Andò tutto talmente veloce che sembrò un incubo.
Una mano grande il doppio di lui lo colpì e Irvin crollò al suolo come un sacco di patate.
A nulla servirono le grida o l'abilità di Rivaille con l'Attrezzatura: quando infine toccò il terreno insanguinato, oramai, per l'uomo non c'era nulla da fare.
La Morte lo aveva preso a sé, gioendo di avere finalmente fra le sue grinfie chi tanto aveva sacrificato del genere umano. Era come se fosse suo figlio, per un certo verso.
Ma il vero figlio di Irvin, invece, non fece altro che urlare.
Urlò di un dolore così feroce che persino i Giganti lo udirono.
Si mosse così velocemente e crudelmente che sembrò che fosse la Morte stessa a guidare le sue mosse.
Si lasciò colpire così fortemente che quasi sembrò fosse una bambola di pezza nelle mani di una bambina viziata e annoiata.
Cadde proprio accanto al padre che in fondo non era altro che il suo amante, chi lo aveva cresciuto e salvato da quello schifo che erano i bassifondi.
Oramai la sua spada non avrebbe più protetto nessuno, neppure l'uomo a cui aveva donato la sua anima.
Allungò la mano tremante e insanguinata per raggiungere quella di Irvin, sfiorandola, non possedendo più la forza per stringere nessuno a sé.
Solo quella volta gli occhi si riempirono di lacrime; solo quella volta la voce lasciò uscire il proprio dolore.
Dopodiché anche lui si spense, lasciando la presa sulla sua arma che oramai non aveva più nessun significato.
Se solo fosse stata un fiore allora sarebbe stato il funerale perfetto.