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Autore: Nimbus8069    05/08/2013    1 recensioni
Apparentemente tutte le famiglie sembrano normali.. o quasi. Nessuno ha mai pensato veramente che potesse esistere qualcosa che fosse capace di stroncare la monotona vita quotidiana. Eppure nella grande metropoli di Londra, oltre tutti quei negozi, bus, traffico, gente e edifici si cela qualcosa che rompe la solita routine. Magari anche quello che definiamo “strambo e misterioso” può non essere così lontano dalla nostra realtà. E se esistesse un altro mondo proprio come il nostro solo.. diverso?
E se quel che intendiamo noi come “normalità” per altri è pura follia? E se magari questi “altri” potessero controllarci a nostra insaputa? Nulla sarebbe come prima.
Magari una semplice stazione potrebbe portarci in luoghi a noi sconosciuti e inimmaginati. E se.. tutto dipendesse da una semplice lettera?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Per molti ragazzini preadolescenti e non, l’estate è il miglior periodo dell’anno: niente scuola, pressioni, compiti a casa e freddo. In questi mesi regna il divertimento, il gioco, l’allegria, la spensieratezza.. insomma, tutti fattori che rilassano sia il corpo che soprattutto la mente.
Purtroppo non per tutti l’estate è così benvista quando si ha a che fare con persone che non ti capiscono. 
Una ragazzina, stesa sul prato, si faceva dolcemente coccolare dalle raffiche di vento scarse e rilassanti di un pomeriggio poco soleggiato nel quartiere londinese di Privet Drive numero 4. Una ragazzina ossuta, dai capelli neri con grandi boccoli che le scendevano fin sotto alla vita, degli occhi cerulei ora celesti, ora verdi ed ancor grigi, ed un sorriso candido e regolare stava seduta sul dondolo nel retro sotto l’ombra della villa degli zii intenta nel leggere il suo libro preferito: la bussola d’oro.
Strano, per una ragazzina della sua età, trovare interessante leggere dei libri. La maggior parte dei suoi coetanei si divertivano a correre, giocare e uscire insieme.
Alexandra, invece, aveva sempre preferito un buon libro da leggere anziché uscire con i suoi compagni. Forse perché non aveva nessun altro amico all’infuori della sorella gemella Sarah e del fratellone Ethan.
Quella bolla di silenzio rotta silenziosamente solo dal lieve fruscio delle foglie degli alberi e dalle pagine del libro che la ragazzina stava leggendo fu smorzata completamente dall’arrivo della figura fraterna di Ethan, che, accompagnato da Sarah, le chiese se voleva giocare a palla insieme a loro.
Con una voce candida e soffice la piccola Alexandra accettò volentieri e si alzò dal comodo schienale facendo forza sulle braccia per un salto in avanti.
Ethan, un ragazzino dell’età di 14 anni, di corporatura magrolina ma muscolosa per la sua età emanò il grido che diede avvio alla partita < Uno! >
Con delle agili mani Sarah afferrò la palla evitando di farla cadere sull’edera fresca e da poco irrigata. I suoi biondi capelli, che facevano contrasto con quelli scuri della sorella, svolazzarono alla presa e le sue piccole mani portarono la palla alla direzione di Alexandra. Quest’ultima riuscì per poco ad afferrarla e ritirarla subito nelle mani del fratello.
Il piccolo vestitino bianco ricamato e rattoppato varie volte con pezzi di quadratini deformi rossi svolazzava di qua e di là ai movimenti della ragazza.
Gli occhi scuri e penetranti di Sarah fecero intendere ad Alexandra che la palla sarebbe ritornata nelle sue mani da li a qualche secondo. La mora, però, non riuscì a cogliere in tempo la fugace occhiata che ecco una pallonata dritta sul volto si fece sentire.
< Ahia! > esclamò dolorante Alexandra coprendosi il punto colpito dal pallone, accasciandosi a terra.
Quella botta fu così forte che sembrava di esser stata colpita da un bastone di ferro direttamente e con forza sul suo naso.
Sarah si avvicinò correndo alla sorella domandandole ancora e ancora < stai bene, Alex? Ti ho fatta male? > mentre le reggeva la mano prima di cadere goffamente col sedere a terra. Alexandra scoppiò in una fragorosa risata unanime al fratello Ethan al quale seguì, quando ebbe realizzato l’accaduto, Sarah.
Pian piano il sole calava sempre più ed un fresco tramonto coronato da una luna piena e delle stelle illuminava il cielo prima scarlatto, poi sempre più scuro.
Clap, clap, clap.
Le mani di zia Rose rituonarono rumorosamente in tutto il retro della loro grande abitazione. Un’espressione accigliata e alquanto burbera si disegnò sul suo volto scarnito contornato da scuri capelli tirati su con uno chignon.
< E’ da mezz’ora che vi chiamo per la cena! > esclamò poggiando le mani sui fianchi < Vi sembra educazione non rispondere ai comandi degli adulti?! >. Ci fu un attimo di silenzio < Se la prossima volta non sarete puntuali, scoprirete la punizione che vi spetta! E vi consiglio di non osare, perché di certo non è delle migliori! > continuò zia Rose facendo dietrofront e sbattendo la porta del retro.
Alexandra, Ethan e Sarah si guardarono negli occhi per poi far fuoriuscire dalle loro bocche una sottile risata. < DENTRO! > gridò zia Rose dall’interno dell’abitazione, e i tre si affrettarono a correre nella sala da pranzo.
< Roba da pazzi… > borbottò verso il marito la magra signora che sostava davanti al bancone della cucina appoggiandosi con il fondoschiena e fissando un punto a caso. < Come credi che faremo adesso, Chris? > disse spostando gli occhi preoccupati sul marito.
< Non lo so, Rose, non lo so. Per il momento non diremo niente, poi si vedrà. Non voglio marciume a casa mia! > esclamò Chris alzando mano a mano la voce. < Quando torneranno a prenderseli, se la vedranno loro e il mese di maggio.. tanto.. sono come loro.. strambi ma.. >  si stoppò prima di riuscire a finire la frase. Si voltò a guardare i tre fratellini che lo stavano fissando con occhi sgranati. Il doppio mento di Chris vibrò quando sentì la voce di Andy urlare mentre percorreva la rampa di scale marmoree nel corridoio.
< Papà, papà! > esclamò < Ethan mi ha rotto il biliardino! >
Zio Chris e zia Rose guardarono torvi il piccolo Ethan che cercava di non incontrare i loro sguardi < No! Non è vero! Sta mentendo, io non ci ho fatto niente! Non me lo fa neanche tocc.. > ed ecco che fu interrotto da quella che si poteva catalogare come una ramanzina molto severa.
< Ethan James Talbot! > ululò Chris sotto gli occhi pieni di rabbia delle sorelle del ragazzo < Non ci sono scuse per quello che hai fatto! >
< Ma lui non ha fatto niente! > controbatté Alexandra uscendo da dietro le spalle del fratello. < Andy l’ha rotta da sol… > non riuscì a finire la frase per via dello sguardo minaccioso della zia Rose e si nascose nuovamente dietro la schiena del fratello impugnando un pezzo della camicia che indossava.
< Aspettate solo che tornino i vostri… genitori, e allora vedrete quel che succederà! > disse lo zio alzando notevolmente la voce al finire della frase.
< E adesso.. > continuò titubante la zia Rose < ..a letto senza cena! Non solo fate finta di non sentire i miei richiami, ma controbattete anche! Via, in camera da letto! > disse avvicinandosi ai tre ragazzi e dandogli una spinta.
Salirono cautamente le scale, stando attenti al grandino che cigolava.
Una volta arrivati in camera si chiusero a chiave e si gettarono sui tre lettini mezzi rotti con lo stomaco brontolante.
< Che schifo di vacanze > esordì Alexandra guardando il soffitto allungata sul letto.
< Non vedo l’ora che mamma e papà tornino… non ce la faccio più! > esclamò Ethan esasperato. < Mi da sempre la colpa quell’Andy… io non lo sopporto.. lo odio! >
Sarah, silenziosa come sempre, stava seduta sul letto reggendosi la testa con le mani e guardando l’orizzonte fuori dalla piccola finestra. Era sempre stata messa in secondo piano da tutti poiché a causa della sua timidezza sembrava quasi che non ci fosse.
< Solo un’altra settimana e via.. torneremo a casa, non vedo l’ora > disse Alexandra mettendosi a pancia ingiù. 
Ethan annuì con la testa e chiuse gli occhi: un buon rimedio contro la fame era proprio il sonno.
  
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