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Autore: _Panic    04/08/2013    1 recensioni
Due amici si avventurano nel boschetto dove poco tempo prima una famigliola ha trovato la morte.. Riusciranno ad uscire da quel luogo maledetto?
Genere: Drammatico, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I racconti del boschetto'
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“No.”

“E perché? Hai paura, Tommy?”

“No! E non chiamarmi Tommy, sai che lo odio!”

Erano quasi le 11. Tom e Joey erano in un pub in città chiamato “La Testa Mozza”. Si erano dati appuntamento un’ora prima, e Joey era arrivato con un’idea folle in testa. Aveva proposto all’amico di campeggiare per una notte nel boschetto dove pochi giorni prima una famiglia (madre, padre e una bambina) era stata ritrovata senza vita nella loro macchina.

“Joey, tre persone sono morte in quel cavolo di posto. Dobbiamo tenercene alla larga. Non voglio fare la loro fine.”

L’amico sbuffò e nascose il volto nel boccale di birra, guardandosi attorno. Tom conosceva quella tattica: non sarebbe tornato all’attacco, perché sapeva che alla fine avrebbe ceduto. E così fu.

“E va bene, e va bene! Ma il giorno lo scelgo io.”
 
---

I due ragazzi erano in piedi, in mezzo alla strada, nell’oscurità. Ognuno aveva uno zainetto, una tenda e una torcia; indossavano vestiti pesanti, ma Tom già sudava. La paura, probabilmente.

Fece un gesto sarcastico a Joey, aprendo un’immaginaria porta a mezz’aria e invitando l’amico ad entrare:”Dopo di voi, Vostra Altezza.”

L’altro gli rispose con un gestaccio, e partì , tenendosi vicino al muretto. Sembrava tranquillo e incurante del buio e del freddo, anche se Tom sapeva che pure lui stava realizzando quale enorme stupidaggine stessero per fare. La luce delle torce illuminava gli alberi scheletrici sul ciglio della strada e il muro alla loro sinistra. Riuscivano a fendere l’oscurità opprimente che li circondava solamente per qualche metro; da lì in poi, c’era solo il buio.

Tom diventava più nervoso ogni minuto che passava. Arrivati ad uno spiazzo abbastanza grande, Joey piantò i piedi per terra, soddisfatto. Poi gettò a terra lo zainetto e cominciò a montare la tenda. Tom lo imitò, poco convinto.

Dopo che ebbero montato le loro case provvisorie una di fronte all’altra, ci si accomodarono, puntellandosi sui gomiti per parlare.

“Allora? Pensi ancora che sia una follia?”, chiese Joey con un sorriso beffardo.

“Certamente.”

I due tacquero per un attimo, poi Tom riprese:”Hai notato? Da quando siamo entrati in questo boschetto, non abbiamo sentito un solo rumore. Nemmeno uno.”

L’amico alzò le spalle.

“Magari è sempre stato co.. Hai sentito?”. Joey non aveva nemmeno finito la frase, che un suono di rami spezzati attraversò l’aria come uno sparo. Sembrava provenire dal tratto di vegetazione (se così si poteva chiamare una foresta di rami rinsecchiti) lì vicino.

Borbottò qualcosa sul fatto di avere sonno e si dileguò nella sua tenda, richiudendola con mani tremanti. Tom fece lo stesso, scuotendo la testa. Alla fine, pure Joey, lo spavaldo Joey, si era pentito. Meglio così, pensò sistemando il cuscino in modo da stare più comodo. Forse tra qualche minuto il suo amico lo avrebbe svegliato pregandolo di andarsene. Chiuse gli occhi, ma non riusciva a prendere sonno.

Crack.

Dopo quasi un’ora di insonnia, uno schiocco secco fece alzare Tom di scatto. Cercò la torcia a tastoni, e quando l’ebbe trovata cercò di accenderla, scoprendo che funzionava un momento sì e quello dopo no; strano.. Eppure aveva cambiato le batterie prima di uscire di casa…

Lentamente – molto lentamente – aprì la zip della tenda e puntò la torcia all’esterno. La tenda di Joey era vuota. Tom ebbe a malapena il tempo di notarlo, che la torcia si spense.  Le diede un pugno, la riaccese e poi quella si spense di nuovo. Ma nel lasso di tempo in cui la luce aveva illuminato la strada alla sua destra, Tom scorse una visione terrificante, che lo pietrificò…

Gli era parso di vedere una figura umana, che indossava un giaccone terribilmente simile a quello di Joey, penzolare da un albero dall’altra parte della strada. Ricordava un dettaglio in particolare, ovvero la testa, girata di centottanta gradi, grondante di sangue…

Realizzò di essere al buio. Svelto, rimise la testa dentro la tenda e si strinse la torcia al petto, come fosse il peluche di un bambino terrorizzato dal temporale.

Calmati, maledizione!, pensò. Ti sei immaginato tutto, non può essere vero, non deve essere vero.. Ma la visione era stata così reale e cruda che non poteva essersela immaginata. Lentamente, riaccese la torcia e uscì dalla tenda, con lo sguardo fisso sul terreno.

Poi, alzò la testa.

Era davvero Joey. I piedi penzolavano, mossi da una brezza inesistente, mentre il sangue gocciolava sul freddo asfalto, schizzando gli scarponcini di Tom. Il ragazzo si lasciò sfuggire un grido di terrore, ma si azzittì subito. Una risata stridula echeggiava nel boschetto, agghiacciante e terrificante. La torcia si spense. Cadde a terra. Un grugnito dietro a Tom lo fece voltare di scatto, nel buio.

Un altro urlo…

Crack. 


 

  
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