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Autore: Ruth Spencer    03/08/2013    8 recensioni
Attesi una sua reazione, ma tutto mi aspettavo, tranne che scoppiasse a ridere.
Smisi di torturarmi i riccioli e gli rifilai un'occhiataccia. -Cosa c'é di tanto divertente?- lo apostrofai. Stavo perdendo la pazienza.
Ero nei guai fino al collo. E tutto per una stupida e-mail.
Avrei volentieri sbattuto la testa al muro per la disperazione. Purtroppo per me, la testa mi serviva eccome in quel momento.
-Allora?- lo incalzai.
Finalmente Louis si decise a parlare. –Mi stai dicendo che ti sei innamorato di una corrispondente anonima per e-mail e che solo ora hai scoperto che si tratta della tua più acerrima rivale a lavoro?-.
Lo guardai confuso.-Più o meno- borbottai.
Louis annuì piano e mi diede una pacca su una spalla con aria afflitta. –Condoglianze, amico-.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

 
 
 
                                                                                                                             Carol;
 
 
Quando la mia stanza ormai aveva tutta l’aria di una sala prove in una sartoria di Londra, io non avevo ancora deciso cosa indossare per l’appuntamento con Landscape.
Diversi vestiti giacevano uno sopra l’altro sul copriletto, alcuni pantaloni e una gonna avana erano abbandonati sullo schienale della sedia; per non parlare delle borse e porchette lasciate a terra o sulla scrivania e delle scarpe seminate un po’ ovunque.
La mia coinquilina, Alyson Smith, contemplava la scena dallo stipite della porta a braccia conserte.
-Pensi di riuscire a scegliere tra tutti questi vestiti, oppure dovremo ipotecare la casa?- mi domandò ironica.
Sbuffai, prima di voltarmi bruscamente verso di lei con le braccia strette al petto. –Io…non so da dove cominciare.- mi difesi.
-Vestito o pantaloni?-.
-Non ne ho idea.- sospirai abbattuta, accasciandomi sul bordo del letto.
-Il problema è che non sai neppure tu ciò che vuoi. Da quando sei tornata dal lavoro non hai smesso cinque minuti di parlare del tuo collega…-.
-Chi? Harry? Certo, è uno stronzo-.
-Si, ma il punto è che ora uscirai con questo misterioso ragazzo dopo mesi che tentate di organizzare un appuntamento e tu, se mi permetti di dirlo, sembri più occupata a criticare Styles-.
-Beh,- biascicai alla ricerca di una scusa convincente. –Mi ha rubato l’articolo più importante che mi avessero affidato sino ad ora. Avrò il diritto di essere arrabbiata?-. Mi alzai e la raggiunsi. –Non fraintendermi: sono emozionata e nervosa all’idea che finalmente lo conoscerò… di vederlo per la prima volta di fronte a me e…Dio, non posso crederci, ma oggi è stata davvero una giornata difficile e questo non mi aiuta ad affrontare serenamente la faccenda-.
-D’accordo. Concentrati su Landscape, adesso-.
Annuii in risposta.
-Dove vi incontrerete?-.
 
 
                                                                                                                                                    Harry;
 



-A Coffe Voga.- risposi in automatico. Abbassai il capo per scuotere i ricci e poi con un gesto della mano spostai un ciuffo di lato. Zayn si accostò allo specchio appeso di fronte all’armadio della mia camera, con le mani nelle tasche dei jeans scoloriti.
-E come la riconoscerai?-.
-Terrà…un fiore in un libro-.
Il mio amico distolse per un attimo l’attenzione dalla sua immagine riflessa nello specchio per scoccarmi un’occhiata scettica. –Sei serio?-.
-Perché non dovrei?- obbiettai facendo spallucce.
-Un fiore? In un libro?- scandì lentamente per avere una conferma.
-Si-.
-Tu sei fuori-.
-Zayn, non conosci per caso la parola “romanticismo”?-.
-Questo non è romanticismo, qui si cade nel melenso.- mi contraddisse lui.
-Non la conosco nemmeno, figurarsi!-.
-Appunto-.
-Zayn, non ti facevo così prosaico.- lo schernii poggiandogli una mano sulla spalla.
-Harry,- mi fece il verso lui. –Non ti facevo così sdolcinato-.
Mentre ridevamo, Dave irruppe nella stanza. –Avete programmi per stasera?-.
-Si, usciamo. Tu?-.
-Faccio un salto da Alyson: si è infilata metà dei miei vestiti in valigia, la scorsa settimana-.
-E’ innamorata.- dissi con l’aria di chi la sa lunga.
-No, è svampita.- replicò Dave, prima di salutarci con un -Fate onore al vecchio Dave!- e chiudersi la porta alle spalle.
Prima di uscire, osservai un’ ultima volta gli scaffali stipati di libri della mia camera e il mio sguardo si soffermò su una copertina in particolare: “Cime tempestose”. Avevo iniziato a leggerlo per accontentare Makemehappy e ne ero rimasto favorevolmente colpito.
-Potrebbe anche essere una racchia.- constatò Zayn, non appena fummo chiusi nell’abitacolo della sua Golf di seconda mano. Mise in moto l’auto.
-Ci starò solo dieci minuti. La saluto, ordino una tazza di caffè, la bevo e me ne vado.- dissi assecondando la mia parlantina. –Spero solo che non abbia una vocina in falsetto come i topi di Cenerentola. Ma, perché faccio questo? Perché mi sento obbligato a conoscerla?- mi dimenai contro la cintura di sicurezza. Le uniche sensazioni che riuscivo a provare erano l’ansia e la preoccupazione di non incontrarla, o di trovarla diversa dalla persona che mi era parso di conoscere nelle e-mail.
-Rilassati, Harry. – tentò di calmarmi Zayn, guardandomi per un attimo prima di ingranare la marcia. –Devi solo salire di livello. Io faccio sempre così: porto una relazione su un livello e se la cosa funziona, su un altro livello ancora finché non diventa indispensabile per me…sparire.- spiegò con il fare cinico e pragmatico di un avvocato.
-Non voglio trattenermi a lungo comunque. – ribadii in un tono che sembrava voler convincere più me stesso che il mio amico. -L’avevo già detto?-.
-Si, lo hai fatto.- disse girando il volante a sinistra. Il traffico scorreva rapidamente quella sera, mentre il vento sferzava gelido per le strade. I semafori scattavano da rosso a verde in pochi, brevi secondi e il tragitto per raggiungere il locale mi parve molto più rapido del previsto, ma forse si trattava solo di un’illusione.
Mentre mi lasciavo trasportare dall’immaginazione, la macchina rallentò accostandosi al marciapiede. –Coffe Voga: ci siamo-.
-Fai un respiro profondo…-.
-Zayn, puoi controllare per me?-.
-Intendi… vedere se è carina?-.
-Si…-.
-D’accordo. – sospirò con un sorriso sghembo. –Ma, sappi che sei patetico-.
Annuii per scusarmi, mentre spalancava lo sportello della macchina e balzava giù. Zayn si stava dimostrando un vero amico. Dovevo ricordarmi di offrirgli da bere la prossima volta.
Lo seguii con lo sguardo mentre si incamminava lungo il marciapiede, saliva rapidamente i gradini e raggiungeva la porta a vetri del locale.
-Allora? La vedi?- chiesi senza riuscire ad impedire che l’agitazione trasparisse dalla mia voce flebile.
-No…si, aspetta. Oh, si. Si, si.- annuì il mio amico compiaciuto.
-Che cosa?- lo incalzai fremente, sporgendomi dal finestrino abbassato.
-E’ molto, molto bella-.
-Davvero?- chiesi speranzoso.
-Si. –mi sorrise Zayn, famelico. –Ma…niente libro!- concluse con i palmi rivolti verso l’alto e un’espressione angelica.
Gli lanciai uno sguardo raggelante senza riuscire tuttavia a innervosirmi con lui in qualche modo.
-Okay, scusa.- capitolò lui, rendendosi conto del mio stato d’animo. Mi diede nuovamente le spalle e accostò il viso alla porta a vetri del caffè per scorgere meglio dentro.
Trascorsero alcuni istanti di silenzio, mentre continuavo a torturare la cerniera del mio capotto.
-Ecco, ora vedo un libro con una rosa in mezzo-.
-Dici sul serio?-. Fece cenno di ‘si’ con il capo. –E com’è?-.
-Non riesco a vederla: c’è un cameriere davanti al suo tavolo-.
Sbuffai leggermente, reclinando la testa sul sedile. Quanto avrei dovuto aspettare ancora?
-Il cameriere si sta allontanando. Adesso la vedo-.
-Allora?!- esclamai, trattenendo mio malgrado il fiato.
Vidi Zayn sgranare gli occhi, portarsi una mano nei capelli per ravvivare il ciuffo pettinato verso l’alto; poi, deglutire leggermente e spostare uno sguardo confuso su di me.
-E’ tanto brutta?-.
-No…è che…assomiglia terribilmente...- farfugliò insicuro. –Ha gli stessi colori della tua collega, Carol…-.
-Hatton?-.
-Si, proprio lei. In fondo, avevi detto di trovarla attraente.- sdrammatizzò il mio amico.
-Si, ma chi la vuole Carol Hatton!- obbiettai con vivacità.
-Allora penso proprio che Makemehappy non ti piacerà…- disse lugubre.
-Perché?-. Continuavo a non capire.
-Perché è Carol Hatton-.
Suppongo che il mio volto fosse lo specchio dell’incredulità più totale, perché Zayn tentò di parlare ancora, come per consolarmi. Uscii dall’abitacolo angusto e tremendamente caldo, sbattendo forte la portiera per poi puntare dritto verso l’entrata del Caffè Voga.
Sbirciai di fronte a me, attraverso la porta a vetri e quasi subito scorsi in fondo alla sala una giovane dai capelli di quel colore biondo miele che tante ragazze piegate a testa in giù sulla vasca da bagno, cercano invano di ottenere con due confezioni di tintura.
Indossava un maglioncino lilla su una t-shirt più lunga, nera che si intravedeva appena; sedeva con le gambe accavallate e una mano sotto il mento, pensierosa.
Ma, non era ciò che mi aspettavo. Possibile che su milioni di abitanti, proprio lei?
Ero deluso e amareggiato. Giorni, mesi a conoscere una corrispondente anonima per poi scoprire di averla avuta vicino per così tanto tempo, completamente ignaro? Di averci discusso, di averla baciata?
Se solo Carol avesse saputo la vera identità di Landscape non si sarebbe nemmeno presentata all’appuntamento e invece ora era lì, ansiosa di conoscere la sua anima gemella.
Indietreggiai ferito al pensiero che si fosse innamorata di una parte di me, del poeta, di quello che le inviava e-mail sul senso degli Sturbucks, del caffè la mattina e delle cabine telefoniche, senza tuttavia riconoscermi.
-Non fa niente, Zayn. Buonanotte e grazie di tutto.- dissi in un soffio, prendendo a scendere i gradini.
-Dove vai?-.
-A casa-.
-E’ la lasci così, senza una parola? E se aspettasse tutta la sera il tuo arrivo?-.
-Non mi importa. Andrò a casa e berrò una bottiglia di birra sul divano di Dave.- dissi facendo spallucce.
Quando gli passai accanto gli diedi una pacca sulle spalle, poi lo superai.
-Non vieni in macchina?-.
-Preferisco camminare-.
Lasciai Zayn lì da solo, di fronte all’entrata del Caffè Voga, pestando i piedi sul marciapiede con stizza. Improvvisamente tutte le coincidenze e le parole seminate nei mesi prima assunsero un significato diverso e si collocarono a formare un composizione del tutto nuova.
Hai letto “Cime tempestose”?...Si, è uno dei miei libri preferiti…Una mia amica lo adora. Lo legge ogni volta a Natale… Anch’io ho quest’abitudine…Non dirmi che sei uno di quelli che conosce a memoria Il Padrino!...Da cosa l’hai capito?...Conosco i sintomi. Un mio amico lo adora...
Mi sembrò tutto così chiaro, così palese da sentirmi uno sciocco a non averlo intuito prima.
La sensazione di conoscerla da tempo, di avere molto in comune con lei: tutto portava ad un’unica spiegazione. Spiegazione che ora sedeva composta ad uno dei tanti tavoli di un caffè di Londra, aspettando qualcuno che non sarebbe mai arrivato.
Sapevo in cuor mio però che non era giusto il mio comportamento. Una parte di me temeva la sua reazione, l’altra invece era terribilmente curiosa. Zayn aveva ragione: non potevo lasciarla lì.
Giunto all’angolo della strada, tornai indietro.
 
 
                                                                                                                      Carol;                                                     
 
 
Era la terza volta in meno di dieci minuti che consultavo il mio orologio da polso. Cominciavo ad avvertire una strana sensazione e la mia fantasia aveva preso a viaggiare nelle insidiose paludi del dubbio. Avevo forse sbagliato ad accettare un appuntamento con lui? Se mi avesse vista dalla porta a vetri dell’entrata e mi avesse trovata così brutta da non presentarsi? Forse, non avevo letto bene la sua ultima e-mail dove mi proponeva il luogo e l’orario dell’incontro. Forse, forse…
Rischiavo di impazzire. Anzi, sarei sicuramente impazzita se solo i miei cattivi presentimenti non fossero stati confermati dall’entrata in scena di un terzo personaggio.
Sbattei più volte le palpebre, tentando di respirare regolarmente, ma la vista di Harry all’entrata del locale mi aveva gettata nel panico. Letteralmente.
Di tutti i caffè della città, proprio quello dove ci saremmo conosciuti io e Landscape!
Per impedire che mi notasse tra i clienti, tolsi la rosa rossa dalle pagine del romanzo e tuffai il naso dentro il libro, sperando, pregando che non mi vedesse.
Invece, come se fosse venuto al mondo solo per darmi il tormento, mi avvistò subito e con un sorriso furbo che non prometteva nulla di buono si avvicinò al mio tavolo.
-Oh, Hatton! Che coincidenza!- esclamò a voce così alta da far girare verso di noi parecchie teste.
Sconfitta, rimisi la rosa al suo posto e abbassai il libro. –Ah, Styles…- dissi dissonante col suo finto entusiasmo.
-“Cime tempestose”-. Indicò il libro posato sul tavolo. –Alla fine l’ho letto-.
-Buon per te-. Feci spallucce.
-Scommetto che adori il personaggio di Heathcliff e vorresti che lui e Catherine potessero vivere il loro amore serenamente-.
-“Cime tempestose” è uno dei capolavori della letteratura inglese, ma non mi aspetto che tu lo sappia.- feci aspra. Perché era sempre così insistente, sfacciato ed egocentrico? Perché?
-Posso sedermi?- chiese, lasciandomi di stucco.
-No, a dire la verità proprio no. Questo posto è occupato.- lo rimbeccai brusca. Per mia sfortuna però, un cameriere si fermò accanto a noi proprio allora. –Prende qualcosa?- fece rivolto ad Harry.
-Si, grazie...-.
-No, se ne sta andando veramente.- mi intromisi io con foga, ma nessuno dei due sembrò darmi ascolto.
-Un cappuccino scremato, senza zucchero.- ordinò il ricciolino come se non avessi voce in capitolo.
Lo guardai allibita mentre si sfilava il cappotto e si accomodava di fronte a me.
-Harry, io…-.
-Stai aspettando qualcuno?- mi interruppe con nonchalance.
-Non sono affari tuoi-.
-Ho capito: è un uomo-. Feci per parlare, ma mi precedette:- Resterò finché non verrà-.
Tacqui ancora, abbandonandomi contro lo schienale della sedia a braccia conserte, scrutandolo sospettosa.
-Chissà com’é…-lo sentii mormorare. Gli rifilai un’occhiataccia. –E’ in ritardo?-.
-Avrà avuto un contrattempo.- lo difesi furiosa del fatto che Harry osasse solo criticarlo.
-Forse non verrà…-.
-Non lo farebbe mai. Temo che tu non possa proprio capire che genere di persona lui sia-. E continuai ignorando volutamente la sua espressione scettica. –Lui è buffo, gentile, originale… e con un meraviglioso senso dell’umorismo.- replicai mentre sul mio volto sorgeva un sorriso spontaneo al pensiero di Landscape.
-Però, lui non è qui.- ribadì Harry pungente, scandendo piano le parole. Afferrò la rosa e la intrappolò tra i denti come i ballerini di tango. Pensai che fosse solo un bambino immaturo e dispettoso.
-Rendimela-. Ma, non pareva interessato alle mie richieste. Mi rabbuiai. –Lo trovi ridicolo, vero?-.
Finalmente smise di giocherellare con il fiore e mi guardò. –No, io…-.
-Tu prendi tutto per scherzo-.
-Senti…- iniziò, dispiaciuto dalle mie parole.
-Vai via. Ti prego…- . E stavolta la mia era una supplica pronunciata con voce malferma.
Per un attimo mi sembrò quasi intenerito. Lo ringraziai quando si alzò per lasciare il posto libero, ma il mio tono sollevato fu ben presto sostituito da un’esclamazione di protesta. –Ma, cosa stai facendo?- mi ribellai. Si era seduto al tavolo dietro di me, volgendomi le spalle. All’arrivo di Landscape avrebbe potuto origliare tranquillamente la nostra conversazione.
-Sai, Catherine è uno spirito libero, troppo capricciosa e infantile per i miei gusti. Ti assomiglia per certi versi-.
-Se è per questo, tu sei vendicativo quasi quanto Heathcliff. – controbattei.
-Aspetta un momento: Heathcliff distrugge la famiglia di Catherine per ripicca e non mi sembra affatto paragonabile la sua storia con il nostro caso-.
-Il principio è lo stesso-.
Tornò di nuovo al mio tavolo e si risedette per guardarmi dritto negli occhi.
-Non diresti così, se solo mi conoscessi davvero-.
-Se solo ti conoscessi davvero, scoprirei una strana combinazione di superficialità ed egocentrismo puro. Sei solo un bel completo vuoto. Niente che già non sappia-. Trascorsero alcuni istanti di silenzio. Lo fissai, sconvolta di aver parlato così, di aver detto ciò che pensavo. –Accidenti…-.
-Che cosa?- mi domandò Harry spaesato.
-Per la prima volta di fronte ad una persona meschina come te, sono riuscita a dire ciò che avrei voluto senza esitazione.- spiegai con una punta di orgoglio nella voce.
-Secondo me ci sei portata.- disse Harry in tono sommesso.-Sei un perfetto miscuglio di poesia e malvagità-.
-Stai cercando di insultarmi? Vuoi che ti spieghi cosa sia la malvagità? Vuol dire rubare l’articolo più importante che…- mi accalorai.
-Non mi fraintendere. Stavo cercando di farti un complimento.- si giustificò lui, mentre il cameriere posava il cappuccino sul tavolo.
Finii di bere il mio tè, con calma. –Tu ti illudi pensando di essere un buon giornalista: sei come tutti gli altri, spregiudicato e senza morale. Non porterai granché ai tuoi lettori. – dissi e percepii tutta la malignità delle mie parole.
Lo osservai bene mentre si raddrizzava, ferito dall’opinione che avevo di lui. Le labbra si piegarono da un lato in un mezzo sorriso pieno di tristezza. –Okay. Esco di scena-. Infilò la mano nella tasca del cappotto: estrasse dal portafogli una banconota da cinque e la posò accanto alla tazza di cappuccino, ancora intatta.
 -Quando verrà, sarai così crudele anche con lui?- mi domandò serio prima di andarsene.
 
 
 
Attesi. Forse un’ora, o forse di più. Lo scoccare dei minuti sembrava lento e inesorabile, mentre il tempo scorreva via e Landscape non si faceva vivo.
A fine serata uscii dal locale, con il libro tra le mani e una strana malinconia addosso.
Mi sentivo una sciocca per aver creduto che un perfetto sconosciuto si sarebbe presentato all’appuntamento.
Ero sempre stata una persona pragmatica, concreta. Perché avevo avuto un’idea così stupida? Sentivo i piedi pesanti come piombo e mi costava fatica anche solo sollevarli per camminare.
Giunta a casa, trovai Alyson ancora sveglia ad aspettarmi.
-Come è andata?-. Ma, la mia aria distrutta dovette essere esaustiva perché Alyson si alzò immediatamente dal divano e mi venne incontro. Mi circondò le spalle con un braccio.
–Non è venuto.- biascicai, mentre provavo una gran voglia di piangere. Mi pizzicavano gli occhi, ma ricacciai le lacrime indietro.
-Ti ha dato buca?- fece lei stupita.
-Avrà avuto un problema, sicuramente-.
-Certo. – convenne Alyson più per consolarmi che per reale convinzione. –Forse, il capo gli ha detto che doveva fare gli straordinari e non ha avuto il tempo di avvertirti, oppure era in taxi ed è stato investito. Ora sarà in ospedale con la gamba ingessata.- ipotizzò la mia amica melodrammatica.
-Dio solo sa come corrono i tassisti nel traffico. –assentii io.
 
 
 
-Ti ha dato buca?-.
Sbuffai, riprendendo a digitare sulla tastiera del computer. –Diciamo che non si è presentato-.
-Ti ha dato buca.- concluse James dondolandosi sulla sedia della sua scrivania.
Roteai gli occhi al cielo.
-Chi ti ha dato buca?- intervenne Emily che passava di lì.
-Nessuno-.
Sentivo di aver sbagliato ad aver trattato Harry così. Avevo dato voce alla mia collera senza badare ad altro ma, ciò che mi assillava di più era il fatto che Landscape non fosse venuto.
Era stato lui il primo ad ammettere di volermi conoscere e poi, spariva. Niente scuse, né spiegazione. Neanche uno straccio di messaggio nella mia posta elettronica.
Vuota, come me quella mattina.
 
 
                                                                                                                                             
 
                                                                                                                                                     Harry;
 

 
 
 
-Si è rivelata insultante e provocatoria.- terminai il racconto della sera prima, di fronte ad un Louis piuttosto disorientato.
Sedevo nel suo salotto da almeno tre quarti d’ora, sprofondato nella vecchia poltrona di tappezzeria bordeaux che Eleonor aveva ereditato dalla nonna paterna. Era il mio giorno libero e avevo deciso di spenderlo rimuginando sulla lingua tagliente e biforcuta di Carol Hatton.
Attesi una sua reazione, ma tutto mi aspettavo, tranne che scoppiasse a ridere.
Smisi di torturarmi i riccioli e gli rifilai un'occhiataccia. -Cosa c'é di tanto divertente?- lo apostrofai.
Ero nei guai fino al collo. E tutto per una stupida e-mail.
Avrei volentieri sbattuto la testa al muro per la disperazione. Purtroppo per me però, la testa mi serviva eccome in quel momento.
-Allora?- lo incalzai.
Finalmente Louis si decise a parlare. –Mi stai dicendo che ti sei innamorato di una corrispondente anonima per e-mail e che solo ora hai scoperto che si tratta della tua più acerrima rivale a lavoro?-.
Lo guardai confuso. –Più o meno.- borbottai.
Louis annuì piano e mi diede una pacca su una spalla con aria afflitta. –Condoglianze, amico-.
Trascorsero alcuni secondi, prima che mi decidessi a parlare di nuovo:-Louis, credo di essermi innamorato di entrambe-.
 
 
So che mi odiate più che mai per questo capitolo e avreste anche tutte le ragioni del mondo, ma sarebbe stato un po’ scontato se avessero chiarito subito. Ho altro in mente per Harry e Carol! :)
Mi scuso per aver tardato a postare, ma  il pc (che Buddha se lo porti via!) non fa che impallarsi e ho perso ciò che avevo scritto un paio di volte ed odio riscrivere qualcosa che ho già buttato giù.
Vi ringrazio tutte, una per una, chi recensisce/preferisce/segue o ricorda “Penfriends”; chi mi ha inserito tra gli autori preferiti (<3) e chi pubblicizza. Grazie, davvero. Siete meravigliose, non so come ringraziarvi. Mi lusingate tantissimo *.*
Spero che il capitolo vi piaccia, nonostante la delusione (!!). Fatemi sapere qui o su ask, mi farebbe comunque piacere : http://ask.fm/RuthSpencer  :)
Ruth <3 
 
 

  
   
 
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