebbe intenzione di attaccare il Consiglio?!". L'erede del Byakugan era scattato in piedi, sconvolto. Nemmeno Sasuke Uchiha si sarebbe spinto a tanto, ne era assolutamente convinto.
"Tu non capisci e mi chiedo se persino l'Hokage se ne sia resa conto...".
"Di che parli?".
"Quei vecchi stolti pensano di poter prendere due piccioni con una fava: controllare il figlio dello Yondaime ed assicurarsi il potere dello Sharingan ma si sbagliano di grosso. Naruto è l'unica cosa che trattiene quel ragazzo dal perdersi completamente. L'unico suo appiglio di lucidità. Finché sarà al suo fianco, Sasuke sarà incatenato al nostro Villaggio. Che ne sia cosciente o meno. Ma se, per qualche assurda ragione, l'apporto di Naruto dovesse venire a mancare, il ricordo della strage compiuta da Itachi Uchiha non sarebbe niente rispetto all'eccidio di cui quel ragazzo potrebbe macchiarsi. Sasuke è una bomba ad orologeria". Trasse un lungo sospiro. "L'unica cosa da chiedersi ora è: noi da che parte staremo?"
Appoggiare Sasuke Uchiha equivaleva a tradire il Villaggio ma non farlo era un tradimento verso l'amicizia di Naruto. In un modo o nell'altro, era una situazione senza via d'uscita.
Quella domanda rimase senza risposta.
I due ninja non lo sapevano, ma Sai aveva sentito tutto. Le parole di quel maledetto traditore continuavano a tormentarlo senza sosta. Sarebbe stato disposto a sporcarsi le mani per Naruto?
Uno schianto...
Del fumo...
Uno stormo di corvi impazziti...
"Cazzo! Ci hanno trovati!!!"
 
 
                                        
I'm walking down the line
                                 That divides me somewhere in my mind
                                            On the border line
                                 Of the edge and where I walk alone

 
 
Un passo dopo l'altro, un passo dopo l'altro.
Come una bambola priva di volontà, sospinta da quel vento gelido verso un luogo sconosciuto.
Un passo dopo l'altro.
Kiiubi! Un boato nuovo e antico fece scuotere l'aria. Era elettricità, forza, energia senza eguali.
La foresta fremeva innanzi a quella potenza. Se li si osservava bene, persino gli stessi alberi parevano inchinarsi impercettibilmente al passaggio di quel vento misterioso, inchinarsi davanti al loro signore tornato dopo tanto tempo.
Kiiubi!
La attendeva lì, su quella scura e spoglia cima a strapiombo sulla valle... Un gigantesco lupo bianco dai riflessi argentati. Otto candide code si stagliavano dietro di lui, soffocando gli ultimi raggi di un sole morente che cedeva il suo trono alla pallida luna. Otto candide code che frustavano l'aria senza sosta.
"Shiro..."
Il grande animale s'avvicinò con sospetto a quell'essere umano, ammantato di nero, che aveva risposto al suo appello. Shiro non capiva. Quell'essere, poco più di un bambino, emanava lo stesso odore della sua mate. Come poteva essere?
"Mio mate..."
Un vortice di chakra prese a roteare come impazzito intorno al giovane dai capelli d'oro, quasi come se volesse sfuggire al proprio padrone per ricongiungersi alla sua metà mancante.
Le mani di Naruto, no di Kiiubi, perché ora era la Volpe ad avere il controllo, tremavano.
Finalmente... finalmente, dopo tanto tempo, erano di nuovo insieme.
KIIUBI
Incurante di quel suo corpo di carne e sangue, fragile come può esserlo una piccola foglia innanzi alla potenza del gelido inverno, Kiiubi si strinse al mantello niveo di quell'essere gigantesco.
Era caldo... così caldo.
 
*_*_*_*_*
 
PERICOLO!
Prima ancora di essere completamente cosciente, avevo già trapassato il petto del mio assalitore con la spada. Era stato istintivo.
Mi sollevai di scatto, gettando lo sguardo su ciò che mi circondava. Il dobe era scomparso e cinque ninja vestiti di nero mi avevano accerchiato.
Riconobbi subito il coprifronte: Otonin. Non credevo che vi fossero dei sopravvissuti.
TUM TUM TUM
Potevo sentire quel suono sordo rimbombarmi nelle orecchie senza sosta.
TUM TUM TUM
Pericolo, diceva. Pericolo...
Dannazione, non avevo tempo da perdere. Dovevo trovare Naruto. Se Kiiubi aveva preso il controllo, doveva essere successo qualcosa. Come avevo potuto abbassare la guardia in questo modo? Ero stato un pivello.
TUM TUM TUM
Pericolo, pericolo...
Stando al dobe, la Volpe era diventata una brava signora negli ultimi tempi. Cosa poteva essere successo? Non avevo percepito alcuna minaccia affinché il demone sentisse il bisogno di intervenire. Non lo capivo.
Schivai un attacco nemico, carbonizzando il mio aggressore con un katon no jutzu. Dovevo raggiungere gli altri al più presto. Quel brutto presentimento non si decideva a lasciarmi.
TUM TUM TUM
Come un tarlo, il dubbio stava corrodendo il mio spirito. Se fossi stato più sincero, forse avrei avuto il coraggio di dare un nome preciso a quel brivido sordo che mi paralizzava le ossa, mozzandomi il respiro: paura.
Paura per quel dobe che tanto avevo a cuore.
Attivai lo Sharingan, deciso a finire questo scontro che per me era durato anche troppo. Non erano di certo ninja alla mia altezza. Li uccisi senza esitare, trapassandoli con la mia Kusanagi.
Troppo facile, era stato tutto troppo facile. Un diversivo, sicuramente.
Fu in quel momento che lo percepii. Lì, su quell'altura lontana...
Chakra... chakra antico, sconfinato.
Kiiubi e qualcos'altro, a cui non potevo ancora dare un nome.
Dovevo trovare Naruto!
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Mia Kiiubi.
"Mio Shiro".
Amante crudele è il tempo. Scorre, scorre senza sosta.
Scorre incurante di tutto e tutti. Del dolore, dell'amore. Della vita, della morte.
Non aspetta nessuno. Non fa favori a nessuno. Nemmeno per due demoni antichi. Scorre e basta.
Perché? Occhi d'ambra la osservavano confusi, senza capire. Perché questo corpo umano?
"Molte cose sono successe, amore mio". Tristezza, desolazione. Passione, rammarico.
Quanto desiderava poter essere di nuovo accanto a lui nella sua vera forma... Poterlo sfiorare con il proprio corpo senza temere di poter danneggiare il cucciolo...
Per un istante, una fronte umana ed un muso animale si sfiorarono.
Un'esplosione di ricordi li investì, entrambi.
Anni di dolore e sofferenze... anni di tormento per riempire il vuoto di una separazione durata troppo a lungo.
La cattura... la morte dei cuccioli.
Orochimaru... Minato.
Gli esperimenti... Naruto.
La fuga... Sasuke.
Kiiubi. Quando la fusione delle loro menti si sciolse, restarono solo tante domande.
"Io e il cucciolo ora siamo una sola persona. Questo è il suo corpo". La Volpe osservò quelle piccole mani, ruvide e calde. Mani di un bambino cresciuto troppo in fretta, il cui unico desiderio era quello di proteggere le persone a lui care e stringere quelle grandi e bianche del suo teme. Non era giusto desiderare di più. Lo aveva ritrovato e si erano sfiorati ancora una volta. Tanto poteva bastarle. Affondò quelle stesse mani in quel mare di morbido bianco. Sembrava seta.
Un demone è composto di puro chakra, la stessa energia che riceve dalla Madre Terra e che può controllare a suo piacimento. Ama confondersi con le forze che lo circondano senza assumere una forma reale, solida. Allora, perché il suo mate aveva quel adottato quell'aspetto corporeo? "Shiro?"
La fiera la fissava grave. Non c'è più tempo, mia mate. Non ho più tempo...
"Cosa vuol dire?"
Andiamocene via, presto.
"Cosa sta succedendo, Shiro?" La voce le tremava.
Dopo un lungo ululato di dolore il lupo, con un pesante tonfo, s'accasciò al suolo. Le sue possenti zampe erano scosse da violenti tremiti che impedivano loro di restare in piedi.
"SHIRO!!!"
Il suo pelo niveo prese a scintillare piano; piccole gocce di luce si staccavano da esso perdendosi nel vento.
Orochimaru mi ha quasi sottratto tutta la mia forza vitale. Non mi resta più molto chakra.
No, no, NO! Kiiubi si strinse di più a lui, donandogli energia, tentando di fermare l'inevitabile. No, non poteva, non poteva...
"Non puoi abbandonarmi ancora!"
Kiiubi...
Per un istante, Kiiubi si scoprì a gioire di trovarsi in quel fragile corpo umano. Poteva piangere. Esternare quel dolore lancinante che le serrava il petto. "Lascia che il cucciolo ti aiuti. Sono sicura che lui potrà salvarti". Una preghiera disperata.
MAI!!! Furia, furia incontenibile. Il vento stesso parve rispondere a quell'odio così accesso, soffiando con ira, spazzando via tutto ciò che incontrava sul suo cammino. UMANI! Sputò quella parola con puro disprezzo. Patetici esseri senza onore. Come puoi fidarti ancora di loro dopo tutto quello che ci hanno fatto? Ringhiò quasi incredulo. Come poteva la feroce Kiiubi abbassarsi a chiedere l'aiuto di un umano?
"Io non mi fido di tutta la loro razza" Occhi scarlatti scintillavano battaglieri. "Ma il cucciolo è diverso. Lui è come noi!"
Naruto Uzumaki non era un umano qualsiasi. Lui era un nuovo inizio per quella stirpe fragile e timorosa. Qualcuno che avrebbe potuto davvero cambiare il mondo.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Uchiha!". Shikamaru.
Saltavo da un ramo all'altro rapido, concentrando tutto il chakra che potevo.
I miei sensi erano all'erta, pronti ad individuare un'eventuale trappola. Ma ero come cieco.
Lo Sharingan poteva percepire il minimo spostamento di energia ma io non vedevo nulla.
Naruto...
Maledizione! Ma che razza di Uchiha ero! Sapevo che eravamo in pericolo... Sapevo che dovevo mantenermi lucido, freddo, distaccato se volevo sopravvivere, ma non ci riuscivo. Era impossibile.
Tutto ciò che sentivo era la voce squillante del dobe che pronunciava il mio nome, la sua pelle contro la mia, la sua bocca su di me. Il dobe era nei guai, me lo sentivo.
Anche se oggettivamente sapevo, sapevo che quella testa quadra era un ninja di tutto rispetto, non avrei trovato pace finché non lo avessi riavuto al mio fianco. Continuavo a  ripetermi che doveva, doveva stare bene. Ma non ci credevo nemmeno io.
"Che diavolo succede?" Tuonò ancora Nara.
Non potevo dire loro di Kiiubi, non mi fidavo abbastanza. Se una volta tornati al villaggio si fossero lasciati scappare anche solo una virgola al riguardo, avrebbero potuto tentare di portarmi via Naruto. Non potevo rischiare.
"Degli Otonin mi hanno attaccato. Il laboratorio deve essere vicino".
"Come? Tradito dai tuoi amichetti?".
Sai. Per un istante, desiderai ardentemente poterlo incenerire con il solo potere del mio Sharingan. Ma non era il momento.
"Di là!" Evitammo una serie di jutzu esplosivi, scattando di lato. Troppo facile, continuavo a ripetermi, non eravamo noi il loro obiettivo principale.
"Dov'è Naruto, Uchiha?" Il Byakugan di Neji era fisso su di me. Continuai a correre senza rispondere. "Non lo so". Dissi solamente.
"Cosa?!" Ci fermammo di colpo.  Davo loro le spalle, non avevo bisogno dei loro sguardi colpevolizzanti per ricordarmi del mio imperdonabile errore. Della mia leggerezza.
"Hai abbandonato Naruto durante una missione?"
Non ci vidi più. Come osava accusarmi di aver lasciato il mio dobe indietro volontariamente! L'ira, l'ira che fino a quel momento avevo cercato di soffocare esplose. Sentivo il marchio di Orochimaru prendere il sopravvento, sussurrarmi suadenti parole di uccisioni e vendetta, e per un attimo la tentazione di lasciarmi andare fu quasi insopportabile.
Lo afferrai per la gola, sbattendolo contro l'albero più vicino, incurante degli sforzi degli altri di fermarmi. Volevo vederlo implorare pietà. Supplicarmi di lasciarlo vivere e poi stringere la mia presa finché la vita lo avesse abbandonato. Lo volevo davvero.
"Ora ascoltami bene, miserabile. Non ho tempo per le tue scenate isteriche. Il mio dobe è là fuori e so che gli è successo qualcosa. Prova solo ad intralciarmi e potrei dimenticarmi che Naruto ti considera un amico".
"Calmati, Sasuke". Neji mi afferrò un polso, liberando la mia stretta mortale a poco a poco. Mi parlava lento, cercando di penetrare quella nebbia di morte che mi aveva imprigionato. "Siamo tuoi compagni".
"Non dire scemenze, Hyuuga!" Tuonai. Il Sigillo del Cielo continuava a bruciare. "So benissimo che accettate la mia presenza solo per rispetto nei confronti di quell'usuratonkachi! Non c'è bisogno di inutili giri di parole!"
"Ok, Ok. Ora calmiamoci tutti". Shikamaru si frappose tra noi. "Sai, smettila di provocare. Siamo una squadra che ti piaccia o no!. E tu, Sasuke, puoi anche non considerarci tuoi amici. Mi sta bene. Ma se ti capitasse qualcosa, Naruto ci farebbe la pelle. Quindi ora cerca do controllarti". Il suo sguardo si portò su Neji che annuì.
"La foresta termina poco più avanti. Il resto è solo un'illusione. Ci stanno aspettando in forze". Mormorò il giovane dagli occhi bianchi.
"Bene, signori. Diamoci dentro". Terminò il Nara con un sorriso sarcastico.
Ci lanciammo in avanti, distruggendo i talismani che tenevano in piedi quell'arte illusoria. Proprio come annunciato da Neji, il villaggio era lì.
"Che piacere rivederti, Sasuke-kun". Kabuto...
Un dolore lancinante si diffuse dal segno maledetto, paralizzandomi all'istante. Caddi al suolo, in ginocchio, incapace di muovere il più piccolo muscolo. Gli altri si schierarono a mia difesa.
Trenta ninja, tutti vittime del mio stesso maleficio, erano pronti a lanciarsi contro di noi, pronti ad ucciderci.
Eravamo in trappola.
 
 
                                                 Read between the lines
                                     What's fucked up and everything's alright
                                                    Check my vital signs
                                    To know I'm still alive and I walk alone

 
 
'Sasuke'.
Per Naruto, fu come essere investito da una scossa potentissima. Come ricevere un nuovo devastante Chidori in pieno petto.
Era un dolore sordo, intenso. Un dolore che ti mozza il respiro, lasciandoti annaspante al suolo.
'Sasuke sta soffrendo...'
Era tutto così confuso, indistinto. Un paesaggio ovattato che ti annebbia i sensi, imprigionandoti in un luogo irreale. Una gabbia buia e tetra dalla quale non puoi fuggire. Era tutto buio, era tutto così buio.
'Devo andare da Sasuke'.
Cucciolo, cosa succede?
'Sasuke ha bisogno di me'.
E poi un'esplosione. Le tenebre di quella prigione furono disperse in un istante da una sfera di chakra purissimo. Una sfera crepitante che cresceva, cresceva sempre più.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
"AHHH!" Kiiubi, ancora in possesso del corpo del giovane Namikaze, s'inginocchiò al suolo, una mano sul petto alla ricerca di una disperata boccata d'aria.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
Il cucciolo si stava liberando con una potenza dirompente.
'Sasuke, Sasuke, Sasuke'.
Doveva essere successo qualcosa a Sasuke-kun. Non c'era altra spiegazione.
"AHHH!" Il chakra di Naruto continuò a crescere, a crescere, tentando di risucchiare anche quello del demone. Inconsciamente, il jinchuuriki doveva aver avvertito il pericolo nella quale si trovava il suo compagno ed ora stava tentando di raccogliere quanta più energia possibile per correre in suo aiuto.
"SASUKE!!!" Il giovane urlò al cielo mentre lo spirito della Volpe veniva violentemente scaraventato ancora una volta all'interno della sua gabbia. Fu come svegliarsi da un incubo.
Disorientato, continuava a voltare il capo a destra e a sinistra. Sasuke, dov'era Sasuke? Perché non era lì con lui?
"Dove mi trovo?" Non riconosceva quel posto. Come ci era arrivato?
Umano...
Per la prima volta, umano e demone si trovarono l'uno di fronte all'altro.
Tornerò, umano. presto Kiiubi sarà di nuovo con me!
Prima che il giovane potesse anche solo comprendere cosa stesse accadendo, il demone scomparve risucchiato in un vortice luminoso di chakra e neve.
Sasuke! Una nuova fitta di dolore. Non c'era tempo per domande inutili. Doveva trovare Sasuke...
Tre semplici gesti. Aveva donato a Sasuke quel kunai speciale. Sapeva dove trovarlo. La tecnica di teletrasporto di suo padre lo avrebbe condotto da lui.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Che piacere rivederti, Sasuke-kun. Anche se avrei voluto che il nostro incontro fosse avvenuto in circostanze migliori..."
"KABUTO!" Ringhiai. Quanto avrei voluto poter afferrare la mia Kusanagi e sbarazzarmi di quell'essere una volta per tutte.
Sentivo le terminazioni nervose di tutto il mio corpo bruciare, impazzite. Non potevo muovermi. Dannazione! "Che... Cosa mi... Hai fatto..."
Kabuto se ne stava dritto innanzi a me, sorridendo malevolo piuttosto divertito. Sai, Neji e Shikamaru stavano dando del loro meglio contro quegli Otonin ma erano troppi. Vedevo i corpi dei nostri avversari mutare, deformarsi e ingrandirsi fino a quando non ne restava più nulla d'umano. Così simili per capacità al quartetto del Suono che anni addietro mi avevano condotto al mio inferno personale.
"Interessante, non è vero? Quanto una semplice molecola possa influire sulla vita di un uomo". Quell'idiota provava un piacere immenso nel sentire il suono della propria voce. Meglio così mi avrebbe fatto guadagnare del tempo. "Mentre tu, mio caro Sasuke, ti divertivi a dare la caccia al tuo adorato fratellino, insieme a quella banda di traditori, io portavo a termine gli studi sul Sigillo Maledetto riuscendo addirittura a migliorarlo! Ora è praticamente perfetto!"
Quella sua espressione di falsa simpatia mi faceva andare il sangue alla testa. S’inginocchiò di fronte a me, quasi a dovermi impartire chissà quale lezione di biologia. Bastardo.
"Sai, ho scoperto che sostituendo una semplice molecola di azoto nel veleno, il sigillo porta le capacità fisiche di chi lo possiede al massimo, annullandone completamente la coscienza. Si diventa delle perfette macchine per uccidere..."
Vedevo quegli Otonin venir colpiti mortalmente ma loro continuavano a rialzarsi come se nulla fosse. Quasi non avessero alcuna cognizione del dolore. Era solo dei fantocci. Dei fantocci con nulla di umano. I miei compagni tentavano di tener loro testa ma era inutile. Il loro chakra si stava esaurendo rapidamente mentre quelli continuavano ad avanzare. Ed io ero bloccato lì, senza potermi muovere.
"Ah!" Shikamaru venne scaraventato al suolo. Un ninja dalla pelle rossastra si avventò su di lui, pronto a finirlo, ma fu prontamente bloccato da Neji. La sua tecnica di chiusura delle porte restava eccezionale.
Sai era circondato.
"E vuoi sapere quel è la parte più divertente, Sasuke-kun?" Kabuto trasse dalla tasca che aveva sul braccio un pugnale. "La loro presenza è in grado di paralizzare tutti i portatori del precedente tipo di sigillo".
Il suo sorriso si tramutò in una smorfia d'odio puro. Sollevò la sua arma, stagliandosi contro il sole quasi del tutto scomparso dietro quella pesante coltre di nuvole scure, pronto a colpirmi. Non potevo morire così... Come un coniglio preso in trappola...
"SASUKE!" Urlò Neji.
"Addio per sempre, Sasuke-kun". Proprio mentre il fendente mortale stava per calare su di me, accadde qualcosa.
"Io non credo proprio..."
La mia salvezza giunse inaspettata nelle vesti di un giovane biondo dagli occhi scarlatti, il viso adornato da profonde cicatrice trasfigurato in una cupa espressione d'ira e le mani coperte di artigli.
Kabuto portò lo sguardo sul proprio petto: una mano del dobe lo aveva trapassato da parte e parte.
"Cosa?" Un rivolo di sangue gli sgorgò dalla bocca.
"Non è possibile..."
"Nessuno tocca il mio teme!" Era una voce tetra, fredda. Come una furia, Naruto, o forse Kiiubi, non riuscivo a distinguerli scaraventò il corpo esanime di Kabuto in aria, una bambola di pezza gettata via.
Gli occhi di Naruto erano assetati di sangue. Portò la sua attenzione sugli Otonin, persino per lo Sharingan era difficile seguire i suoi movimenti. In un lampo dorato, s'avventò su di loro, uccidendoli senza esitare... Concedendo loro una morte rapida, che ne fossero coscienti o meno.
In pochi minuti era tutto finito.
"Naruto!". Neji.
"Naruto!". Shikamaru.
"Naruto!". Sai.
Respirava a fatica il dobe, non per lo sforzo, ma nel disperato tentativo di contenere la sua furia. Si era portato una mano al petto, chiudendo gli occhi, cercando un pò di pace.
"Dobe". Lo chiamai, piano, con dolcezza.
Il chakra di Kiiubi si ritirò, lasciandolo confuso, smarrito, disorientato quasi non rendendosi conto delle sue azioni. Guardò lo scempio che aveva fatto con disgusto verso se stesso. Sapevo che nella sua testa continuava a darsi del mostro. Oramai lo conoscevo bene.
"Dobe, aiutami".
Si precipitò al mio fianco, aiutandomi ad alzarmi mentre il mio corpo riacquistava piano la sua sensibilità.
Sentivo il suo corpo tremare.
"Va tutto bene, Naru-chan".
Gli altri shinobi della Foglia ci osservavano immobili non osando avvicinarsi. Forse temevano che lo spirito della Volpe prendesse nuovamente il controllo. Che stupidi!
Strinsi il dobe a me, tentando di rassicurarlo. Non mi importava che mi vedessero senza la mia maschera di freddezza.
Un movimento improvviso.
"NO!"
Un pugnale.
Afferrai Naruto, invertendo le nostre posizioni.
"AH!" Sentii qualcosa di gelido squarciarmi la schiena.
"SASUKE!"
"Eh eh eh...". Il ragazzo occhialuto sputò nuovo sangue al suolo mentre altro liquido rosso zampillava copioso da quell'orrida ferita sul petto. "Alla fine, avrò ciò per cui sono venuto, caro Sasuke-kun".
"Muori, sporco bastardo!" Neji gli recise di netto la gola, ponendo fine alla sua patetica vita una volta per tutte.
Dolore... Tanto dolore...
La ferita pulsava sempre più forte. Fitte via via più intense si facevano strada in me, raggiungendo con rapidità il midollo. Mi mancava il respiro.
"Parlami, Sasuke!" Naruto.
Lo Sharingan si era dissolto, lasciandomi nell'oscurità. Ero cieco...
"Sasuke..."
Sentivo la carne sfrigolare, bruciare quasi fosse stata posta al centro di un fuoco senza fine. Potevo percepire il segno maledetto attivarsi, tentare di raggiungere il mio cervello con le sue parole di morte.
"Che diavolo gli succede?!" Sai.
"Sasuke, perché...". Singhiozzi... quel dobe sapeva essere davvero scemo alle volte.
"Lo avevo promesso, usuratonkachi". Le parole mi uscivano a fatica. Sentivo le labbra gonfie, la lingua come impastata. Un groppo alla gola tentava di soffocarmi. "Nessuno può farti del male, idiota".
"SASUKE!"
Non sentivo più nulla, non percepivo più nulla... il mio mondo non esisteva più.
 
 
Le fiamme del sigillo di Orochimaru presero a ricoprire tutto il corpo dell'Uchiha mentre questi perdeva conoscenza.
"SASUKE! SASUKE!". Naruto era impazzito. Scuoteva il corpo del suo ragazzo invocando il suo nome, piangendo senza sosta.
Occorreva prendere una decisione in fretta.
"Sai, tu vieni con me a raccogliere informazioni". Shikamaru aveva raccolto le sue armi, riponendole nelle tasche che portava sulle gambe. "Neji, tu aiuta Naruto con Sasuke. Tornate al villaggio. Noi vi raggiungeremo il prima possibile".
"Non possiamo interrompere la missione". Fece notare Sai.
"Non la stiamo interrompendo. Ma non possiamo nemmeno permettere ad un nostro compagno di morire. Kabuto deve avergli fatto qualcosa. Ci occorre Tsunade. Naruto ce la fai?".
Il biondo annuì, stringendo a sé il corpo dell'Uchiha. Sasuke era molto più alto di lui ma, in quel momento, il giovane non sentiva né dolore né stanchezza.
"Ma come faremo ad arrivare al Villaggio in tempo? Ci abbiamo messo quattro giorni per giungere qui!"
"Neji". Naruto prese la parola per la prima volta. La sua voce era flebile, smorzata dal dolore ma molto determinata. "Mettimi una mano sulla spalla".
"Che vuoi fare, Naruto?"
"Fallo!" Tuonò il ragazzo. "Non ho tempo da sprecare!"
Non lo avevano mai sentito usare quel tono così glaciale. Faceva paura...
L'Hyuuga fece come gli era stato detto, non riuscendo a capire.
"Sono il figlio dello Yondaime. Niente per me è impossibile!"
In un bagliore di luce dorata, in un istante i due erano scomparsi.
"Cos'era quello?" Sai era sbalordito.
"Che guaio! Sembra proprio che quel dobe abbia imparato la tecnica preferita di suo padre. Su, muoviamoci!"
Shikamaru s'incamminò verso i resti di quel villaggio abbandonato ma Sai restò indietro, osservando il punto in cui i suoi amici erano scomparsi.
"Hai vinto, Uchiha!" Mormorò.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Quando quella luce abbagliante si dissolse, Neji Hyuga trovò innanzi a sé l'Ospedale di Konoha. Come avevano fatto?
Cercò Naruto, ma il biondo ninja era già scomparso. Aveva spalancato le pesanti porte di legno, proteggendo il suo prezioso carico con il proprio corpo.
"TSUNADE!!!"
 
 
                                           I walk alone... I walk alone
 
 
Vagavo nel buio senza una meta.
Vagavo nel buio senza un perché.
Ero parte di esso?
Volevo fuggire da esso?
Vagavo nel buio senza una meta.
Vagavo nel buio senza un perché.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Per Naruto, quello era un incubo... non poteva essere altrimenti. Doveva... doveva assolutamente essere un incubo.
Sasuke... Sasuke non poteva lasciarlo. Non poteva...
Urla strazianti gli laceravano l'anima.
Non poteva lasciarlo solo, lo aveva giurato.
Il mondo non esisteva più. C'erano solo dolore e paura.
Mormorii senza senso giungevano alle sue orecchie come echi distanti. Parole di cui non capiva il significato. Parole che non potevano ridargli il suo amore.
Jiraiya stava interrogando Neji su ciò che era successo. Tsunade urlava alle sue assistenti di tenere l'Uchiha fermo. Sakura piangeva in un angolo, troppo sconvolta per poter essere d'aiuto.
Ma Naruto era indifferente a tutto questo. Poteva solo vedere il sangue del teme sulle sue mani, la sua voce che gli dava della testa quadra. Com'era potuto succedere?
"Naruto?" Qualcuno gli stava sfiorando una spalla, tentando di farlo alzare. Si lasciò guidare, senza parlare, senza focalizzare ciò che gli stava succedendo. Era come morto dentro. "Vieni. Hai bisogno di darti una ripulita". Neji prese a guidarlo fuori da quella stanza, cercando di scuoterlo, di farlo riprendere. Quell'essere senz'anima non poteva di certo essere Natuto.
Da quando la nonna gli aveva tolto Sasuke dalle braccia, non s'era più mosso. Non aveva potuto, non ne aveva la forza.
Cucciolo...
'Perché, Kiiubi? Perché Sasuke? Se solo... Se solo fossi stato più attento...'
Non è stata colpa tua!
Nuove, calde lacrime solcarono quel volto sporco di terra e sangue.
'Io non posso perderlo. Ne morire!'
Cucciolo...
"AHHH!!!"
Il chakra maledetto esplose in tutta la sua violenza. Il segno oscuro bruciava più forte che mai, ricoprendo rapidamente tutto il corpo del moro come un cancro che non lascia scampo.
La sua energia investì in pieno gli assistenti dell'Hokage, scaraventandoli contro le pareti di quella stanza spoglia, contro le vetrine piene di strumenti ed erbe mandandole in mille pezzi.
"DANNAZIONE! BISOGNA TENERLO FERMO!"
Tsunade afferrò con forza le braccia del giovane, tentando di limitarne i movimenti ma era inutile. Sasuke urlava, scalciava, tentava di liberarsi... Il segno del Cielo era già entrato nel suo secondo stadio.
"JIRAIYA, SBRIGATI!!!"
Poi il tempo si fermò di colpo. Tutto tacque...
Due mani forti si posarono sulle gelide braccia del vendicatore.
"Naruto..."
Il biondo prese a sfiorare i capelli d'ebano del suo amore. "Sono qui, Sasuke. Sono qui...".
Per una frazione di secondo, quegli occhi d'ebano parvero aprirsi di poco.
"Na-Ru-To...". Un roco sussurro.
"Sono qui, teme. Non sei solo".
La donna bionda tentò allora di fare bere al giovane vendicatore una strana medicina ma egli voltò il capo con violenza, serrando le labbra fino a farle sanguinare.
Violenti tremiti percorrevano quel corpo stremato, eppure sembrava quasi che la presenza del figlio dello Yondaime riuscisse a calmarlo. La sua sola vicinanza pareva quasi tenere a bada quel veleno che lo stava lentamente consumando.
Una mano bluastra cercò quel contatto caldo che tanto agognava e Naruto la strinse senza esitare.
"Che devo fare, Tsunade?" Tanta determinazione la fece rabbrividire.
"Devi fargli bere questo". Teneva tra le mani una ciotola di liquido dall'odore dolciastro. Senza esitare il portatore di Kiiubi l'afferrò.
I sussulti di Sasuke si fecero più frequenti, la sua bocca spalancata in cerca d'aria.
Con riverenza, Naruto gli sollevò il capo, facendo attenzione a non ferirlo ulteriormente. Si portò la ciotola alle labbra, bevendone un lungo sorso. Prima che qualcuno potesse fermarlo, posò con forza le sue labbra su quelle del moro, riversando nella sua bocca la droga.
I tremiti cessarono.
I sussulti si placarono.
Un gemito.
Hokage e medici si voltarono verso l'origine di quel suono. Sakura si era portata una mano alla bocca nel tentativo di celare la sua espressione d'orrore.
"FUORI TUTTI QUANTI!" Strillò l'Hokage. I medi-nin sparirono di colpo, troppo scioccati da quella scena per fare altro.
Neji circondò le spalle della ragazza con un braccio, scortandola fuori da quella stanza.
"Naruto, sei impazzito! Avresti potuto...".
"Non m'importa! ME NE FREGO DI LORO! ME NE FREGO DI QUESTO STRAMALEDETTO VILLAGGIO!!!" Non sembrava più lui.
"DEVI SALVARLO, BAA-SAN. DEVI SALVARE IL MIO ANATA!"
"Cosa?!" La donna era allibita. Troppo sconvolta per aggiungere altro... Anata, anata, anata... Quella parola continuava a risuonarle nella mente senza sosta...
"Guarda il suo polso sinistro, Tsunade". Jiraiya era sopraggiunto al suo fianco, indicando un punto preciso sul braccio di quel moccioso. Proprio lì, in tutto il suo splendore, spiccava il pegno d'amore degli appartenenti al Clan di Kushina Uzumaki.
"Che cosa hai fatto, Naruto?" Non poteva crederci, non voleva. Possibile che quel moccioso era stato così stupido, avventato, irresponsabile...
Naruto s'accasciò sfinito al suolo di fianco al letto del suo amore, la mano di Sasuke sempre stretta nella sua.
"Io... Io e Sasuke...". Sollevò il suo sguardo di cielo su di loro, fiero come non lo era mai stato. Disperato come non mai. "Io e Sasuke ci siamo uniti con il jutzu segreto del Clan Uchiha. Siamo diventati una cosa sola...". Li stava implorando senza dir nulla... li stava supplicando di accettare quel loro legame che ora non poteva più essere scisso.
Pesanti nuvole nere presero ad ammassarsi nel cielo, sospinte da una bora gelida. La bufera era vicina.
Innanzi a quella disperazione, tutte le parole su quella decisione assurda le morirono nel petto. Innanzi a quegli occhi rigati di lacrime, Tsunade sentì una morsa serrarle il petto. Per il bene di quel moccioso, avrebbe fatto tutto il possibile per salvare l'Uchiha.
Sapeva... lo sentiva, che Naruto non sarebbe mai sopravvissuto a quella perdita.
"Farò del mio meglio, Naruto".
 
 
                                       I walk alone... I walk alone
 
 
Il mio corpo era in fiamme. Lo sentivo bruciare, sfrigolare, dissolversi, lasciandomi nudo innanzi a tutta quella sofferenza.
Il buio s'era fatto più fitto. Tentando di sommergermi. Tentando di strangolarmi, annullarmi in esso... stavo soffocando.
Perché era tutto così buio?
La luce, dov'era la luce?
Dove sei, Naruto?
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Come sta?"
Incurante di tutto quel dolore, il tempo aveva continuato a scorrere, inarrestabile.
Per tre giorni, Naruto era rimasto al capezzale di Sasuke, senza allontanarsi anche un solo istante.
L'Hokage si massaggiò una tempia, tentando di trovare un attimo di respiro. Aveva ricevuto un rapporto da Shikamaru: il laboratorio era stato trovato. Abbandonato. Numerosi cadaveri erano stati rinvenuti, imprigionati in gigantesche stalagmiti.
Era tutto distrutto. Forse le voci su quella creatura gigantesca non era infondate. Tutti i macchinari erano stati fatti a pezzi ma, dagli schizzi inviatele da Sai, la donna sembrava aver ricostruito la loro funzione. Erano quasi delle camere di contenimento, ma per cosa? A quello che ne sapevano, la maggior parte degli Spiriti Leggendari erano nelle mani dell'Akatzuki.
Quella stanza era stata sigillata, sempre controllata a vista dai suoi migliori jounin. Nessuno doveva avvicinarsi a Sasuke. Nessuno. Ne aveva più che abbastanza delle dicerie che circolavano in quel villaggio di pettegoli.
Per tre giorni e tre notti, aveva dato fondo a tutte le sue conoscenze mediche tentando di trovare una soluzione. Sembrava tutto inutile. Shizune aveva cercato informazioni anche presso i villaggi loro alleati. Niente. Stava perdendo tutte le speranze. Era quasi tentata di arrendersi ma non poteva. Le bastava vedere quella figura bionda rannicchiata su una scomoda sedia, sfinita, addormentata con il viso posto in un angolo di quel piccolo letto, la mano di Sasuke sempre stretta tra le sue. Era una scena da spezzarti il cuore.
"Ho fatto il possibile, ma quel veleno era progettato proprio per interagire con il segno maledetto". La donna si passò una mano tra i capelli, sfinita.
Era riuscita a far retrocedere la maledizione al suo primo stadio ma numerosi segni neri continuavano a bruciare su quella pelle diafana, consumandone fino all'ultima goccia di chakra.
"Lo sta consumando lentamente. Non gli resta più molto tempo". Tremava. Jiraiya l'accolse in un abbraccio cercando di infonderle un po’ di coraggio e lei lo lasciò fare. "Ho paura, Jiraiya. Ho paura di cosa quel moccioso possa fare...".
"Shh."
Avevano parlato piano per non svegliare Naruto, fermi lì su quella soglia, non sapendo che lui non si era mai addormentato.
Piangeva in silenzio Naruto. Dando loro le spalle per non mostrare nulla, sapendo che altrimenti non gli avrebbero mai detto la verità.
Mi dispiace infinitamente, cucciolo. Se solo... se solo fossimo stati con lui prima, forse...
'Chi era quel demone, Kiiubi? Il demone che ho visto nella foresta?'
...
'Dimmelo. Ne ho il diritto!'
Quello era Shiro... il mio Shiro...
'Era la sua voce che continuava a chiamarmi in questi giorni?'.
Si... Shiro... Shiro è riuscito a fuggire dal laboratorio in cui era stato rinchiuso ed è venuto a cercarmi. Non sapeva cosa fosse accaduto diciassette anni fa... non sapeva che ora sono sigillata nel tuo corpo...
'Così hai preso il controllo del mio corpo...'. Non era un'accusa ma fece male ugualmente.
Sta morendo, Naruto. La sua forza vitale si sta lentamente consumando. Voleva solo ritrovarmi prima di morire...
Ed, allora, non ci fu più confine tra uomo e demone. Solo dolore. Tanto, tanto dolore. Infinito come il tempo che non lascia scampo. Profondo come una voragine senza fine.
'Come faremo, Kiiubi? Non posso vivere senza di lui'.
Lo so, piccolo. Anch'io, anch'io vorrei farla finita...
Per un demone, la vita e la morte fanno parte di un grande cerchio che esiste fin dall'alba dei tempi. Non può essere spezzato, non può esser sovvertito. Ma come poteva rinunciare a quella felicità che le era stata così brutalmente strappata? Non c'era davvero più speranza?
"Che possiamo fare, Tsunade?"
"Non ci resta che pregare. Ora solo un miracolo potrebbe salvarlo. Forse, solo Naruto sarebbe potuto sopravvivere a quel veleno. E solo perché il suo corpo racchiude lo spirito di Kiiubi".
I due Sannin s'allontanarono.
Racchiudere uno spirito... racchiudere uno spirito.
Parole, parole cariche di speranza... parole dotate di una forza devastante...
Racchiudere uno spirito... racchiudere uno spirito.
Ne sarebbe stato capace? Non lo sapeva. Eppure guadando il volto sofferente di Sasuke seppe che doveva rischiare. Non aveva altra scelta.
BOOM
Un boato. La bufera tanto temuta era finalmente giunta.
 
 
                          
My shadow's the only one that walks beside me
                            My shallow heart's the only thing that's beating
                           Sometimes I wish someone out there will find me
                                              'Til then I walk alone

 
 
Correva, correva Naruto.
Correva grazie alla forza della sua disperazione. Correva contro quel vento gelido e sferzante che lo ricacciava indietro, tentando di schiacciarlo. Non glielo avrebbe permesso.
Un chakra rosso scarlatto avvolgeva le sue membra stanche mentre l’adrenalina e il dolore gli facevano battere il cuore a mille.
Devo salvarlo, devo salvarlo, si ripeteva. Devo salvarlo. Era tutto ciò che lo spingeva ad andare avanti. Devo salvarlo. Era il suo unico obiettivo.
Non aveva più lacrime da versare, Naruto. Il suo animo s’era come impietrito, divenendo più gelido di quella bufera stessa. Una bufera che non aveva nulla di naturale. Poteva sentire il vento ululare il suo nome, gridargli di raggiungerlo ma non poteva cedere.
Doveva restare Naruto… doveva salvare il suo anata.
Il suo sangue ruggiva. L'istinto del demone minacciava di soffocarlo ma ancora una volta riuscì a sopprimerlo. Non aveva più tempo.
BUMM
Spalancò la porta dello studio di suo padre, entrando in quella stanza scura come una furia. Rotoli su rotoli iniziò ad esaminare, cercando di trovare l’unica cosa che sapeva poter salvare il suo amore.
Gettò tutto all’aria, incurante del tesoro prezioso che quei rotoli rappresentavano. Erano solo carta inutile.
Che vuoi fare, cucciolo?
Lo voce del demone lo riscosse per un istante, facendogli cadere dalle mani un vecchio libro rilegato. Dov'era? Dove diavolo era?
‘È l’unico modo Kiiubi!’
Niente, dannazione!
Il dolore che gli attanagliava il petto lo soffocava, offuscandogli la vista come un velo sempre più spesso.
DOV'ERA?
"Ahhh!". Con un pugno colpì la pesante parete di legno che sosteneva quei vecchi scaffali fino a provocare un profondo buco. La mano gli sanguinava ma non se ne era nemmeno accorto.
Eccola. Era lì, nascosta in quel muro, in uno scomparto segreto, racchiusa in una scatoletta di metallo. La estrasse, scardinandola a mani nude. Finalmente l'aveva trovata!
Persino per un demone del suo livello, ciò che il moccioso voleva fare era una follia. No, non una follia. Ma una missione suicida! Stava segnando la sua morte con le proprie mani...
No! Finalmente il demone aveva iniziato a capire. No… non puoi farcela…
‘Si, invece. Non ho altra scelta’.
Morirai… non sei abbastanza esperto per usare quella tecnica!
‘Non posso non fare nulla e lasciarlo morire!’.
Hai pensato alle conseguenze? Anche se ci riuscissi, perderesti la tua anima!
‘DEVO FARLO!’
Ragiona!
‘Kiiubi… promettimi… promettimi che qualunque cosa dovesse succedere, tu ti prenderai cura di Sasuke’.
Cucciolo…
‘GIURAMELO!’
Lo prometto. Gli rispose a malincuore. Se avesse potuto piangere, il demone era certo di stare versando delle lacrime.
‘Bene. Avrò bisogno del tuo aiuto. Sei l’unica che può dirmi cosa fare. Tu ricordi tutto, vero?’.
Naruto...
'Vero?'
Si.
'Ti prego, sforzati di capirmi. E di perdonarmi, se puoi. Io... Io lo amo, Kiiubi'. Cadde in ginocchio, stringendo quel vecchio rotolo di pergamena tra le dita. 'Lo amo così tanto'. Iniziò a singhiozzare quasi senza accorgersene.
Lo so, cucciolo. Ma ti rendi conto a cosa stai rinunciando? Tentò di farlo ragionare lo spirito della Volpe. Quello sciocco moccioso stava andando incontro alla sua fine a testa alta, senza tirarsi indietro. Lo stava facendo pienamente cosciente di quello che sarebbero stati i rischi e, una parte di lei, era profondamente fiera dell'uomo che il suo ragazzo era diventato. E poi dove troverai un demone abbastanza forte da salvarlo? Nel momento in cui la Volpe pronunciò quelle parole, tutto le fu così dannatamente chiaro. Naruto voleva...
'Si, lo so a cosa rinuncio. Ma non importa. Con il sacrificio di uno, salverò ben due vite. Mi sembra uno scambio più che equo'. Si stropicciò gli occhi, tenendo sempre quella pergamena stretta contro il suo petto. Era la sua sola speranza. 'Hey, Volpe, cerca di vederne l'aspetto positivo'.
Naruto cercò di sorridere nonostante le lacrime che minacciavano di prendere il sopravvento sulla sua determinazione. Si morse il labbro per ricacciarle indietro, stringendo le mani a pugno fino a conficcare le unghie nella sua stessa carne.
E quale sarebbe?
'Presto tu e Shiro sarete di nuovo insieme. Se tutto va come credo, fondendo i loro chakra anche il tuo lupo riuscirà a salvarsi'.
Cucciolo...
Si alzò di colpo, srotolando la pergamena sulla vecchia scrivania di legno scuro. Accese una piccola lampada poco distante, abbandonando il mantello umido sul pavimento. Le mani gli tremavano ma si costrinse  a continuare.
Con un gesto rapido sciolse il nodo che legava il proprio coprifonte. Lo strinse nella mano, una smorfia di dolore che gli segnava il viso. Se fosse sopravvissuto, probabilmente lo avrebbero bandito dal Villaggio per sempre. Ma, purtroppo, non aveva altra scelta.
Fuori, il vento prese ad ululare più cupo, minacciando Konoha con una ferocia sempre più crescente. I vetri delle finestre vibravano rapidi, quasi sul punto di infrangersi.
TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO. Questo recitava quella pergamena.
 
 
                                       Ah-ah, Ah-ah, Ah-ah, Aaah-ah
                                                   Ah-ah, Ah-ah

 
 
 
BOOM
Un boato assordante. Un boato talmente forte da far vibrare le grandi vetrate dell'ospedale.
"Visto che tempo? La bufera si fa sempre più violenta, caro amico. C'è da credere in un cattivo presagio".
"Buon per me che non sono un tipo superstizioso, Gai". Yamato s'appoggiò allo stipite della porta che stavano sorvegliando, perdendosi nello spettacolo apocalittico che esse mostravano.
Sembrava sul serio un presagio infausto. Pioggia, grandine, neve. Il cielo stava combattendo la sua guerra personale. La natura stava scatenando la sua ira contro un ignoto nemico.
Un lieve mormorio filtrò da quella porta sempre chiusa. Un sussurro flebile, la preghiera di una voce quasi del tutto spenta.
"Tu cosa ne pensi?". Chiese d'un tratto. Non era superstizioso, no. Ma aveva un brutto presentimento.
"Riguardo cosa, mio indomito amico?"
Con un lieve cenno, Yamato indicò la stanza dietro di lui. "Riguardo all'Uchiha".
Tsunade li aveva posti a guardia di quella porta. Non aveva rivelato il perché, eppure il motivo era stato piuttosto apparente. In molti, al villaggio, vedevano in questa situazione l'occasione buona per sbarazzarsi del giovane Sasuke una volta per tutte. Sasuke Uchiha, la minaccia additata dal Consiglio. Lo stesso Consiglio che anni addietro vedevano in lui tutte le sue speranze.
Anche se avevano fatto il possibile, le voci sulle condizioni del vendicatore s'erano diffuse ugualmente. E Konoha s'era divisa in due.
Gai trasse un profondo sospiro, la gravosità di quella faccenda riuscì persino a spegnere il suo eterno sorriso.
"Vorrei dirti che il giovane Sasuke è un essere corrotto. Che merita di morire, ma non posso". La sua voce era severa. "Neji mi ha confessato che ora Sasuke sta lottando tra la vita e la morte per aver tentato di salvare un suo compagno. Questo deve pur dire qualcosa. C'è del buono in quel ragazzo, ma lo sento!".
"Forse hai ragione".
Li aveva posti a guardia di quella porta, Tsunade. Ma non per tutte le ragioni che credevano loro.
Era terrorizzata, anche se cercava di nasconderlo. Terrorizzata che il suo piccolo Naruto potesse compiere una sciocchezza.
Il destino, di cui Neji aveva così spesso parlato, pareva volersi accanire contro di lui. Voleva portargli via la sua persona più preziosa, proprio ora che si erano finalmente trovati.
BOOM
Un altro tuono.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Ora cambiamo le fasciature, ve bene Sasuke-kun?"
Piano, piano con tutto l'amore racchiuso nel suo piccolo cuore, Sakura cercava di prendersi cura del suo Sasuke.
Tutti i sentimenti che aveva cercato in vano di soffocare in quegli anni, erano tornati alla carica più forti che mai.
La febbre del giovane era ancora molto alta. La kunoichi intinse un panno in un catino. Lo strinse forte, bagnando quella pelle così calda e sudata.
Il corpo di Sasuke era scosso da lievi tremori, la sua mente imprigionata nel delirio del tormento. La droga che la sua maestra gli aveva somministrato stava già perdendo la sua efficacia.
L'Uchiha si agitava, a tratti urlava, alle volte sembrava riprendere coscienza.
Il cuore di Sakura sanguinava ogni minuto di più. Non poteva morire. Sasuke-kun era il migliore. Non poteva morire.
"N--N--"
"Cosa c'è, Sasuke-kun?". Chinò il capo sul suo viso pallido, ricacciando indietro le stille salate che da tre giorni le segnavano il viso senza sosta.
"Naruto...". Lo sentì mormorare.
Una sola parola. Un solo nome ed il suo cuore cadde a pezzi, come una bambolina di vetro sollevato in aria e scaraventata al suolo da un vento impietoso.
"Naruto..."
"Sono io, Sasuke-kun. Sono Sakura". La piccola Haruno implorava, supplicava di riconoscerla, percepire la sua presenza. La sua presenza, di lei che gli era rimasto vicina, che non l'aveva mai abbandonata.
Ma no... Naruto, Naruto, Naruto... sempre e solo Naruto. Perché Sasuke non si accorgeva anche di lei?
Una mano del moro si sollevò lenta, quasi a voler afferrare qualcosa, e fu allora che Sakura lo vide. Un sottile braccialetto d'argento. Una promessa eterna.
"Ma cosa?".
BOOM
"Naruto...".
"Sono qui, teme". Una finestra spalancata.
Accadde tutto molto in fretta, Sakura non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi. Un pugno alla bocca dello stomaco e poi il buio.
"Perdonami, Sakura. Ma non ho altra scelta". Naruto prese il suo fragile corpo incosciente tra le braccia e l'adagiò in un letto vicino. Non aveva voluto farle del male, ma avrebbe sicuramente cercato di fermarlo.
La porta si spalancò. Yamato e Gai.
"Sakura!"
TUM TUM
Alle loro spalle due cloni colpirono i loro punti di pressione, mettendoli fuori combattimento.
"Legateli e imbavagliateli". Ordinò senza distogliere mai lo sguardo da Sasuke. Un lieve, amorevole sorriso gli adornò il viso preoccupato mentre una mano tremante accarezzava quei capelli corvini madidi di sudore.
Alcuni segni con la mano libera e il cloni mutarono il loro aspetto in quello dei ninja svenuti.
"Naruto". Sasuke aveva riconosciuto la sua presenza. Si era svegliato.
"Sempre a fare la prima donna, eh teme?" Un bacio a fior di labbra. "Riposa, Sasuke. Hai bisogno di conservare le forze". Avrebbe voluto dire altro l'Uchiha, ma quelle carezze sul viso sortirono presto il loro effetto.
Con tutta la delicatezza di cui è capace un uomo innamorato, Naruto prese il suo anata tra le braccia, ricoprendolo con un pesante mantello che aveva con sé.
Si voltò un'ultima volta verso i due cloni. "Cercate di darci più tempo possibile. Mi fido di voi".
Sei certo di quello che fai, cucciolo?
'Ora non posso più tirarmi indietro'.
Allora cerca un posto isolato, il più lontano possibile dal centro abitato. Conserva quanto più chakra possibile. Ti darò io l'energia che serve per spostarci.
Naruto osservò Sakura ancora una volta, mormorando di scusarlo. Poi, animato da nuova determinazione, sparì nel gelo della notte.
 
 
                                        I walk alone ... I walk alone
 
 
Il sole... perché il sole era scomparso? Perché mi aveva lasciato nuovamente in quell'oscurità senza fine?
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"Hanno trovato Naruto?"
Jiraiya scosse la testa. Il moccioso era scomparso da ore.
Stavano percorrendo il corridoio deserto verso la stanza dell'Uchiha in silenzio. Non potevano fare altro. Sasuke stava morendo. La verità era questa, non potevano cambiarla.
"Dannato, stupido!" Tsunade si sentiva maledettamente impotente.
"Ho mandato Kakashi, Iruka e il resto dei suoi amici a cercarlo. Dovremmo sapere qualcosa presto". Una pausa. "Temi che faccia qualche sciocchezza?".
"Farà sicuramente qualche sciocchezza. È stato tuo allievo per tre anni, dannazione! Dovresti saperlo!".
"Già". Il vecchio Ero-Sennin si passò una mano nella folta criniera, sospirando affranto. "Quando si tratta di Sasuke, perde completamente il controllo".
"Perché, ce l'ha mai avuto?".
Ancora silenzio.
"A cosa pensi?".
"Al rapporto di Neji. Secondo lui, dopo che Sasuke e Naruto si sono separati da resto del gruppo, deve essere successo qualcosa. Qualcosa riguardante Kiiubi. La stessa cosa che ha spinto Kabuto ad uscire allo scoperto. E Sasuke ne era al corrente!".
"Che succede?".
La donna si bloccò di colpo. Yamato e Gai erano al loro posto, ma… prese a correre, una strana agitazione nel petto.
"Tsunade!"
Jiraiya si gettò al suo inseguimento mentre la porta si spalancava. Una Sakura ancora debole s'accasciò contro di essa.
"Tsunade!" .
"Dannazione, cloni!". Urlò il vecchio.
Jiraiya ne afferrò uno prima che potesse piantarsi un kunai nel petto e sparire come l'altro.
La donna bionda s'inginocchio accanto alla sua allieva. "Cosa è successo, Sakura?"
Lei si strinse al petto della sua maestra, il respiro rotto da forti singhiozzi. "Naruto... Naruto ha preso Sasuke!"
"Dov'è Naruto, parla!".
L'Eremita dei Rospi strinse la sua presa intorno al falso Yamato ma questi si limitò a fissarlo, un sorriso sghembo sul volto. "Teme è al sicuro con Naruto. Noi possiamo salvarlo. Nessuno ci porterà via Sasu-kun!". Poi sparì, inghiottito dal fumo.
"Maledizione!"
"Jiraiya, trovalo! Trovalo prima che sia troppo tardi!".
BOOM
Intanto fuori il cielo piangeva per loro.
 
 
                                           I walk alone... I walk alone
 
 
"Qui andrà bene". Posò il suo dolce fardello ai piedi di una grande quercia secolare. La folta chioma dell'albero si stagliava alta verso il cielo plumbeo, impedendo alla pioggia e alla neve di arrivare al suolo.
La Foresta della Morte era ancora più tetra di come la ricordava.
Sasuke riposava su un soffice manto verde, il viso ancora più pallido in quel bozzolo di pesante lana nera. Stava soffrendo. Nel suo sonno agitato mormorava spesso parole sconnesse. Rantolava.
Non sprecare il tuo chakra. Io penserò al resto.
'Ok, Sei sicuro che lui verrà?'
Il mio mate è vicino, lo sento. Ci ha seguiti dal Paese della Nebbia fin dal momento in cui ci siamo separati. Ha avvertito il nostro odore. Sarà qui molto presto.
'Come  faccio a catturarlo?'
Hmm. E tu eri quello che mi aveva detto di non preoccuparmi?
'Mi hai ordinato di non sprecare le forze. Come faccio se non posso combatterlo?'
Fidati di me, cucciolo.
"Dobe".
 
 
"Dobe". Mi sentivo così stanco. Ogni fibra del mio corpo era avvolta da fiamme incandescenti. Era questa la morte?
"Sono qui, teme". Qualcuno mi aveva preso per mano. Non riuscivo più a distinguere la realtà dall'incubo.
Avevo segnato di trovarmi in un baratro oscuro, una tomba fredda e vuota senza via d'uscita. Ero stato sepolto vivo.
Immagini sfocate si pararono innanzi ai miei occhi. Immagini in movimento. Dovevo essere sveglio.
"Naruto".
"Va tutto bene, Sasuke. Presto sarà tutto finito". Lentamente riuscii a mettere a fuoco ciò che mi circondava, ma non potevo capire dove fossi o cosa mi stesse accadendo. Era tutto indistinto.
"Fidati in me, Sasu-chan". Non mi piaceva il tono della sua voce, non era mai stato così disperato.
Questo voleva dire una sola cosa...
"Sto morendo, vero, dobe?"
Sentii il suo respiro spezzarsi di colpo per poi essere nascosto da una risata forzata. Non aveva bisogno di mentirmi.
"Ma che dici, teme! Sempre il solito disfattista! Come al solito ti sei cacciato in una delle tue solite missioni suicide e ora tocca a me tirarti fuori dai guai. Ma questa me la paghi cara. Niente sesso per un mese, come minimo". Sembrò pensarci un attimo, soppesando la cosa. "Anzi, no! Sai che ti dico? Sarai tu l'uke! Tzé, perché dovrei privarmi di una cosa che mi piace per la tua idiozia".
Non vedevo il suo viso ma potevo immaginare chiaramente nella mia mente il suo broncio infantile.
"Lascia perdere, testa quadra. Non sei bravo a mentire". Ribattei.
"Stupido, teme!"
Qualcosa di freddo mi stava accarezzando la fronte sudata, donandomi un po’ di refrigerio. Avevo caldo. Il mio corpo era in fiamme. La gola mi bruciava.
"Naruto..."
"Cosa, Sasuke?".
"Promettimi...". Non avevo più voce. "Promettimi che non farai nulla di stupido. Promettimi che anche se è tempo che io muoia, tu lascerai che questo accada!"
Qualcosa di umido e salato bagnò le mie labbra riarse ed allora seppi che il dobe stava piangendo. Lo aveva ferito ancora una volta.
"Non posso farlo, teme. Non puoi chiedermi di lasciarti morire. Non posso".
"Dobe. Tu hai un sogno da raggiungere. Non puoi rinunciarci per me".
"Sei tu il mio sogno, Sasuke. Non potrei mai diventare Hokage, sapendo di non avere il mio capitano".
"Dobe...". Un liquido dal sapore dolciastro mi scese lungo la gola, rapendomi ancora una volta.
 
 
"Te la caverai, Sasuke. Fosse anche l'ultima cosa che faccio in questa vita, tu vivrai! Credici!".
Si chinò su Sasuke in un ultimo disperato bacio d'addio. Non doveva pensare a nient'altro. Doveva solo concentrarsi sulla sua missione. Doveva dare il meglio.
Oltre il riparo offerto da quell'albero, la pioggia continuava a cadere da ore, sferzante. Perché lui non arrivava?
Quasi in risposta a quel richiamo, il tempo si fermò.
La fredda acqua che giungeva da quel cielo oscuro divenne candida neve, fiocchi eterei sospesi a mezz 'aria come se fossero senza peso.
Un turbine d'energia azzurra comparve dal nulla, vorticando furioso su se stesso. Traendo forza da quel gelo infinito.
Ookami no Shiro era finalmente giunto.
Naruto Namikaze si sollevò dal suolo, il suo corpo completamente avvolto dal chakra della Volpe. Sentiva il suo aspetto mutare, le iridi assottigliarsi come quelle di un felino. Era pronto alla lotta.
Umano. Pensi, forse, di spaventarmi mettendomi contro il potere della mia mate? Sei ridicolo. La bestia drizzò le sue code, mostrando scintillanti zanne affilate in segno di sfida. Hai scelto un brutto giorno per morire. Restituiscimi Kiiubi, se vuoi continuare a vivere la tua patetica esistenza.
"Buffo, detto da te. Sbaglio o sei moribondo?" Ribatté il giovane, tentando di nascondere le ultime tracce di timore che lo turbavano. Non poteva permettersi il lusso di avere paura. "Non posso restituirti nulla, mia spiace. Kiiubi mi ha concesso il suo potere di sua spontanea volontà".
GRRRRR. Un ringhio possente.
BOOM
Un tuono fece tremare il cielo.
"Lascia che io ti sigilli! Così potrai sopravvivere!". Lo implorò. Non voleva battersi contro di lui. Non poteva rischiare di perdere quelle forze che sarebbero servite a salvare la vita del suo teme. Ma, soprattutto, non voleva costringere Kiiubi a battersi contro la sua persona più preziosa. Percepiva la sua sofferenza come se fosse la propria. La Volpe stava male.
Non dire sciocchezze, umano! Io sono Ookami no Shiro, il Lupo dalle otto Code. Non mi abbasserò a farmi intrappolare da una sudicia creatura come te!
"Non mi lasci altra scelta".
Naruto scattò di lato, tentando di portare il demone il più lontano possibile da Sasuke. La neve continuava a scendere sempre più rapida. Quello era il territorio del lupo, non il suo.
BOOM
Un nuovo boato. Un lampo come segnale d'inizio.
Due gigantesche sfere di chakra si scaraventarono l'una contro l'altra, devastando tutto. Imprimendo nel suolo sotto di loro una gigantesca voragine.
Azzurro nel rosso. Rosso nell'azzurro. Colpo su colpo, due essere leggendari si fronteggiavano, ognuno spinto da una ragione che lo avrebbe portato a non fermarsi di fronte a nulla pur di uscire vincitore da quello scontro.
Correvano fra le vecchie statue dei fondatori, colpendosi senza sosta. Artigli, morsi, tutto era lecito.
Si battevano senza fermarsi. Non accorgendosi di quanto fossero uguali, di quanto le loro motivazioni si somigliassero.
Due ragioni di vita dannatamente simili.
KIIUBI! Perché mi stai facendo questo?!
"Non distrarti, demone! è con me che stai combattendo!"
Il lupo spalancò le sue fauci enormi, scaraventando una sfera d'energia contro il giovane ninja che fu colpito in pieno, venendo sbattuto contro una roccia, mandandola in frantumi.
Naruto sputò del sangue, sollevandosi a fatica, tentando di riprendere il controllo del chakra di Kiiubi.
Dietro di lui già quattro code scarlatte erano spiegate. Era stremato. Non aveva mai combattuto tanto a lungo utilizzando il chakra della Volpe in un atto cosciente.
Iniziò a concentrare la sua energia in una mano, pronto per un Rasengan.
Fermo, cucciolo! Non utilizzare il tuo chakra!
'Ma Kiiubi, come faccio a fermarlo?'.
KIIUBI!!!
Shiro balzò dinanzi a loro. Era furioso. Si sentiva tradito. Come aveva potuto Kiiubi scegliere quell'umano?!
Come puoi farmi questo?!. Il suo grido era rabbioso, deluso. A quel richiamo, la neve che scendeva placida diventò bufera, scaraventando energia fredda contro il giovane fin quasi ad accecarlo.
Naruto tentò di farsi scudo con un braccio, concentrando quanto più chakra possibile nei piedi.
Quell'idiota sta consumando quella poca forza vitale che gli resta in una stupida dimostrazione di forza! La Volpe aveva preso a sbraitare dalla sua gabbia. Se avesse potuto gli avrebbe volentieri torto il collo a quello stupido lupastro spelacchiato. Ma si poteva essere più imbecilli!
'Sono proprio uguali'. Fu un pensiero improvviso quello di Naruto. Quei due erano proprio spiccicati. C'era da ridere... c'era proprio da ridere.
Occhi d'ambra si tinsero di bianco mentre il demone si preparava per quello che probabilmente sarebbe stato il suo colpo finale.
I tuoni si susseguivano uno dopo l'altro, scandendo il ritmo solenne delle ultime fasi del loro scontro.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Era buio... tutto era buio intorno a me.
Me... io... Sasuke.
Era silenzio... tutto era silenzio intorno a me. Potevo sentire i miei passi riecheggiare in quel vuoto opprimente.
Miei... di Sasuke.
Poi, tutto un tratto, stavo camminando su di una lunga strada deserta. Una strada che conoscevo, oh sì, la conoscevo bene. Perché era la stessa che avevo percorso ogni giorno fino a pochi anni fa. La strada che portava al quartiere Uchiha. A casa.
Alzai lo sguardo: una luna di sangue risplendeva su di me.
Sangue.
Rosso... metallico... salato.
Sangue.
NO!
Angoscia e terrore mi pervasero spingendomi a correre. Avevo l'adrenalina a mille.
Spinsi le mie gambe al limite. Le mie gambe di bambino, attraversando il quartiere in un istante. Il tempo pareva scorrere in modo diverso in quel luogo, pareva scorrere al ritmo dei miei respiri.
Più veloce... più veloce.
Casa. Ero arrivato fin lì. Alle porte di quella che era stata la mia casa... Vi entrai. Era tutto uguale, non era cambiato niente. Gli stessi mobili, gli stessi tappeti, gli stessi oggetti. Tutto come lo avevo lasciato. Se non avessi saputo altrimenti, sembrava quasi che la mia famiglia dovesse rientrare da un momento all'altro.
La mia dolce madre, il mio buon padre, mio fratello...
No, non dovevo farmi prendere dai ricordi...lLa mia famiglia era morta... MORTA!
Attraversai il corridoio mentre i miei passi riecheggiavano in quel silenzio, infrangendolo. Mi sentivo osservato...
Un brivido gelido mi pervase tutto. Avevo la pelle d'oca.
'Sasuke...'
Un sibilo.
'Sasuke...'
Un altro ancora.
'Vieni, Sasuke. Vieni'.
Orochimaru!
Corsi, corsi attraverso le stanze vuote, attraverso i corridoi bui. Corsi spalancando le porte che mi ostacolavano. Corsi fino a spalancare l'ultima.
Il dojo.
Il luogo in cui i miei genitori erano stati trucidati.
Con un lento scricchiolio l'uscio si aprì. Le torce s'infiammarono di nuova vita illuminando con la loro luce spettrale quello scempio.
Mia madre e mio padre erano riversi al suolo in una pozza di sangue proprio come in quel giorno infausto.
Non sentivo più né gambe né braccia. La mia gola ardeva mentre tentavo di ricacciare indietro la bile. Gli occhi mi bruciavano.
Una figura era inginocchiata innanzi a loro bevendo del loro sangue.
Un mostro... Un abominio.
"Lasciali, maledetto!" Tentai di urlare ma i miei muscoli erano paralizzati dal terrore... Non riuscivo a respirare...
La figura si voltò lentamente mostrandomi il suo sguardo infiammato d'odio e pazzia...
La sua pelle bluastra...
Il marchio che gli segnava la fronte...
Il sangue che colava dalla sua bocca contorta in un ghigno malevolo...
Avrei voluto vomitare.
Quello ero io.
'Ciao, ciao Sasuke'. Sibilò.
Non so cosa avrei voluto dirgli ma ero completamente in sua balia. Che cos'ero diventato? Era a questo che tutti i miei sacrifici, i miei sbagli mi avevano condotto? Era questo il vero aspetto dell'odio?
Quel mostro si avvicinò a me, girandomi intorno, sfiorandomi con le sue mani intrise della linfa vitale della mia famiglia.
'Arrenditi, Sasuke. Arrenditi'.
Ero incantato da quelle parole. Mi stavano lentamente privando di ogni volontà... di ogni resistenza.
Per un attimo, desiderai con tutto me stesso di lasciarmi andare e morire. Non volevo più continuare a vivere se per farlo avrei dovuto camminare su questa Terra come quel mostro. Nutrendomi del sangue dei miei simili. Togliendo la vita a persone innocenti.
Come avvolto da una nebbia quasi solida, a quei pensieri, il corpo di quella creatura si dissolse, mutando.
Gigantesche spire bianche mi avvolsero, stritolandomi. Un gigantesco cobra bianco.
Il cobra m'imprigionava, bloccando ogni mio movimento, soffocandomi lentamente.
Percepivo le mie ossa andare in frantumi ma non provavo dolore... non potevo. La mia mente non me lo consentiva.
I suoi occhi iniettati di sangue mi fissavano carichi di potere, facendomi rispecchiare in loro.
Sentivo le loro grida.
Vedevo il loro sangue sporcarmi le mani...
Il terrore che li attanagliava mentre li infilzavo con la mia katana...
Tutti quelli che avevo ucciso, in nome del mio odio, della mia vendetta...
Li vedevo morire ancora e ancora...
Le loro grida riempivano l'aria senza lasciarmi tregue, spaccandomi i timpani fino a farli sanguinare...
Il loro sangue riempiva i miei polmoni fino a soffocarmi...
I loro visi bruciavano i miei occhi fino a rendermi cieco...
Ero un mostro...
Faceva male. Faceva male ma era la verità. La realtà di cosa mi ero macchiato... di quanto la mia anima fosse sporca...
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"STUPIDO!" Senza un motivo si ritrovò ad urlare. "SIETE DUE IDIOTI!" Sentiva la preoccupazione di Kiiubi crescere, unendosi alla sua. Quegli idioti si sforzavano di fare i duri e poi toccava alle povere mogli preoccuparsi delle conseguenze! Ma era possibile?
COSA?!
Shiro si fermò, bloccando il suo attacco. Quell'umano lo confondeva, lo spiazzava. Per la prima volta nel corso della sua lunga esistenza, Ookami no Shiro percepì in un membro di quella razza che aveva sempre disprezzato un'intenzione omicida che non aveva scopi malvagi. Tutt'altro. Quell'umano pareva spinto della pura forza della disperazione. Ora se en stava lì, borbottando frasi senza senso che non riusciva a capire.
"DUE ORGOGLIOSI, IMPOSSIBILI TEME?! DUE IMBECILLI CHE PREFERISCONO LA MORTE PIUTTOSTO CHE CHIEDERE AIUTO!" Continuava ad inveire contro di lui e qualcun'altro senza sosta, frustato e quasi dimentico di stare lottando per la sua vita.
Che diavolo stai blaterando, moccioso?
Lasciami parlare con lui, cucciolo.
Perché, Kiiubi? La implorò ancora. Perché mi hai tradito?
L'animale s'accasciò al suolo, sforzandosi di non perdere i sensi. Scuotendo il capo per mantenere la concentrazione.
"Ti sbagli, mio mate".
Hai scelto, l'umano?!
"No, non ho scelto lui. Sai, perché sta facendo tutto questo?"
Shiro voltò il suo candido muso. A quella quiete anche la bufera s'era calmata, lasciando il suo posto ad un lieve nevischio.
"Guarda lì". Indicò un albero poco lontano, rimasto miracolosamente intatto alla loro furia. Dietro uno scudo di energia scarlatta, innalzato proprio dalla Volpe prima dello scontro, giaceva il corpo tremante di un giovane dai capelli corvini. "Quel ragazzo sta morendo. Solo la tua essenza può salvarlo. Una volta che sarai sigillato nel suo corpo, tu vivrai. Finalmente, potremo stare di nuovo insieme".
Riconosco quel giovane. La sua vista aguzza ne misi subito a fuoco i tratti. Lo ricordava bene. Era chi aveva fatto scudo, con il proprio corpo, il portatore della sua mate nella Foresta della Nebbia. Emanava un forte odore di morte. La sua fine era vicina. Perché dovrei rinunciare alla mia libertà per questi umani? Umani che ci hanno privati della nostra famiglia? Rispondimi, Kiiubi!
"Questo ragazzo è ora il mio cucciolo. Per anni, l'ho visto soffrire, odiato e schernito dai suoi simili, solo perché io vivo dentro di lui. L'ho visto crescere senza mai perdere il sorriso. Ho assistiti ai suoi innumerevoli sforzi per farsi accettare, per salvare dall'odio e dalle tenebre la sua persona più preziosa. Ho sentito il suo dolore mentre decideva di sacrificarsi per lui, per noi! Il tutto sempre con un sorriso".
Che vuoi dire? Chi era quell'umano che decideva di sacrificarsi per un demone?
"Una volta completato il sigillo, lo Shinigami si porterà via la sua anima". Grandi occhi di bambino si tinsero nuovamente d'azzurro mentre Naruto prendeva la parola. "Non temere. Kiiubi sopravvivrà in questo corpo. Così potrete stare di nuovo insieme".
Perché? Shiro non riusciva a crederci. Come poteva un essere umano essere così altruista? Perché sacrificarti se non potrai essere qui a godere i frutti dei tuoi sforzi? Era assurdo, un comportamento completamente irrazionale.
Neve soffice e gentile carezzava quei capelli d'oro, come una madre con il proprio piccolo. "Per salvare un amico".
Il grande Lupo dalle otto Code si lasciò cadere in quel manto bianco, riflettendo su quelle strane parole pronunciate da quel bambino dagli occhi grandi.
Un qualcosa di antico aveva iniziato ad agitarsi nel suo petto, a scuotere una coscienza che il tempo e il dolore avevano quasi cancellato. Cosa poteva rispondere a quella preghiera fatta senza menzogna, senza secondi fini?
C'era stato un tempo, in cui Ookami no Shiro aveva osservato quelle piccole creature vivere in una foresta ridente in un luogo lontano, sorridendo loro come un padre amorevole. Proteggendoli dagli altri spiriti che volevano la loro fine.
Dopo tanto tempo, c'era voluto le parole di un piccolo umano per ricordargli cosa voleva dire aver cura di una persona cara.
Cosa vuoi che faccia?
Il biondo sorrise. "Grazie". Proprio in quel momento le forze gli vennero meno. Le code di chakra scomparvero lasciando il posto solo ad un ragazzino molto stanco.
Attento.
Reggendosi a quel lupo dallo sguardo triste si lasciò guidare verso quella quercia, custode del suo tesoro.
"Sai". Quel sorriso non s'accennava a scomparire. "Sono sicuro che tu e Sasuke andrete molto d'accordo. Siete uguali. Orgogliosi e testardi!"
Non provocarmi, umano! Ringhiò il demone.
"Ma è vero!" Protestò il giovane.
Shiro aiutò il ninja d inginocchiarsi innanzi al suo amore, soffermandosi ad osservare con quanta cura egli lo sfiorasse, spostando il mantello per mostrare la pelle nivea di quel petto che respirava a malapena.
'Cosa devo fare, Kiiubi?'
Silenzio. La Volpe esitava. Avevano lottato tanto per giungere a quel punto ma ora non voleva lasciarlo andare. Non poteva.
'Aiutami, Kiiubi. Ti prego!'
Un'ultima disperata preghiera. L'inizio dei ricordi...
Immagini dello Yondaime si susseguivano una dopo l'altra.
SERPENTE - CINGHIALE - PECORA
Le mani di Naruto si muovevano rapide.
CONIGLIO - CANE - TOPO
Sempre più veloci.
GALLO - CAVALLO - SERPENTE
Il giovane congiunse le mani davanti a sé. Lo spazio intorno a loro scomparve, inghiottito da una tenebra fitta, avvolta in un vuoto senza fine.
Gigantesco... Spaventoso... A quell'invocazione, un essere non appartenente a questa terra apparve dietro il giovane, bianco come nient'altro che avesse mai visto, le braccia protese verso il cielo, lunghi arti segnate da arcani simboli.
Una mistica nenia usciva dalla sua bocca irta di zanne. Parole antiche, oramai dimenticate. Era uno Shinigami... era la vera essenza della Morte.
Il momento della verità era giunto. Non restava che completare l'opera.
'Addio, Kiiubi. Grazie di tutto'.
Addio, mio coraggioso Naruto.
"TECNICA DI CONFINAMENTO! SIGILLO DEL DIAVOLO!!!"
Gli artigli dello Shinigami sprofondarono nella sua carne, pronti a ghermirne lo spirito. Faceva male, si morse il labbro pur di non urlare. Il sangue colava dalla sua bocca ma non importava. Doveva resistere.
"Non ancora". Allungò le mani verso il demone. Lo spirito del Lupo si mutò in una sfera d'energia turchese... energia viva. Come in uno specchio, lo Shinigami imitò quel gesto, circondando la sfera, imprigionandola nella sua presa.
Le tenebre lo stavano soffocando... no, no, NO!
Resisti, piccolo!
"DEVO FARCELA!" Naruto portò le braccia al cielo, concentrandosi la massimo, ignorando il dolore che bruciava ogni fibra del suo corpo, la perdita di sangue che gli annebbiava la vista. Raccolse le sue ultime forze prima di adagiare di colpo le sue mani sullo stomaco di Sasuke.
La sfera seguì quello stesso percorso, sprofondando devastante nel corpo del giovane Uchiha che urlò. Urlò come un animale ferito, dando fondo a tutto il suo respiro.
"Huh!" Sangue, tanto sangue. La fine era vicina. Sentiva la gelida mano del dio della morte ghermirgli il cuore, privandolo della vita.
Un vivido, pulsante simbolo a spirale comparve sotto il suo tocco.
"Ce l'ho... fatta". Come una foglia al vento, s'accasciò al suolo, sfinito. Sasuke era salvo. Ora poteva anche morire in pace. Non aveva rimpianti.
Lo Shinigami strinse di più la sua presa, pronto ad accogliere quel sacrificio.
NO!
Una luce. Una calda, candida luce li avvolse, spazzando via quella malvagia oscurità.
Una donna... C'era una donna in quella luce.
Una donna vestita di bianco aveva afferrato il braccio dello Shinigami, strappandolo dal suo petto.
NON è ANCORA IL MOMENTO. LUI DEVE VIVERE!
Quella voce gentile sembrava provenire dalla luce stessa. Una luce così forte, contro cui nemmeno la Morte pareva osare scagliarsi.
TORNA NEL BUIO! TE LO ORDINO!!!
L'angelo che lo aveva salvato lo prese tra le braccia... Oh, sì. Naruto conosceva quella donna. Non riusciva a distinguerne bene il viso ma sapeva di conoscerla. Il suo cuore glielo suggeriva.
VA TUTTO BENE, BAMBINO MIO. SEI STATO BRAVO. ORA è TUTTO PASSATO.
"M-Mamma?"
SI, FIGLIO MIO. SEI STATO MOLTO CORAGGIOSO.
Calde lacrime presero a rigargli il volto. Era sua madre. La sua mamma.
Non gli importava che fosse solo un'illusione. Sua madre era qui con lui.
Kushina Uzumaki prese ad accarezzare il volto di suo figlio, asciugando quelle stille salate.
RIPOSA ORA, NARUTO. DORMI. IL TUO SASUKE è SALVO.
E così, nel caldo abbraccio di sua madre, Naruto s'addormentò felice. Chiuse gli occhi, cullato da quella spirale di colori che sua madre aveva recato con sé.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Odio... vergogna... solitudine... vendetta.
Parole incise nel granito, rimbombavano con echi possenti nella mia mente mentre quelle spire stringevano sempre più...
Era la fine... stavo morendo... dovevo solo lasciarmi andare.
Ma non hai niente per cui valga la pena vivere?
Una nuova voce, antica, pacata mise a tacere tutte le altre facendo sprofondare tutto ancora una volta nel silenzio. Spalancai gli occhi di colpo.
Sentivo le spire di quel gigantesco serpente albino stringersi con più forza intorno al mio collo, mentre la tentazione di arrendermi andava intensificandosi sempre più, eppure...
Non mollare... non mollare.
Era una sensazione strana, come una bolla di sapone che andava crescendo dentro di me facendosi sempre più grande.
Combatti... io dovevo combattere... perché?
Ricordati la tua promessa.
Promessa? A chi avevo fatto una promessa? Perché, sebbene non riuscissi a ricordarlo, sentivo una voragine nel petto? Come se la mia morte avesse ferito qualcuno di importante. Qualcuno che avevo giurato di rendere sempre felice...
BUM BUM
Il mio cuore.
BUM BUM
Il mio cuore stava battendo.
BUM BUM
"Che bel suono fa il tuo cuore, teme".
BUM BUM
"E tu che dicevi che non batteva più!"
BUM BUM
Due pozze d'azzurro mi fissavano con sfida.
BUM BUM
"Io ti amo, Sasuke".
BUM BUM
"Teme!".
"Dobe!".
BUM BUM
"NARUTO!!!".
Un grido, un grido forte e potente proruppe in quell'amara oscurità, rischiarandola come un'alba appena sorta.
BUM BUM... Un grido che nasceva proprio lì, da quel mio cuore che per molto tempo era stato come morto.
Poi tutto cambiò. Quella realtà fatta di morte si frantumò, cadendo in pezzi come uno specchio.
 
< <
Pochi semplici passi.
Eppure... eppure non riuscivo a muovermi.
Sentivo le grida della mia famiglia implorare giustizia ma ogni fibra del mio essere si rifiutava di rispondere ai miei ordini.
Era colpa sua... era tutta colpa sua.
Dovevo sbarazzarmene, eliminarlo una volta per tutte.
Allora perché non potevo fare a meno di stringerlo?
Quell'idiota si era parato tra noi, facendomi scudo con il suo corpo, facendosi trafiggere in pieno. Come aveva potuto essere così stupido?
Intorno a noi la squadra HEBI, Sakura, Kakashi e Sai ci fissavano senza dir nulla, accasciati su quell'erba sporca di sangue.
Perché? Perché lo aveva fatto? Non riuscivo a capire, non potevo capacitarmene. Perché?
Quella domanda continuava ad assillarmi senza che riuscissi a trovarvi una risposta. Era tutto così assurdo.
"Hn". Quell'idiota... quel dobe aveva anche il coraggio di sorridere.
"Il mio corpo si è mosso senza che me ne accorgessi".
Senza che me ne accorgessi...
Immagini sfocate di un dodicenne che non riconoscevo più si susseguivano senza fine.
Una fitta lancinante mi colpì il petto, mozzandomi il respiro.
BUM BUM
Cos'era quel suono?
BUM BUM
Si faceva sempre più forte.
BUM BUM
"Che bel suono fa il tuo cuore, teme. E tu che dicevi che non batteva più!".
BUM BUM
Il mio cuore.
Qualcosa di umido si fece strada sul mio viso mentre nuova aria, fresca e limpida, entrava in me con forza inaudita. Era una sensazione nuova, mai provata. Incontrollabile, inarrestabile, più potente di qualsiasi Chidori.
BUM BUM
Il mio cuore stava battendo, tutto per colpa sua.
BUM BUM
Un battito dopo l'altro. Un'emozione dopo l'altra.
Mio fratello giaceva lì a pochi passi eppure sentivo che non me ne importava niente. Mi era totalmente indifferente... insignificante.
Per la prima volta lo guardavo con occhi diversi. Mio fratello, il grande Itachi, era solo un patetico omuncolo che tentava di sopravvivere.
Era... era ridicolo... ridicolo.
Nei suoi occhi sempre impassibili ora albergava la paura, ciononostante non ne ricavavo alcun piacere. Non potevo crederci, ma mi faceva pena.
Tutto il mio odio, il mio desiderio di vendetta, si perse in una bolla di sapone. Tanti anni sprecati ad inseguire quell'uomo per cosa? Ero io ad essere stato ridicolo.
In un turbinio di nebbia vidi Kisame portarlo via. Lo lasciai fare. Anche se avessi voluto, non sarei riuscito comunque a separarmi da quel mare d'azzurro che mi fissava quasi implorante.
Era bellissimo... da togliere il respiro.
"Dannazione, capo! Itachi sta scappando!". Era Suijetzu quello che stava urlando?
Una mano calda s'aggrappò al risvolto della mia veste, in un ultimo disperato tentativo di fermarmi. Un'ondata di calore m'investì in pieno. Mi sentivo bruciare...
Che stupido, dobe. Con questo sciocco coso nel petto non avrei ugualmente potuto fare anche un solo passo.
BUM BUM
Chissà se potevi sentirlo, Naruto. Quel cuore sempre più oscuro, che credevo non avere più, s'era risvegliato solo per te.
"Sasuke". Chinasti il capo contro il mio petto, nascondendo il tuo viso stanco. Mi alzai lento, senza lasciarti andare per un solo istante. Ero come un automa. Un burattino privo di volontà pronto ad ubbidire ad ogni tuo comando.
"Riposa, dobe". Ti mormorai. "Ora, basta. Andiamo a casa". Credo di aver persino sorriso a quel punto.
Ci fissavano tutti senza fiato. Potevo immaginare Karin essere sul punto di esplodere. "Ma Sasuke-sama...".
"Fa silenzio!". Le intimai. Ero pervaso dalla calma. Era come se quegli anni non fossero mai passati. Tutto quell'odio, quel dolore, non fosse mai esistito. Come se non avessi mai tradito. La verità mi apparve davanti nella sua forma più semplice. "Il gruppo HEBI non esiste più".
Avevi vinto tu, Naruto. Non riuscivo a separarmi da te ancora una volta. Non ce la facevo. Itachi si sbagliava. Non era l'odio, la forza più grande. Me lo avevi dimostrato su tutta la linea. Per quanto ti scacciassi e ferissi, tornavi alla carica più forte di prima. Avrei tanto voluto essere come te. Chissà, magari avresti potuto anche insegnarmi a credere di nuovo nella vita, se te lo avessi chiesto.
Basta, basta morte e vendetta. Basta con quell'ossessiva ricerca del potere. Ero stato stupido a non accorgermene.
Il potere che cercavo lo avevo sempre avuto a portata di mano. Avrei dovuto solo tendere le dita per afferrarlo e farlo mio.
Quel giorno di sole fu l'inizio di tutto. Mentre camminavo verso Konoha con Naruto tra le braccia, mi resi conto di come quel dobe mi aveva legato a sé senza scampo. Chissà perché era gioia quella che stavo provando. Mi veniva da darmi del baka da solo. Saresti stato mio, dobe. Avremmo fatto a modo tuo ma saresti stato mio>>.
 
Anche quell'immagine s'infranse.
Forza.
Una nuova forza si stava facendo strada in me come mai prima d'ora. Afferrai le spire che lentamente mi stavano stritolando, tentando di liberarmi. Ora sapevo a chi appartenevano quegli occhi... Naruto...
"Vuoi essere mio per sempre, Sasuke?"
Naruto...
Il mio Naruto.
 
<< Mi stava porgendo il braccialetto d'argento che era stato di sua madre, implorandomi di rimanere con lui per sempre. Che domanda inutile! Non ero tornato in quel dannato villaggio per vedermelo scivolare dalle mani senza fare niente. Avevo atteso così tanto che lui venisse a me. Certo che sarei rimasto con lui, che domanda era.
Non ero mai stato un tipo da prendere decisioni affrettate. Però, in quel momento non me ne importava niente delle conseguenze. Volevo che fosse ufficiale. Volevo che il nostro legame potesse raggiungere quello stadio ultimo che pochi ninja avevano mai raggiunto.
Non avrei mai creduto di farlo. Nel mio Clan, quello era un rito tenuto in grande considerazione, quasi sacro. Non tutti accettavano di sottoporsi ad esso. Fidarsi a tal punto di un’altra persona, da consegnargli parte della propria anima. Non era di certo una cosa che si vedeva tutti i giorni. Ma io ero riuscito a trovarlo. A trovare quel pezzo mancante del mio essere. Non l'avrei più lasciato fuggire. L'avrei legato a me... per sempre.
"Dobe, ora ripeti attentamente quello che faccio". Mi sedetti di fronte a lui che subito mi imitò. Un'espressione di preoccupazione attraversò il suo volto sorridente ma non me en curai. Era normale essere nervosi in quei casi. Era normale.
"Cosa?!" Lo avevo colto alla sprovvista. Era titubante, lo percepivo. Ma sapevo anche che non si sarebbe tirato indietro. Non era da lui.
"Fidati di me". Quelle parole avevano una potenza spaventosa e non ero sicuro di avere il diritto di pronunciarle ma come al solito il dobe si limitò a sorridermi ed ad annuire. Presi le sue mani tra le mie. "Ora fa esattamente quello che faccio io".
"Come faccio a sapere di non sbagliare?" Mi chiese.
Mi limitai ad un piccolo bacio a fior di labbra. "Tranquillo".
"Ripeti dopo di me". Strano, ma la mia voce s'era fatta d'improvviso più roca. Eppure, non ero di certo tipo da lasciarsi prendere dall'emozione.
"Io vivo l'esistenza di uno Shinobi". Scandii quelle parole lente e chiare.
"Io vivo l'esistenza di uno Shinobi". Ripeté Naruto.
Con le dita formai un triangolo. Lui mi imitò subito.
"Alla mia vita, ai miei sogni". Continuai.
"Alla mia vita, ai miei sogni".
Il segno del Drago.
"Sono pronto a rinunciare". Vidi i suoi occhi spalancarsi ma la determinazione in essi non vacillò mai.
"Sono pronto a rinunciare". Un altro segno che lui non conosceva.
"Per dividerli". Seguiva ogni mia mossa, senza incertezze.
"Per dividerli".
"Con il solo Shinobi".
"Con il solo Shinobi".
"A cui chiedo di essere".
"A cui chiedo di essere". I nostri respiri erano accelerati. Sentivo i palmi delle mie mani essere intrisi di sudore.
"Mio per sempre". Sussurrai.
"Mio per sempre". Non gli detti il tempo di dire altro prima di sigillare la nostra promessa con un bacio. Nel medesimo istante un braccialetto d'argento comparve al mio polso mentre facevo altrettanto con lui. Il potere dei nostri chakra combinati fece tremare le pareti di quella stanza, spalancando le grandi finestre.
Una luce bianca ci circondò completamente. Naruto mi strinse a lui con più forza, approfondendo il nostro bacio. Potevo sentire il suo cuore battere come se fosse il mio. Il mio respiro riempirgli i polmoni, donandogli la vita.
Quando finalmente la potenza del jutzu si dissolse eravamo entrambi senza fiato. Uno in due, due in uno solo.
"Sorpresa". Mormorai mentre i nostri visi erano ancora vicinissimi.
"Cos'è successo?". Sussurrò quasi spaventato da quella reazione.
"Beh, dobe". Era divertente. Mi facevo prendere dalla timidezza dopo che tutto era finito. Vampate di calore mi bruciavano le guance. "Credo che tu sia appena diventato il nuovo signor Uchiha".
"Eh?". Era esterrefatto.
"Questo è un jutzu particolare tramandato nella mia famiglia da molte generazioni". Feci una pausa tentando di ricompormi mentre il sangue non smetteva di affluirmi al viso.
"Sasuke?".
"Questo è il sacro jutzu matrimoniale della famiglia Uchiha". Terminai, cercando di spiegarmi meglio.
Lo vidi avvampare mentre tentava di deglutire, cercando di capire cosa era appena successo. I suoi occhi di cielo erano spalancati fino all'inverosimile.
"M-Matrimonio?".
"Beh, volevi essere mio per sempre, no?". Con una mano mi coprii il braccialetto che ora adornava il mio polso sinistro. Ero stato un po’ brusco ma, per la prima volta, ero assalito da mille dubbi. Possibile che avessi frainteso?
"Si, ma..."
"Ti stai tirando indietro?". Lo accusai.
"NO!". In un attimo me lo ritrovai tra le braccia mentre mi stringeva con forza e mi riempiva il viso di baci. Al diavolo il consiglio! Nessuno mi avrebbe separato da Naruto, mai! "Solo che... non me l'aspettavo! Siamo... Siamo...".
"Sposati, dobe?". Nascose il viso nell'incavo del mio collo, ridendo come un bimbo piccolo. Giuro risplendeva. Risplendeva più di una supernova. Dobe... mio piccolo, infuriante, inarrestabile dobe.
"Si vergogna, signor Uchiha?"
Sollevò il viso imbronciato, un'adorabile espressione che lo rendeva davvero simile ad una volpe. "Hey, bastardo! Perché devo essere io quello che deve cambiare cognome?". Mi urlò contro furioso, anche se non era arrabbiato sul serio.
Stavolta, fui io quello a ridere. Ero felice. Cielo, ero così felice! Era stupido, insensato, ma sentivo davvero di poter toccare il cielo con un dito.
"Perché sei il mio uke?". Tre... due... uno...
"TEME!" Si voltò dandomi le spalle, borbottando furioso. "Neanche cinque minuti. Neanche cinque minuti. VOGLIO IL DIVORZIO!!!".
Risi ancora. Lo abbracciai, scoccandogli un bacio sulla guancia. Gli sfiorai il braccio, accarezzandolo piano fino a raggiungere la mano adornata da quel monile.
Intrecciammo le nostre dita, fissandoci negli occhi. Mi amava... mi amava di un amore così puro, di cui non avrei più potuto fare a meno.
"Naruto e Sasuke Namikaze-Uchiha".
Era confuso, potevo intuirlo. "Che ne dici? Così ti piace? Seguiamo l'ordine alfabetico senza far torto a nessuno". Non ero pronto a rinunciare definitivamente al nome Uchiha, eppure. Non lo so, ma vedere i nomi delle nostre famiglie vicini mi trasmetteva un senso di benessere, di pace. Non so comunicarlo a parole... ma era come se quella fosse la cosa giusta da fare. Come se quelle due parole fossero nate per quello scopo. Per essere poste l'una accanto all'altra.
"Teme...". Sorrideva, Naruto. "Aishiteru, Sasuke".
Lo baciai ancora, facendolo stendere sotto di me, slacciandogli la cintura dello yukata. Dovevo averlo.
Un'ombra oscurò la sua felicità per un istante.
"Non potremo dirlo a nessuno, vero?"
No, no. Non essere triste, Naruto. Non essere triste. "Tutto a suo tempo, anata. Tutto a suo tempo".
Al sentire quella parola la sua tristezza sfumò di colpo. Lo avevo chiamato anata... mio sposo.>>
Quando anche quest'ultimo ricordo si perse in quel limbo che mi teneva prigioniero, raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste. Afferrai quelle spire maledette, squarciandole.
Le mie mani... le mie mani terminavano con lunghi artigli affilati, neri come l'ebano ed affilati come la mia stessa katana.
Strappai la testa di quel rettile immondo, scagliandola lontano. Le sue spire caddero al suolo come un tonfo, riversando il loro putrido sangue. Ero salvo.
'Credi di poterti liberare di me tanto facilmente, Sasuke?'.
La testa del cobra mutò ancora, divenendo il capo di uno strano demone dalla pelle bluastra... io.
'Sei oscuro, Sasuke. Un assassino. Il tuo destino è nelle tenebre. Ahahahaha!".
Scagliai i miei artigli affilati contro di essa. Dalle mie dita, fasci di luce taglienti come lame si liberarono, facendo quel mostro a pezzi.
"So di essere oscuro". Parlai quasi a me stesso."Ma fino a quando Naruto lo vorrà, io apparterrò al bene".
E, di colpo, fui investito da una luce. Una luce calda e abbagliante. Dolce come l'abbraccio di una madre.
E, ora, dimmi. Hai trovato la tua ragione?
Le tenebre, che fino a quel momento mi avevano avvolto, scomparvero, dissolte in quella luce. Una luce di nome Naruto.
Mi guardai intorno, non avevo mai visto quel luogo.
Una distesa d'erba infinita si parava davanti a me, estendendosi ben oltre la portata del mio sguardo.
Acqua cristallina zampillava da un ruscello lì vicino. Acqua fresca, pulita. Una cascata.
La mia gola bruciava, riarsa.
Mi chinai piano a bere, le mie gambe incerte, fragili. Era così buona, fresca. Mi sentivo rinato.
Anche gli occhi avevano smesso di dolermi. Ero in pace, al sicuro, protetto.
Osservavo la mia immagine riflessa, l'immagine di un Sasuke bambino morto tanto tempo fa.
Un soffio di vento...
L'acqua si mosse...
L'immagine cambiò...
Fu allora che lo vidi per la prima volta.
Lui, il Lupo.
"Ah!". Indietreggiai.
Lui emerse dall'acqua, avvicinandosi a me lento.
I suoi occhi d'ambra mi tenevano in pugno, non potevo muovermi.
La luce del sole si riflesse nel suo manto candido, quasi abbagliandomi. Era maestoso, gigantesco... terribile. Potevo avvertirne il potere immenso.
Rispondi alla mia domanda, ragazzo. Per cosa vuoi vivere?
La sua voce, fredda e antica, mi scuoteva dal profondo.
Per secoli, ho considerato la tua razza solo un'orrenda pestilenza che ha infettato questo mondo, sconvolgendo il prezioso equilibrio che noi Spiriti abbiamo cercato di mantenere.
Otto grandi code si contorcevano scindendo l'aria, frementi. Code?
Si, umano. Le code di un demone leggendario come Kiiubi e Shukaku. Il mio nome è Ookami no Shiro.
"Perché". Riuscii a malapena a gracchiare.
Se un animale avesse potuto sorridere sghembo, forse quella smorfia sarebbe sembrata quasi umana.
Perché chiedi? Perché sono qui, innanzi a te? Non lo so nemmeno io di preciso. Rise. Chissà, magari la risposta è proprio in quegli occhi azzurri che hanno fatto di tutto pur di strapparti alla morte.
"Naruto?". Che avevi fatto dobe...
Si, Naruto. Così la mia Kiiubi lo ha chiamato. Quel moccioso ha avuto il fegato di scagliarsi persino contro lo Shinigami. Mi chiedo se ne sia valsa la pena.
"Stupido, dobe!". Strinsi i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne, mordendomi le labbra.
Qualcosa di umido mi sfiorò il viso. Cazzo, stavo piangendo! Stavo piangendo sul serio. In un moto di stizza tentai di asciugarle ma quelle stupide continuavano a scendere. Senza che potessi fermarle, senza che riuscissi ad interrompere quei singulti che mi mozzavano il respiro. Stavo piangendo per Naruto.
"Stupido! Stupido!". Singhiozzavo, come un bambino. Non riuscivo a credere di essere davvero io. Continuavo a piangere tutte quelle lacrime che fino a quel momento avevo soffocato dentro di me.
Quando anche l'ultima bagnò l'erba profumata, mi sentii come svuotato. "Ma lui, lui sta bene?".
Shiro mi fissò senza lasciar trasparire nulla. Non so cosa sia accaduto dopo che sono stato sigillato nel tuo corpo.
"Sigillato?". Sollevai la maglia scura che avevo indosso, rivelando uno strano simbolo a spirale che lentamente andava formandosi sulla pelle bianca del mio stomaco.
Lo sfiorai appena. Era caldo e freddo allo stesso tempo. Una sensazione strana.
"Che vuol dire?".
Il veleno, con il quale sei stato infettato, ti avrebbe presto condotto alla morte. L'unico modo che aveva di salvarti era quello di renderti un jinchuuriki. Questo il tuo mate lo sapeva. Ha rischiato la sua anima pur di compiere il rito.
Dobe... solo tu. Solo tu potevi fare una cosa così stupida, sconsiderata e pericolosa. Solo tu!
Non sembri felice di aver avuto un'altra occasione.
"Dovrei?". Urlai. "Quell'idiota non doveva rischiare la sua vita per me. Gli avevo detto di non fare scemenze!!!".
Shiro rise. Rise di gusto. Rise così forte da irritarmi non poco.
"Smettila!". Sbraitai scatenando ulteriormente la sua ilarità.
Sei buffo, Palla di Pelo. Sei preoccupato a morte per quel biondino a cui tieni tanto, ma non vuoi perdere la faccia ed ammetterlo. Dovresti portarmi più rispetto, giacché ho la tua vita nelle mie zampe! Ghignò.
"Che vuoi dire?"
Pensaci. Come mai ora non ci troviamo in una bella gabbietta su misura per me?
Perfetto, un demone sarcastico! Ci voleva solo questo.
Abbassa la cresta, Palla di Pelo. Posso sentire ogni tuo pensiero. Quindi vedi di darci un taglio.
"E allora?"
Il tuo biondino e quell'altro, come si chiama fa vedere, ah si, Gaara sono stati sottoposti ad una tecnica di sigillo praticamente in fasce. Il loro corpo non era abbastanza forte per opporsi. Per te, è diverso. Il tuo chakra e quasi totalmente sviluppato. Senza contare il Sigillo sacro che ti è stato imposto anni fa. Non mi ci vorrebbe molto ad annientarti.
"Cosa vuoi da me! Perché sei qui?".
Non rispose. C'era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che non mi stava dicendo...
"Naruto non è riuscito a completare il sigillo, non è vero? Voglio dire, nonostante tutto il potere di Kiiubi, non sarebbe mai riuscito ad intrappolare un demone nel pieno della sua potenza. Tu... tu ti sei lasciato catturare di proposito!".
Ancora una volta, nella mia testa, esplose quella risata profonda e glaciale.
Sei intelligente, Palla di Pelo. Scaltro ed ambizioso. Brami il potere più di qualsiasi altra cosa al mondo e non ti fermi davanti a nulla pur di ottenere ciò che desideri. L'ho visto nei tuoi ricordi... La tua anima è oscura.
"Io". Cosa avrei potuto rispondergli che non sapessi già? Avevo tradito il mio villaggio, m'ero venduto al nemico, per la mia sete di potere. Avevo quasi ucciso la mia persona più preziosa per combattere mio fratello. Ero malvagio e lo sapevo. Se fossi morto, sarei sicuramente finito in uno dei gironi più profondi dell'Inferno.
Tuttavia quel ragazzo ti ama ugualmente. Questo non ti dice nulla?
"Naruto". Al solo pronunciare quel nome, il mio cuore cominciava a battere più forte. In tutta la mia vita, dal giorno del massacro, avevo provato solo odio per il mondo intero. La mia anima era nera e lo sapevano tutti.
Ma lui, no. Lui continuava a sorridermi, a porgermi una mano. Continuava a tenermi stretto e a darmi dello stupido teme. Naruto continuava ad amarmi infischiandosene del resto anche quando gli altri gli dicevano di rinunciare.
Perché lui è fatto così.
Mi ricordo che un giorno, da bambino, chiesi a mia madre come si facesse a capire di essere innamorati di una persona. Lei, all'inizio, non mi rispose, si limitò semplicemente a sorridermi. Poi, mi prese tra le braccia e mi tenne stretto.
"Sasuke". Mi disse. "Qual è la cosa a cui tieni di più?"
In quel momento, sulle prime, non risposi. A cosa tenevo di più? Alla mia famiglia.
"Sasuke". Continuò. "Il giorno in cui sarai disposto a rinunciare a ciò cui tieni di più per una persona, allora saprai di essere innamorato davvero".
Ero troppo piccolo per capire quelle parole, ma ora riuscivo a comprendere in pieno cosa mia madre aveva voluto trasmettermi.
In tutti quegli anni, io avevo sempre voluto morire.
La vendetta, il potere. Semplici vie per quell'autodistruzione che mi avrebbe permesso di ricongiungermi ai miei cari. Ad un passato abitato da spettri che sapevo non sarebbero più tornati ma di cui disperatamente volevo far parte. Volevo la morte per trovare la pace, per liberarmi degli obblighi di una vita fatta di vendetta.
Il giorno in cui divenni un genin dissi al mio maestro che il mio scopo era uccidere una certa persona a ridare lustro al mio Clan. Pensandoci meglio, non ci sarebbe stato alcun Clan dopo di me. Perché non avevo mai sperato di poter sopravvivere ad uno scontro con Itachi.
La cosa che desideravo di più era la morte. Quanto ero stato stupido, dobe, usuratonkachi!
Senza rendermene conto mi gettai indietro sull'erba, le braccia spalancate, gli occhi puntati verso quel cielo terso.
Risi... risi di cuore.
Quanto ero idiota! E avevo anche il coraggio di dare del dobe a quel dobe!
Desideravo restare vicino a quella testa quadra eppure desideravo morire. Un completo controsenso.
Risi ancora, non riuscivo a smettere. Cavolo, se volevo sul serio rimanere al fianco di Naruto per tutto il resto della mia vita dovevo rinunciare al mio sogno. Dovevo rinunciare a morire.
Cos'hai da ridere, Palla di Pelo?
"Io voglio vivere!" Gridai. "Voglio vivere!" Mi alzai a sedere, tentando di trattenermi dallo sghignazzare come una femminuccia. Che situazione assurda!
"Ho detto che voglio vivere. Il dobe senza di me non sopravivrebbe mezza giornata. E poi, non mi fido a lasciarlo nelle grinfie di Sai, o peggio Sakura. Io devo vivere! Non m'importa di quello che devi fare per completare il sigillo. Datti una mossa, il dobe mi aspetta!
Parli con la certezza che il tuo biondino sia ancora nel mondo dei vivi. Mi sfidò.
"Non l'ho ucciso con un Chidori in pieno petto. Non sarà di certo una stupida tecnica a fermarlo".
Di colpo la terra tremò, il cielo s'infranse e tutta la realtà che mi circondava iniziò a mutare. Scene rapide di una vita lunghissima presero a susseguirsi una dopo l'altra in un lungo flash-back.
Una foresta ignota... Kiiubi la Volpe... Orochimaru.
Un uomo mascherato che non conoscevo... il buio... Naruto posseduto dalla Volpe.
Il combattimento di quella testa quadra per cercare di salvarmi...
Sono stato catturato da Orochimaru per fungere da tassello ultimo sui suoi esperimenti per il jutzu che gli avrebbe conferito la vita eterna. Anche il segno che porti sulla spalla, che è stato impresso a Jungo, derivano dal mio potere.
Al solo rivedere il volto di quella serpe, il nostro odio esplose senza limiti facendo tremare tutto.
La mia forza vitale era quasi esaurita del tutto. Non mi restava molto da vivere quando sono fuggito dal laboratorio. Lo avevo accettato. Ora, però, è stata data ad entrambi una seconda possibilità per proteggere i compagni che amiamo. L'Akatsuki vuole tutti gli Spiriti leggendari. L'uomo mascherato li cerca da molto tempo. Ha in mente qualcosa di radicale.
"Perché mi dici questo?"
Io e te siamo più simili di quanto credi, Palla di Pelo. Staremo bene insieme.
"Cosa dovrei risponderti?"
Le immagini di quella vita che presto sarebbe diventata mia svanirono lentamente nel bianco che prese a circondarci. Uno spazio vuoto in cui galleggiare.
Mi accontento di un semplice grazie. Ti cedo il mio chakra, Palla di Pelo, tutto ciò che sono: la mia immortalità, la conoscenza acquisita nel corso dei secoli, tutto ciò che sarei potuto divenire in futuro. Tutto questo, da poter condividere con il tuo biondino.
"E tu che ci guadagni?"
Un corpo nuovo, una palla di pelo con cui fare quattro chiacchiere e la mia mate di nuovo al mio fianco sempre pronta.
"Mate?" Chiesi curioso. Anche Naruto mi aveva ripetuto spesso quella parola.
Credo che voi umani diciate moglie.
"KIIUBI è TUA MOGLIE?!".
Beh, il biondino è il tuo... qualunque cosa sia e ti lamenti di me?
Piccolo silenzio imbarazzato.
Accetti, Sasuke Uchiha?
Potei solo annuire. Con un balzo, Ookami no Shiro si tramutò in luce, penetrando nel mio petto.
Un'esplosione di luce mi sopraffece. Il vecchio Sasuke era morto... Sasuke Uchiha il vendicatore, il maledetto. Aveva ceduto il posto a Sasuke il jinchuuriki, portatore del Lupo dalle otto Code e mate di Naruto Namikaze.
"Perché ora?". Non aveva mai risposto a quella domanda.
Dovevi decidere da solo se accettarmi e scegliere di continuare a vivere. Era una decisione che spettava solo a te.
Una girandola di colori sgargianti si parò innanzi a me mentre potevo finalmente lasciarmi andare ad un meritato riposo.
"Grazie". Dissi, infine.
Di niente, Palla di Pelo.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
Uno squarcio si aprì nel cielo, diradando di colpo la tempesta in un battito di ciglia. Come in un sogno, tutto fu avvolto dal silenzio mentre i fiocchi candidi presero a galleggiare in aria, senza peso. Era la calma prima del balzo finale.
Tutta la luce si concentrò in un unico punto.
Tutta l'aria, tutti i suoni, tutti i colori implosero in un'unica scintilla carica di potere. Il vuoto e poi...
BUMMMM
Una colonna impressionante di chakra s'alzò verso la luna piena, squarciando la fitta coltre scura che la teneva prigioniera.
Un'immensa esplosione di energia si originò dalla Valle della Morte, dove da oltre un secolo, le statue dei fondatori facevano la guardia travolgendo tutto. Gli animali fuggivano terrorizzati, tentando di portare in salvo la vita.
"Kakashi!"
Il vecchio Jiraiya urlò, tentando di superare il frastuono che era nato da quello scatenarsi di elementi.
Corsero rapidi oltre il bosco, tentando di ricacciare indietro il terrore che li attanagliava. Che diavolo aveva fatto Naruto! L'aria s'era fatta densa, impenetrabile, rendendo quasi impossibili i loro movimenti. Come se un gigantesco muro di roccia centenaria si fosse parato loro davanti e pesanti catene trattenessero le loro gambe stanche. Eppure continuarono, sforzandosi di proseguire.
Lo spettacolo che i due si trovarono davanti aveva dell'incredibile. Una voragine immensa, spaventosa, si apriva davanti a loro, estendendosi per oltre cento metri. Lì, in mezzo a quelle pietre fumanti, due corpi giacevano immobili.
"Naruto! Sasuke!". Li raggiunsero senza esitare.
"Moccioso che cavolo hai combinato!". Ero-Sennin sollevò con cura il suo allievo, piano quasi fosse una bambola di porcellana. Respirava appena.
Il vecchio poteva sentire il chakra di quel ragazzo essere sul punto di esaurirsi del tutto mentre quello della Volpe lottava per non estinguersi. Eppure, per quanto la situazione fosse critica, un radioso sorriso gli adornava il viso pallido. Sembrava felice.
"Maestro Jiraiya". L'uomo dalla lunga chioma grigia portò il suo sguardo sull'allievo dello Yondaime. Kakashi teneva stretto il più giovane degli Uchiha. Tremava, Kakashi Hatake stava tremando.
"Il marchio... il marchio ".
L'infausto marchio di Orochimaru era scomparso, però...
Sulla pelle nivea di Sasuke Uchiha, proprio lì all'altezza dello stomaco, uno strano segno a forma di spirale si mostrava gelido, quasi vi fosse stato impresso con un rovente fuoco freddo.
KAMI, non poteva essere... Naruto... Naruto... ci era riuscito... ci era riuscito.
Aveva salvato il suo Sasuke nell'unico modo possibile.
L'aveva salvato tramutandolo in un jinchuuriki. Il sigillo nato dalla tecnica di Minato avrebbe segnato ora e per sempre il giovane vendicatore ma non poteva percepirne subito la potenza. Possibile? Possibile che fosse arrivato a sfidare persino un demone pur di salvare il suo amore?
"Presto, Kakashi!". Jiraiya si riscosse dai suoi pensieri, non dovevano sprecare altro tempo. "Portiamoli da Tsunade!". Sollevarono dal suolo quei due giovani amanti mentre la luna si faceva capolino tra le nubi che andavano diradandosi.
Un tenue raggio rischiarò il volto sudato di Sasuke, illuminando i suoi capelli corvini ora adornati da due strane ciocche argentate.
 
 
                                               
I walk this empty street
                                      
On the Boulevard of Broken Dreams
                                                 Where the city sleeps
                                     And I'm the only one and I walk alone
 
 
"Ancora niente?".
Kakashi Hatake era entrato silenzioso, salutando l'Hokage e l'Eremita dei Rospi con un lieve cenno del capo. Posò un mazzo di fiori sul piccolo comodino che divideva gli unici due letti di quella stanza, entrambi occupati da oltre due settimane.
Iruka, quella mattina, gli aveva consegnato quei fiori da parte di tutti gli amici dei due ragazzi, con i loro più sentiti auguri di pronta guarigione. Per l'insegnante dell'Accademia, quei giorni senza il biondo dobe erano stati una vera tortura. Ogni giorno chiedeva di lui, notizie su un possibile cambiamento delle sue condizioni, ma la risposta era sempre la stessa: non ancora.
Nessuno poteva avvicinarsi alla stanza in cui riposavano i due ragazzi, Tsunade-sama era stata irremovibile al riguardo. Così toccava al loro vecchio maestro tenere informato tutto il Villaggio sulle loro condizioni.
Senza Naruto a rallegrare tutti, pareva che persino il sole non splendesse con la stessa intensità di un tempo.
Jiraiya scosse il capo. "Mi sorprende che non siano entrambi morti a questo punto. Qualunque cosa Naruto abbia fatto a Sasuke pare che stia funzionando: le sue cellule si rigenerano. Il processo è lento ma funziona. Quando si sveglierà, probabilmente gli farà un male cane ".
"E Naruto?".
"Il moccioso soffre del più grave caso di esaurimento di chakra che abbia mai visto. Dobbiamo ringraziare il cielo che sia ancora vivo". Tsunade spalancò una finestra, respirando l'aria fresca del mattino a pieni polmoni. "Avremmo potuto perdere entrambi".
"Già".
"Naruto ".
Un lieve mormorio, un movimento nel letto sulla destra. Sasuke Uchiha si stava svegliando.
 
 
"Naruto!" Mi sollevai di scatto, tentando di afferrare quell'immagine del dobe che ancora avevo davanti agli occhi. "Ahh!" La luce del sole che filtrava da quelle tende bianche mi faceva male agli occhi.
Li sentivo bruciare, quasi come se avessi usato lo Sharingan per giorni interi. Fu allora che il dolore iniziò. Ogni cellula del mio corpo era sul punto di esplodere. Sentivo un chakra incredibile farsi strada all'interno dei vasi, distruggendo tutto ciò che incontrava sul suo cammino, rimodellandolo e ricostruendolo allo stesso tempo. Faceva male.
La mia gola era riarsa, come se avessi gridato fino a farmi esplodere le corde vocali, e il grido di prima avesse dato loro il corpo di grazia.
La testa era confusa, in subbuglio, tentando di trovare una spiegazione razionale a quello che mi era successo senza riuscirci. Ma era irrilevante. Una sola cosa era importante in quel momento: dov'era Naruto?
"Calma, calma, Sasuke". Tentai di mettere a fuoco la figura innanzi a me. Due mani calde stavano cercando di farmi stendere nuovamente fra quelle lenzuola madide di sudore. "Va tutto bene".
"K-ka... Kakashi". Riuscii a malapena gracchiare. Lui portò un bicchiere colmo di acqua fresca alle mie labbra, aiutandomi a berne alcuni sorsi.
"Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?" Il mio vecchio sensei mi stava sorridendo, sollevato. Dietro di loro potei scorgere Jiraiya e Tsunade. Se fossi stato in condizioni migliori, avrei anche potuto ridere della cosa. Quella vecchia sembrava quasi contenta di vedermi... qualcosa non tornava...
Naruto... perché il dobe non era con loro?
"N-Naruto?" Strinsi, per quanto mi fosse possibile, la sua divisa. Dov'era il mio anata?
Kakashi-sensei spostò il suo sguardo sul letto accanto al mio. Tsunade scostò la tenda bianca che lo circondava e fu allora che lo vidi.
Il mio Naruto. Addormentato come la bella principessa di una fiaba, in attesa del suo principe. Un'espressione serena sul suo viso pallido e segnato dalla fatica.
Dovevo andare da lui.
Tentai di spostare il mio vecchio maestro, di alzarmi ma il mio corpo era di un altro parere. Se non fosse stato per Kakashi sarei caduto al suolo come un bimbo piccolo.
"Non puoi alzarti, Sasuke!" Mi rimproverò bonariamente.
"Naruto!". Allungai una mano verso il mio dobe. Perché non si svegliava? Perché? "Devo... devo andare da lui". Pronunciare ogni sillaba era come ingoiare un tizzone ardente. "Naruto!".
"Aiutami ad alzarlo, Kakashi".
Jiraiya e il maestro Hatake afferrarono con la massima attenzione ognuno un mio braccio, mettendomi delicatamente in piedi.
Appena le mie estremità toccarono il suolo, la stanza prese a vorticare intorno a me sempre più velocemente. Con forza tentai di ricacciare un conato di vomito indietro. Non c'era tempo per quelle sciocchezze.
Ogni passo era una tortura. Ogni respiro una condanna. Ma finalmente ero giunto.
Piano piano, mi fecero stendere accanto al mio dobe, tentando di non aggravare le mie condizioni. Mi lasciai scivolare al suo fianco, cingendogli il petto e poggiandovi sopra il capo. Naruto...
BUM BUM BUM
Il suo cuore batteva lento e ritmico, avvolgendomi con il suo suono pacifico e confortante. Ero pronto a lasciarmi andare ad esso, perdendomi nell'oblio di pace che poteva donarmi.
"Perché Naruto non si sveglia?" Chiesi con quel briciolo di voce che mi era rimasto.
"Naruto è molto provato, Sasuke-kun". Mai, mai. Tsunade-san non si era mai rivolta a me con quel tono così amorevole, che sapevo riservava solo ad una persona. I suoi occhi erano gonfi e cerchiati di rossi e nell'aria sentivo l'odore di qualcosa di salato. Possibile? Potevo davvero sentire l'odore delle sue lacrime?
"Cos'ha?".
"Pur di salvarti, ha usato una tecnica molto pericolosa. Tu cosa riesci a ricordare?"
Mi sforzai, tentando di rammentare gli avvenimenti di questi ultimi giorni ma erano soltanto immagini sfocate. Ugualmente continuai.
"Ricordo la missione". Iniziai. "Siamo stati attaccati dagli Oto-nin di Kabuto. Sono... sono stato ferito per difendere Naruto". Potevo sentire quella lama gelida squarciarmi nuovamente la carne della schiena. "Poi il fuoco... sentivo il fuoco bruciarmi dall'interno...".
"Il veleno di Kabuto è entrato in contatto con il sigillo che Orochimaru ti aveva imposto, facendolo impazzire. Per tre giorni, il sigillo ha consumato il tuo corpo portandoti ad un passo dalla morte". L'Hokage parlava piano affinché potessi comprendere ogni sua parola. Aveva ragione... ero quasi morto.
"Lo... lo ricordo". Mormorai. Ricordo le lacrime del dobe, la sua disperazione. Ricordo il suo desiderio di seguirmi fino alla fine. "Ho detto al dobe che non ne valeva la pena. Non poteva rinunciare al suo sogno per me...". Mi strinsi al suo petto con più forza, cercando in tutti i modi di ricacciare indietro la paura. A quanto vicino ero arrivato dal perderlo?
"Sasuke, ascoltami bene. Il sigillo di Orochimaru è scomparso...".
"Cosa?!" Mi portai una mano al collo, su quel segno che per anni mi aveva marchiato con il suo veleno. Era vero, non c'era più... non potevo crederci.
"Sasuke...". Sembrava quasi che non sapesse come continuare. Anzi, con lo sguardo cercò Kakashi e Jiraiya. "Sasuke, Naruto ha usato la TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO per salvarti. Tu sai cosa vuol dire?".
LA TECNICA DEL SIGILLO DEL DIAVOLO... Orochimaru me ne aveva parlato. Era la stessa tecnica usata su di lui da Sarutobi-sama... era la stessa tecnica con cui Namikaze-sama aveva sigillato Kiiubi.
Kiiubi...
Come un tornado, qualcosa si svegliò dal centro del mio essere, strappandomi il respiro.
Kiiubi...
Tornai a posare lo sguardo su Naruto sebbene non fossi stato io a deciderlo. Il mio corpo oramai non rispondeva più. "Mate...". Sentii la mia voce bisbigliare quel nome... cosa mi stava succedendo?
"Sta bene, Sasuke. Naruto è vivo non temere. Non sappiamo come ma è sopravvissuto a quella tecnica... Sasuke, quella tecnica è stata ideata per catturare...". S'interruppe.
Potevo sentire il mio sguardo mutare, la mia vista farsi più acuta. Zanne acuminate si facevano strada nella mia bocca mentre le dita venivano adornate da artigli scuri. Rivoli di calore liquido presero a scorrermi sulle guance adornandole da strani simboli. Quell'energia che sentivo dentro esplose d'improvviso.
Kiiubi...
Ripeté quella voce gelida ancora una volta. Una voce che conoscevo bene. Una voce che mi aveva accompagnato nella mia discesa all'Inferno.
'Shiro'. Pensai.
"Allontanati, Tsunade!'. Mi sollevai lentamente mentre Jiraiya afferrava la spalla di Tsunade-sama e la attirava a sé. Anche Kakashi-sensei indietreggiò.
Ce ne hai messo di tempo, Palla di Pelo! Credevo che ti fossi quasi scordato di me.
'Cosa vuoi?' Gli chiesi nella mia testa. Il suo sarcasmo m’irritava ma lo lasciai fare. Non avevo la forza per un nuovo scontro.
Mettere in chiaro un paio di cose con questi umani, se non ti dispiace. Non farò nient'altro.
'Sicuro?'
Questo corpo non è in condizioni di combattere. Non che potrei fare un granché ridotto così.
'Grazie tante'. Gli risposi nel suo medesimo tono.
"Continui, Tsunade-sama Non volevo di certo interromperla". Shiro sogghignò con la mia stessa voce senza che potessi intervenire. Ero solo uno spettatore nel mio stesso corpo.
"Chi sei? E che fine ha fatto Sasuke Uchiha?". Chiese il vecchio dai capelli bianchi.
"La Palla di Pelo è qui con me. Mi ha lasciato solamente il controllo per qualche istante. Giusto per mettere chiarire un paio di cosucce".
"Rispondi alla mia domanda". Continuò Jiraiya.
"Il mio nome è Ookami no Shiro, il demone dalle otto code". Sentii il viso distendersi in un sorriso malizioso. "Signore del ghiaccio e delle foreste". Quando si parla di egocentrismo...
"Uno dei nove spiriti leggendari!". Kakashi allungò una mano verso il kunai che teneva nascosto nella sacca sulla gamba.
"Non lo farei se fossi in te". Gli intimò lo Spirito.
"Cosa vuoi da noi?"
“Uff, come siamo scortesi. Mi aspettavo un po’ più di riconoscenza, visto che ho salvato il vostro prodigio”.
“Naruto non era in grado di sigillare un demone nel pieno delle sue forze senza rimetterci la vita, quindi immagino che anche tu ci guadagni qualcosa in tutto questo”. Tsunade s’era seduta di fronte a noi, osservandoci attenta.
“Intelligente per un’umana”.
‘Non dovresti parlarle così’. Gli feci notare.
Paura di lei?
‘No. Ma già non mi sopporta. Vorrei evitare altri guai’.
Sulla fronte della donna prese a pulsare una grossa vena.
“Te lo chiederò un’ultima volta: cosa vuoi da noi? Non ci metto molto a far rafforzare il sigillo sul tuo stomaco da Jiraiya”. Era un ultimatum.
“Presto questo villaggio sarà attaccato”. Iniziò il mio peloso coinquilino.
“COSA?!” La donna scattò in piedi, facendo cadere al suolo la sedia che fino ad un attimo prima la ospitava. I due uomini le si avvicinarono ma una strana calma mi pervadeva. Shiro era sereno: niente avrebbe potuto distoglierlo dal suo obiettivo.
“Diciassette anni fa fui catturato da quel serpente, Orochimaru, e da allora utilizzato per i suoi esperimenti alla ricerca del jutzu finale che gli avrebbe concesso l’immortalità”.
“Ma Orochimaru è morto!Fece Kakashi. “È stato lo stesso Sasuke ad ucciderlo!”.
Shiro rise amaro a quell’affermazione. “Solo la sua forma corporea è stata distrutta, ma lo spirito è intatto. Il suo seguace, Kabuto, ha trovato il modo di costruire un contenitore di carne e sangue affinché l’essenza della serpe possa tornare in questo mondo”.
“Perché ci stai raccontando tutto questo? Perché mai dovremmo fidarci di te?”. Ci stavano lanciando una sfida.
“Siete liberissimi di non farlo, ma sono sicuro che tenete troppo alle vostre vite per non seguire i miei consigli. Ho letto nella mente della Palla di Pelo e so come funziona il vostro concilio…”. Sputò quella parola con disprezzo. “Voglio che mi garantiate che né io né la mia mate saremo intrappolati in qualche urna gettata chissà dove. I sigilli che ci imprigionano in questi corpi umani vanno bene così come sono. Questi due mocciosi avranno bisogno del nostro aiuto molto presto se volete che questo stupido villaggio abbia una speranza. Mi sembra una richiesta più che equa”. Sentii il mio corpo appoggiarsi alla spalliera del letto, osservando l’Hokage compiaciuto. L’aveva messa alle strette.
Tsunade-sama strinse i pugni fino a far conficcare le sue unghie laccate di rosso nei palmi. “Perché parli al plurale? Non ti starai riferendo a?”.
“Kiiubi”. Ci voltammo verso Naruto, accarezzandogli i capelli biondi con una tenerezza che non pensavo quel demone potesse mai avere. “Avete distrutto la mia famiglia già una volta. Non vi per metterò di separarmi dalla mia sposa ancora”. Ci chinammo su di lui, sfiorando il suo viso con mille piccoli baci, completamente estranei a quello che ci circondava. "Vi do un po’ di tempo per pensarci, ma sappiate che se le cose volgeranno al peggio, ho intenzione di lasciare questo villaggio portando Kiiubi con me!" Si voltò verso di loro ancora una volta, digrignando le zanne acuminate in un chiaro segno di minaccia. "E non una parola con il cucciolo che ospita la mia sposa. Questi due ragazzi sono ora sotto la mia protezione!".
"SHIRO?!".
Li ignorammo ancora una volta, chinandoci nuovamente sul dobe, respirandone il profumo. "Svegliati, anata. Il tempo di dormire è finito". Fu un pensiero comune quello. Né mio né di Shiro, ma nato dal bisogno di sentire quegli occhi di cielo su di noi.
E proprio come nelle favole, la bella principessa ubbidì al suo principe, spalancando quegli specchi della sua anima incontaminata.
"Sasuke...". Ci sorrise, Naruto, allungando piano le braccia stanche per sfiorare il nostro volto, sfiorandoci quelle ciocche ribelli che ci coprivano gli occhi. Ciocche argentate che si stagliavano nel nostro mare d'ebano. Il marchio che il demone mi aveva impresso. "Sasuke".
Lo baciammo con riverenza, per non stancarlo, per non ferirlo più di quanto non fosse già. Asciugammo le calde lacrime che gli rigavano le guance pallide. Lacrime di gioia per l'essere di nuovo insieme.
"Sei vivo, Sasuke...". Mormorò in un sussurro appena percettibile.
"Shh, va bene, piccolo. Va bene. Mi hai salvato, mi hai salvato".
Lo strinsi forte a me, tentando di calmarlo, mentre lo sentivo ripetere quella frase come un mantra... sei vivo... sei vivo.
Restammo abbracciati così per un tempo infinito finché non sentii qualcuno schiarirsi la voce alle nostre spalle, tentando di riportarci alla realtà.
Lentamente, per un po’ mi ero quasi dimenticato di quanto i miei muscoli mi dolessero, mi voltai facendolo accomodare sul mio petto. Dovevo sentirlo vicino.
Naruto non mi staccava gli occhi di dosso, continuando a sfiorarmi quelle strane ciocche argentate. Le lacrime avevano smesso di cadere ma lui mi teneva stretto, quasi avesse paura di perdermi per sempre. Mai, non ci saremmo mai separati.
"Sono carine...".
"Grazie". Gli baciai la mano che ora mi sfiorava la guancia. Era bellissimo.
"Questo è meglio di quando Kei ha confessato a Hikaru di essere innamorato di lei!". Kakashi?      
Ci voltammo verso di loro nel preciso istante in cui Kakashi e Jiraiya s'abbracciavano in lacrime davanti al bel quadretto che rappresentavamo e Tsunade scuoteva il capo, con le lacrime agli occhi anche lei.
"Avete finito?" Ci chiese, calma, troppo calma.
Facemmo cenno di sì.
"Bene..." Trasse un profondo respiro prima di esplodere. "NARUTO?! STUPIDO MOCCIOSO IDIOTA! HAI LA PIù PALLIDA IDEA DI QUELLO CHE MI HAI FATTO PASSARE! AVRESTI POTUTO MORIRE! USARE QUELLA TECNICA... NON TI AZZARDARE MAI PIù A FARE UNA COSA DEL GENERE?!".
Respirava a fatica, i suoi muscoli tesi fino allo spasmo, tentando di controllare la collera e non distruggere tutto in un colpo solo. Ero-Sennin le circondò le spalle con un braccio, tentando di tranquillizzarla. Mai... Mai prima d'ora, Tsunade-sama mi era parsa così umana.
Mai, prima d'ora avevo capito quanto fosse grande l'amore che quel dobe così casinista provasse per me. Sapevo, cielo, sapevo che mi amava, ma la consapevolezza di fino a che punto potesse spingersi per me mi lasciava senza fiato. Per la millesima volta mi ripromisi di aver sempre cura di lui, anche se il più delle volte ero io ad aver bisogno di lui.  
"Su, su... tutto è finito bene, no?".
"Nonna Tsunade, io...". Nuove lacrime s'affacciarono sul volto del mio piccolo dobe. "Mi spiace, Nonna Tsunade... ma io... io dovevo salvare Sasu... ".
Piangevano tutti, alla fine. Erano uno spettacolo piuttosto buffo in realtà, soprattutto se io e Jiraiya eravamo quelli a doverli consolare mentre Kakashi se la rideva della grossa
"Ahh, la forza dell'amore!". Sghignazzò il mio ex-sensei, in una tipica citazione alla Maito Gai.
"Zitto, idiota!!!". Urlarono in coro quattro voci. Kakashi si fece piccolo, piccolo.
"Nonna Tsunade, mi dispiace di averti fatto preoccupare". Cominciò il mio dobe. Lo vidi stringere i pugni, una nuova luce di determinazione nello sguardo. "Io DOVEVO salvare Sasuke! E poi..."
"E poi..."
Lo vidi abbassare lo sguardo crucciato per poi rialzarlo subito dopo finalmente sereno. "La mia mamma mi aveva rassicurato che sarebbe andato a finire tutto bene!"
"Cosa?!".
"Dobe...".
"Quando... quando quella specie di demone bianco...".
"Lo Shinigami".
"Sì, lo Shinigami stava per afferrarmi, io ho visto mia madre afferrare il suo braccio e ricacciarlo indietro, dicendo che non era ancora il mio momento".
"Hai... hai visto Kushina?" Erano rimasti tutti allibiti a quelle parole. La madre di Naruto era morta da più di diciassette anni eppure era tornata su questo mondo per difendere la vita di suo figlio.
"Già!". Nascose il suo viso arrossato contro il mio petto, parlando quasi più a se stesso che a noi. "Mi ha sorriso, dicendomi che era fiera di me".
Che cosa avremmo potuto rispondere a quelle parole?
Vidi Tsunade alzarsi e raggiungere gli altri due. Sembrava turbata: erano successe così tante cose in quegli ultimi giorni.
"Voi due riposate. Non voglio che facciate alcuno sforzo. Resterete qui per le prossime due settimane e poi voglio che torniate alla residenza Namikaze e non vi muoviate da lì. Ho parecchie cose da sistemare".
"Ma Nonna...".
"Zitto, moccioso. Pensate a dormire. Mi avete passato già abbastanza gatte da pelare!".
"Che peccato. Vuol dire che devo scordarmi la Luna di Miele?". Chiesi, piccato. Ed io che avevo fatto dei bei programmini a riguardo.
Kakashi e Jiraiya presero a sbracciarsi nel tentativo di suggerirmi di tacere, passandosi un pollice sul collo per farmi capire che quello era un discorso rischioso. Perché?
"Sasuke...". Mugolò il dobe.
L'Hokage mi fulminò mentre quei due tentavano di bloccarla prima che potesse saltarmi addosso e uccidermi sul serio. "Per questa storia faremo i conti molto presto, Uchiha!" Digrignò i denti tentando di spaventarmi.
"Namikaze-Uchiha, prego. Ho preso anche il cognome di Naru-chan". Le sorrisi, affabile.
"MA IO TI UCCIDO?!". Jiraiya le saltò addosso, mormorandole qualcosa su del saké gratis, una certa bisca clandestina e sul fatto che sarebbe stato terribile per il moccioso diventare vedovo dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per salvarmi.
Senza aggiungere altro e dopo un'ultima occhiata di odio puro, Tsunade sparì oltre quella porta, seguita a ruota da quei due pervertiti.
"Mi raccomando, non affaticatevi troppo!". Kakashi ci fece l'occhiolino mentre quel depravato di Jiraiya continuava a scribacchiare sul suo taccuino.
"KAKASHI!!! JIRAIYA!!!”.
"ECCOCI!".
Senza aggiungere altro, la seguirono.
Naruto si concesse un profondo sbadiglio, strofinandosi gli occhi gonfi. Lo attirai a me senza dir nulla, tornandomi a stendere fra quelle lenzuola bianche. Mi sentivo molto stanco.
Io e il dobe eravamo di nuovo insieme, potevo dormire... sereno.
 
 
*_*_*_*_*
 
 
"A che pensi, Tsunade?"
Una piccola fogliolina verde galleggiava nella tazza di the che Jiraiya si era versato. Il vapore saliva in alto, caldo e rassicurante.
Kakashi era andato via appena usciti dall'ospedale, assumendosi l'incarico di riferire a tutti i loro amici che finalmente quelle due pesti si erano risvegliate. Forse era stato meglio così.
Da quando li avevano lasciati, la nipote del primo Hokage non aveva pronunciato una sola sillaba. S'era limitata a bere un bicchiere di saké dopo l'altro, tentando di annegare nei fumi dell'alcool tutti i suoi dispiaceri. Il suo studio era immerso nel buio, rischiarato a malapena da una fioca candela. Una bottiglia dopo l'altra andava ad ammassarsi innanzi a lei.
"Da dove vuoi che cominci, eh vecchio pervertito?" Intonò in un tono strano... Preoccupazione mista ad un'infinita tristezza. "Cosa credi che succederà con il Concilio... il loro prezioso Uchiha è diventato un jinchuuriki! Tramutato proprio dal portatore di Kiiubi, portando un nuovo demone in questo villaggio. Come credi che la prenderanno?". Mandò giù un lungo sorso di liquore.
"Il demone mate della Volpe a Nove Code... una strana ironia, non trovi?"
"Non c'è niente da ridere!". Colpì il tavolo con forza, facendo rotolare quelle bottiglie al suolo, mandandole in frantumi. "Siamo sull'orlo di una nuova guerra... Orochimaru è, forse, ancora vivo e tu hai voglia di scherzare?"
"Sono sempre stato del parere di non fasciarsi la testa prima del tempo. Cerca di vederne il lato positivo: Sasuke Uchiha è sopravvissuto e la sua lealtà a questo villaggio non sarà più un problema".
"Già". La donna posò la testa su quel legno freddo. "Quel piccolo bastardo". Mormorò.
"Usare il jutzu segreto della sua famiglia. Ne ha dell'inventiva quel ragazzo! Sono sicuro che aveva programmato tutto già da molto tempo". Sghignazzò il vecchio.
"Probabile. Ti ho già detto quanto odio quel ragazzo?". Biascicò la donna, sul punto di addormentarsi.
Jiraiya rise di cuore. "Sei solo gelosa come una qualsiasi suocera. Una povera donna cui hanno portato via il suo bambino".
"Ti odio". Mormorò prima di addormentarsi di colpo.
 
 
                           
My shadow’s is the only one that walks beside me
                             My shallow heart’s the only thing that’s beating
                            Sometimes I wish someone out there will find me
                                               ‘Til then I walk alone
 
 
"A cosa pensi?"
Grandi occhi color del cielo presero a scrutarmi quasi a volermi carpire l’anima.
Il mio rivale… il mio amico… il mio compagno… semplicemente il mio Naruto. Mio, in un nuovo incredibile modo che mi faceva apparire il legame che fino ad allora ci aveva unito come un qualcosa di fragile e insicuro.
Adesso eravamo uniti da qualcosa di più profondo. Eravamo parte di un qualcosa che esisteva da sempre e, mi piace pensare, sarebbe continuato ad esistere per tutta l’eternità.
Shiro mi aveva scelto ed, insieme, avremmo protetto Naruto e Kiiubu fino all’ultimo respiro. Nel profondo potevo riconoscermi in quel demone che ora risiedeva nel mio stomaco, nel suo istinto, nella sua furia gelida, nel suo insano desiderio di possesso e vendetta. Ero diventato un jinchuuriki e questo era una cosa che mi rendeva più simile al mio dobe.
Chinai il capo a sfiorargli la fronte, le guance arrossate, le labbra morbide…
Il suo profumo m’inebriava, annebbiandomi qualsiasi controllo. Era un qualcosa di paradisiaco, non c’erano parole sufficienti per descriverlo. Inspirai profondamente, riempiendomi i polmoni di quella fragranza così unica mentre il mio nuovo olfatto poteva captarne ogni più piccola sfumatura.
Erba... e vento... e pioggia, questo era l'odore di Kiiubi. Potevo distinguerlo.
Ramen... e vaniglia... e qualcos'altro, cui non potevo dare un nome ma che apparteneva a Naruto in un modo inconfondibile. Da qualche parte, nei recessi della mia mente, potevo sentire Shiro uggiolare, appagato.
Sentivo la sua soddisfazione, la sua gioia nell’essere di nuovo unito alla sua mate, forse attraverso il corpo di due giovani umani, ma questo non importava.
Si erano ritrovati dopo tanto tempo, concedendo ai loro ospiti la possibilità di trascorrere l’infinito insieme a coloro che amavano più di qualsiasi altra cosa.
Una nuova consapevolezza si faceva strada in me. Al diavolo tutti! Non volevo più nascondermi. Volevo gridare al mondo intero quanto amavo quel dobe dai capelli biondi. E se qualcuno si fosse messo sulla nostra strada…
E brava la Palla di Pelo… approvo, approvo…
Immagini di corpi straziati s’affacciarono nella mia mente. Sai, Sakura, il volto coperto del capo dell’Akatsuki. Tutti quelli che potevano rappresentare un impiccio alla mia relazione con Naruto. Uno spettacolo quasi allettante.
‘Davvero?’. Ero felice che la pensassimo allo stesso modo. Lo desideravo... desideravo il loro sangue sulle mie zanne, le loro grida di dolore nelle mie orecchie. Scossi il capo, tentando di controllarmi. Non potevo fare una scenata davanti a lui.
Di che ti stupisci? Mi rispose quella voce glaciale. Chiunque oserà mettersi sulla nostra strada, fra noi e i nostri compagni, dovrà solo aspettarsi il peggio… solo nostri…
"Solo nostri" Mormorai.
"Cosa hai detto, teme?" Il dobe si stropicciò gli occhi, ancora assonnato, rannicchiandosi contro il mio petto in cerca di calore.
"Niente, usaratonkachi. Io e il lupastro stavamo avendo uno scambio di opinioni sulle posizioni più piacevoli con cui prenderti". Vederlo arrossire fino alla radice dei capelli era esilarante. "Sul serio". Continuai con il tono più serio possibile, anche se dovevo farmi violenza per non sghignazzare. Ve lo immaginate: un Uchiha che ride? "Ho molto da imparare da lui. Con tutti quegli anni di esperienza…"
In quel momento, Naruto rischiò il soffocamento. Vidi balenare un’ombra di rosso nel suo sguardo e capii che Kiiubi doveva avergli detto qualcosa. Ed, infatti…
"HENTAI!!! TUTTI HENTAI! Lupo, Volpe e Teme!". Urlò d’un fiato. Recuperando per un attimo tutte le sue energie nel tentativo di liberarsi dal mio abbraccio e darsela a gambe ,mentre quell’alone rosso fra le dita non poteva nascondere una misteriosa perdita di sangue dal naso.
Stavolta risi davvero, afferrandogli un braccio e stringendolo ancora una volta contro il mio corpo. Ero curioso.
"Che ti ha detto Kiiubi?"
Lui sbuffò, borbottando cose incomprensibili prima di voltarsi dall’altra parte. Iniziai a fargli il solletico ma lui non cedeva.
"Eddai, Naru-chan!"
"NO!"
Iniziai a baciargli il collo, facendo risalire la mia mano sotto quella vestaglia d'ospedale per massaggiargli il ventre nudo. Lo sentii mugolare di piacere mentre gli mordicchiavo un orecchio piano piano.
"Naru…". Sussurrai a malapena.
"Ho detto no". Eppure, chissà perché, non mi sembrava più così convinto.
La mia mano vagò un po’ più giù.
"Sasu…". Mugolò, senza più forze.
Dacci dentro, Palla di Pelo. Erano secoli che non avevo un po’ d'azione! Ahhh, la Foresta del Silenzio... quanto tempo è passato? Quelli sì che erano bei tempi!
'Smettila di chiamarmi Palla di Pelo!' Ribattei, piccato. Non avevo mai permesso a nessuno di prendersi gioco di me e di certo non avrei cominciato con quella specie di lupastro con cui ora condividevo il mio corpo. Anche se... 'Foresta del Silenzio?' Chiesi, incuriosito.
Ne riparleremo quando avrai compiuto un paio di secoli, sbarbatello! Non sono cose da dire ad un cucciolo! Bastardo! E ora datti una mossa!
'Sono d'accordo!' Per quanto fossi frustrato da quel lupo arrogante ed egocentrico, anche se a posteriori Naruto avrebbe continuato a ripetermi che tra me e il lupo c'è una sorta di affinità elettiva perché siamo spudoratamente simili, in quel momento avevo cose più importanti a cui dedicarmi. Come, ad esempio, torturare quel dobe così deliziosamente attraente.
Attirai Naruto sotto di me, strappandogli in un solo gesto parte della camicia bianca che aveva indosso. Piccoli artigli affilati erano comparsi sulle mie dite per agevolare la mia missione...
Averlo, ancora una volta.
Sapevo che eravamo entrambi ancora provati da ciò che era accaduto, il dobe più di tutti, ma un bisogno viscerale aveva preso a farsi strada dentro di me: dovevo unirmi a lui. Assicurarmi che fosse ancora vivo, che fossimo entrambi ancora vivi.
Dovevo sentire il suo cuore battere sotto il tocco delle mie mani gelide...
Dovevo vederlo cercare di soffocare i gemiti che sapevo solo io potergli strappare...
Dovevo perdermi in quel Paradiso rovente e umido che solo lui poteva donarmi...
Avevo bisogno di sentirmi parte di lui.
Nascosi quel sorriso compiaciuto che minacciava di comparire sul mio viso alla vista di quello sguardo languido, con cui ora mi stava fissando in attesa, temendo una sua possibile reazione. Non era saggio provocarlo proprio ad una passo dalla meta.
Mi voleva, in quel modo folle e bestiale, come io volevo lui.
Lo baciai come mai avevo fatto: con passione, possesso, amore, lussuria. Decine di emozioni diverse che mi stavano conducendo per mano lungo il baratro della follia, ma di cui non avrei mai avuto abbastanza.
Naruto sospirò di gioia, allargando le sue gambe del colore del miele per me affinché potessi abbracciarlo completamente. Mi circondò il collo con le sue braccia, il suo braccialetto d'argento freddo contro la mia pelle, strofinando i suoi soffici capelli biondi contro la mia gola...
Sottomettendosi a me quasi fossimo due bestie selvagge. Mi venne quasi da ridere. Infondo una parte di noi lo era davvero, no?
Sollevò il suo volto stanco e mi sorrise. Un sorriso radioso che lo illuminava tutto, facendo risplendere i suoi occhi di cielo di una luce nuova, straordinaria.
"Ti amo". Mi sussurrò.
Non avevo mai risposto a quelle parole e lui non mi aveva mai fatto pressioni per questo. Eppure, in quell'istante, sentii di dover dire qualcosa. Qualcosa che potesse fargli capire, non solo con i gesti, quanto lui contasse per me. Dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutto il dolore che avevamo patito.
"Ti amo anch'io, anata".
Una gioia indescrivibile ci pervase. Un qualcosa che le parole umane non possono descrivere. Un qualcosa che non apparteneva a questo mondo.
Peccato che ci fu strappato troppo presto.
CLANG
Un rumore metallico. Ci voltammo, ancora abbracciati, verso quella porta che doveva essere stata chiusa a chiave ma che ora era spalancata.
Un vassoio pieno di cibo era stato riversato al suolo...
Un singulto...
Due occhi verdi spalancati in un muto grido d'orrore...
Sakura aveva visto tutto...
 

                                                 Continua...

 
SHANNARA: Allora? Sono in ansia, che mi dite. Badate che ho sempre intenzione di modificare alcune cose. Certe parti non mi convincono un granché. Hem, Naru-chan?
SASUKE: Il dobe è svenuto quando si è iniziato a parlare di sesso orale.
SHANNARA: Ma a te è piaciuto? Quella parte era addirittura più imbarazzante della lemon.
SASUKE: Considerato che ho sposato Naru-chan è passabile. Potrei anche sorvolare sul fatto che non mi hai fatto uccidere Itachi, sono quasi morto e sembravo più emo del solito.
NARUTO: Teme! Sei stato tu non è vero? Tu... Tu le hai suggerito quelle cose?! Bastardo!
Intanto che Naru-chan si lancia in una lunga serie di epiteti poco piacevoli, due graziosi bimbetti vengono a sedersi accanto a me, mangiucchiando un pezzo di torta al cioccolato.
NARUTO: Shanny?
SHANNARA: Si?
NARUTO: Beh, io non ho capito chi sono questi due bambini. Perché Sasuke sembra conoscerli?
Suddetto Uchiha sta spiegando ai due infanti le basi di utilizzo dello Sharingan.
SHANNARA: Beh, vedi, Naru-chan, ho pensato che se Kiiubi è una lei e Shiro è un lui...
BUM Leggero tonfo.
SHANNARA: Naru, Naru, riprenditi! Mi servi per il prossimo capitolo! Sasu, aiutami!
Porca paletta, sta sorridendo! Mi fa impressione.
SASUKE: Si, divina Shannara?
SHANNARA: Divina? La paternità con te fa proprio miracoli...
SASUKE: Beh, non posso di certo dare il cattivo esempio.
Ah!
SASUKE: Piuttosto, da dove diavolo hai ripescato Haku e  Zabusa? Ma non erano morti?
SHANNARA: No, cattivo! Mi è sempre dispiaciuto per loro. Così ho pensato di salvarli! Ho sempre pensato che Zabu fosse molto sexy!
SASUKE: Se lo dici tu... Ma che diavolo è Hikarigakure?
SHANNARA: Leggi il prossimo capitolo e lo saprai.
SASUKE: Un altro?
Annuisco.
SASUKE: Con Sakura morta e una bella lemon?
SHANNARA: Se fai il bravo, ci penserò!
SASUKE: Okay.
Si trascina via Naru-chan, seguito a ruota dai due pargoli.
Per concludere ringrazio tutti quelli che hanno recensito la volta scorsa e che mi hanno incoraggiato a continuare. FULL METAL MANGA LOVER, sei stata preziosissima. Grazie infinite. Che dire altro: recensite, recensire, recensite!
E per ultimo: japan-glossy!

  • Jinchuuriki: uomo in cui è stato sigillato un demone.
  • Hikarigakure: è un villaggio che ho creato io. Il suo nome significa letteralmente "città della luce".
  • Anata: sposo, nel senso maschile del termine.
  • Shiro Koori: bufera bianca
  • Shuichiro: bravo bambino. Il diminutivo Shu vuol dire cielo. Non so bene cosa voglia dire Yuusuke ma mi sono ispirata al personaggio di Yuu degli spettri. Yuusuke Urameshi: demone rancoroso. Quindi penso che il nome riesca in qualche modo a bilanciare quello del fratello.

 

  
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