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Autore: Lovelyguns    04/08/2013    2 recensioni
" Una mattina ti svegli e sei un'adolescente. Così, dall'oggi al domani, ti svegli in un corpo di una sconosciuta che si vede in sovrappeso, si veste solo di nero, ha pensieri suicidi la maggior parte del tempo e odia tutti, compresa se stessa. "
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                        CAPITOLO UNO.         


 

* Una mattina ti svegli e sei un'adolescente.
Così, dall'oggi al domani, ti svegli in un corpo di una sconosciuta che si vede in sovrappeso, si veste solo di nero, ha pensieri suicidi la maggior parte del tempo e odia tutti, compresa se stessa.
E io non facevo eccezione.
Per il loro quattordicesimo compleanno le mie compagne di classe si erano fatte organizzare delle feste pazzesche.
Avevano preteso l'affitto di locali esclusivi, open bar e sushi bar, dj personale e persino una carrozza trainata da cavalli bianchi.
Non neri, a macchie o qualsiasi altro colore. Solo ed esclusivamente bianchi.
Mia madre invece si era limitata a portarmi insieme a uno dei suoi tanti fidanzati, al ristorante thailandese ( che odiavo, ma giustamente me l'ero tenuto per me ) regalandomi un libro di poesie di qualcuno di cui non ricordo il nome, dicendomi che ero abbastanza grande per afferrare a pieno il significato. Certo. A quattordic'anni. Convinta mamma.
Al massimo riuscivo a capire i piccoli testi scritti sul libro di letteratura, figuriamoci poesie.
Quanto a mio padre, si era preso la briga di farmi gli auguri due giorni dopo, insistendo a farmi venire a cena da loro.
Loro erano la famiglia perfetta: mio padre, Miley, Greg e Jenny, la dichiarazione ufficiale del nostro fallimento.
Come se noi fossimo stati la brutta copia.
In fondo eravamo stati bene per qualche anno.
Un sacco di fotografie lo provavano!
Certo, è vero che in fotografia finisci sempre per sorridere anche se preferiresti che ti sparassero, ma ero davvero convinta che andasse tutto bene, perchè mi sentivo serena, protetta e sicura, anche se, detta così, sembrava quasi la pubblicità di un assorbente.
Il mio non era un di quei padri che al saggio di danza urlano: " quella è la mia bambina! " , e non smettono un attimo di filmarti con la telecamera.
Lui ti ascoltava sempre con un solo orecchio, come se ci fosse qualcosa di più importante da fare che ascoltare la propria figlia che ti confida i suoi problemi, e se gli chiedevi di ripeterti cosa gli avevi appena detto, lui ti rispondeva con non chalance cosa c'era per cena.
Avrei voluto tanto prenderlo a sberle.
Sembrava un ospite.
E infatti un giorno aveva fatto le valigie e ci aveva convocate nel suo studio per dirci addio.
Non dimenticherò mai le sue parole.
Si inginocchiò davanti a me e mi disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo: " anche se sarò padre di altri due bambini e non abiterò più qui, sarò sempre anche il tuo papà ".
Era quell'anche che mi aveva ferita più di tutto.
Come quando ti dicevano di offrire le caramelle anche agli altri bambini.
" Non essere egoista, dai il tuo papà anche agli altri bambini! ".
E da quel giorno era diventato il padre e marito dell'anno, ma non per noi.
Quando nacquero i gemelli nel cuore della notte, papà non ci pensò due volte a chiamare la mamma come se fosse stata la sua migliore amica da sempre, quano in realtà piangeva tutti i giorni, ripetendomi che era l'uomo della sua vita, quello giusto, e io da brava stronza com'ero, le ripetevo che l'uomo giusto lo doveva ancora trovare, ma lei era troppo testarda.
Io ancora oggi, che ero abbastanza grande per la macchina, continuavo a sentirmi fuori posto.
 A dirla tutta, mio padre era dinamico come un blocco di cemento e autosufficiente come un bambino di tre anni.
Del resto con una mamma spagnola e un papà americano era facile non sentirsi nè carne, nè pesce.
I miei si erano conosiuti a Madrid, dove mio padre frequentava uno di quelli stupidi corsi lingua e mia madre era la sua insegnante. 
Amore a prima vista, e forse meritava un minimo di prudenza in più.
Comunque mio padre pregò mia madre di trasferirsi a New York da lui, dove lei trovò lavoro in un università come insegnante di spagnolo e lui in banca.
Ed è lì che cominciò la rovina della nostra famiglia.
In banca conobbe Jenny e come ci disse lui nel suo ufficio, quello era stato amore a pima vista. Anche con mamma era stato amore a prima vista.
Quando mamma aveva comunicato alle sue best friend, ovvero Betty e Loren, dove aveva conosciuto all'università, che aveva sposato un americano, loro se l'erano immaginato come Brad Pitt, ma quando le aveva mostrato le foto, avevano fatto commenti del tipo " speriamo che almeno sia un animale a letto"*.
E così, da quella scopata clamorosa naqui io, la piccola e ingenua..
< Riaaaaaaaah! > , mi portai la coperta fin sopra la testa per lo spavento.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile prima mettermi a pancia sotto e continuare a ronfare come se nulla fosse.
< devo chiamarti un'altra volta o escogitare un piano per farti scendere da questo letto!? > . La voce a me ancora sconosciuta continuava a trapassarmi le orecchie imperterrita. < senti > , iniziò sedendosi al bordo del letto, < nemmeno io ho voglia di andare a scuola, ma ti prego, fammi risparmiare la voce per quando suoneranno la campanella che segnerà l'inizio della nostra ultima clamorosa estate prima della prossima estate in cui si terranno i nostri esami > . E fu per quel discorso che capì che si trattava della mia migliore amica. Sicuramente l'aveva fatta entrare mia madre prima di andare a lavoro.
Mhm.. eddai Mad, fammi dormire ancora cinque minuti.. > sentì un no di sfuggita prima di venire ribaltata con tutto il materasso. Quando fui col sedere a terra alzai lo sguardo verso di lei che mi guardava trionfante. < Adesso puoi anche scordarti la nostra vacanza > sorrisi soddisfatta ammirando la sua reazione incredula. Delle volte mi meravigliavo a come abboccava così facilmente, mi divertivo troppo. < stavo scherzando, calmati > . Emettei un risolino prima di alzarmi e dirigermi verso il bagno.


 < Allora, hai già fatto la valigia? > ero ancora in stato di dormiveglia, quindi mi limitai a scuotere la testa, guadagnandomi un inchiodata in mezzo alla strada. Fortuna che non c'erano aiuto nella scorciatoia che prendevamo per andare a scuola. 
< ma dico, sei per caso impazzita!? > avevo il cuore a mille, santo cielo, ma chi gliel'aveva data la patente? Un cieco?
< no, tu sei impazzita! Partiamo fra tre giorni per Las Vegas, e giustamente non hai ancora preparato la valigia! Ma sei per caso rincretinita? > per tutto questo tempo non fece altro che puntarmi il dito addosso.
Madison era una perfettina di prima categoria, sempre vestita bene, capelli biondi e occhi grigi, adorava i trucchi, i vestiti, il rosa ( bleah ) i confetti e i ragazzi palestrati della nostra scuola o dovunque gli incontrava e genitori ricchi sfondati. Il contrario di me, insommma.
< datti una calmata, la valigia la prepariamo noi due insieme appena torniamo da scuola, va bene? > chiesi calma accompagnando il suo dito fuori dalla mia direzione.
< Ma io volevo festeggiare la fine della scuola con i nostri amici. > Certo, i nostri amici.
< Allora facciamo che appena hai finito di festeggiare mi raggiungi a casa mia, contenta? > Non avevo voglia di stare tra un branco di dementi ( non che io fossi intelligente, chiariamoci ) che bevevano birra a tutto spiano e sparavano una porcata al secondo, comprese le femmine.
< Dai Riah, fallo per me, fallo per la tua migliore amica > mi disse con la voce più dolce del mondo, alla quale sapeva che non resistevo.
Sbuffai annuendo, così tutta contenta rimise in moto sfrecciando verso la scuola.


< E' stato fantastico! >
Ecco, quella era la frase che Madison stava ripetendo da quando eravamo entrate in macchina pe tornare a casa mia a fare la valigia.
Fantastico un tubo.
Quei deficienti avevano affittato una taverna insonorizzata facendola diventare praticamente una discoteca, dove fiumi di birra e quant'altro inondavano le bocche di quei poveri cretini, tranne me, che ero stata per la maggior parte del tempo seduta su una delle poche sedie disponibili.
Madison sembrava esser andata fuori di testa, quindi mi offrì di guidare io, che anche se non avevo la macchina avevo la patente, che perfortuna me l'aveva data uno sano di mente.
< potresti smetterla? O almeno cambia frase > la mia pazienza stava davvero superando il limite, e da li a poco le avrei dato una botta in testa per farla stare zitta.
Alla fine rise. Beh, meglio di altro.


VENGO IN PACE.

Ciao a todos!

Ok, il primo pezzo ( dal primo asterisco all'ultimo asterisco ) l'ho scopiazzato da 'innamorata di un angelo' di Federica Bosco, quindi se a qualcuno da fastidio lo tolgo, non c'è problema :) però a me piaceva un casino quel pezzo, scusate ahah. Vi dico solo una cosa: non fermatevi al primo capitolo, per favore.
Bene, spero che mi lascerete qualche recensione, giusto per capire se vale la pena di continuare. Non mi piace continuare senza almeno una piccola recensione, perchè sembra che vi faccia schifo ( o forse è così O.O )
Forse alla prossima!

pAaaksqoA quattordici  

                                                                   

  
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