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Autore: Elsa Maria    04/08/2013    1 recensioni
Un mese di vacanza rovinato da un'iniziativa audace. Un mese in un Onsen ryokan, dall'aspetto tranquillo. Un mese in compagnia di un ragazzo misterioso e un cliente alquanto snervante. Un mese per provare tutte le emozioni che uno si porterà dietro per il resto della vita.
Un mese in cui i titubanti cuori di Sora e Roxas Sawamura, saranno messi alla prova.
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Questa è la prima fan fiction che scrivo su Kingdom Hearts, e mi sento più tosto agitata. Spero proprio di non aver prodotto qualcosa di indecente. Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Kairi, Riku, Roxas, Sora
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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19

 

“Mmh… Ah… Nn...” Piccole spinte. I loro respiri, divenuti ormai irregolari, si sincronizzarono, come i battiti dei loro cuori. “Ah… Ah…” Il movimento del bacino si velocizzò. Un gemito dopo l’altro completava l’atmosfera d’amore nella stanza. “Hyah!” La botta finale, decisa. Poi l’apice, il momento in cui il respiro si fermava, il battito diveniva più lento, impercettibile, e i gemiti morivano in gola, tutto in quell’istante in cui il piacere era sovrano. “Tutto bene?” Gli chiese il Seme della coppia. “Si.” Rispose affannosamente il ragazzo che era sotto. “Ti amo.” Gli sussurrò. “Anch’io.” Abbracciò il ragazzo che gli era appena entrato dentro, mentre una lacrima gli scivolava lungo la guancia. Lo amava, lo amava troppo; non avrebbe mai voluto dividersi da lui, mai.

“Roxas…” Lo chiamò Axel, sussurrandogli all’orecchio. “E’ ora di alzarsi.” Gli baciò il collo. Il biondo si mosse e girandosi diede uno schiaffo, involontario, al rosso. Lentamente alzò il busto e si stiracchiò.
“Che ore sono?”
“Le nove e tre.” Gli rispose l’altro massaggiandosi la guancia, con una smorfia di dolore.
“Cosa?!” Il ragazzo scattò in piedi, si vestì e velocemente iniziò a farsi la valigia. “Gli zii saranno qui verso le dieci!”
“E qual è il problema?”
“Devo essere pronto.” 
“Pignolo.” Sbuffò, sdraiandosi nuovamente sul futon di Sora. “Certo che non è male come camera.”
“Siamo stati fortunati che Sora non c’era.” Disse Roxas.
“Già, così sono potuto restare accanto a te. Maledetto Demyx che era in stanza.”
“Anche se, alla fine, potevamo stare anche nella tua camera, tanto non abbiamo fatto nulla.” L’espressione che fece fu di sollievo.
“Non ricordarmelo, ragazzino viziato e capriccioso! Mentre Riku e Sora se la spassavano nella camera a fianco, io sono dovuto rimanere immobile a girarmi i pollici.” Si lagnò.
“È tutta colpa tua che mi hai sfidato. Il tuo fare da gradasso non ti ha portato a nulla, ben ti sta!”
“Roxas, ti prego. Come farò senza di te per undici mesi!” Gli disse rattristato.
“È mattina.”
“Neanche un bacio?!” Sbottò. Il biondo sospirò, mise alcune magliette, che aveva tirato fuori dal cassetto, nella valigia; si avvicinò al futon, poi gattonando andò a sedersi sulle cosce di Axel, poggiando il mento sulle braccia, posate a loro volta, sul petto del rosso.
“E se non volessi essere baciato da te?”
“Non ci crederei, neanche se mi rifiutassi.” Ghignò, rispondendo alla provocazione implicita.
“Più che altro io non ci riuscirei.” Sciolse le braccia, poggiando la guancia sul petto. Axel gli iniziò ad accarezzare i capelli.
“Se solo potessimo rimanere insieme un altro po'.”
“Purtroppo non si può... È colpa mia...”
“Non è vero, tu non c'entri nulla."
“Lo credi sul serio?”
“Che domanda sarebbe?”
“È una domanda.”
“Certo che lo credo!”
“Ne sono felice.” Strusciò sul suo corpo, verso il viso. 
“Non so come potresti essere triste con me.” Ghignò.
“Io invece non so come levarti quel ghigno dal volto.”
“Chi lo sa, forse esisterà un modo.” Roxas abbassò la testa, poggiando le labbra su quelle dell'altro.
“Così funziona?” Chiese.
“Si, ma per poco. Se vuoi ottenere un effetto più duraturo, devi spingenti più in là.” Tirò fuori la lingua, toccandola. “Allora, la vuoi aggiungere?”
“Perché dovrei?” Balbettò.
“Se non lo fai ti farò mio, con molta passione.” E si curò di accentuare l'ultima parte. Il biondo deglutì. Avvicinò nuovamente la bocca, portando in avanti la lingua timidamente. Axel, divertito, completò l'opera, sovvertendo le loro posizioni. Con la lingua iniziò a scendere dal collo.
“Axel, fermo.” Gli mise le mani sulle spalle, cercando di allontanarlo.
“Perché non vuoi che ti tocchi?”
“Non è che non voglio, però è troppo.”
“Troppo?” Gli fece eco, non capendo il senso che aveva la parola nel contesto.
“Si.” Si limitò a confermare.
“Allora cosa dovrei fare, sentiamo.” Disse serio, quasi innervosito.
“Non lo so...” 
“D'accordo, ti ho capito io. Ti lascio perdere.” Si alzò in piedi. “Mi vado a cambiare.” E uscì dalla stanza, portandosi il cambio.
Roxas sospirò rattristato. Non riusciva proprio a lasciarsi andare; forse questa reazione era dovuta al fatto di contare sul carattere di Axel che imperterrito avrebbe proseguito.
Questo pensiero faceva sembrare il loro rapporto leggermente sadomaso. Sconsolato continuò a prepararsi la valigia.
“Buongiorno.” Disse qualcuno, entrando nella camera.
“Buongiorno, Sora.” Lo salutò il biondo, riconoscendo la voce. “Dove sei stato questa notte?” Il castano alla domanda arrossì.
“Sono stato da Riku.”
“Lo so, si sentiva.” Ridacchiò.
“Oddio, non volevo… Ho disturbato?” Balbettò vergognandosi.
“No, no, per niente. Sono contento per te.” Gli sorrise. I ricordi di Sora che si immaginava come sarebbe stato fare sesso con Kairi, usando persino lui come manichino, lo fecero ridere.
“Grazie.” Disse Sora, non sapendo come rispondere.
“Come è stato?” Gli chiese poi, lasciando spiazzato il castano per la domanda fin troppo audace -si trattava pur sempre di Roxas-.
“Fantastico, meraviglioso, cioè… Non saprei come definirlo, però anche quando mi faceva male, io stavo bene.” 
“Ti capisco.” Annuì, concordante.
“Preparati la valigia, che anche tu vieni via oggi, giusto?”
“Si.” Prese il suo bagaglio, messo ordinatamente in un angolo della stanza, sul futon, aprendolo.
“Invece te con Axel, come va? Immagino che anche voi ieri sera l’avete fatto.”
“No, mi aveva provocato ed io, per vendetta, mi sono rifiutato.” Si sentiva soddisfatto del suo agire; ma Sora, sconcertato, esordì: “Ma sei scemo?!”
“Perché?” Chiese spaventato dalla reazione del cugino.
“Ieri era l’ultimo giorno in cui potevate stare insieme, e tu l’hai sprecato? Prova ad immaginare come si senta Axel; adesso magari è preoccupato perché pensa che tu ti stia sforzando per stare con lui… Sei idiota o cosa?” Uno strano senso di colpa crebbe nel biondo, che abbassò lo sguardo.
“Prima, infatti, Axel era arrabbiato…” Gli confessò.
“Appunto. Ora dov’è?”
“Credo si stia facendo una doccia…”
“Allora va da lui, subito!” Lo incitò Sora. “Dimostragli che per te lui conta qualcosa.”
“Ma non so cosa fare.”
“Devi solo lasciarti andare, tanto ormai lui è il tuo ragazzo, no? Non vedo il problema.” 
“Si, ma…” Balbettò.
“Niente ma: go!” Esortò sorridendo. Roxas, arreso all’evidenza che Sora ne capiva molto più di lui nel campo dei sentimenti, andò da Axel. 
La porta del bagno era chiusa, la voce di Axel che canticchiava qualche canzone in inglese, inventandosi le parole, faceva da sottofondo allo scorrere dell’acqua. Roxas mise la mano sulla maniglia e fece scorrere la porta. Nella doccia, alla quale si accedeva attraverso una porta di vetro opaco, si vedeva la sagoma di Axel muoversi.
Il biondo bussò: “Axel… Posso fare la doccia con te?” Balbettò, estremamente imbarazzato.
“Non ti sforzare.” Gli disse chiudendo l’acqua. “Tanto ho finito.”
“Io non mi sto sforzando.” Replicò. Il rosso aprì la porta della doccia, uscendo insieme a delle nuvole di vapore. Un asciugamano gli cingeva i fianchi, i capelli bagnati scendevano lisci lungo la schiena, con le gocce d’acqua che lentamente scivolavano dai capelli, ricadendo poi sugli addominali scolpiti e sulla schiena. 
“Non ti credo.” Prese un asciugamano più grande che era appeso, passandolo sul corpo. “Mi sono permesso di prendere gli asciugamani puliti.”
“Oh… Si, non fa nulla.” Disse, continuando a seguire ogni suo movimento con attenzione e anche una certa ammirazione.
“Non dovevi prepararti?” Gli domandò, indossando i boxer.
“Ah, si, ma c’è ancora tempo.” Rispose. Axel non disse più nulla; si spicciò i capelli con la spazzola che si era portato la sera prima. “C’è un phon?” Chiese.
“Lo sportello in basso, alla tua destra.” Indicò lo sportello. Il ragazzo si chinò e prese quello che voleva; attaccò la spina e azionò l’oggetto.
Roxas guardò in basso, verso i suoi piedi che continuava a muovere agitato. Cosa doveva dire? Era arrabbiato, non ci voleva di certo un genio per capirlo.
“Axel…” Il rosso spense il phon e, senza voltarsi, disse sbuffando: “Cosa vuoi?”
“No, niente; solo…”
“Se non hai nulla da dire, io finirei di asciuga…” Ma venne interrotto quando sentì le braccia del ragazzo cingergli i fianchi.
“Axel non voglio che tu sia arrabbiato con me.”
“Allora anche tu cerca di non farmi arrabbiare.”
“Scusa.” Axel si girò e gli prese il volto. 
“Sei scusato.”
“No, aspetta.” Lo fermò. Axel sospirò, odiava questo comportamento: prima voleva essere baciato, poi non più… Gli faceva salire il sangue al cervello. Però, poi, preso alla sprovvista, sentì sulle sue labbra quelle di Roxas, che non omise la lingua, la quale avidamente stava cercando la sua, che non tardò a farsi trovare. 
“Roxas…”
“Scusami se non riesco a ricambiarti, ma sono fatto così e non credo di riuscire a cambiare.”
“Sei perfetto come sei.” Sorrise, facendo toccare le loro fronti. “Anche se mi devi spiegare perché ti ostini a respingermi. Per lo meno stai zitto e subisci.” Ghignò.
“Mi sembra un po’ esagerato… Comunque se ti dico il perché, giura di non ridere.”
“Prometto di non ridere.”
“Ti contrasto perché so che tu continuerai imperterrito e, in un certo senso, mi piace.” Abbassò la testa dalla vergogna. Axel lo guardò un attimo interdetto, poi iniziò a ridere di gusto e Roxas, ormai paonazzo, desiderò solo di sotterrarsi… Mai più si sarebbe confidato con Axel; sbagliando si impara.

“Signor Shinohara!” Lo salutò una donna dai capelli castani, portati a caschetto.
“Rin, che piacere poterti rivedere!” Si diedero la mano e poi si abbracciarono. “Come è andato il viaggio, tutto bene?”
“Si, si, ma come ben sai siamo intenzionati a partire. Roxas è pronto?”
“Viene anche Sora con voi?” Domandò il vecchio.
“Certo, ma se lei vuole che resti…”
“La prego, lo porti via!” La supplicò l’uomo. “E’ stato utile, si, però non ce la faccio più. Avrà rotto in totale 20 oggetti.”
“Che cosa?” Balbettò. “Sora mi sentirà.” E il volto della donna assunse una spaventosa espressione.
“Dov’è Shinnosuke?”
“Sta pagando il taxista.” Rispose. Proprio in quel momento l’uomo entrò.
“Salve, signor Shinohara.”
“Oh, Shinnosuke, benvenuto anche a te. Che ne dite di accomodarvi in una sala privata? Vi farò portare un po’ di sakè mentre attendete i ragazzi.”
“Accettiamo con molto piacere, grazie.” Confermò la donna.
“Olette, pensa a far accomodare gli ospiti.”
“Sissignore.” Fece un inchino. “Prego, seguitemi pure.” Disse con un sorriso, indicando la strada.

“E’ arrivata vostra madre!” Annunciò Kairi, entrando nella stanza dei due fratelli. “Dov’è Roxas?”
“E’ con Axel. Appena arriva lo avviso.” Gli rispose chiudendo la valigia.
“E così si riparte…” Sospirò rattristita la ragazza.
“Già, speriamo che mia madre accetti.” Disse il castano.
“Secondo me dirà di si.” La rossa si poggiò alla porta. “Comunque Sora, cosa mi racconti?”
“Niente di speciale.”
“Te e Riku l’avete fatto?” Disse, arrivando subito al punto, sghignazzando maliziosa. Il ragazzo sorpreso, tossì. 
“Perché lo chiedi?”
“Eddai, dimmelo Socchan.”
“Non chiamarmi Socchan.”
“Scusa.” Sbuffò. “Allora?”
“Si, l’abbiamo fatto.” Rispose, domandandosi quale avvenimento mai poteva essere aver fatto l’amore con il suo ragazzo, d’altronde anche Roxas l’aveva fatto, eppure a lui nessuno chiedeva cosa era successo. 
“Gli hai fatto una foto?” Domandò poi.
“Kairi-chan?!” Esclamò strabuzzando gli occhi.
“Scherzavo.” Disse ridendo. “Comunque è meglio se vai da tua madre, avviso io Roxa-kun.”
“Di cosa devi avvisarmi?” Domandò il ragazzo, che era appena arrivato. 
“I tuoi zii sono qui.”
“Cosa?!” Scattò nella stanza e riprese a farsi la valigia. “Arrivo subito, voi se volete precedetemi.”
“Okay, andiamo Sora.”
“Si.” Annuì, seguendola. 
Poco dopo l’uscita dei due amici, nella stanza entrò Axel, che, a differenza di quando era in bagno, indossava lo yukata, tenendo l’asciugamano intorno al collo. 
“E così sono arrivati.” Disse, poggiandosi con la spalla sullo stipite.
“Già.” Disse triste. 
“E va beh, allora buon viaggio! ... Non saprei cosa altro dirti.”
“Non saprei neanche io.” Ridacchiò malinconico. Axel si avvicinò e lo abbracciò da dietro. 
“Ti amo, non perderemo i contatti, non lo permetterò mai, non di nuovo.”
“Lo stesso vale per me, Axel.”
“Ora sbrigati, se no poi il tuo curriculum da pignolo si ritroverà con una macchia.” Ridacchiò. Il ragazzo ricominciò la preparazione dei bagagli, aumentando la velocità.

Nella stanza privata, erano tutti radunati intorno un tavolino quadrato. Gli adulti da un lato, Sora, Kairi e Riku di fronte.
“Sora, il vecchio Shinohara mi ha supplicato di portarti via, ti rendi conto?” Disse la madre, irritata e imbarazzata dal comportamento del figlio. 
“Scusa, mamma… Mi dispiace.”
“I tuoi bagagli sono pronti?”
“Si, prontissimi.” Fece una pausa, poi si schiarì la voce. “A tal proposito: mamma, io volevo chiederti una cosa…”
“Quale?”
“Io desidero trasferirmi a vivere con la famiglia di Kairi ad Osaka!” Annunciò lasciando spiazzati tutti i presenti –eccetto Kairi, che già sapeva di questo piano e aveva informato sua madre, la quale aveva dato il suo consesso.-
“Come mai quest’idea?” Disse la signora Sawamura, sbattendo le palpebre incredula.
“Perché voglio rimanere vicino a Kairi!”
“Sora, perché?” Continuò a chiedere la madre.
“Perché si, ecco tutto! Desidero frequentare la sua stessa scuola; sapete da quest’anno è accessibile anche ai ragazzi e infatti lui, che adesso è mio amico, va in classe con Kairi.” Disse, indicando Riku.
“Quindi tu vuoi rimanere più accanto a Kairi?” Domandò per conferma la madre.
“Si.”
“Sora, non è che per caso l’hai messa incinta?!” Intervenne il padre. Sora sbiancò, mentre sia Kairi che Riku trattennero a stento una risata. 
“No, cosa dici papà…”
“Questa tua reazione e le tue richieste effettivamente fanno prendere questa considerazione seriamente.”
“Non è vero…”
“Possiamo fidarci?” Chiese Rin.
“Mamma, non può essere vero perché io sono fidanzato con…” Ma in quel momento, intervenne Kairi, che volle salvare i genitori del ragazzo da un infarto.
“…Me! Proprio così. Ma non abbiamo avuto ancora quel tipo di rapporto, è la verità. Io voglio solo rimanere accanto al mio Socchan per tutto il tempo.” Poggiò la testa sulla spalla del ragazzo che arrossì.
“Oh, capisco… Beh, siete molto carini, non c’è che dire, però non so se Sora recherà disturbo a tua madre.”
“Non tema signora, mia madre è già al corrente e ha dato il suo consenso.”
“Beh, allora si può fare, oggi tornerai a casa con noi, però; così ci metteremo d’accordo e verrai iscritto alla stessa scuola di Kairi. Spero si possa fare anche se è una vicenda dell’ultimo secondo.”
“Lo so, scusa mamma.”
“L’importante Sora è che non causerai alcun disturbo a Kairi e alla famiglia.”
“Assolutamente.”
“Cosa ne pensi tu, Shinnosuke?”
“Sono pienamente d’accordo con te, non vedo alcun problema, per cui hai anche il mio appoggio.” Sorrise. 
“Urrà!” I due si abbracciarono. Riku, che sembrava il terzo in comodo, tenne uno sguardo freddo e distaccato, anche se dentro sentiva delle pugnalate al cuore. Lo infastidiva immensamente quella messa in scena con Kairi, però… Alla fine era per lui.
“Quando arriva Roxas?” Domandò poi l’uomo.
“Lo andiamo a chiamare io e Kairi, se volete.” Propose Sora, ma fu in quell’istante che Riku scattò. 
“Ti accompagno io, Sora!” Esortò, trascinando via il castano dalla stanza. 
“Ehi, Riku… Fermati.” Gli disse il ragazzo, ma l’albino non gli diede retta e lo lasciò solo quando furono arrivati nella stanza dei due fratelli, dalla quale Roxas stava uscendo con Axel.
“Che ti prende?!” Gli chiese con il fiatone.
“Perché… Perché hai fatto tutte quelle scene con Kairi?” 
“Come perché, mi pare ovvio.”
“No, non lo era…” Disse a bassa voce. 
“Invece si!” Urlò il castano innervosito dal comportamento impulsivo del ragazzo. Riku strinse i pugni. Non riusciva a fermarsi, sentiva come il bisogno di prendere a pugni il castano.
“Già devo sopportare il fatto che te ne vai, anche se alla fine ci rivedremo, però la gelosia che provo nell’immaginare te e Kairi nella stessa casa. Poi quella scena davanti i tuoi genitori… Diamine mi ha fatto stare male!” Rilassò i muscoli “Sei un’idiota…”
“Riku…” Sora lo abbracciò. “Scusa se sono stato insensibile, anche se non dovresti avere dubbi su chi amo, non credi?”
“Mi da comunque fastidio…”
“Allora non lo farò più, promesso.” Gli alzò il volto. “Adesso… Smile!” Gli tirò su gli angoli della bocca. Sora a differenza di lui non era cambiato, ingenuo e spontaneo, goffo a volte. Perché riusciva a tranquillizzarlo con così poco? Sorrise.
“No, Sora.” Gli prese le mani, scansandole dal suo volto. “Kiss.” E lo baciò, con un sorriso sulle labbra.
“Però non così all’improvviso…” Disse il castano appena divisi, completamente paonazzo.
“Scusami.” 
“Ora raggiungiamo i miei genitori, non vorrei si facessero strane idee…” Disse, girando gli occhi di lato per evitare lo sguardo dell’albino.
“D’accordo.” 

“Roxa-kun!” Esordì Rin appena lo vide entrare. “Come stai? Quando Shinohara mi ha detto dell’accaduto io ho pensato al peggio.” Lo abbracciò.
“Sto bene zia; non mi è stato fatto niente.”
“Sicuro?” Domandò, tenendo le mani sulle spalle esili del ragazzo, guardandolo negli occhi.
“Si, mi sono salvato grazie ad un mio vecchio amico.” Sorrise.
“Chi?” 
“Si chiama Axel, il mio amico d’infanzia.” 
“Mi ricordo di lui, era la casa del ragazzo in cui ti trovavi quel giorno, vero?” Il biondo annuì. “Sono felice tu l’abbia incontrato.” Gli sorrise. “Sei pronto per partire?” 
“Si.” 
“Ottimo. Porta la tua valigia nell’atrio allora.” 
“Già fatto, è tutto pronto.”
“Bene. Anche Sora ha detto di essere pronto, quindi possiamo partire.” Gli disse la donna.
“Posso salutare delle persone?”
“Certo.”
E così tutti uscirono dalla sala e si divisero.
“Stai per partire?” Gli domandò Axel che l'aveva aspettato fuori.
“Eh, già; sono gli ultimi saluti.” Fece un altro sorriso. 
“La prima volta che ti baciai, mi ricordo ti dissi che mi divertivano molto i sorrisetti di circospezione che regalavi a destra e manca e la finta indifferenza che, ho scoperto, in verità usavi solo come copertura per non essere di peso agli altri. Adesso che siamo soli, persino fidanzati, tu ti ostini a fingere? Roxas se devi piangere, piangi pure.”
"Non devo piangere. Onestamente mi sento tranquillo, sono sicuro che non perderemo i contatti e sono certo che appena ci sarà l'occasione ci rincontreremo; per cui non ho alcun bisogno di piangere.” Sorrise. 
“Ah…” Fece Axel, quasi deluso da quella risposta.
“Axel…” Lo richiamò il ragazzo avvicinandosi. “Se devi piangere, fallo pure.” Il rosso lo guardò sbalordito, poi, mentre gli occhi si velavano di lacrime, lo abbracciò. Non fu un lungo pianto, neanche eccessivo, ma bastò per far sfogare Axel e rendere felice Roxas. Piangeva perché lui si stava allontanando, poteva esistere una forma maggiore d’amore?
“Non so cosa mi hai fatto…” Disse il rosso “… Non so come mai mi sono innamorato tanto di te, come hai fatto?” 
“Non lo so.” Alzò le spalle.
“Fai buon viaggio e scrivimi quando sei sul treno, quando sei a casa, sempre.”
“Facciamo quando ho tempo, okay?”
“D’accordo.” Gli prese il volto e dolcemente lo baciò. Appena si separarono Roxas si allontanò; già era difficile lasciarsi, se non si sarebbero subito divisi, non ci sarebbero più riusciti.

“Vuoi una mano a portarla giù?” Chiese l’albino.
“No, no; ce la faccio.” Rispose Sora prendendo la valigia. La madre lo aveva appena avvertito della imminente partenza. Riku sottrasse al castano il bagaglio e lo precedette.
“Anche con lo yukata credevi di riuscirci.”
“Riku!” Gli urlò sbuffando, per poi corrergli dietro, raggiungendolo. “Mi sento un’idiota.”
“Perché, non lo sei?”
“Simpatico.” Sbuffò di nuovo. L’albino accennò un sorriso.
Prima dell’atrio, Sora si rimpossesso della sua valigia che aveva nuovamente conquistato con la forza; se la madre avesse visto Riku portare la borsa sicuramente si sarebbe lamentata su quanto lui fosse scansafatiche, ed era l’ultima cosa che volva sentirsi dire.
“Siete pronti?” Chiese per sicurezza Shinnosuke.
“Si.” Risposero i due cugini in coro.
“Ci rivedremo presto, Kairi.” Disse abbracciandola. 
“Si.” Ricambiò il gesto. Il castano fece lo stesso con Riku.
“Arrivederci, Sora.” Gli disse l’albino.
“Ti amo.” Gli sussurrò il castano, per poi staccarsi. Andò davanti il padrone dell’Onsen. “Arrivederci anche a lei signor Shinohara!” Esortò, stringendogli la mano.
“Anche a te Sora-kun; mi raccomando di non far impazzire mia nipote.”
“Può contarci.” Infine fece i saluti anche alla moglie del capo. “Komachi-san lei, ogni tanto, potrebbe inviarmi alcuni dei suoi piatti?” 
“Non si può Socchan, se tornerai a trovarci preparerò qualunque cosa tu vorrai.”
“Evviva!” Ed iniziò a pensare a quale leccornie avrebbe assaggiato, con un rivolino di saliva che gli colava lungo l’angolo della bocca. Anche Roxas fece il giro dei saluti, ricevendo i complimenti per il duro lavoro da parte di Shinohara e ciò lasciò un po’ offeso Sora, che però non poté biasimare il vecchio. Il biondo lanciò uno sguardo verso un angolo nascosto, dove Axel si era appostato e gli sorrise.
I due presero i bagagli e, nel momento in cui stavano per uscire definitivamente dall’Onsen, Shinohara li fermò e gli disse: “Com’è che dite voi giovani? Good job, guys!” E fece un largo sorriso. Roxas e Sora si scambiarono un’occhiata e sorrisero anche loro.

Con tutto quello che era successo, tutto quello che avevano provato, tutto ciò che avevano fatto, ma anche imparato, mai lo avrebbero dimenticato.
Eh, si… Proprio un:

 

Good job.



 

Angolo dell'autrice:

La fine... Questa è la fine! T*T Che bello, il signore ha lodato voi lettori!
Eh già, ecco la fine! Certo, come annunciato centinai, migliaia di volte c'è l'epilogo, però... E' finita. Ammetto di aver fatto i personaggi OOC, ma in mia difesa dico che per la fine volevo esagerare in maniera sproposita e buttare giù tutto quello che il mio cervello si era trattenuto (Sì... Si era trattenuto <.<). Ho amato scrivere questa storia e spero che anche a voi è piaciuta!
Un ringraziamento speciale a:
-Faith Yoite: una delle sante donna che mi ha recensito tutti i capitoli! Grazie per il tuo supporto e aiuto! Te ne sono riconoscente!
-akima: Che mi ha seguito constantemente, spronandomi a scrivere scene hot che non ha avuto! Ti chiedo scusa, ma dai... Non è finita male, no?
-Val_chan: A te faccio tanti auguri (ieri, il 3 era il tuo compleanno e volevo rifarteli insomma u.u) e considera questo come un regalo (ma che regalo <.<)! Grazie anche a te per aver recensito sminuziosamente tutti i capitoli, mi hai fatto morir dal ridere con i tuoi scleri! 
-mori: Grazie pr aver lasciato quelle recensioni! Non vorrei che ti avessi annoiata e che non mi avessi più seguito ^^
-Riot_RTB: Beh mi stavi tenendo sotto esame e ho come il sentore che ti abbia deluso, se è così ne sono dispiaciuta, grazie comunque per aver letto.
-Dreamer_98: Che si è fatta sentire, almeno una volta, ma ti ringrazio di cuore! E spero tu mi abbia seguito fino ad ora.
Poi ci sono anche coloro che hanno messo la storia nelle preferite, seguite e ricordate che non si sono fatti sentire, ma ci sono xD Quindi grazie a:
khely 
Neko_DemDem 
Seurya 
- Sfrigolas
So chan
Violet Star
- Blue Sun 
- Sfrigolas 
- TheDarkLady 
- ZhtoJM 
- _monique_ 
- LadySaika


Grazie a tutti! (°3°)/ Potete lasciare una recensione almeno per la fine, gradirei molto (scusate la sfacciataggine)
Alla prossima ultima volta!
Here we Go!

 

   
 
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