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Autore: Nitrogen    03/08/2013    1 recensioni
What If...?! sul dodicesimo episodio di Karneval incentrato su Uro. Nulla di troppo serio.
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A volte, assorto nei suoi pensieri, si domandava come sarebbe stata la sua esistenza senza dover fare da baby-sitter a quella testarda mocciosa dai capelli rosa pallido. Sicuramente non occuparsi di lei gli avrebbe permesso di concentrarsi meglio sul suo obbiettivo e, perché no, anche di stare più tranquillo: da quando c’era Kuroku a Palazzo era diventata ancora più fastidiosa e la pazienza di Uro, che fino a quel momento non aveva mai smesso di accompagnarlo, iniziava a vacillare.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Ilaria,
a cui il "What If" sarebbe piaciuto davvero.

 

Calma Apparente.


Le cose si stavano mettendo male, dannatamente male per Kafka.
Quelle checche multicolor di Circus erano entrate nel Palazzo di Fumo così, di punto in bianco con il loro solito fare appariscente, come se fossero stati tranquillamente i benvenuti in quel posto a loro ostile. Sapevano che avrebbero trovato ad attenderli mostri di ogni genere, eppure erano entrati comunque: a questo punto, una qualunque persona penserebbe siano degli svitati coi fiocchi – e forse tanto falso non è – ma avevano bloccato i sistemi di sicurezza del Palazzo, attaccato gli uomini di Kafka insieme a quei conigli di latta che tanto piacevano ai bambini e fatto più danni di quanto si potesse immaginare con la loro foga di “Difensori della Nazione”. Avevano la faccia di chi non sapeva cosa faceva, si comportavano come degli idioti in perfetto stile e poi ti scagliavano contro un muro spezzandoti in due la spina dorsale senza che tu te ne rendessi nemmeno conto.
Circus li stava mettendo alle strette e Uro lo sapeva benissimo.
Per tutto questo tempo aveva prestato attenzione ad ogni loro minimo spostamento, aveva cancellato le prove esistenti del suo lavoro assicurando protezione a se stesso e agli altri suoi sottoposti, a Palnedo e sua nipote Erisyuka. Non si aspettava un simile attacco da Circus, o almeno non così improvviso, ma perdere tempo chiedendosi dove avesse sbagliato non era da lui.
Osservava la distruzione che si animava oltre le finestre del corridoio, soddisfatto dal tempo che Circus stava sprecando scontrandosi contro i Varuga: trovava quest’accozzaglia di mostri che si uccidevano a vicenda inutile e insignificante poiché l’esito dello scontro non avrebbe portato nessun cambiamento particolare nella vita sua o di quei pagliacci, ma bastava per mettere al sicuro Palnedo, Erisyuka e il loro ospite senza alcuna fretta.
Tra uno sguardo e l’altro verso il davanti del Palazzo e il voltarsi di spalle a seguito di qualche rumore particolarmente forte, Uro si era incamminato a passo non troppo svelto verso la camera di Erisyuka per poi superarla e giungere presso quella dove riposava il loro ospite. Purtroppo, la nipote di Palnedo era una quattordicenne viziata e molto impegnativa, sperare di trovarla nella sua stanza a far la brava bambina era prossimo all’impossibile e Uro non voleva perdere troppo tempo badando a lei, quel giorno.
A volte, assorto nei suoi pensieri, si domandava come sarebbe stata la sua esistenza senza dover fare da baby-sitter a quella testarda mocciosa dai capelli rosa pallido. Sicuramente non occuparsi di lei gli avrebbe permesso di concentrarsi meglio sul suo obbiettivo e, perché no, anche di stare più tranquillo: da quando c’era Kuroku a Palazzo era diventata ancora più fastidiosa e la pazienza di Uro, che fino a quel momento non aveva mai smesso di accompagnarlo, iniziava a vacillare.
Erisyuka voleva a tutti i costi – per chissà quale assurdo capriccio – che il loro ospite si innamorasse di lei; lo ripeteva continuamente versando lacrime che mostravano egoismo e non vero rammarico, le stesse lacrime di chi aveva sempre ottenuto tutto dalla vita e non conosceva l’esistenza di un capriccio non accontentato. Uro, in questo caso più sfortunato che altro, era obbligato ad assecondare e a realizzare i desideri di quella ragazzina le cui lagne sul suo amore non corrisposto e le attenzioni mancate erano diventate davvero insopportabili. E se era un essere come Uro a pensare una cosa del genere, il cui nome si leggeva perfettamente sotto la voce “calma” del vocabolario, vuol dire che probabilmente ascoltare quel che diceva Erisyuka cominciava a stancare un po’ troppo.
Come previsto, la nipote di Palnedo era davanti alla camera di Karoku insieme ad altri due suoi sottoposti che non riuscivano ad allontanarla: batteva i pugni contro la porta urlando a piena voce il nome di quel ragazzo, senza ottenere però nessuna risposta dall’interno.
Uro ne aveva abbastanza di osservare quella scena patetica e dovette raccogliere tutta la pazienza rimastagli per non staccarla con forza dalla porta e lanciarla fuori dalla finestra.
«Erisyuka-sama, dobbiamo andare via in fretta.»
«No! Io non vado via senza Karoku!»
Mentalmente, Uro si ritrovò ad imprecare contro la ragazzina e a maledirla per la sua testardaggine. Circus stava arrivando, era certo non mancasse molto prima che avrebbero attaccato anche quell’ala del Palazzo di Fumo. Non aveva più molto tempo, e a dirglielo fu anche uno dei sottoposti.
Alla parola “Circus”, Erisyuka parve come pietrificarsi; si era stranamente zittita e questo poteva considerarsi un evento più unico che raro data la sua indole poco tranquilla. Uro approfittò di quei pochi attimi di silenzio per pensare al da farsi, sul se portarla via con la forza o cercare di convincerla insistendo ancora.
«Quella ragazza sta arrivando… per vedere di nuovo Karoku? Lo ama?»
Uro faticava a comprendere cosa passasse per la testa della ragazzina in quel momento. L’unica cosa chiara furono gli occhi rosa che iniziarono a lacrimare e lui sapeva che quando capitava, poteva trattarsi solo di un argomento: Karoku e il suo non amarla.
Erisyuka si lanciò disperata tra le braccia di Uro, che di tutta risposta imprecò nuovamente senza che lei potesse saperlo. Adesso piangeva a dirotto e farfugliava qualcosa sulla ragazza di Circus che i suoi tirapiedi avevano rapito in precedenza, sulla ragazza bionda che secondo lei era arrivata per incontrare Karoku perché lo amava.
Solo per questa stronzata, Uro avrebbe voluto piantarle la mano in petto e fare in poltiglia tutti gli organi interni che sarebbe riuscito ad afferrare. Per buona sorte della ragazza, il nostro “eroe” non fece nulla di tutto ciò, ma rincuorarla era completamente fuori discussione; ne aveva davvero abbastanza di lei e l’uso della violenza iniziava a stuzzicarlo più del solito.
Senza ombra di dubbio sarebbe finita in tragedia proprio in quel momento se una delle finestre alla loro sinistra non si fosse frantumata in mille pezzi per permettere a due membri di Circus di fare un’entrata degna di nota. Con ancora Erisyuka aggrappata alla sua giacca, osservò Iva e Tsukumo atterrare leggiadramente sul pavimento. Avevano scelto un pessimo momento per rendergli visita, proprio quando iniziava ad essere seriamente arrabbiato.
«Uro, non permettere a quella ragazza e Karoku di vedersi!»
La voce ancora un po’ rotta dal pianto di Erisyuka arrivò alle orecchie di Uro come fosse un suono estremamente acuto pronto a spaccargli i timpani, ciononostante non mosse un muscolo perché deciso  a concentrarsi su quel che aveva davanti. Continuò senza scomporsi a osservare la donna e la ragazza che aveva davanti, mostrandosi impassibile come suo solito. Sperava in qualcosa di migliore, avrebbe voluto lottare con Hirato e renderlo irriconoscibile, ma nemmeno questa volta il suo desiderio poteva essere realizzato.
«Uro! Perché sei ancora fermo qui!?»
Hirato… Continuava a nascondersi sulla Seconda Nave e a Uro non piaceva molto questo non potersi mai scontrare con lui. Sperare di incontrarlo almeno in quel frangente era l’unica cosa che aveva reso più piacevole l’arrivo di Circus al Palazzo di Fumo, e invece era costretto a sistemare una volta per tutte due combattenti da quattro soldi vestite in modo improponibile. Non bastava dover badare a quella mocciosa che non smetteva di impartire ordini, doveva anche uccidere qualcuno con cui normalmente non avrebbe perso tempo. Che giornata inutile.
«URO! TI HO DETTO DI FERMARE QUELLA RAGAZZA!»
Era stanco di fare la balia, voleva divertirsi anche lui. Desiderava tanto che Erisyuka avesse smesso prima di urlare perché adesso aveva perso la calma e  non aveva più intenzione di trattenersi.
«Ogni suo desiderio è un ordine.», le disse non mostrando nessun sentimento nella voce. «Giocherò con quella ragazza di Circus finché non morirà.»
Non era questa la risposta che Erisyuka si aspettava. Certo, non le faceva piacere avere la ragazza bionda sul suo stesso corridoio, ma ucciderla era più di quello che avesse pensato. Rimase qualche istante immobile guardando Uro sconvolta, che nel frattempo le sorrideva in modo stranamente inquietante.
Lei indietreggiò, portandosi con le spalle contro la porta del suo amato Kuroku. Uro era diverso, Uro sembrava cattivo, Uro in quel momento la spaventava e non se ne spiegava il motivo. Lui aveva sempre fatto tutto ciò che lei voleva senza lamentarsi, mostrandosi ogni volta gentile e disponibile per richieste di qualunque genere. Perché adesso la guardava in quel modo? Perché invece di dirigersi verso la ragazza bionda si stava avvicinando a lei?
Erisyuka non capiva e non sapeva cosa fare. Uro, invece, non ne aveva alcun dubbio: con un agile scatto strinse l’esile collo della ragazzina nella mano destra e la spinse con forza contro la porta. Sentiva il suo giovane cuore pompare sangue all’impazzata sotto i suoi polpastrelli, sentiva le sue unghie ferirgli il braccio nel vano tentativo di liberarsi; ascoltare il suo respiro affievolirsi sotto la sua presa lo rendeva così felice.
I suoi sottoposti e le due ragazze di Circus, confusi, non cercarono nemmeno di fermarlo.
«U-uro…»
Il suo nome, pronunciato come una supplica in quel modo così lieve, lo fece sentire quasi in colpa per ciò che stava facendo. Palnedo non gliel’avrebbe mai perdonato, ma arrivato a quel punto non poteva più fermarsi, non ci sarebbe riuscito. Decise di godersi gli ultimi istanti di divertimento che la piccola gli avrebbe potuto dare con il sorriso sulle labbra, il più sincero che avesse mai fatto.
«State tranquilla, tutto finirà presto.»
Affondò le dita nel collo della ragazza, lasciando che il suo sangue caldo scivolasse lentamente sul pavimento e mandasse nel panico chi aveva potuto assistere a quella scena non adatta ai deboli di stomaco. Osservò il dolce e candido viso di Erisyuka ancora una volta prima di abbandonare il suo corpo esanime sul pavimento.
Se solo fosse stata zitta, tutto questo non sarebbe mai successo.


 



Note dell'autore: Ho visto i tredici episodi di "Karneval" ieri, uno dopo l'altro. Non sono solita scrivere fanfiction - infatti questa è la prima in assoluto - e tentare questo What if...?! è stato più per mettermi alla prova che altro. So che non ho scritto niente di chissà quanto particolare, però è la mia prima esperienza. Forse l'ultima, non so.
Comunque, lo dedico a te, Ilawia. Se piace a te, sono contenta lo stesso. ♥


[Seth Herondale]

   
 
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